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Autore: MaDreamer    14/10/2011    3 recensioni
Anni prima, una piccola goccia di pioggia cadde sulla terra, dando vita ad un piccolo fiore argentato, mai visto prima di allora. Quel fiore, si narrava, avesse dei poteri magici: era in grado di curare le malattie, di rallentare, o persino fermare, l‘invecchiamento...
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Fiore dammi ascolto, se risplenderai, con i tuoi poteri tu mi proteggerai… e non dirmi che per me è tardi ormai, è tardi ormai.” Kurt continuava a cantare questa canzoncina, mentre i suoi occhi prendevano una scintilla di lucentezza e una lacrima scendeva dal suo viso.
 
Sue Sylvester si affrettò ad asciugarla e strofinandosela tra le dita e, a quel punto, il suo viso assunse, in un istante, un’espressione più giovane.
 
“Mammina, perché non posso mai uscire?” Chiese il piccolo Kurt, mentre scodinzolava i piedini, seduto sulla sedia.
 
La donna si accigliò a quella domanda e spazzolò un po’ più forte i capelli del piccoletto, sospirando.
 
“Il mondo può essere crudele, fiorellino. Io sto cercando solo di proteggerti e, l‘unico modo, è tenerti al sicuro dentro questa torre. Non me lo perdonerei mai se ti succedesse qualcosa, tu sei speciale per me”
 
Il bambino sorrise e abbracciò forte la donna che lui credeva fosse sua madre. Sue ricambiò l’abbraccio, accarezzando i capelli del piccolo.
 
All’età di 7 anni, Kurt, era rinchiuso in quella torre, senza nessuno con cui poter giocare, parlare o solo salutare. Si sentiva tanto solo…
 
L’unica volta in cui si sentiva un po’ di più parte del mondo era la sera del suo compleanno. 
 
Il piccolo era solito affacciarsi alla piccola finestrella della torre e guardare il cielo. Per il giorno del suo compleanno tante piccole luci fluttuanti ricoprivano il cielo e, il piccolo, non riusciva a non pensare che quelle luci stessero lì per lui.
 
In realtà era così, poiché il Re e la Regina erano soliti lanciare delle lanterne in cielo, ogni anno, per il compleanno del loro amato figlio scomparso.
 
Il piccolo poggiò le mani alla finestra e posò il suo mento sulle braccia, osservando quella distesa di cielo interrotta da quelle bellissime luci. Il bambino sospirò e sperò che un giorno o l’altro avrebbe potuto uscire da quella torre e conoscere il mondo.
 
Il piccolo Kurt ogni giorno occupava il suo tempo leggendo, disegnando, scrivendo o facendo qualsiasi cosa che gli avrebbe tenuto la testa occupata.
 
Il bambino aveva un piccolo camaleonte a cui aveva dato un nome, Pascal, e questo piccolo animaletto aiutata Kurt a tenere la mente occupata. Giocavano sempre insieme e Kurt a quel punto non si sentiva più tanto solo.
 
**
 
Kurt era cresciuto e ben presto avrebbe compiuto 18 anni e lui non era il tipo da volere regali o cose sfarzose. Aveva un solo, unico, piccolo desiderio.
 
 
Kurt aveva il desiderio di parlare con Sue e di chiederle di portarlo a vedere quelle piccole luci fluttuanti che riempivano il cielo ogni anno, il giorno del suo compleanno.
 
“Buongiorno Madre!” Disse il ragazzo schioccandole un bacio sulla guancia e sedendosi di fronte a lei, al tavolo.
 
Sue sorrise e passò una brioche al ragazzo dagli occhi color del ghiaccio.
 
“Madre posso… posso parlarvi di una cosa?” Esitò Kurt, non sapendo bene come iniziare l’argomento.
 
La donna annuì, non prestando particolare attenzione al ragazzo.
 
“Sai che tra poco è il mio 18esimo compleanno…” cominciò a parlare.
 
“Non è possibile, il tuo compleanno è stato l‘anno scorso. Me lo ricordo benissimo” lo interruppe Sue, con tono irremovibile.
 
Kurt sorrise e poi fece un sospiro. “Ecco, madre. La cosa buffa dei compleanni è che ogni anno si ripetono” Disse ironico. “Comunque vorrei chiedervi una cosa per il mio compleanno” continuò imperterrito.
 
La donna lo guardò negli occhi, aspettando che continuasse.
 
Il giovane deglutì ed, evitando gli occhi della donna, continuò a parlare.
 
“Io… Iovorreichetumiportassiavederelelucifluttuanti” disse in un fiato.
 
La donna lo guardò confusa, ma riuscì a capire cosa il ragazzo le stesse chiedendo.
 
“Intendi le stelle?” Chiese, cercando di sorridere dolcemente.
 
“E‘ proprio questo il bello. Ho fatto la mappa delle stelle…” Porse un grande rotolo di carta sul tavolo, aprendo e mostrando il disegno fatto dal ragazzo. Sul foglio c’era segnata la mappa esatta delle stelle.
 
“Loro non cambiano mai” continuò “Ma queste… queste compaiono solo una volta all‘anno, quand‘è il mio compleanno” Sussurrò abbassando lo sguardo “E io non posso fare a meno di pensare che vengano mandate in cielo… per me”
 
Sue aggrottò un sopracciglio e ridacchiò sotto voce.
 
