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Autore: ivi87    13/10/2011    10 recensioni
“Non andare..” sussurrò sua figlia.
Rick restò in silenzio, concentrato sulla ragazzina.
“Non tornare al distretto. Per favore..” riuscì a dire prima che gli occhi le diventassero lucidi.
nuova storia, nuova avventura.
Castle accetta la richiesta della figlia. Riuscirà a stare lontano da Kate? E se venisse a conoscenza di qualcosa di sconvolgente e pericoloso per Kate?
Buona lettura a tutte!! ;D
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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# Andare avanti

 

 

Andare avanti.

Più facile a dirsi che a farsi.

Ottobre era appena iniziato e Central Park era completamente ricoperto di foglie gialle, arancio e anche marroni.

L’autunno ormai inoltrato si stava preparando a lasciare il posto all’inverno.

Castle in tuta da ginnastica sedeva comodamente su una delle panchine vicino alla statua di Alice in Wonderland, sorseggiando un caffè.

Ogni tanto lanciava delle furtive occhiatacce ai ragazzi e ragazze che facevano jogging.

Non sudavano nemmeno. Non sembrava che si sforzassero neppure.

Lui aveva fatto un paio di kilometri ed era fradicio!

In quei giorni passava svariati minuti a fissarsi allo specchio dell’anta dell’armadio.

La mattina prima di vestirsi o la sera prima di coricarsi.

Che gli era successo? Cos’era quella, veramente pancetta?

Se n’era accorto da tempo, non poteva negarlo, ma credeva di avere la situazione sotto controllo.

Ma da qualche tempo aveva colto allusioni e battutine varie dai due detective e pure da sua madre e sua figlia.

Non poteva più permetterlo. Passino Martha e Alexis, ma i suoi due amici?

Inconcepibile, gliele avrebbe fatte scontare tutte quelle battutine!

Così su consiglio della madre decise di trovare lo sport adatto a lui.

Secondo Martha gli avrebbe tenuta occupata anche la mente, distraendolo da una certa detective.

E così ci aveva provato. Ma la corsa non faceva per lui.

Non solo si stancava subito, ma la trovava noiosa e non gli impediva affatto di pensare.

Sconsolato si alzò dalla panchina. Aveva ripreso fiato a sufficienza e rientrò a casa.

Trovò la figlia sul pavimento del salotto, a pancia in giù, capelli legati e libri sparsi ovunque.

“Noto che sei in modalità studio” le disse avvicinandosi.

“Modalità studio attivata, sì” rispose sorridente “com’è andata la corsa?”

“Eh..lasciamo stare..”

“Papà..” lo ammonì la figlia mentre il padre era già salito al piano di sopra

“Non ti sento..” le urlò prima di entrare in bagno per una doccia.

Sotto il getto dell’acqua riuscì a rilassarsi e a distendere per bene tutti i muscoli.

Le goccioline scivolavano accarezzando la sua pelle e provocandogli un senso di benessere e piacere. Per alcuni minuti gli parve persino di riuscire a non pensare a nulla.

Poi tornò alla realtà. Si rivestì e mise il cellulare in tasca.

Pesava una tonnellata. Come i suoi pensieri.

Ogni volta che lo guardava lo associava al messaggio vocale di Kate.

E voleva chiamarla. Lo voleva disperatamente.

Ma voleva anche rispettare la sua decisione.

Inoltre lui stesso si era ripromesso di usare quel distacco, seppur forzato, per tentare di lasciarsi quell’amore contorto e doloroso alle spalle.

Perciò si sforzò di ignorare il cellulare e si diresse in camera della madre.

“Sei qui? Posso?”

Martha era seduta su un lato del letto con uno scatolone accanto.

“Vieni caro, proprio di te avevo bisogno, guarda se vuoi conservare qualcosa” gli disse invitandolo ad entrare.

Castle si sedette sul letto lasciando lo scatolone a dividerli.

“Cosa contiene?” domandò sbirciando

“Oh sono un po’ di vecchie cose di quando eri un ragazzino”

“Quindi dell’anno scorso?!” esclamò sarcastico

“Richard, non sei ancora da considerare vecchio, lo ammetto, ma nemmeno un ragazzino direi..” lo redarguì la madre.

Castle storse la bocca in una smorfia.

“Anche se a volte ti ci comporti” aggiunse lei ridendo.

Estrassero vecchie foto e quaderni delle elementari.

Qualche oggetto, varie spillette colorate e tantissime penne.

