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Autore: Tem_93    15/10/2011    9 recensioni
Noah sentì dei capelli solleticargli il volto. Arricciò il naso infastidito e spinse leggermente la proprietaria, facendosi spazio ne letto. Si girò dall’altra parte, cercando di tirare un po’ di coperta dalla sua parte, ma nulla, come al solito lei vi si era tutta arrotolata dentro.
Rachel scese dall’aereo, andando poi a recuperare le valigie. Era tornata a casa. O almeno, era in America e a breve sarebbe tornata a casa.
David chiuse la chiamata arrabbiato come sempre. Non sarebbe tornato da lui, no, aveva chiuso.
Santana si svegliò ancora molto assonnata. Tastò l’altra parte del letto, trovandola vuota. Lei era già andata via, come pensava.
Brittany arrivò al lavoro leggermente in anticipo. Lei le mancava già, come sempre non poteva starle troppo lontano, ma per il lavoro doveva.
Mike si lasciò sistemare la cravatta dalla fidanzata, sorridendo mentre lei era tutta concentrata.
Kurt si sistemò il ciuffo per l’ennesima volta, sembrava che quella mattina non volesse stare come voleva. Si passò poi un filo di crema sul volto e allentò il foulard.
[Future-fic]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16}Because of a shell
 
 
-Rachel, stiamo via sette giorni. Sette giorni capisci? E andiamo al mare, servono costumi e qualche vestito- mormorò, per poi alzare la testa e puntare il dito verso l’angolo della stanza – Non puoi preparare tre valige!- gridò esasperato, mentre la ragazza continuava a togliere indumenti dall’armadio per riporli nelle borse.
-Noah, stai calmo. Le devi per caso portare tu?- domandò quella, scrollando le spalle.
-Sì, non ce la farai mai a portarle, nemmeno con il carrello, e allora verrai a chiedere a me, e otterrai un sì per sfinimento!- piagnucolò lui, mettendosi le mani sulla testa.
-Senti, non è che hai spazio anche nella tu allora?- chiese lei, allungando il collo nella direzione del borsone del ragazzo. Lui scattò con lo sguardo verso di lei, sgranando gli occhi stizzito.
-Scherzavo scherzavo- ridacchiò Rachel, per poi sbuffare –Dai, cercherò di prenderne solo tre- cercò di accordarsi.
-Come solo tre? Io volevo che le diminuissi!- ribattè Noah alzandosi.
-Pff, non è possibile- farfugliò lei, sistemandosi i capelli.
-Bè, allora due le disperdo in aeroporto- decise il ragazzo, alzandosi e uscendo dalla camera. Rachel si affacciò dalla porta, indicandolo con l’indice.
-Provaci e sei morto!- gracchiò, stringendo gli occhietti.
-Sai che paura ho di te, piccola Umpa Lumpa!? – la derise lui ridacchiando.
-E’ proprio perché sono piccola che devi stare attento- mugugnò quella, tornando alle sue valige.
 
 
 
