Il nostro incontro fu uno di quelli che la gente reputa banale, no-sense, insulso a tutto ciò che c'è di negativo al mondo.
è uno di quelli in cui a primo impatto sei fuori dal mondo e poi con gli anni ti ritrovi a pensare che dalla prima volta eri stata a casa, dentro la tua casa, da sempre nel tuo mondo.
Le foglie scendevano lievi toccando l'asfalto del cortile, l'albero che si intravedeva dalla mia finestra era spento, gelava quasi quanto me, le foglie pendevano dai rami secchi, ad una ad una schioccavano i minuti come le lancette di quell'orologio al muro che tu, oggi, hai saputo mandare in tilt, le cui lancette non segnano più i minuti che passano, ma i giorni che mi allontanano da te!
Lo schermo luminescente quella sera mi abbagliava quasi gli occhi, sentivo freddo, un freddo che in pieno autunno non avevo mai provato.
Lo stesso freddo oggi mi si cela nelle vene quando la distanza vince e noi, stremati, ogni tanto ci diamo una tregua.
Ed ancora lo stesso freddo che sparì quando i miei occhi dopo anni finalmente, riuscirono ad intravedere i tuoi, a guardarli, e giuro che quel giorno si fusero insieme.