“Oh Porcellana*, sei così ingenuo. Chi mai dovrebbe lanciare delle luci in cielo… per te? Sono solamente delle stelle, fattene una ragione” diede una piccola carezza sulla guancia del ragazzo e si avviò nell’altra stanza.
 
Il ragazzo sospirò e accasciò la testa sul tavolo, rassegnato.
 
**
 
In quello stesso momento, dall’altra parte del regno un giovane furfante bello e affascinante, con i capelli ricci e gli occhi color nocciola, si apprestava a rubare una preziosissima coroncina d’oro dal castello Reale.
 
“Mio Dio ragazzi, credete che riuscirei a comprarmi un castello con i soldi che ricaveremo da questa corona?” Disse sventolando una borsa contenente quell’oggetto tanto prezioso.
 
Due ragazzi dietro di lui, si apprestavano a seguire ogni sua mossa, mugugnando ad ogni sua piccola mania di protagonismo.
 
Si perché quel furfante era un tipo abbastanza appariscente; adorava cantare, aveva sogni abbastanza ambiti e particolari, gli piaceva sentirsi al centro dell’attenzione.
 
Il moro sorrise e cominciò a correre, seguito dai due ragazzi.
 
Si fermarono davanti a una specie di montagna da scalare e si guardarono tutti e tre negli occhi.
 
“Ehi su, mettete le mani qui, vado prima io” Disse il furfante, prendendo la borsa sotto braccio e mettendosi in posizione.
 
“Non così in fretta, Anderson. Dacci prima la borsa.” Disse, con un tono che non ammetteva repliche, un ragazzo dalla pelle scura. David.
 
“Si Blaine, dacci immediatamente la borsa e a quel punto ti aiuteremo a salire” continuò un ragazzo, dai tratti asiatici. Wes.
 
Blaine sospirò e porse la borsa a quei due ragazzi, che lo scrutavano intimidatori. Appena avuta la borsa, David, se la mise in spalla e,unendo le mani a quelle del collega, aiutarono il moro a scalare la montagna.
 
“Ora dacci una mano a salire” Wes porse la mano a Blaine che la rifiutò con un sorrisetto soddisfatto. Poco dopo sventolò una borsa tra le mani, “Mi dispiace, ho le mani occupate!” ridacchiò maleficamente. Poi cominciò a scappare.
 
“Anderson” gridarono i due ragazzi rimasti intrappolati e senza più la loro preziosa corona.
 
**
 
Il moro prese a correre più veloce, ritrovandosi in mezzo a una distesa di verde che portava ad un piccolo sterrato, nascosto tra le piante. Prese a camminare in quella direzione, anche se non aveva la minima idea di dove stesse andando.
 
All’improvviso un piccolo spiazzato si fece spazio davanti a lui. In mezzo a questa radura c’era un’alta torre, e il ragazzo pensò subito di arrampicarcisi e di rifugiarsi al suo interno.
 
Arrivato a una piccola finestrella, ai lati della torre, ci scivolò all’interno e sorrise vittorioso appena si sentì al sicuro.
 
Ma, in quel preciso istante, una padella si abbattè sulla sua testa, facendogli perdere i sensi.
 
Kurt, spaventato, rifugiò il suo viso dietro la padella e prese ad osservare il ragazzo steso ai suoi piedi. Era davvero bello, non c’era che dire. Aveva dei riccioli scuri che gli incorniciavano il dolce viso, dai tratti anche un po’ infantili. Dopo aver preso un po’ di coraggio, il giovane, prese il moro sottobraccio e decise di rinchiuderlo nell’armadio, per non far scoprire a Sue che uno sconosciuto avesse scavalcato la loro torre.
 
Sospirò, soddisfatto, dopo aver concluso il suo lavoro e si rigirò la padella tra le mani. 
 
“Non so cavarmela da solo, vero madre?” ridacchiò tra sé e sé. Poi qualcosa di brillante catturò la sua attenzione e, incuriosito, si avvicinò a quella borsa, lasciata incustodita, sul pavimento e l’aprì leggermente per scorgervi un’ovale scintillante. Kurt non sapeva cosa fosse e come si indossasse ma, per qualche strana ragione, decise di posarselo sul capo.
 
Si avvicinò allo specchio e scrutò la sua figura, snella e nivea a contrasto con quello scintillante sfarfallio di quello strano oggetto che portava tra i capelli.
 
Rimase paralizzato,davanti allo specchio, quando notò che quella piccola coroncina sembrava essere disegnata apposta per essere poggiata sul capo del giovane.




*E' il termine che usa Sue per indicare Kurt nella seconda stagione.

Ed eccomi qui con un altro capitolo. Spero che la storia vi stia piacendo, anche se le recensioni sono pochissime ç_ç Speravo in qualcosa di più! *Supplica Recensioni*.

Sono un tipo di poche parole, quindi non credo di aver da dire altre cose xD. Spero che il capitolo vi piaccia e spero in qualche vostra recensione *-*

Come sempre ringrazio la mia beta, che ha betato il capitolo e che mi è sempre accanto ^_^.

Al prossimo aggiornamento. Baci.

-Tina.
  
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