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Autore: Suicidal_Love    16/10/2011    3 recensioni
Il ragazzo strabuzzò gli occhi e si toccò l’addome riscoprendolo fasciato e dolorante … quasi fosse stato pugnalato.
Sgranò gli occhi e si agitò nel letto talmente tanto che i suoi occhi si colorarono d’oro senza che effettuasse alcuna magia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Drago, Gwen, Lancillotto, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: Unwritten

Autrice: Suicidal_love

Rating: Verde

Avvertenze: Slash – Romantico – Drammatico

Paring: Arthur/Merlin

N.A: Questa è una One-Shot che non fa riferimento con precisione alla quarta stagione di Merlin, anzi è di mia totale invenzione. Ho un piccolo avviso da dare a tutti voi u.u se non capite cosa è successo nello specifico è voluto da me poiché ho tentato di mantenere la visione del nostro mago dei fatti. Grazie a tutti e BUON COMPLEANNO al mio Arthur. Tanti auguri ASINO.

 

UNWRITTEN

 

Le fiamme proiettavano luci ed ombre sui disegni, mentre le tenebre circostanti davano l’impressione che la pietra si elevasse ancora di più verso il cielo. Gli occhi luccicarono ancora di più, rossi alle luci delle fiamme.

Merlino entrò nel cerchio di fuoco e la folla sussultò spaventata.

Sotto il candido mantello dei druidi con ricchi ricami d’oro indossava solamente una tunica lapislazzulo in seta che esaltava il suo corpo magro.

Levò le braccia verso il manto stellato e le fiamme si rifletterono sul bacile argentato che teneva fra le mani. Era ricoperto di gioielli d’oro, d’argento, di bronzo, incastonati con pietre preziose e una cascata di pitture gli coloravano il corpo.

I capelli di Merlino erano lucidi e riflettevano quasi i raggi lunari che bagnavano la sua corona di rubini.

Il giovane girò su se stesso nel cerchio di luce per tre volte e quando si fermò la folla cadde nel silenzio interrompendo canti nell’antica religione.

Dalla cintura dell’abito tirò fuori un pugnale anch’esso impreziosito da smeraldi che brillavano di luce propria.

Levò la lama lasciando che i suoi occhi si colorassero d’oro e fece un passo in avanti sentendo la  terra umida bagnargli i piedi nudi. Guardò l’altare in pietra e i seguaci tutt’attorno a lui intonarono una litania alzando le mani verso la madre Luna.

Il moro abbandonò il mantello a terra che cadde creando un silenzioso tonfo. Il suo sguardo si fissò su quello del suo giovane amico che steso su quella pietra fissava silenzioso il sommo sacerdote di Avalon quasi con odio, un odio che però non arrivò mai a quegli occhi azzurri come un cielo primaverile.

“Per la Dea madre compio questo sacrificio purificando la nostra terra dalla tirannia e dall’odio” disse con voce solenne lasciando che le mani tremassero leggermente quasi a burlarsi della sua apparente calma.

Un brivido percorse la folla e Merlino osservò quegli occhi sorridendo impercettibilmente. “Scusami Arthur ti amo” mugolò prima di pugnalarsi allo stomaco creando un boato tanto simile ad un fulmine caduto su una pietra.

Prima di chiudere gli occhi vide solo due occhi chiari fiammeggiare in quella tenebra e una cascata di capelli lucenti ricadere sulla schiena nuda.

“Ho vinto Emrys” sussurrò facendolo inorridire.

Morgana, pensò prima di abbandonarsi alle braccia della morte che silenziosa era venuta a prenderlo.

Un sacrificio invano, un inganno astuto.

 

 

Quando Merlino aprì gli occhi vide davanti al suo viso il nulla se non una cascata di riccioli che lo fecero tremare. Morgana era lì, pensò cercando di urlare invano.

La sua voce era sparita e il suo intero corpo era come paralizzato.

Il giovane mago sbatté più volte le palpebre in preda al panico prima di riuscire a capire che quella mano gentile sulla sua fronte apparteneva alla regina di Camelot, Ginevra.

