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Autore: Red S i n n e r    15/10/2011    1 recensioni
Credo che l'amore abbia diverse forme, l'amicizia è una di quelle
pensa Arianna senza aver mai conosciuto un'amica e amando da lontano, la sua vita sa di distanza e cioccolato.
Irene l'amore non sa come cercarlo, si scotta, e nessuno la ascolta senza giudicarla.
Chiara ama contare quando è triste o nervosa e con le parole non ci sa proprio fare.
Nadia è ingenua e infantile, innamorata dell'amore e un po' capricciosa.
Tutte quante cercano un'amica, potrebbero incontrarsi, potrebbero essere ottime amiche.
Potrebbero non riconoscersi mai oppure viversi dal primo istante.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cara amica che non esisti,

mi piacerebbe parlare con te per tutta la notte di tutto e niente insieme.

Mi piacerebbe dirti tutto di me con tranquillità e senza paura e tu mi ascolteresti, scherzando con me finché le luci dell’alba non chiuderanno i nostri occhi stanchi.

Cara amica che ancora non esisti, mi piacerebbe darti consigli (perché so che sei una persona ingenua) e dirti che dell’amore non bisogna aver paura, che bisogna amare tanto senza stancarsi mai.

Ti direi che l’amore può uccidere, che con me forse lo sta già facendo, e farei finta di non accorgermi dei tuoi occhi preoccupati cercare i miei.

Cara amica che non esisti, sento la tua mancanza con una nitidezza impressionante. Vorrei sapere che ci sei, che sopravvivrai alle prime luci dell’alba e che non svanirai nell’accecante luce del mattino, proprio quando ho più bisogno di te.

A.

 Cara amica che non esisti.



 

Arianna si svegliò con il trillo del cellulare nell’orecchio e la piega del cuscino stampata su una guancia. Ancora mezzo addormentata lo afferrò e stropicciandosi gli occhi si mise seduta, il display era illuminato e la informava dell’arrivo di un messaggio. “Buon giorno, amore mio” le aveva scritto Luca, e Arianna sorrise digitando una risposta.

Si stiracchiò sbuffando e infilò il cellulare nella tasca dei pantaloni della tuta che usava per dormire.

Portava il cellulare sempre con sé, dalla mattina fino alla sera, e tutte le persone che conosceva la prendevano bonariamente in giro, per questo lei rispondeva, come al solito, che avere una relazione a distanza era come fidanzarsi con ogni mezzo di comunicazione possibile.

Guardando l’orologio si accorse che era ancora fin troppo presto per andare a lavoro, la pasticceria apriva alle 10, ma decise comunque di alzarsi e andare a fare colazione.

Ad Arianna piaceva alzarsi presto la mattina, e sorseggiando il suo caffèlatte guardava fuori dalla finestra il cielo che velocemente si rischiarava e le persone che camminavano frettolose sui marciapiedi.

Arianna abitava da sola già da un po’ e non sarebbe stato un problema se non avesse portato con sé la solitudine ovunque andasse.

Poggiò la tazza vuota sulla mensola della cucina e guardò il cellulare col display spento poggiato lì affianco, quel display buio un po’ la intristiva e spesso sbloccava il cellulare solo per controllare se avesse ricevuto un messaggio, solo per ricordarsi che era amata.

Arianna forse era triste, ed era assurdo che lo fosse mentre era così innamorata, così felice, eppure non poteva sentirsi altrimenti.

Si era trasferita in una città più grande per seguire il corso di pasticceria e quasi nessuno aveva creduto in lei, sua madre era scoppiata a ridere quando le aveva rivelato il suo sogno. “Vuoi andare via per fare dolci?!” le aveva chiesto ironica, “puoi rimanere qui e fare tutti i dolci che vuoi… poi magari ti trovi anche un lavoro normale!”

Era stata Arianna a ridere e a fare i bagagli.  A distanza di anni non era ancora riuscita a tornare a casa però aveva finito il corso e trovato un ottimo lavoro in una pasticceria artigianale del centro.  

Anche Luca si era trasferito, era andato a studiare lontano dalla famiglia, ma anche lontano da lei, quindi procedevano in una relazione a distanza fatta di messaggi e chiamate a sera tarda. Non si vedevano da due mesi.

La cosa più assurda era che a rendere la distanza tra di loro ancora più sfibrante era tutta quella gente che non faceva altro che chiederle come facesse, come riuscisse a sopportarlo perché “io non ce la farei mai!”.  Arianna di solito faceva una smorfia e aggiungeva più latte al cioccolato, per rendere tutto un po’ più dolce - si diceva – poi la sera tornava a casa con l’amaro in bocca.

Arianna aveva un viso pulito, la pelle chiara e un sorriso che a volte sapeva di malinconia. Lui le mancava così tanto che certi giorni non sapeva come fare, come tirarsi su, e i giudizi degli altri la demoralizzavano, come ancora la demoralizzava la risata di sua madre.

 Ogni sera pensava a tutte le amiche che aveva in quella città così grande: tutte simpatiche, allegre, ma sempre così di fretta, sempre così veloci. “Prendo solo un caffè al volo,” dicevano “devo proprio scappare, ma la prossima volta ci vedremo con più tranquillità.” In realtà non volevano affatto vedersi con più tranquillità, il caos della città era entrato loro nelle ossa, ed erano tutte troppo prese dal fare l’impressione migliore sfoggiando orecchini e un trucco elegante.

Arianna non le immaginava proprio sedute tranquille a mangiare e ridere, oppure sedute scompostamente su un divano a guardare un film in tv. La realtà era che avevano paura dell’immobilità e ancor di più di parlare, ma parlare veramente, conoscersi, viversi, farsi domande. Andavano di fretta e le regalavano un abbraccio scomposto poco prima di scappare.

Arianna aveva l’amore, ma non aveva un’amica, nessuno a cui dire quanto fosse difficile vivere da soli e amare da soli, non aveva mai fatto discorsi strampalati in una serata qualunque, non aveva mai pianto davanti a un film romantico per poi riderci su.

Aveva sempre pensato che l’amore avesse diverse forme e che l’amicizia fosse una di quelle, immaginava che fosse dolce e rassicurante come la cioccolata calda che preparava ogni giorno, ma non l’aveva mai assaggiata, mai vissuta.

Quella casa sapeva di silenzio e distanza, Arianna scriveva lettere che non avevano una destinataria e l’unica cosa che stringeva la sera era un cellulare dal display accesso e un abbraccio troppo frettoloso che non lasciava segni.

   
 
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