Anche
se non ho ancora finito di pubblicare l'Incantio talenti, mi venuta in
testa
questa piccola storia composta da due soli capitoli e spero proprio che
vi
possa piacere.
Grazie
sempre per la vostra simpatia.
Sei
mia - primo capitolo
"
Sei Mia
"
Da
più di mezz'ora, Hermione Granger si rigirava tra le mani
quel maledetto
bigliettino, che aveva fatto bella mostra di se sul suo letto nella sua
stanza
di Caposcuola.
Quando
era entrata nella camera, stanca della giornata appena trascorsa,
l'aveva visto
subito posto sui cuscini.
Impossibile
non notarlo, visto che i bagliori argentei che mandava saltavano subito
agli
occhi e troneggiava tronfio come a richiamare la sua attenzione.
Chi
diavolo l'aveva messo lì e sopratutto come, dato che per
entrare si doveva
passare prima per il ritratto della signora Grassa e poi il messaggero
doveva
essere al corrente della parola d'ordine per accedere alla sua stanza.
Parola
d'ordine che per altro neppure tutta la fauna maschile dei Grifondoro
conosceva.
Questo
privilegio l'avevano solo Harry e Ron ma lei sapeva bene che il suo
occhialuto
amico stravedeva per Ginny mentre l'ultimo maschio di casa Weasley,
passava
gran parte del suo tempo a scandagliare le tonsille di Lavanda Brown.
Quindi
chi poteva essere l'artefice di quelle due singole paroline che la
stavano
mandando ai pazzi.
"
Sei Mia " recitava il bigliettino ma sua di chi? Hermione odiava il
fatto
di sentirsi impotente di fronte a qualcosa che non sapeva spiegarsi.
Alla
fine decise che quello doveva essere stato sicuramente uno scherzo di
cattivo
gusto, magari fatto da qualche sua compagna in vene di goliardie.
Fece
in mille pezzi il biglietto poi alzando le spalle, si diresse verso il
bagno
per godersi una meritata doccia.
Quando
alla fine dopo venti minuti rientrò nella stanza, avvolta in
un caldo e morbido
accappatoio per poco non stramazzò al suolo.
Sul
cuscino, nello stesso posto di prima, c'era un altro biglietto dai
bagliori
argentei segno che qualcuno era entrato nella stanza mentre lei si
stava
lavando.
Piano,
piano si avvicinò al letto e con la mano tremante prese il
bigliettino per
poterlo leggere.
"
Sei Mia, non puoi
scappare!"
"
Ma che diavolo sta succedendo qui?" si chiese la riccia, tremando per
l'evidente nervosismo.
Con
un ansia che le stravolgeva il cuore s'inginocchiò per
controllare che non ci
fosse qualcuno sotto il letto ma non vi trovò nessuno poi
lentamente, si
accostò all'armadio e velocemente ne spalancò
l'anta.
"
Tana per lo scrittore folle!".
See
ma tana di che, visto che lì dentro non c'era nessuno;
respirando sempre più
velocemente, si avvicinò alle tende della finestra e le
spostò ma neppure lì
c'era nessuno.
Come
ultima spiaggia, guardò nel cestino per vedere se per caso
il bigliettino
buttato precedentemente non fosse più lì e lo
vide far bella mostra di sé in
fondo.
Per
un attimo aveva sperato di non trovarlo più, segno che
magari quello fosse un
bigliettino incantato che una volta fatto a pezzi si riparava da solo e
si
riposizionava dove era stato messo prima.
Ma
il fatto di aver trovato i resti ancora lì nel cestino,
stava a significare che
quello era un altro biglietto e che quindi qualcuno era entrato
lì, mentre lei
si lavava.
In
preda all'angoscia, aprì la porta della sua stanza e
stringendosi
all'accappatoio, si avvicinò alla balconata che si
affacciava sulla Sala comune
dove vide Ron impegnato come al solito, nelle mansioni ludiche di
slinguamento
con Lavanda e Harry che dolcemente coccolava Ginny.
Proprio
di quest'ultima la riccia aveva bisogno.
Doveva
parlare con qualcuno di quello che stava succedendo e chi meglio della
sua
migliore amica poteva starla a sentire.
"
Ginny? Mi spiace disturbarti ma potresti venire un secondo in camera
mia?"
le disse con la voce scossa dal nervoso.
La
rossa volse il suo sguardo verso di lei e di certo dovette aver visto
qualcosa
di strano, perchè dopo aver dato un veloce bacio al suo
ragazzo, corse
rapidamente nella camera della Caposcuola che trovò seduta
sul letto in uno stato
pietoso.
"
Herm che succede?" le chiese premurosa Ginny e lei prima di rispondere
si
alzò dal letto, si diresse verso la porta, si
affacciò per controllare che non
ci fosse nessuno poi chiuse l'uscio sigillandolo ed imperturbando la
stanza.
