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Autore: Joey Potter    13/10/2011    11 recensioni
« Gliel'ho detto ».
« Gliel'hai detto cosa? Gliel’hai detto a chi? ».
« “Quello”. Sì, insomma, “quello”» riprende a parlare, spinto dal peso dello sguardo di James su di sé, « Che sono... », gesticola tergiversando, prima di riuscire a sputare con un vago accenno di rabbia: «...che sono...gay ».
« Oh » gli occhi dell’altro si fanno più tondi.
« Ai tuoi genitori? E come...come l’hanno presa? »
Sirius alza gli occhi al cielo.
« Potter, sono qua, sull’uscio di casa tua, alle quattro e mezza del mattino, con un baule straripante di inutili libri e stupidi abiti d’alta sartoria, e questo barbagianni rinsecchito che non la smette di strillare perché soffre di claustrofobia. Tu come...come credi che l’abbiano presa? »
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L'angolino dell'autrice:
Questa creaturina (nata con tanta fatica) ha partecipato al contesto "Happy Birthday, Freddie", organizzato da Lilith Edwidge Atena sul forum di EFP, classificandosi terza.(Qua potete leggere il giudizio)
Mando eterno amore alla mia Beta Jules, senza la quale non sarei riuscita a districare questa one-shot dalla matassa che si era creata nel mio cervello. Davvero, davvero grazie.


Piccole note introduttive:
1) Il titolo nasce dalla mia strana associazione d’idee. I narcisi (nominati brevemente nel testo) sono conosciuti anche come “giunchiglie”. Volevo omaggiare la celebre frase di Freddie Mercury “Sono gay come una giunchiglia”, che mi ha sempre ricordato la poesia di William Wordsworth (“Daffodils”, per l’appunto) e i suoi versi: “A poet could not be gay, in a such jocund company”.
2) La canzone “I want it all”  di Freddie Mercury, è citata più volte nel testo, più o meno liberamente. Ho cercato di mantenermi quanto più possibile fedele alla versione originale, ma ho dovuto limare qualche congiunzione in qua e là. Credo sia facilmente riconoscibile, ma segnalo comunque che emerge soprattutto nel dialogo tra Sirius e Regulus.
3) La storia si basa su un profondo “what if…”; riprende la fuga di Sirius dalla casa dei genitori, ma oltre al motivo dei litigi sul razzismo della famiglia e il loro mal sopportare gli amici del ragazzo, vi aggiunge un immaginario “coming out” del figlio.
4) È solo accennata - ma è accennata - una relazione tra Sirius e Remus Lupin.
5) In corsivo i ricordi, che si mescolano col presente. Segnalo la mancanza di continum temporale: presente e passato si mescolano anche all'interno dei ricordi. Sì, è confusionario ma è perfettamente voluto e spero che non limiti troppo la comprensione.
 
 




Daffodils

 
 
 
 
È una tranquilla mattina di luglio - l’alba è ancora in cantina e il vento è intento a scuotere energicamente i narcisi dei vicini prati - quando James se lo ritrova davanti agli occhi assonnati.
« Si-si… riu-s-s, aw! » gli sbadiglia in faccia.
L’altro lo fissa per un secondo - o forse guarda ostinatamente le proprie scarpe fin dall’inizio, e James non sa dirlo, perché i capelli agitati dal vento gli impediscono di vederlo del tutto - e poi esordisce con un semplice: « Gliel’ho detto ».
« Gliel’hai detto cosa? Gliel’hai detto a chi? ».
« “Quello” » si ferma, in attesa di un segno da parte dell’amico, ma per qualche minuto l’unico a fare rumore è Caos, il gufo di Sirius, a stento chiuso dentro la sua gabbia.
 « Sì, insomma, “quello”» riprende a parlare, spinto dal peso dello sguardo di James su di sé, « Che sono… », gesticola tergiversando, prima di riuscire a  sputare con un vago accenno di rabbia: «… che sono…gay ».
« Oh » gli occhi dell’altro si fanno più tondi.
« Ai tuoi genitori? » domanda, spazientendo Sirius per la sua mancanza di rapida comprensione.
« Sì » soffia, e le lettere si mescolano nell’aria che turbina tra i loro vestiti, fino a perdersi.
« E come… come l’hanno presa? »
Sirius alza gli occhi al cielo.
« Potter » pronuncia il cognome di James in un modo così sprezzante che per un attimo sembra suo fratello Regulus.
« Potter, sono qua, sull’uscio di casa tua, alle quattro e mezza del mattino, con un baule straripante di inutili libri e stupidi abiti d’alta sartoria, e questo barbagianni rinsecchito che non la smette di strillare perché soffre di claustrofobia. Tu come…come credi che l’abbiano presa? »
 
« Male? »
 
