I
Bishop e Olivia
si guardarono. Dopo qualche minuto di silenzio il giovane uomo si fece
avanti.
“Si
tratta
di mio padre.” esordì Peter, misurando ogni parola.
“Tuo
padre?”
chiese McGee, confuso “Ma… scusa, ma tuo padre non
è il Dottor Bishop?”
“sì
e no.
Walter è l’uomo che mi ha cresciuto, se
così si può dire. Il mio padre
biologico è Walternativo. Noi lo chiamiamo così,
ma il suo vero nome è Walter
Bishop, segretario della difesa degli Stati Uniti d’America,
con sede a Liberty
Island”
Gli
agenti
lo fissarono straniti.
“Un
momento,
sono confuso.” cominciò Gibbs “il
segretario della difesa è Robert Gates, e la
sede del ministero non è certo a New York, ma a
Washington.”
“Non
nell’universo
dove sono nato io” spiegò il giovane, serio e
composto. Questo riuscì a
catturare tutta l’attenzione dei presenti, quindi
potè continuare “Cominciò
tutto 25 anni fa, il mio doppio, da questa parte, morì di
una malattia di cui
ero affetto anche io. Walter, per salvarmi la vita, mi rapì
alla mia famiglia…”
“Figliolo,
io…” cercò di spiegare il vecchio
dottore, ma si zittì all’occhiata del figlio.
Spesso i suoi silenzi erano più eloquenti di mille parole.
Nel
silenzio
irreale del laboratorio Peter continuò “Walter mi
rapì, mi guarì dalla
malattia, e mi tenne lontano dal mio mondo, dove mio padre, privato
della cosa
più cara che aveva, meditava vendetta.”
“Credo
di
capire.” osservò Gibbs “Credo di capire
entrambi. Se avessi potuto riavere mia
figlia indietro avrei attraversato interi mondi, ma se me
l’avessero rapita
avrei fatto qualunque cosa per riaverla con me.”
Ci
fu di
nuovo silenzio, dopodichè Peter riprese a parlare.
“Circa
sei
mesi fa, Walternativo ha trovato il modo di attraversare il sottile
velo tra i
nostri universi. Mi trovò e mi riportò nel suo
mondo. Ci rimasi meno di una
settimana, poi Walter e Olivia vennero a prendermi, per riportarmi a
casa.”
Il
fugace
sguardo tra il giovane e l’agente Dunham non
sfuggì agli occhi attenti di
Gibbs, uno sguardo complice, di chi andrebbe in capo al mondo pur di
salvare la
vita a una persona cara.
“La
regola
12… te la ricordi, pivella?” chiese, sorridendo,
Gibbs.
“Tecnicamente
Peter è un consulente civile, non un collega” lo
corresse la donna.
“Che
cos’è
la regola 12?” chiese Peter.
“Niente
relazioni
con colleghi.” Risposero all’unisono Tony e Ziva.
“Oh,
capisco…
beh in effetti io non sono un collega di Olivia, quindi non infrangiamo
nessuna
regola.”
“Capisco.
Comunque
torniamo a noi. Perché pensate che quella ragazza,
quell’altra Abby, potesse
essere collegata al vostro Walternativo?” chiese Gibbs,
tornando al nocciolo
della questione.
“E’
il modus
operandi di mio padre, usare cavie umane per i suoi esperimenti. Certo,
a sua
discolpa c’è da dire che lui non ha mai usato i
bambini.” Un altro sguardo
severo si posò sul vecchio scienziato, che mangiava
liquirizie con un’espressione
colpevole e sofferente in volto.
“Cosa
significa?” chiese nuovamente Gibbs.
“Attraversare
gli universi comporta un costo. Dall’altra parte ne stanno
pagando le
conseguenze. Nei giorni che ho passato lì ho visto cose che
non potete neanche
immaginare…”
“Navi
da
combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i
raggi B
balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti
andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È
tempo di morire.” citò
Tony, ma venne zittito da uno scappellotto prontamente assestato da
Gibbs, che
si rivolse nuovamente a Peter, che osservava DiNozzo con
un’aria divertita e composta
allo stesso tempo.
“Come
facciamo a passare dall’altra parte allora?”
“Perché
vorresti
passare dall’altra parte, capo?” chiese Olivia.
“Non
sarà la
mia Abby, ma è comunque Abby, e io non la lascio nelle mani
di un bastardo
emulatore del dottor Mengele”