Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: lady_cocca    13/10/2011    4 recensioni
Si ricordò di un pomeriggio passato a giocare nel giardino della tenuta in cui era cresciuto.
Si ricordò di un bambino, che prendeva per mano il fratello maggiore.

A distanza di anni Damon si ricorda di una promessa fatta alla madre.
[One shot classificatasi quinta al "Multifandom Prompt Contest" indetto da alister_ e vincitrice del Premio Fluff]
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
One shot classificatasi quinta a pari merito al contest "Multifandom Prompt Contest" indetto da alister_ sul Forum di EFP e vincitrice del Premio Fluff. Prompt scelto: Filastrocca.


       


Promessa.

Da che ne avesse memoria, c’erano sempre stati molti dissensi tra lui e suo padre, anche se futili, per la maggior parte. Dopo la morte della moglie, Giuseppe Salvatore si era dedicato con ancora più impegno e dedizione di prima ai doveri che sentiva di avere nei confronti della neo-fondata Mystic Falls e dei suoi abitanti, finendo però per sfogare la frustrazione e il dolore per una tale perdita sul figlio maggiore. Negli ultimi tre anni, quindi, i litigi tra i due si erano fatti via via più frequenti, e non era raro che sfociassero in violenti scontri come quello della sera precedente. Per questo era di cattivo umore, Damon, mentre passeggiava all’ombra dei grandi platani della tenuta in quel caldo pomeriggio di fine maggio.

“Three, four, knock at the door”.

Damon veniva spesso accusato di una totale mancanza di senso del dovere e rimproverato di dedicarsi a giochi infantili, che non si addicevano alla sua età, e che sottraevano tempo al suo compito di prepararsi al futuro di uomo d’affari e di membro del Consiglio dei Fondatori che sin da piccolo era stato designato per lui.

“Five, six, pick up the sticks”.

Eppure ci aveva provato, a diventare motivo di orgoglio per suo padre, ma il suo carattere ribelle era quanto di più lontano da ciò che Giuseppe avrebbe voluto che lui fosse: mite, obbediente e ligio ai propri doveri – proprio come suo fratello, gli veniva ricordato di continuo.
Talvolta, Damon si sorprendeva ad essere geloso di Stefan, ma quel sentimento durava appena qualche minuto, e lui finiva puntualmente per pentirsene e arrossire dalla vergogna.

“Seven, eight, lay them straight”.


Stefan era circondato da balie incapaci di comprendere appieno il suo animo sensibile e bisognoso di qualcuno che riempisse, almeno in parte, il vuoto lasciato dalla madre. Era stata proprio lei, a far promettere a Damon di prendersi cura del fratello. Sempre, aveva insistito stringendogli la mano tra le sue e sforzando un ultimo sorriso, debole e spento rispetto a quelli caldi e rassicuranti che la malattia le aveva rubato.

“Nine, ten, a big fat hen”.


Cercando di tener fede a quella promessa, aveva scoperto in Stefan qualcosa di cui non avrebbe più potuto fare a meno, sebbene non fosse consapevole, fino ad allora, di averne avuto bisogno. Erano la complicità e l’affetto incondizionato.

“Eleven, twelve, dig and delve”.


A poca distanza da lui, Stefan saltellava faticosamente sulla gamba sinistra, cantilenando a bassa voce le parole di una filastrocca. All’improvviso, sembrò accorgersi della presenza del fratello maggiore, e si bloccò.

“Vuoi giocare con me?” domandò, riparandosi con la mano gli occhi dal sole.

Damon lo osservò. Aveva la fronte imperlata di sudore, i capelli disordinati e i vestiti sporchi di terra.

“Esther si arrabbierà per come ti sei conciato”, lo rimproverò.

“Hai riconosciuto la filastrocca?”

“Certo che l’ho riconosciuta!” disse, facendo dei segni sull’erba con la punta delle scarpe. “È quella che ci ha insegnato la mamma”.

“Allora vieni?” lo incalzò di nuovo il più piccolo.

“Va bene”, acconsentì quello, facendosi condurre per mano fino al punto in cui Stefan si trovava poco prima.

“Mi dispiace che papà ti abbia sgridato, ieri” esordì ad un tratto. “Sei ancora triste?”

Damon non gli rispose. “Sei pronto?” sviò.

Stefan sembrò esitare appena, ma poi sorrise, annuendo.

“One, two, buckle my shoe”.



***

“Ti ho detto di lasciarmi in pace”, ripeté stancamente Stefan per l’ennesima volta.

Lo aveva finalmente trovato in una zona poco a ovest di Atlanta dopo che per giorni lui, Alaric ed Elena lo avevano cercato per tutta la Georgia. Era lì, infatti, che nelle ultime settimane erano stati ritrovati numerosi cadaveri: misteriosamente uccisi da qualche animale, scrivevano i giornali.

“Elena sarà qui tra poco. Cosa le dirai?” gli chiese in tono di sfida.

“Non voglio vederla”.

Damon rise. “Sei un pessimo bugiardo, Stefan. E lo sai”.

“Sai cosa so, Damon? So che lei non è qui perché tu non hai voluto che ci fosse. Perché hai già visto quello che posso diventare. E sai che, adesso, non sono più quello che lei ha incontrato. Tu vuoi proteggerla, Damon. Da me”.

Rimasero in silenzio a fissarsi per qualche istante.

“Non cercarmi più” ribadì, sparendo.

Lui restò fermo, in mezzo a quel vicolo. In sottofondo, i rumori della città, le parole dei passanti, i clacson delle auto. Tra questi suoni, all’improvviso, distinse due voci recitare una filastrocca.

Si ricordò di un pomeriggio passato a giocare nel giardino della tenuta in cui era cresciuto.

Si ricordò di un bambino, che prendeva per mano il fratello maggiore.

Si ricordò della stanchezza, dopo ore passate sotto il sole.

E mentre gli riecheggiavano nella testa le parole di una vecchia promessa, capì che non si sarebbe arreso fino a quando non fosse riuscito a riportare indietro
Stefan.

Te lo prometto, mamma: mi prenderò cura di lui. Per sempre.


   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: lady_cocca