Sirius non si degna nemmeno di restituirgli un’occhiata infuriata, ma James la percepisce ugualmente.
« Cercavo di sdrammatizzare, Pad! » si giustifica.
Poi tende una mano verso la sua, che regge nervosamente la gabbia del gufo, e Sirius gliela passa lentamente, senza smettere di fissare il terreno sotto i suoi piedi.
« Puoi rimanere qua per tutto il tempo che vuoi, lo sai. Anzi, sono sicuro che ci divertiremo da morire! Pensa a tutti gli scherzi che potremmo architettare! E alle torte di mele di mia madre! Lei cucina quella bontà solo quando ci vieni a trovare ».
« Non voglio disturbare, Prongs ».
E James è tra le sue braccia, a stringerlo fino a soffocare.
« Non dire stronzate, fratello ».
 


* * *

 


Non voleva dirlo.
In realtà, Sirius non aveva nemmeno pensato di doverlo dire.
I propri gusti sessuali riguardano solo se stessi, si diceva.
E nel suo caso, magari anche Remus, visto che da tre mesi hanno cominciato a condividere il letto -  o divanetto della Sala Comune, o il primo banco della prima aula che capiti  sotto tiro - .
Però l’ha detto, ed è successo per caso.
Sua madre stava parlando con Regulus di quella bella ragazza con la quale avrebbe fatto sposare Sirius, e Sirius si era ritrovato ad attraversare la stanza proprio in quel momento.
« Madre? » aveva esclamato, rifiutandosi di comprendere il senso della sua frase.
Walburga aveva sollevato un sopracciglio, senza distogliere gli occhi dal ricamo nel quale era intenta. « Ti sposerai con quella ragazza, Sirius. Le nostre famiglie l’hanno deciso prima che tu nascessi. È una Purosangue ».
E Sirius sa bene cosa significhi.
È nobile.
È ricca.
È una donna.
 
« Ma io sono omosessuale », ha risposto prima di rendersene conto.
 
Suo fratello Regulus è l’unico a reagire: seduto allo scrittoio del salotto, intento a fare i compiti, alle parole di Sirius rovescia l’intera boccetta d’inchiostro sopra il mobile antico, scatenando le ire di Walburga, che comincia a strillare, chiamando a gran voce Kreacher per rimediare a quel danno.
Non si abbasserebbe mai a compiere un semplice incantesimo di pulizia, e questo Sirius lo registra nella propria mente con un vago accenno di nausea.
« Come hai detto, scusa? » Regulus non l’ascolta, e fissa Sirius - in piedi tremante davanti a loro - come se avesse davanti un’Acromantula e non suo fratello.
L’inchiostro ha ricoperto tutto, lasciando sporche macchie nere.
« Io… io… » e improvvisamente Sirius realizza la consistenza delle parole che gli sono sfuggite dalla bocca senza controllo.
« Come hai detto, scusa? » ripete Regulus. E Sirius raccoglie tutto il suo coraggio Grifondoro, prima di rispondergli.
« Che vado a letto con gli uomini », specifica, così che anche sua madre capisca e alzi gli occhi da quel dannato ricamo.
« Ma non dire sciocchezze » commenta invece lei, intenzionata a non ascoltarlo, a non guardarlo.
A non capirlo.
Sirius vorrebbe urlarle contro, vorrebbe scuoterla dal torpore e costringerla a vederlo, ma viene distratto da un singhiozzo che ha il suono di suo fratello.
« È stato quello sporco Mezzosangue, non è vero?» , perché Regulus l’ha sempre osservato in disparte, perché Regulus ha sempre ascoltato i suoi silenzi.
« Dillo, dillo che è solo colpa sua! Che è stato lui a farti diventare così! »
 

 

* * *

 

 
« L’hai detto a Moony?», chiede James due giorni dopo il trasferimento dell’amico nella loro casa.
Sirius ride; una risata triste e sarcastica, niente a che vedere con il suo solito, coinvolgente latrato.
Sono seduti sul dondolo del giardino, ed è un pomeriggio luminoso e caldo, tanto che persino Charlus Potter è uscito dal suo studio per prendere un po’ d’aria. Si è posizionato lontano da loro - per lasciargli la giusta intimità, perché si è accorto di quanto siano innaturali i silenzi di Sirius e vuole che i due ragazzi abbiano tutto lo spazio che gli serve per parlare e ritornare a combinare disastri come prima di quell’insolito luglio - ma è abbastanza vicino, così da poter facilmente sedare un eventuale nuovo e improvviso scatto di magia del giovane Black.
« No. Se lo sapesse passerebbe il resto dell’estate a dar sfogo al suo discutibile senso di colpa per l’avermi ‘contagiato’». Sussurra Sirius, il volto seppellito nelle  ginocchia e il senso di vergogna per aver rotto - poche ore prima - tutti i bicchieri della credenza del salotto semplicemente passandovi accanto.
James stringe maggiormente la presa sulla sua spalla.
« Decisamente non ha mai guardato sotto il tuo letto », cerca di richiamare alla vita quella risata amata. E - inspiegabilmente, o forse sì - funziona.
Sirius sente sfaldarsi il nero opprimente che lo circondava, e nota una punta di colore farsi prepotentemente largo dentro il proprio petto.
« In compenso io ho guardato sotto il tuo » ghigna, ritrovando una flebile traccia di buonumore e decidendo di seguirla.
Ed è così che James passa il resto del pomeriggio a schivare le riviste porno che Padfoot ha incantato affinché lo inseguissero rumoreggiando, ma non pensa nemmeno per un attimo che sia fastidioso.
 