Quindi
senza aggiungere una sola parola si piegò verso il cestino e
prese i resti del
primo bigliettino e li poggiò sul letto.
Poi
rivolta alla sua amica chiese: " Ginny è tanto che tu ed
Harry siete
seduti in sala?" e lei pur non capendo il motivo di quella domanda,
rispose: " Quasi mezz'ora ma perchè me lo chiedi?".
Hermione
sbuffando, si apprestò a riunire tutti i pezzi del biglietto
come se stesse
ricomponendo un puzzle difficilissimo poi si spostò, per far
vedere alla sua
amica il risultato.
"
Sei mia! Ma che significa? Chi te lo ha scritto?" chiese curiosa Ginny
e
la riccia, sbuffando rispose: " Che il Diavolo mi porti se lo so!
Quando
sono entrata qui in camera, al nostro ritorno l'ho trovato sui cuscini
e
pensando ad uno scherzo l'ho fatto in mille pezzi.
Poi
però ho deciso di andarmi a fare la doccia e quando sono
uscita, per poco non
mi ha preso un infarto, perchè sui cuscini al posto
dell'altro c'era
questo" disse porgendogli il secondo biglietto.
"
Sei mia, non puoi scappare! Ma è assurdo! Chi può
essere stato? Ti posso
assicurare, che mentre eravamo in sala non è passato nessuno
e d'altronde come
facevano a sapere la tua parola d'ordine se la sappiamo solo io, Harry
e
Ron?".
Hermione
si strinse nelle spalle, sbuffando vigorosamente poi disse: " Non lo so
e
credimi questa cosa mi sta facendo fumare il cervello ma quello che
più
m'infastidisce è il fatto il secondo biglietto è
stato messo lì mentre ero
sotto la doccia, segno che chiunque poteva entrare e vedermi come mamma
mi ha
fatto!".
La
riccia era veramente fuori di se e tremava vistosamente; Ginny decise
di
calmarla e con dolcezza le disse: " Senti facciamo così, ora
tu ti vai a
vestire per andare in Sala Grande per la cena e per qualche ora non ci
pensi.
Vedrai
che sicuramente sarà uno scherzo di cattivo gusto e non
credo che sia il caso
di starci a pensare; non penso che se ne fai una malattia tu possa
risolvere
questo arcano" poi con fare cospiratore aggiunse: " Per ora non
diciamo nulla a Harry e Ron, perchè sono sicura che primo
andrebbero su tutte
le furie dato che sai meglio di me quanto siano iperprotettivi nei tuoi
confronti e secondo non è che mi fidi proprio tanto della
discrezione di mio
fratello.
Sai
che non riesce a nascondere niente a quel polipo con le gambe e se
Lavanda-sono-discreta-come-
no-Brown, lo viene a sapere puoi scommetterci che in pochi secondi
anche tutti
i quadri del castello, spettegolerebbero su questa faccenda!".
La
palese antipatia che Ginny provava verso la fidanzata del fratello,
fece ridere
Hermione per la prima volta in tre ore quindi decise di seguire il
consiglio
dell'amica.
Quando
fu pronta, insieme raggiunsero Harry Potter e il baciatore pazzo ed
insieme
alla cozza linguacciuta, si diressero a cenare.
Giunti
nella Sala Grande presero posto e come di consueto ascoltarono il
messaggio di
saluto della Preside, poi attesero l'arrivo dei gufi che consegnavano
la posta.
Hermione
che non attendeva nessuna missiva, afferrò la copia della
Gazzetta del Profeta
e si mise a leggerla soprapensiero.
Ad
un tratto la voce nervosa di Ginny, le giunse all'orecchio pronunciando
il suo
nome: " Herm!" e quando alzò gli occhi dal giornale per
guardarla,
vide che la ragazza fissava con gli occhi spalancati qualcosa di fronte
a lei.
Giratasi
vide un anonimo gufo grigio, che paziente attendeva che lei prendesse
quella
lettera che teneva nel becco.
Chiaramente
sorpresa, allungò le mano e afferrò la busta;
nello stesso istante il gufo
prese il volo e scomparve.
Con
la mano tremante, si apprestò ad aprirla: già
prima di aprirla, Hermione sapeva
di che si trattava dato che anche questa, come le due precedenti
emetteva
bagliori argentei.
Ginny
si scambiò di posto con Harry, per starle accanto e lei un
pò più tranquilla
aprì la busta e ne estrasse il biglietto.
"
Sei Mia, non puoi
scappare! Non te lo permetto".
Come
in un concatenarsi di eventi, Hermione prese a tremare poi volse lo
sguardo
intorno a se, per vedere se qualcuno la stesse fissando ma non si
accorse di
nessuno.
Tutti
erano presi a cenare, incuranti che il cuore della ragazza fosse
lì, lì ad
uscirgli dal petto.
