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Autore: sterne    13/10/2011    7 recensioni
....il solo vederlo mi fa tremare il cuore... le sue sue labbra e le sue mani mi portano a fare pensieri che di casto vi assicuro non hanno un bel niente.!oh mio dio non posso, non posso pensare questo di lui...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Where were you?



Foto creata da Ili_sere_nere

9° Capitolo

 
POV SARA
 


Arrivo dinnanzi casa di zia Terry. Un’enorme casa tartarugosa, come la definisco io. Quella pazza, si è sposata un altro pazzo. D’altronde chi si somiglia si piglia. Architetto, che le ha ideato e fatto realizzare quel capolavoro di casa che si ritrova. Di certo, non si può dire che non sia originale.
Metà del tetto spiovente è coperto da una grande tartaruga di resina. Con tanto di carapace dettagliatamente squamato. La testa che fa da ciminiera del caminetto, una zampa anteriore che funge da parapioggia per una finestra e quelle posteriori da pilastri per la tettoia della veranda, sul fianco della casa.
Insomma che mia zia è una persona un po’ particolare lo so capisce già dalla casa.
Ma io la adoro proprio per questo.
La porta d’ingresso è solamente socchiusa. Me ne accorgo, quando, dopo aver suonato, Moira viene ad aprirmi.
Moira è una bellissima gatta nera. Zia Terry l’ha trovata una mattina d’estate, mentre stava andando a lavoro. È  un’insegnante di yoga.
Zia fa sempre la stessa strada. Il motivo non me l’ha mai rivelato.
Una mattina però, chissà per quale strano motivo, fa la strada opposta. E trova Moira. Ecco perché l’ha chiamata così. Significa destino, sorte. E' convinta che sia stata la sorte a farle incontrare e visto che non ci si mette mai contro il destino. Ha pensato bene di prender Moira con sé. Inutile dire che quel giorno, ha dimenticato la lezione di yoga, per dedicarsi completamente a spulciamento e profumazione della fortunata gatta e che Moira adesso vive beatamente con lei, circondata da tartarughe di vetro, di resina e di legno.
 
- “ciao Moira.” Si struscia sulle mie gambe.
- “m-aoo”
- “dov’è zia Terry?” entro in casa, chiudendomi la porta alle spalle.
- “prr… prr.. prr… maaoo”
- “bene, pure con la gatta mi metto a parlare adesso, non bastava la mia coscienza. Mannaggia a Mirko!” dico tra me e me. O meglio, tra me e Moira. Che ogni tanto mi guarda come se mi capisse.
Deposito la mia roba vicino all’ingresso. Per dedicare le mie attenzioni a Moira. Che comincia a far le fusa.
Nel salone predomina il blu. Leggere tende d’organza ricoprono quasi interamente le pareti. E dal centro del tetto pende una sfera, simile a quelle che un tempo si trovavano nelle discoteche. Questa però proietta stelle sulle tende e sembra di essere sotto un cielo stellato. L’ha costruita zia Terry. È proprio vero, nella sua follia zia è un genio.
Al centro della stanza ci sono solo due enormi palle di gomma piuma, che fanno da divani. E un piccolo tavolino dinnanzi a essi. Zia la chiama la sua area confidenze.
 
- “Moira, cara… fa’ strada a Sara” urla la zia da una stanza indefinita. La sua voce giunge a noi ovattata. Ma Moira riconosce subito da dove proviene e con un balzo sguscia via dalla mia presa e corre in direzione della voce. La seguo.
Attraversiamo il salone, e la tenda che lo separa dal disimpegno.
Quella pazza sostiene che le porte blocchino il flusso di pensieri ed energie positive. Per questa ragione, in questa casa, non ci sono porte interne, ma soltanto leggere e colorate tende d’organza. Dice che quando le tende si muovono per il vento, sono in realtà fate e folletti che danzano per casa.
Ci troviamo di fronte un’enorme scala a chiocciola, porta nella soffitta. Moira saltella da uno scalino all’altro. Zia Terry starà sicuramente smistando le sue cianfrusaglie.
Infatti…
- “zietta… ma che fai?” sorrido, vedendola abbrancicata ad una scala e la testa sprofondata nell’armadio.
- “tesoro mio, quanto tempo… finalmente sei arrivata.” Scende trafelata, tenendo in mano una bustina rossa, che prontamente in tasca. Entusiasta di vedermi. Inizia a sbracciarsi correndomi in contro.
- “mi sei mancata anche tu.” L’abbraccio commossa.
- “andiamo tesoro, l’area confidenze ci attende.” Sorride bonaria.
 