Mike entrò nella casa, dopo aver respirato a fondo. Era giunto il momento di vederla, doveva parlarle, doveva capire come stava. Di certo non avrebbe ceduto, ma avrebbe solo voluto stringerla in quel momento. Nonostante fosse ora di pranzo e la ragazza dovesse essere lì, non c’era nessuno. Sbuffò irritato, andando poi in camera per scegliere cosa portare. Dopo una ventina di minuti sentì dei rumori provenire dall’ingresso, e raggiunse la sala leggermente agitato. Quinn non si accorse di lui, dandogli le spalle. Sistemò dei fogli su un tavolino sospirando, dopodiché portò lo sguardo nella direzione del ragazzo. Sgranò gli occhi, sorpresa, dischiudendo leggermente le labbra. Prima che Mike potesse dire qualcosa, lei afferrò con rabbia un cuscino, corrugando le sopracciglia e stringendo le labbra, poi glielo scaraventò contro. Mike si stupì della reazione, e venne colpito proprio sul viso, ma riuscì a schivare tutti quelli che seguirono, finchè non furono finiti.
-Tu…- mormorò Quinn, mordendosi le labbra, mentre sentiva il naso formicolarle e le si appannava la vista –Tu non puoi non tornare a casa per tre giorni di fila, senza farti sentire. Non puoi, sono io quella che fa così, tu sei quello che risolve sempre tutto- gorgheggiò, scuotendo la testa.
-Quinn…-mormorò lui avvicinandosi.
-No- sbottò lei, per poi correre verso di lui, abbracciandolo e nascondendo il viso nel suo petto – Lo sai che ho bisogno di te…Senza di te le giornate fanno schifo…- mugugnò, stringendolo forte, come per fargli capire che non aveva nessuna intenzione di staccarsi. Mike sorrise, avvolgendola con le braccia e stampandole un bacio sul capo.
-Quinn mi dispiace per le cose che ti ho detto, sai vero che non penso tu sia una bambina- si scusò il ragazzo, passandole le dita tra i capelli. –Io ti amo, sei la persona più meravigliosa che io conosca, ma non posso accettare quello che mi chiedi- le disse, sussurrandolo, mentre lei calmava il pianto, sentendosi al sicuro tra le braccia del fidanzato.
-Non importa- affermò quella, senza alzare il capo.
-Davvero?- chiese lui stupito, facendo per staccarsi, cercando gli occhi verdi della ragazza. Lei alzò lo sguardo, senza però sciogliere l’abbraccio.
-No. Tra la cerimonia e te, io scelgo te. E sono io quella che ti devo delle scuse, perché tu avevi totalmente ragione, sono stata proprio infantile e capricciosa, oltre ad essere egoista. Non so nemmeno come ho potuto pensare una cosa simile, ma soprattutto non capisco perché sono arrivata al punto di litigare in un simile modo con te.- gli spiegò, accennando un sorriso. Mike sbattè le palpebre, per poi sorridere radioso. Si abbassò di scatto e la baciò a stampo più volte, facendola ridere.
-Però possiamo prenderli lo stesso tanti fiori?- domandò quella, sporgendo all’infuori il labbro inferiore.
-Tutti quelli che vuoi!- esclamò il ragazzo –E, Quinn, nonostante non saremo in una chiesa, il tuo Dio sarà ugualmente lì con te, e sarà sicuramente felice se lo sarai tu, non pensi?!- le sorrise, vedendola annuire convinta – Cioè, voglio dire, stai per sposare me, un essere pressoché perfetto!- scherzò lui, facendola ridere di cuore. Lei si alzò poi sulle punte per riuscirlo a baciare come si deve, legando le braccia dietro al suo collo.
-Sai, dovremmo mettere una regola- squillò la bionda, allontanandosi da lui per raggiungere la cucina. –Tipo che non possiamo litigare per nessunissimo motivo- propose.
-Giusto- assentì Mike.
-Anh, ora che ci penso… Tu andai a Los Angeles?- chiese Quinn.
-Sì- disse lui.
-Davvero? Io non posso- borbottò lei con un tono decisamente rattristato.
-Ah già…dobbiamo parlare di una cosa. - si ricordò il ragazzo –C’è un motivo per cui devo andare-.
 
***
 
 
-Lopez- mugugnò Dave, dando leggere pacche sulla mano dell’amica. Quella però non dava nessun segno di vita, continuando a dormire indisturbata.
-Lopez svegliati- ripeté slacciandosi la cintura e togliendo dalle mani della ragazza un libro che era stato chiaramente abbandonato a metà. La latina però ancora non rispondeva. Dave sbuffò.
-Saaan, su!- disse più forte, scompigliandole con una mano i capelli. Santana sbarrò gli occhi, rimanendo per un momento accecata dalle luci.
-Tu..essere infame- mugugnò ancora del tutto assonnata, coprendo poi con una mano uno sbadiglio –Tutto ma non i capelli- borbottò dopo, tirando schiaffetti al ragazzo.
-Non ti svegliavi, seccatura-le spiegò, aprendo poi lo sportello per recuperare i bagagli a mano –Siamo arrivati- la informò, mentre quella si stava risistemando la coda, stropicciandosi gli occhi.
-Perciò…siamo di nuovo in America..- sospirò l’ispanica afferrando la borsa che le passava Dave.
-No, ci ha portati su Giove- le schernì lui, ridacchiando. Lei roteò gli occhi e lo sorpassò tra uno sbuffo e l’altro.
 