“L’avevo capito subito che saresti diventato uno scrittore, impazzivi per le penne!” l’uomo sorrise al ricordo “...e non sto parlando delle penne al sugo..”

Azzzz altra frecciatina!

“Madre degenere, dovrei chiamare il telefono azzurro!”

“Sei tornato presto dal parco, come mai?” proseguì lei, ignorando il commento acido del figlio.

“Non fa per me..” l’occhiataccia della donna lo colpì “non ho detto che mi arrenderò, solo che la corsa non fa per me.. troverò un altro sport..”

Vide la madre farsi pensierosa, poi all’improvviso frugò frenetica nella scatola.

Ne estrasse una cornice “Ecco figliolo, forse ho trovato!” esclamò entusiasta.

Castle prese la fotografia tra le mani. Lo ritraeva più o meno a otto anni con un costumino verde in piscina. Al collo una medaglia di bronzo.

“Ricordi quanto ti piaceva nuotare? Eri anche abbastanza bravo!”

Sorrise rivedendosi. Se ne era scordato col passare del tempo, chissà perché aveva smesso.

Nella foto era felice. Che fosse quello lo sport adatto a lui?

Ripensò a pochi minuti fa, sotto la doccia, alle sensazioni provate e a quel senso di benessere.

Forse l’acqua era il suo elemento. Valeva la pena tentare.

Senza dire nulla ripose la foto e raggiunse la figlia in salotto.

“Ehy, piccola, ti va di fare una pausa?”

“Ho una marea di cose da fare, papà” disse alzando gli occhi dai libri.

Suo padre si cimentò nell’ormai collaudato sguardo da cucciolotto.

“Ok, ma per poco va bene?”

“Non si vive di solo studio Alexis, fai riposare questo bel cervellino ogni tanto!” le disse lasciandole un bacio sulla fronte.

“Che vuoi fare?” lo assecondò lei

“Io guido e tu con il cellulare mi cerchi degli indirizzi”

“Ti devo fare da navigatore?”

“Si figlia, su andiamo!”

“Papà sono in tuta!!” replicò lei indicandosi i vestiti.

“E allora? Sei adorabile! Dai forza, non andiamo ad una sfilata, puoi restare in macchina se vuoi” rispose divertito dalla sua preoccupazione.

“Ok..” disse ancora incerta infilandosi le scarpe “ma che posti dobbiamo cercare?”

“Piscine!”

“Come scusa?” Alexis restò bloccata con le chiavi di casa in mano.

“Pi-sci-ne!!” ripetè lui, quasi offeso dallo stupore della figlia.

Alexis se ne accorse e cercò di rimediare, sorridendo “Va bene, non avevo sentito,  andiamo!”

 

 

Quando rientrarono trovarono Martha in piedi a braccia conserte che sbatteva nervosamente il piede accanto a vari libri aperti e decine di fogli sparsi sul pavimento.

“Signorina cos’è tutta questa confusione che hai lasciato in salotto?” domandò, sorpresa, alla nipote.

“Scusa, scusa, mi rituffo nello studio immediatamente” rispose Alexis sdraiandosi nuovamente a terra e riguadagnando la sua postazione.

“Scusa, l’ho rapita io per un’oretta” spiegò Castle.

“Dove siete stati?”

“Abbiamo cercato delle piscine qui in zona” rispose come se fosse una cosa normale.

“Piscine? Oh, Richard è per via della fotografia che ti ho mostrato?” chiese Martha preoccupata.

“No! Beh.. si.. no!”

“Figliolo io non immaginavo che ti gettassi subito…” cominciò la donna, ma Castle non la lasciò finire.

“Non credi che ce la possa fare? Credi che sia un buono a nulla?” sbottò lui improvvisamente.

“Richard! Io non ho mai d..” Martha fu interrotta di nuovo.

“Perché pensate tutti che sia un lavativo? Vi stupisce così tanto che voglia fare dello sport?” disse lanciando sul tavolo il volantino del centro sportivo che aveva scelto e scappando in camera sua.

Alexis abbracciò la nonna “Che cos’ha papà?”

“Deve solo capire come superare questo periodo” le disse, dolce.

“Ma il nuoto è faticoso, non dovrebbe cominciare da qualcosa di più leggero? Sono anni che non mette piede nemmeno in palestra!” replicò la ragazzina.

“Tesoro, dobbiamo lasciarlo fare”

“Lo so…è che mi sento in colpa..”