- “come stai? Ti vedo in gran forma zia. Su di te, sembra che il tempo si sia fermato.” Le sorrido ammirando il suo aspetto. Indossa un leggero vestitino lungo a fantasia marrone. Con un cinturone che le stringe la vita. I capelli neri slegati le coprono le spalle. E un po’ di trucco a colorarle il viso. Sembra un hippie, in effetti è nata in quegl’anni. Quindi quest’influenza potrebbe pure starci.
- “tesoro non cercare di distrarmi, lusingandomi. Ricorda che la mia sfera magica funziona ancora.” Indica con lo sguardo alle mie spalle. Mi giro a guardare e vedo una sfera di cristallo su un tavolino rotondo. Posto all’angolo del salone stellato. Strano poco fa, non l’avevo nemmeno notata. Una fragorosa risata interrompe i miei pensieri.
- “me l’ha regalata quel matto di tuo zio.” Continua a ridere, di me e della mia espressione incredula.
- “ha parlato la sana di mente. Chissà perché te l’ha regalata. Non poteva più sentirti sicuramente. Si sarà detto, gliela compro così almeno parla con cognizione di causa.
- “torniamo a te. Allora chi è il fortunato?” chiede curiosa.
- “non c’è nessun fortunato.” Sospiro delusa.
- “impossibile! Mi ha chiamata tua madre. Nella confusione più totale, dicendomi che ti ha trovata a letto seminuda con un gran pezzo di figliolo. Quindi “nessun” mi sembra un po’ riduttivo, non trovi?” mima pure le virgolette al nessun.
- “intanto non ero seminuda e poi quando t’ha chiamata?”
- “bene è già un inizio. Almeno hai negato una sola cosa. Comunque cinque minuti dopo il fattaccio.” Sorride
- “zia non è successo niente, ci siamo solo quasi baciati… -sospiro delusa- …e non dovrà capitare mai più. Anzi sono contenta che sia entrata mia madre. L’avrei fermato io comunque.” Abbasso lo sguardo e inizio a torturare le mani.
- “come sei ottimista tesoro mio. E perché questa decisone? Dalla descrizione di tua madre sembra un bel ragazzo. Anche se…” lascia in sospeso la frase incuriosendomi.
- “anche se…?” chiedo guardandola.
- “anche se, non è Stefano. Mi ha detto.” Mi guarda preoccupata.
- “lo so, mamma adora Stefano e Mirko, così si chiama, proprio non gli va giù. So cosa stai pensando. Non ha niente che non va. È dolcissimo, mi vuole veramente bene. E siamo amici. Io ho bisogno di lui. Come amico -aggiungo- Il problema è che mia madre pensa che io ne sia innamorata.” Sospiro scuotendo la testa.
- “e tu non lo sei?”
- “non lo so” incrocio il suo sguardo. Materno e sinceramente preoccupato.
- “siamo amici zia. Non posso innamorarmi di lui zia.  Poi c’è Stefano…”
- “che è geloso vero?” Continua la frase al posto mio
- “si. E io non voglio perdere né l’uno nell’altro. Però sono confusa. E mi sto perdendo.”
Mette la mano in tasca ed estrae la bustina rossa di poco fa. E me la porge.
- “prendila ti aiuterà a capire”. La apro, dentro c’è una bussola.
- “ti aiuterà a trovare la strada giusta. Indica la strada del cuore.” mi abbraccia.
- “grazie zia.” Sorrido speranzosa.
 
Lascio casa di zia col cuore un po’ più leggero e la testa piena di pensieri. E la bussola tra le mani.
Il telefono in borsa suona. Un messaggio.

 

1 new message Mirko

 
-Ehi, è passata una settimana. Pensi di evitarmi ancora per molto tempo? Scusa, io non avrei dovuto valicare il confine. Mi dispiace, non posso perderti. Ti prego fatti sentire appena leggi questo messaggio. Un bacio Mirko.-
 
Mi si stringe il cuore a leggere queste parole. Ma non è stata una settimana semplice nemmeno per me. Lo so è da vigliacchi, sto scappando. Ma non so davvero che fare. Non so come comportarmi. La verità è che ho paura. E che mi sa che ha davvero ragione la mamma. Mi sono innamorata dell’unica persona di cui non potevo innamorarmi. Ed è troppo tardi adesso. Forse l’unica soluzione è allontanarci per un po’. Magari la distanza mi aiuterà ad essere più razionale.
Ho ancora il telefono tra e dita. Inizio a digitare un messaggio.
 