 
-Mamiiii! E’ megagigante- trillò la bambina, tenendo la mano della madre e guardandosi attorno curiosa, osservando il grande aeroporto –Ci starebbero tante tante paperelle qui- continuò Valerie.
-Quante?- domandò Mike sorridendole.
-Tante così!- trillò quella, aprendo il più possibile le braccia.
-O tante così?- chiese Noah, aprendo a sua volta le braccia. Valerie fece come per pensarci, sistemandosi il cappellino di paglia.
-Non lo so- mormorò poi arricciando le labbra, decidendo che era una cosa troppo complicata da capire.
-Mamma ma l’aeloplano adesso torna a casa?- chiese immediatamente dopo, curiosa, voltandosi per controllare se fosse ancora nel punto in cui era poco prima quando erano scesi.
- Aeroplano – la corresse Rachel sorridendole.
-Oh. L’aeroplano è tornato a casa?- riprovò la piccola.
Brittany ritirò il passaporto e la guardò sorridendo, per poi annuire.
-Certo, dai suoi piccoli aeroplanini- spiegò la donna mentre si avviavano verso il rullo per recuperare le valige. La risposta sembrò soddisfare la bambina, che aveva cominciato poi a parlare con Mike del fatto che probabilmente anche mamma Aeroplana stava attendendo che tornasse.
-NoahNoahNoah!- chiamò Rachel indicandogli le sue valige dopo che lui aveva preso il proprio borsone. Lui la guardò in cagnesco.
-Ne ho anche tolta una solo per te! Sbrigati prima che le perda!- strillò, spingendolo. Quando tutti ebbero recuperarti i bagagli, i ragazzi si diressero all’uscita. Presero poi due taxi che li portarono nell’Hotel dove avevano prenotato e si divisero nelle camere, maschi e femmine.
Rimasero giusto il tempo di cambiarsi, dopodiché presero le bici a disposizione e si avviarono verso la spiaggia.
 
 
-Come non hai prenotato?Ma perché mi fido ancora di te- mugugnò Santana, scaricando dal taxi l’ultima valigia.-Cioè, io non ricarico tutte queste su un altro taxi- si lamentò.
-La vuoi piantare?? Mi sto già pentendo di averti portata in vacanza- borbottò Dave, aiutando poi la ragazza con i bagagli. Raggiunsero poi la hall e si fermarono alla reception.
-Salve e benvenuti all’Hotel Pearl- disse l’uomo con un sorriso smagliante, che i due ricambiarono con una specie di smorfia. Santana si mise un po’ più indietro, incrociando le braccia e aspettando che Dave concludesse il tutto.
-Una camera per due. Letti separati- disse Dave.
L’uomo controllò sul computer se aveva camere disponibili –Letti separati ha detto?-mormorò.
-Sì- scandì Dave. Quello ammiccò poi alla ragazza che si stava guadando intorno scocciata.
-Sicuro?- domandò come in scherzo.
-E’ lesbica.- commentò Dave corrugando una sopracciglia, infastidito dal commento –e io sono gay, per cui sì. Voglio due letti separati- borbottò. L’uomo sgranò gli occhi e trovò la camera.
 
 
 
