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Autore: killer_of_myself    16/10/2011    1 recensioni

  Questa è la storia di un ragazzo, alquanto strano, che a soli 18 anni vive da solo, cercando di conciliare studio e lavoro...

Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                        LA VOCE FUORI DAL CORO

È  lunedì mattina. La sveglia suona. Michele alza la testa dal cuscino, si volta a guardare l’ora. Sono già le sette, ma non ha voglia di alzarsi. Spegne la sveglia e ritorna a riposare. È stanco. Ieri sera è tornato a casa a tarda notte, come al solito. È entrato nella porta di casa barcollando, quasi non si reggeva in piedi. È tutta colpa di quei maledetti bastardi-pensa. 
Lo hanno fatto lavorare fino alle tre del mattino, senza sosta. Ripensa alla notte appena trascorsa , girando per i tavoli a servire acqua e vino, a guardare gli sposi che ballavano, le centinaia  di invitati che ridevano, scherzavano, che facevano commenti sul cibo, sulla qualità del servizio, sulla maestosità della sala. Detesta le loro chiacchiere, ne ha piena la testa. Detesta andare ogni sera al ristorante per racimolare quegli spiccioli che gli consentano di pagare vitto e alloggio. Detesta dover vedere sempre le stesse inutili formalità: il lancio del bouquet, il taglio della torta, il fatidico bacio di due anime gemelle che si sono incontrate. Sembrano tutti dannatamente felici. E non è bello vedere gli altri al “settimo cielo”, se la felicità tu non la riesci a vedere nemmeno attraverso il cannocchiale, se gli occhi ti restano solo per piangere e per guardare ciò che gli altri hanno e tu vorresti avere, ma non hai.  Lui, di certo, non è felice. La vita che conduce non glielo permette. Deve concentrarsi sul lavoro e sullo studio e non riesce a trovare nemmeno il tempo per dormire. Dorme solo quattro ore a notte ed ora deve alzarsi nonostante non ne abbia la voglia, altrimenti farà tardi a lezione.
Ritorna con la testa alla giornata che deve affrontare.  Si  stropiccia gli occhi e si gira verso la sveglia. Cazzo, sono le 7.35-esclama. 
È tardi, quindi si alza, si prepara un cappuccino, corre a lavarsi i denti, si veste in fretta, prende lo zaino e poi esce di casa. Arriva in stazione giusto in tempo: un attimo dopo e il treno sarebbe partito senza di lui. E questo non poteva permetterselo. Sono già troppe le ore scolastiche di lezione perse a causa di ritardi e di assenze. La colpa? La stanchezza. Certe volte apre gli occhi ad ora di pranzo e bestemmia se stesso per non essere riuscito a svegliarsi all’orario da lui stabilito. Questa mattina, invece, a differenza della maggior parte delle altre, arriva in classe puntualissimo, appena dopo il suono della campanella. Si siede al solito posto, al primo banco e aspetta impaziente che il professore entri in classe. Sbatte nervosamente il piede a terra, mentre i compagni di classe riempiono l’aula di un chiasso assordante. Un gruppetto di ragazze sta parlando dei vestiti che dovrà indossare la sera stessa, i ragazzi discutono di calcio. C’è chi sta intrattenendo un conversazione telefonica e chi va avanti e indietro canticchiando. Lui , invece se ne sta zitto, in disparte, assorto nel suo mondo. I discorsi banali li lascia fare agli altri. Ama riflettere, ci affonda nei suoi pensieri. Talvolta si inoltra in ragionamenti così complessi che finisce per perdersi  nell’ abisso delle sue idee. Queste idee le conserva gelosamente dentro di se, le custodisce segretamente, quasi per paura che possano scappare ed andare in qualche posto lontano, quasi qualcuno possa penetrare all’ interno della sua mente e portargliele via, privandolo in questo modo di una parte di se stesso. Anche ora sta pensando. Medita sulla sua vita, su cosa sarà del suo futuro, ma senza trovare risposte plausibili. È  troppo preso dal presente ed ogni volta che porta la sua mente lontano, non riesce mai a giungere a conclusioni accettabili. 
Non a caso, è costretto a stroncare  il filo dei suoi pensieri per l’arrivo in classe del professor Ghisetti, docente di matematica. È un uomo alto e grassottello sui cinquant’anni. Ha baffi appena accennati, capelli completamente grigi e indossa enormi occhiali a tartaruga. Incute timore solo guardarlo, a tal punto che, entrato in aula, alla sua vista tutti ammutoliscono e ritornano immediatamente ai loro posti. Subito si siede, poggia la sua giacca sulla sedia, si aggiusta meticolosamente gli occhiali,fa l’appello e inizia a spiegare.
Oggi ci occuperemo delle derivate di una funzione- dice il professor Ghisetti. Ma Michele non ha proprio voglia di ascoltarlo. A cosa mi serviranno nella vita le derivate?-pensa.
L’ora prosegue interminabile, così come le ore successive, in particolare l’ora di educazione fisica(l’ultima ora).  Deve sopportare ogni volta i commenti dei suoi compagni, che mentre giocano a pallone, puntualmente lo guardano ,mentre resta seduto da solo ,in maniera strana. Ha sentito dire su di lui che è asociale, disadattato,presuntuoso e psicopatico. Tutto questo accade perché non rivolge la parola a nessuno, perché mantiene le distanze da tutti e ogni tanto, stanco della loro presenza e di alcuni dei loro atteggiamenti, risponde a tono, alzando bruscamente il tono di voce. Ma che ne sanno loro? Che se ne andassero tutti a fanculo!
Finalmente la campanella dell’ultima ora suona. Immediatamente prende lo zaino, cerca nel frigo qualche avanzo di cibo e accende la televisione. Stanno trasmettendo “uomini e  donne”, su canale cinque. Questa è tv spazzatura! Bella merda!-pensa. Infastidito dal programma spegne la tv e inizia a mangiare. 
Mangia in modo rapido. Insieme al cibo(mozzarella di tre giorni fa), ingoia la rabbia. È rabbia repressa, i chi si è rassegnato ad una vita infelice, di chi ha cercato di reagire sbattendo con la testa contro il muro, di chi è costretto a subire nel silenzio, con la consapevolezza di non potersi opporre al fato.
Terminato di mangiare, si addormenta sul divano, con la stessa rabbia che gli pulsa nel sangue e gli arriva dritto al cervello. Si sveglia verso le quattro, studia per circa due ore (matematica e fisica), per poi indossare frettolosamente la divisa da cameriere che tanto odia. Secondo lui, la divisa era troppo da conformisti.
Ma perché i camerieri devono vestirsi tutti allo stesso modo?
Non riusciva a spiegarselo, come non riusciva a spiegare tutte le regole che dovevano essere necessariamente rispettate. A lui piaceva infrangere le regole e  le avrebbe infrante anche questa volta arrivando tardi al lavoro. Peccato che sarebbe stato licenziato!
Gli aspetta una serataccia, ma non gli importa: un altro giorno sta per giungere al termine.


  
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