-Ehi, ti va se ci vediamo adesso? Così parliamo un po’. Al solito posto tra quindici minuti.-
 
Non attendo nemmeno la risposta. Vado comunque nel nostro posto. Mi servirà comunque per schiarirmi un po’ le idee.
Arrivo in spiaggia. Ormai la temperatura è fresca. L’estate è finita da un po’. Ma non me ne curo. Il vento scompiglia i miei capelli. Rigiro la bussola tra le dita. E sussurro tra me e me.
- “qual è la strada del mio cuore?” guardo la bussola. L’ago punta alla mia destra. Strano dovrebbe indicare di fronte a me, è lì il nord.  Sarà rotta. La scuoto e la riguardo. Di nuovo a destra.
- “ehi…” Sobbalzo. Alla mia destra, c’è Mirko. Bello come sempre. Il mio cuore perde un battito. Lo sguardo cade di nuovo sulla bussola. Un altro sussulto,
- “lo sapevo che saresti venuta comunque. Sono felice di vederti. -mi abbraccia- mi sei mancata!”
- “anche tu. -sospiro- anche tu!” e il mio cuore adesso sa cosa vuole. E lo urla con tutte le sue forze. Ma non posso ascoltarlo. Non posso guardarlo in questo modo. Il solo vederlo mi fa tremare il cuore... le sue labbra e le sue mani mi portano a fare pensieri che di casto non hanno un bel niente.! oh mio dio non posso, non posso pensare questo di lui. Ricaccio questi pensieri nell’angolo più nascosto del mio cuore e alzo lo sguardo verso il suo. E mi spiazza. Il mio cuore va in frantumi quando il suo sguardo lucido di scontra col mio. E tutte le barriere che il mio fragile cuore era riuscito a creare crollano.
 
Pochi secondi, forse minuti o ore per noi. Tutto sembra essersi fermato. Solo i nostri sguardi incatenati. I nostri respiri che ci fondono. Mani che ci cercano. Cuori che scalpitano. Sono sicura. Il mio cuore sta fuggendo via. Fuori da questa gabbia. Troppo stretta per contenere quello che provo.
Pochi centimetri ci separano. Distanza che viene annullata, da Mirko. E finalmente succede. Di nuovo un semplice sfioramento. Le nostre labbra si stanno raccontando inconfessabili segreti che nessuno può sentire. La dolcezza infinita di un gesto così naturale, che per noi era stato un grande ostacolo. Labbra che si schiudono. E finalmente lo sento. Sospira sulla mia bocca. Trema lo sento. Mi stringe. Ha paura che tutto possa finire di nuovo. E ho paura anche io. Di quello che sta succedendo. Di quello che non dovrebbe succedere. Apre gli occhi, come se non credesse che sono ancora qui una mano accarezza la mia fronte e l’altra alla base della mia schiena mi spinge verso di lui. Finalmente la sua lingua, delicata, chiede accesso alla mia bocca. E tocca a me sospirare. E arriva quel bacio. Dolce, delicato, agognato e desiderato. Diventa urgente, bisognoso e passionale. E mi stringe più che può. Come se volesse fondere i nostri corpi e le nostre anime.  E non posso fare altro che stringerlo anche io. Perché anche io ho bisogno di lui.
 
 
 
Care fanciulle, mi stupisco di me stessa. Sono stata puntuale questa volta. E suoniamo le campane. Questo capitolo mi soddisfa. Forse perché sono emozionata. Ma devo dire che lo sento mio.
Non voglio dire niente. Attendo con ansia le vostre opinioni. Nello scorso capitolo, mi avete reso veramente felice. Sono ancora scioccata. Non posso credere a quello che mi avete scritto. Sono onorata. E poi a 26 persone è piaciuto il capitolo. =) non riesco a capacitarmi. Sono curiosa di conoscere chi legge questa storia. Per ringraziarla come si deve. Per chi volesse mi trova su face come Clara- Sterne Efp.
Spero si stato di vostro gradimento.
Grazie per le recensioni e per il tempo che dedicate a me e ai miei pargoli.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Clara.
 
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Grazie ancora al prossimo capitolo.

   
 
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