I ragazzi arrivarono sul lungo mare e legarono le biciclette, per poi scendere nella spiaggia. Valerie era entrata nel salvagente a forma di papera appena erano entrati in camera e nessuno era riuscito a convincerla di infilarselo solo una volta arrivata in mare. Stesero in fretta i teli sulla spiaggia e si tolsero poi i vestiti, avvicinandosi insieme alla riva.
-A chi arriva primo?- domandò Noah con un sorriso beffardo, mentre il suo sguardo scorreva sugli amici.
-Carico la pulcina e ci sto!- rispose Mike, pendendo in braccio Valerie, mentre Brittany annuì convinta prima di iniziare a fare il conto alla rovescia.
-Tre..due…uno!-come lo sussurrò scattarono tutti e tre verso il mare, mentre Rachel guardava la scena divertita. Il primo ad arrivare in acqua per poi tuffarsi fu Puck, seguito subito a ruota dalla ragazza.
-Chang sei una schiappa!-lo derise Noah, sprizzandolo con le mani. Mike si limitò a guardarlo male, tanto sapeva che era solo stato rallentato dalla piccola.
-Non è vero!- lo difese immediatamente Valerie, aggiungendo anche una pernacchia.
-Se avessi scelto me, saresti arrivata prima- si vantò il ragazzo, ma la bambina aveva già smesso di ascoltarlo, cominciando a spingersi verso la madre.
-Berry, che fai ancora lì?- urlò Noah alla ragazza, la quale si era seduta a riva ad osservarli con ancora addosso il leggero prendisole.
-Non mi va di bagnarmi- rispose lei scuotendo la testa. Noah e Mike si scambiarono uno sguardo eloquente, uscendo poi di corsa dall’acqua per andare a prenderla. Rachel appena capì le loro intenzioni scattò in piedi e prese a correre, ma era troppo lenta rispetto ai due amici, che in breve la catturarono tra i suoi gridolini di disapprovazione.
-Tienila ferma- ridacchiò Noah, così Mike la bloccò, mentre l’altro afferrò il bordo inferiore del vestito, per poi tirarlo verso l’alto, in modo da costringerla a toglierselo. Rachel ormai non riusciva nemmeno a urlare a causa delle risate che non poteva trattenere
-Sembra che non sia proprio una novità per voi- sogghignò Mike, vedendo Noah buttare sulla sabbia il prendisole  della ragazza.
-Mike!- lo riprese lei spalancando la bocca indignata. Poi l’asiatico tra le risate l’afferrò per le braccia, mentre Puck per le gambe, sollevandola senza la minima fatica.
-Siete matti!?-strillò lei, cercando di divincolarsi inutilmente. I due scoppiarono in risa, entrando poi in acqua, stando però attenti a non bagnarla.
-Dai dai, ci entro da sola, lasciatemi- li pregò. I due si fermarono, assentendo.
-Come vuoi- assentì Puck, dando poi un cenno a Mike. Così cominciarono a dondolarla mentre lei si lamentava ormai però consapevole della propria sorte, finchè non la buttarono, facendole fare un sonoro tuffo. Quando riemerse sputacchiò acqua e squassò i capelli, stropicciando gli occhi infastiditi dal sale.
-Come vi odio- farfugliò. Valerie battè le mani divertita dalla scena.
-Ancora ancora!- squillò, cercando una risposta nei due ragazzi, che immediatamente sorrisero sornioni.
 
Dopo essere stati a mollo per più di un’ora, i ragazzi decisero di andare a fare una passeggiata sulla battigia, così da permettere a Valerie di riempire il suo secchiello di conchiglie e anche alghe, che sembrava catturassero alquanto l’attenzione della piccola. Aveva accennato qualcosa anche sul fatto di mangiarle, ma tutti le avevano proibito di farlo. Quando però la bambina tentò sul serio di addentarle, capirono che era giunta l’ora di tornare in albergo, per cui fecero dietro front e tornarono a recuperare teli e vestiti.
 
 
Santana stanca di prendere il sole si alzò dal telo, avvertendo Dave che andava a riva a bagnare i piedi e rinfrescarsi. Si fermò perciò sulla battigia, lasciandosi accarezzare dalla fresca brezza allo iodio. Ad un tratto però qualcosa si scontrò contro le sue gambe.
-Ma che cavo..- mormorò, per poi girarsi e vedere una bimbetta intenta a raccogliere una conchiglia che la sabbia stava nascondendo.
-Scusa- mormorò la piccola, senza alzare lo sguardo evidentemente imbarazzata. Santana si abbassò e le porse ciò che non riusciva ad afferrare.
-Non c’è problema- disse sorridendo. La piccola la afferrò la conchiglietta e sorrise radiosa per poi alzare i suoi occhioni azzurri sulla donna. Li sgranò all’istante, sorpresa.
-Santana!- squillò la piccola, entusiasmandosi. La latina sbattè le palpebre più volte.
-Vals, Vaaal cosa…- la chiamò Brittany raggiungendola. La bambina camminava un po’ più avanti di loro e si erano appena accorti del piccolo incidente. Ma appena la donna vide la ragazza con cui Valerie si era scontrata le morirono tutte le parole in bocca.
-Mamma, è Santana vero?!- squillò la bimba, saltellando esaltata vicino all’ispanica.
 
 
 
***
Eccovi, tieni ammiraglia, e tieni Alessia, a voi il capitolo. E smettetela di elogiarmi oltremisura u_u
Mi scuso con tutti per non aver risposto alle recensioni. Lo faccio domai, promesso, solo che ho speso la serata a recensire tutto ciò che avevo lasciato indietro u-u
 
Nota:
-Vals e San *__*
 
Mi scuso per errori ;)
A presto, Miky
  
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