“Non pensarlo nemmeno, ok? Tuo padre e Kate sono adulti e vaccinati! Migliaia di persone non lavorano insieme e si vedono a fine giornata! Se questo non succede è solo colpa loro, o degli eventi, ma non tua” la rassicurò sua nonna “Torna a studiare, vedrai che tra poco scenderà”

Un ora dopo, come previsto da Martha, Castle ritornò in salotto scusandosi per lo scatto di nervosismo. Imbarazzato per la scenata si barricò nello studio e controllò l’agenda. Con tutti i pensieri che aveva in testa, era da un po’ che non lo faceva e temeva di essersi scordato qualche appuntamento.

Infatti come aprì l’agenda del computer vide le decine di promemoria mandategli dalla sua agente, che servivano a ricordargli il volo per Washington fissato per l’indomani mattina.

Abbandonò la scrivania per ritornare in sala e si sedette sul divano accanto alla madre.

Stava guardando le news sulla ABC a volume basso per non disturbare Alexis.

“Devo partire per Washington domani” disse al termine di una notizia.

Il sindaco, suo amico, era in lizza per le rielezioni.

Sua madre e sua figlia si voltarono entrambe verso di lui.

“Me ne ero dimenticato, ho letto ora tutti i promemoria di Paula”

“Per il tour di Heat Rises?” domando Martha.

Castle annuì.

“E’ quella data che avevi fatto rimandare perché Kate era uscita da poco dall’ospedale?” chiese invece Alexis.

Castle annuì anche a lei, poi aggiunse “Solo due giorni. Credo mi faranno bene. Prometto che non sarò più così scontroso al mio ritorno”

 

 

Kevin Ryan e Javier Esposito stavano nella saletta relax del distretto a bersi il loro meritato caffè di metà mattina. Incollati alla macchina per l’espresso fissavano, attraverso la parete di vetro, Kate Beckett che scriveva alla lavagna.

Esposito allargò le veneziane con due dita “La vedi, Ryan?”

“Si e sono quasi convinto che non sia Beckett ma Nathalie Rhodes travestita da Beckett”

“E’ inquietante, bro!”

“Già, non è più lei. O meglio: è lei prima della cura a base di ‘Castle’!” esclamò Ryan.

“Anche peggio, prima qualche mezzo sorrisetto glielo si riusciva a strappare” ricordò Javier.

“Ora a malapena respira, è una macchina quella donna!”

“Ma che diavolo sarà successo per ridurla così? Castle ti ha detto niente?” domandò l’ispanico.

“Macchè, è sempre nervoso ultimamente, non ci provo nemmeno a fare domande..”

“Castle è nervoso e teso come le corde di un violino, Beckett è più acida di un limone, ma che hanno combinato?” Chiese, più a se stesso in realtà, Esposito “Yo, venerdì? Ci si vede?”

“No, Castle mi ha scritto che è a Washington a firmare libri” spiegò Ryan.

Esposito sciacquò la sua tazza e la ripose, pensieroso.

“E se ce ne andassimo al cinema io e te e lasciassimo le ragazze da sole?” propose Kevin.

“Bro, stavo pensando la stessa cosa, ma Lanie dice che Beckett rifiuta sempre qualunque uscita..”

“Ma se chiedessi a Jenny di incastrarla con i suoi doveri da damigella? Sicuramente non farà i salti di gioia ma non può neppure rifiutare…”

“Kevin Ryan sei un genio!” dandogli un pugnetto sulla spalla in segno di approvazione.

“Sono un genio che però non vuole arrivare all’altare sulla sedia a rotelle!! Se Beckett ci scopre a tramare alle sue spalle ci spezza le ossa!”

“Naaa, non lo scoprirà mai!” disse Esposito avvicinando le mani e tamburellando con le dita, come un provetto cospiratore.

“Lo spero proprio!” rispose Ryan preoccupato.

 

 

“I vostri fidanzati saranno ridotti in polvere domani!”

Kate aveva bussato violentemente alla porta di Lanie per dei minuti.

Era venerdì sera. Era stanca. E non voleva vedere nessuno!

Era irritata e stressata.

Suo padre non faceva che chiamarla per assicurarsi che si fosse ripresa del tutto dall’operazione.

Lanie la riempiva di inviti e suppliche affinchè uscisse da casa.

Ryan e Esposito erano estenuanti con le loro occhiatacce e i loro patetici tentativi di imitare Castle e di farla ridere.