"
Ginny, oh Merlino!" fu l'unica cosa che riuscì a dire
Hermione, rivolta
alla ragazza che al suo fianco, fissava il biglietto con gli occhi
fuori dalle
orbite.
Poi
la testa prese a girargli talmente forte che temette di svenire e prima
che
questo potesse realmente accadere, si alzò ed
uscì correndo fuori dalla sala.
Annaspando
e boccheggiando, Hermione riuscì ad arrivare fuori in
giardino dove prese a
respirare lunghe boccate di aria, come se volesse riempirsi di linfa
nuova e
vitale.
Quando
si fu calmata ricominciò a respirare normalmente, fino a
quando alle sue narici
giunse un odore inconfondibile, di nicotina e menta.
Volgendo
lo sguardo nella direzione dalla quale proveniva quella fragranza,
Hermione
incrociò il gelido sguardo di Draco Malfoy che in silenzio,
la stava studiando.
"
Hei mezzosangue che ti succede? Sembrava che tu fossi sull'orlo di un
infarto!
Cosa c'è? Brutte notizie in arrivo o semplicemente ti sei
finalmente resa
conto, di quanto la tua presenza al mondo sia insignificante."
Hermione
storse un pò la bocca prima di pensare - E' strano
a dirsi ma quasi, quasi
la presenza di Malfoy e le sue battute malvagie mi sono gradite. E'
come se
almeno qualcosa di normale sia rimasto!-
"
Beh, se non hai nulla da dire" disse scocciato Draco " io me ne vado.
Sai non è proprio al centro dei miei pensieri stare fermo
lì a fissarti, mentre
sfoggi quell'espressione assolutamente e palesemente confusa".
Quindi
finito di parlare, il ragazzo le volse le spalle ma fu bloccato
all'istante da
Hermione, che con la voce resa roca dal nervoso lo chiamò: "
Malfoy! Per
favore non andartene!".
Draco
posò i suoi gelidi occhi in quelli caldi e passionali della
ragazza poi annuì
in silenzio, avvicinandosi a lei.
Senza
neppure sfiorarsi, cominciarono a camminare nel grande giardino
dirigendosi
verso le rive del Lago Nero.
Arrivati
vicino all'acqua, che placida sciabordava sulla riva, i due ragazzi si
sedettero e Draco per rompere il silenzio, chiese: " Allora Granger,
che
cos'è che ti preoccupa?" ed Hermione che rifletteva che
quella era forse
la prima volta che lui non si rivolgeva a lei con epiteti vari come
sporca
mezzosangue, sangue sporco, castora, sotto-tutto-io ecc, ci mise un
pò a
rispondere.
Draco
pensando che lei non volesse rispondergli, scosse le spalle e disse: "
Ok,
ok non sei tenuta di certo a dirmelo!".
Hermione,
si girò verso di lui con un debole sospiro poi rispose: "
Non ho segreti
che non posso condividere con gli altri tanto meno con te. Sono un
pò nervosa
perchè stasera ho ricevuto tre biglietti anonimi che mi
lasciano alquanto
perplessa!".
"
Ah si e come mai? Che c'era scritto?" chiese curioso, Draco e lei
rispose:
" Erano solo poche parole scritte da qualcuno praticamente folle!".
"
E da quando scrivere che una persona ti appartiene è
sinonimo di follia? Non
sei contenta di avere uno spasimante segreto?"ribadì lui
soprapensiero.
Hermione
si fermò a pensare che in fondo Draco aveva ragione: lei
avrebbe dovuto gioire
del fatto che qualcuno, anche se non sapeva chi, spasimava per lei e
che la
considerasse sua come aveva detto il biondo.
- Un
momento -pensò la ragazza scioccata - come
diavolo faceva lui a sapere
che in quei biglietti erano scritti da qualcuno che mi considera di sua
proprietà? Io di sicuro non gliel'ho detto! Ma allora come
faceva a saperlo? A
meno che...... -
"
Malfoy" chiese con la gola secca la ragazza " li hai scritti tu quei
biglietti?" e il ragazzo sgranò gli occhi, rendendosi conto
di essersi
tradito e dandosi formalmente dello stupido.
Il
biondo la fissava senza riuscire a trovare le parole da dire e quando
Hermione
gli prese la mano e richiese: " Malfoy sei stato tu?" lui
capì, di
non avere scelta.
"
Si sono stato io" disse con un filo di voce e con il cuore che
prepotente
cercava di uscirgli dal petto.
Hermione
spalancò gli occhi poi a fatica chiese: " Perchè?
Che significa? Cos'è un
altro metodo per divertirti alle mie spalle?".
La
ragazza provava dentro di sé sentimenti contrastanti: da una
parte c'era la
speranza che lui le dicesse qualcosa di bello, dall'altra c'era il
terrore che
lui la stesse prendendo in giro.