 

* * *

 

 
« È vero? » chiede suo padre, con una visibile nota di fastidio nella voce.
Sirius e Regulus smettono immediatamente di vociare, intimoriti entrambi dall’alta figura.
 
Walburga non aveva mostrato il minimo segno di cedimento:  si era limitata a chiedere a Regulus di non litigare nel salotto di casa, e l’aveva invitato a spostarsi al piano di sopra.
Lontano dalle sue orecchie, lontano dai suoi occhi.
E Sirius aveva colto al volo l’invito, marciando istantaneamente verso la propria camera, deciso a lasciarsi dietro le urla del fratello.
 
« Non pensi a nostra madre? » Aveva gridato Regulus alle sue spalle « Come puoi dargli un dolore simile! Non ti bastava frequentare quella gente? Avresti… avresti potuto evitare di farlo. Dimmi… dimmi che almeno hai provato a non farlo. Dimmi che per una dannata volta hai pensato anche agli altri e non solo a te stesso! Ti rendi conto di cosa accadrebbe se si sapesse di…di queste tue… Dio, che schifo! »
Regulus aveva strillato così forte che Sirius aveva creduto di vedergli saltare le corde vocali da un momento all’altro.
« Io non sono una persona che cerca compromessi; e non mi interessano i dove, e i perché, e le bugie perenni, mio caro piccolo Re. Questo sono io. E sono tuo fratello. E sono omosessuale. E non potrai mai farci niente », era scoppiato Sirius, urlando a sua volta.
« Io vivo fino in fondo, sì, vivo fino in fondo la mia vita. E non voglio vergognarmi davanti a uno schifoso Serpeverde come te. Io voglio tutto. Tutto ciò che voglio. E voglio potermelo prendere » aveva ribadito contro la faccia schifata del fratello.

 
« Quello che ha detto tua madre, quello che…quello che dici di fare, è vero? » Orion è ancòra davanti a loro, e Sirius non capisce dove sua madre abbia trovato il coraggio per informarlo di una cosa simile. Si chiede quali parole lei abbia usato, e se davvero era così grande il disgusto sul suo volto.
« No » mormora Regulus in direzione del fratello, la rabbia scemata all’improvviso « no », urla senza voce.
Per un attimo aleggia tra i due fratelli il significato racchiuso in quella negazione, che ha perso ogni senso di cattiveria di cui era impregnata in precedenza.
 
“Dì di no. Non andare via. Non lasciarmi solo.”
 
Ma passa in fretta, perché Sirius non vuole fermarsi a considerare l’idea di tornare indietro, non ora che sente l’odore dell’aria fresca sul proprio viso.
 
« Sì » dice Sirius, e alza la testa in segno di sfida.
« Esci da questa casa. Qua non c’è posto per quelli come te » pronuncia Orion, guardandolo negli occhi per la prima e unica volta in sedici anni di vita;  e Sirius -  per la prima e unica volta in sedici anni di vita -  obbedisce.
La porta di Grimmauld Place si richiude con violenza, dietro le sue spalle.
 


* * *


 
« Entra pure, Sir! » cinguetta Dorea, accogliendolo con un genuino sorriso, la sera della sua fuga.
Sembra non importarle d’essere stata svegliata alle quattro del mattino, sembra non notare le lacrime che sporcano la guancia di Sirius.
« C’è sempre posto per te, qua » afferma, senza chiedere spiegazioni.
E a Sirius sembra che il calore del braccio di James, ancora sulle sue spalle, si diffonda per tutto il suo corpo, mentre la porta di casa Potter si richiude fiocamente dietro di sé.











Note finali:
Questa One-Shot era impregnata di talmente tante cose personali (sensazioni, reazioni, situazioni) che è stato difficile metterle in fila dandogli un senso.
Per questo (meglio "anche" per questo), la fic è stata concepita come molto sprovvista di continum temporale. Sì, non è logico ma è perfettamente voluto: ci sono continui flashback, ricordi nei ricordi, e anche per questo è stata difficile da scrivere in modo chiaro. L'assetto è quello di confusione, perché credo che Sirius si trovi decisamente spaurito.
   
 
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