E Castle… Beh non l’aveva più sentito. Come aveva deciso lei.

Se ne pentiva? Ogni giorno.

Ma aveva bisogno di tempo per elaborare gli eventi. La morte di Montgomery, la dichiarazione di Castle (che fingeva di non ricordare), la sparatoria, l’operazione, la rottura con Josh in mezzo alla strada davanti a tutti…

Troppe cose, tutte assieme.

Voleva solo starsene in pace e provare ad andare avanti.

Non le sembrava di riuscirci però. A malapena stava a galla. Ma da qualche parte doveva pur cominciare, no?

Bussò ancora più violentemente alla porta di Lanie.

Aveva ricevuto la telefonata di una Jenny in lacrime che, disperata, le chiedeva di raggiungerla da Lanie perché il matrimonio stava andando a rotoli e non sapeva più da che parte proseguire con i preparativi.

Dapprima restò spiazzata. Lei non sapeva nulla di matrimoni, perché chiamava lei?

Poi si ricordò che una sposa ha bisogno delle sue damigelle in questi momenti di crisi mistica da scelta del bouquet e che quindi, oltre a Lanie, voleva che fosse presente anche lei.

Poi la detective in lei le fece notare che era Lanie quella più portata per fiori e segna posto, lei a malapena sapeva distinguere il pizzo dal merletto. Aveva accettato di fare da damigella solo per cortesia. Jenny non aveva molte amiche e loro due stavano cominciando a conoscersi e frequentarsi, perciò non le sembrò strana la richiesta. Inoltre il suo futuro sposo era come un fratello.

Ma ora la cosa le puzzava. Si, perché l’ultima volta che aveva sentito Jenny era avanti di parecchio con i preparativi e anzi, era una wedding planner con i fiocchi!

La cosa puzzava parecchio, e puzzava di imboscata!

Le venne in mente che i suoi due colleghi erano stati più strani del solito quel giorno.

E che aveva sentito Ryan parlare al telefono con Jenny prima di lasciare il distretto.

Un’ora prima che Jenny poi chiamasse lei.

Altro che imboscata! Una vera e propria trappola!

Lanie aprì la porta. A fianco a lei Jenny, impaurita, si nascondeva un po’ dietro lo stipite.

“I vostri fidanzati saranno ridotti in polvere domani!” urlò alle due donne.

“Tesoro calmati” cercò di essere ragionevole Lanie.

“Non mi dire di calmarmi!” replicò invece Kate e si voltò verso Jenny incenerendola.

“Scusa…” mormorò terrorizzata “v-volevamo s-solo aiutarti..”

“Perché pensate che abbia bisogno di aiuto? IO–STO-BENE!”  

“Lo ripeti da giorni, Kate, ma sai meglio di noi che non è vero! E stare sempre chiusa in casa non ti fa bene!”

Kate non disse nulla. Si voltò guardando fuori dalla finestra.

“Ti sono successe tantissime cose in questi mesi, tesoro… inoltre hai rotto con Josh e con Castle praticamente nella stessa sera… ti devi aprire, sfogare un po’..”

“Lo faccio” rispose atona “distruggo il sacco da boxe ogni weekend”

Lanie la raggiunse alla finestra e le si mise accanto “Va bene, questo e positivo, ma sfinirti in palestra non risolverà il problema. Ti devi sfogare parlandone, aprendoti con noi! Tesoro io ti adoro, ma a volte mi tratti come se non esistessi! Non sei sola Kate, io sono qui per te…” la fece voltare verso di se “tutti noi siamo qui per te” disse riferendosi ovviamente a Ryan e Esposito.

Kate tentò di sostenere lo sguardo dell’amica ma non resistette a lungo prima di esplodere in un pianto liberatorio.

Non ce la faceva più, tutta quella tensione e lo stress di quei mesi fluirono fuori da lei in calde e copiose lacrime.

Lanie la abbracciò forte attirandola verso il divano. Jenny si sedette accanto a loro accarezzandole i capelli.

 

 

Angolo dell’autrice:

ed eccoci qui con il 5° capitolo di questo nostro percorso emotivo.

Andare avanti...eh, ce l’hanno detto tutti bene o male no? Il problema è riuscire a farlo..

Tranquilli caskett, l’universo presto o tardi farà incrociare le strade di Rick e Kate di nuovo! :D lo sapete che sono apina ;D

 

Un bacione  e buona lettura a tutte!

 

Ivi87

   
 
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