Il suo cuore per un attimo si calmò e lasciò il suo corpo rilassato. Era stato un incubo. Arthur era vivo, lui era a Camelot e nulla avrebbe turbato quell’equilibrio, pensò stranamente in pace.

Le sue membra divennero pesanti e solo in quel momento si accorse di essere ricoperto da una patina di sudore che come una coperta bagnata aderiva perfettamente alla sua carne facendolo rabbrividire.

Aprì di nuovo gli occhi ed alzò a fatica il braccio toccandosi  le iridi sentendo sulle sue ciglia delle lacrime che bagnarono il suo polpastrello. Aveva pianto?

Deglutì a fatica e cercò di attirare l’attenzione della sua regina che subito, come se avesse intuito, gli portò alle labbra un calice pieno d’acqua, tirandogli su la testa con gentilezza di cui Merlino le fu grato.

Bevve vari sorsi d’acqua fresca che gli bagnò la gola arida rendendolo quasi un’altra persona, nonostante ancora non se la sentisse di parlare.

Il suo capo si riposò sul cuscino e per un attimo tutto il suo corpo rabbrividì visibilmente mandandogli una scarica di nausea che gli impastò la bocca  come se avesse già rigettato.

Guardò il soffitto e con orrore capì di non trovarsi nella sua stanza ma in quella del princi … no RE.

Perché era nella camera del Re?

Voltò il capo verso Ginevra e tossicchiò un paio di volte prima di riuscire a parlare.

“Perché sono nelle stanze di Arthur?” chiese con voce flebile facendo sorridere la giovane amica che gli posò una pezza sulla fronte.

“Arthur ha voluto che tu stessi comodo” disse semplicemente per poi arricciare le labbra in un’espressione che a Merlino risultò buffa “le vostre stanze non erano calde abbastanza e Gaius era troppo stanco per restare al vostro capezzale al freddo tutte le notti” finì in breve.

La ragazza sorrise di nuovo e gli carezzò il volto con dolcezza “Ci hai salvato Merlino, hai salvato tutti noi “.

Il ragazzo strabuzzò gli occhi e si toccò l’addome riscoprendolo fasciato e dolorante … quasi fosse stato pugnalato.

Sgranò gli occhi e si agitò nel letto talmente tanto che i suoi occhi si colorarono d’oro senza che effettuasse alcuna magia.

Aprì e chiuse la bocca alla ricerca d’aria come se questa mancasse, non accorgendosi minimante che la neo Regina si era allontanata facendo entrare con lei i valorosi cavalieri di Camelot che si precipitarono al suo capezzale tenendolo fermo.

Il primo che incontrò i suoi occhi fu Sir Leon che gli sorrise come per rassicurarlo.

Il secondo fu Sir Elyan che gli carezzò il braccio mormorando frasi su come fosse coraggioso.

Il terzo fu Gwaine che con il suo solito sorriso impertinente gli passò una mano fra i capelli sussurrando un ‘sei un idiota coraggioso’.

Il quarto fu, invece, Percival che spostò con poca grazia l’amico e lo sollevò a sedere stritolandolo in un abbraccio soffocante che però gli fece immenso piacere, beh prima di essere ributtato sul materasso come un sacco di grano ritrovandosi davanti il viso di Sir Lancelot che non fece nient’altro che fissarlo per qualche secondo prima di sollevargli il viso posando le sue labbra sulle sue lasciando che il silenzio –rotto da una risatina di Gwaine- si creasse attorno a loro.

“Non fai mai ciò che ti viene detto vero?” disse come se averlo baciato fosse una cosa normale.

“Non … non ricordo” mormorò imbarazzato.

Tutti esaltavano il suo coraggio per qualcosa di cui non ricordava. Si era pugnalato e Morgana aveva vinto … o almeno così diceva il suo incubo no?

Gemette dal dolore e subito i cinque cavalieri si precipitarono al suo letto scostando le coperte per controllare la ferita all’addome.

“E’ E’ tutto apposto” tentò il povero malato imbarazzato dalla sua nudità, beh … nudità parziale.

“Non … “  riprovò venendo interrotto da una voce forte, imperativa “Merlino è convalescente e non è in grado di sopportare una baraonda di questo genere …” disse avanzando nelle sue stanze “uscite tutti, ho bisogno di parlargli” esclamò allungando una mano verso la sua sposa  che l’accettò di buon grado andandosene dalla stanza seguita dai cavalieri.

Improvvisamente Merlino si sentì quasi soffocato da quella presenza e tentò di coprirsi come meglio poteva con l’unico risultato di avere il petto nudo se non per la fasciatura all’addome a coprirlo.

“Ti ringrazio Merlino” disse il princip … oh dannazione Re con aria solenne avvicinandosi al letto “il tuo gesto è stato generoso e con esso hai salvato Camelot ” continuò poggiando la mano all’altezza del suo petto creandogli mille brividi lungo la schiena “Ti ringrazio a nome del popolo di Camelot, dei miei cavalieri e della mia Regina” disse l’ultima parola come se fosse una lama sulla sua ferita.

La sua regina, già. La sua AMATA regina, pensò amareggiato ritornando con lo sguardo lungo i tendaggi color porpora.

“Vi ringrazio Arthur e vi ringrazio anche di avermi ospitato nella sua stanza” rispose sottile evitando di guardarlo.

Che senso aveva la sua vita se il suo destino gli aveva imposto di restare nell’ombra osservando giorno dopo giorno il suo unico amore venir trasportato lontano da lui come se fosse un ramoscello in balia della corrente del mare?

Sospirò pesantemente.

Era inutile sperare in qualcosa di reale quando il destino era già stato scritto, pensò stancamente, prima di sentire una mano calda sul suo viso.

“Ho sentito anche quel ‘ti amo’ prima che ti pugnalassi” sussurrò lasciando che quella stessa mano risalisse lungo lo zigomo pronunciato del suo servitore “sei un idiota, sei il servitore più inutile che abbia mai avuto e credo che in un’altra vita …” guardò Merlino che rispose con un “vi ho già detto che non voglio che voi mi prendiate servitore”.

Arthur rise divertito e gli carezzò la gota fredda ed umida “avrei voluto averti al mio fianco ancora” finì come se il moro non avesse detto nulla.

Merlino sorrise pigramente e socchiuse gli occhi godendosi appieno quelle carezze così poco regali e da Arthur, ma forse era solo perché era stato in punto di morte.

“Grazie asino” soffiò “ma spero di non avere questo onore” finì ridacchiando a fatica, l’addome doleva incredibilmente.

“Sei sempre stato al mio fianco servo impertinente e quando ero su quell’altare ammetto che per un attimo ho pensato che mi avresti pugnalato” rivelò inclinando la testa di lato.

“Devo ammettere che per un attimo ho pensato che pugnalandovi avrei avuto il mio momento di gloria e finalmente delle vacanze, ma poi mi sono detto –Suvvia Merlino ti sei affezionato alla fine a quell’asino borioso ed antipatico-“.

Il Re rise nuovamente buttando la testa all’indietro sinceramente divertito per poi riposare gli occhi in quelli del giovane mago che ricambiò il suo sguardo con dolcezza quasi, una dolcezza mista a rispetto, perché prima dell’amore, dell’amicizia Merlino provava rispetto verso quel giovane Re.

“Merlino non credo di poterti dire quel” fece un gesto con la mano “ma questo” si indicò il petto “pesavo fosse di Ginevra ma è dell’unica persona che ha sacrificato tutto per me e questa persona sei tu Merlino” disse lasciando il moro basito ed incredulo.

Aveva visto il futuro, aveva visto Ginevra brillare negli occhi di Arthur ed ora?

Spalancò gli occhi e sentì due labbra posarsi sulle sue in un leggero bacio al sapore di miele e sudore.

Solo allora nella sua testa risuonò la voce di un caro vecchio amico.

Siamo noi a crearci il nostro destino giovane mago, le nostre scelte scrivono la nostra storia ed il futuro è traballante e variabile. Nel tu destino c’era Arthur Pendragon, Merlino e come ti dissi al nostro primo incontro voi siete due facce della stessa medaglia. Vi appartenete e la tua felicità appartiene al grande Re che fonderà la magnifica Albion. Sii felice giovane mago e sii tu a scrivere la tua storia, non lasciare che siano altri a farlo.

   
 
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