Titolo:
Unwritten
Autrice:
Suicidal_love
Rating:
Verde
Avvertenze:
Slash
– Romantico – Drammatico
Paring: Arthur/Merlin
N.A:
Questa
è una One-Shot che non fa riferimento con precisione alla
quarta stagione di
Merlin, anzi è di mia totale invenzione. Ho un piccolo
avviso da dare a tutti
voi u.u se non capite cosa è successo nello specifico
è voluto da me poiché ho
tentato di mantenere la visione del nostro mago dei fatti. Grazie a
tutti e
BUON COMPLEANNO al mio Arthur. Tanti auguri ASINO.
UNWRITTEN
Le
fiamme proiettavano luci ed ombre sui disegni, mentre le tenebre
circostanti
davano l’impressione che la pietra si elevasse ancora di
più verso il cielo.
Gli occhi luccicarono ancora di più, rossi alle luci delle
fiamme.
Merlino
entrò nel cerchio di fuoco e la folla sussultò
spaventata.
Sotto
il candido mantello dei druidi con ricchi ricami d’oro
indossava solamente una
tunica lapislazzulo in seta che esaltava il suo corpo magro.
Levò
le braccia verso il manto stellato e le fiamme si rifletterono sul
bacile
argentato che teneva fra le mani. Era ricoperto di gioielli
d’oro, d’argento,
di bronzo, incastonati con pietre preziose e una cascata di pitture gli
coloravano il corpo.
I
capelli di Merlino erano lucidi e riflettevano quasi i raggi lunari che
bagnavano la sua corona di rubini.
Il
giovane girò su se stesso nel cerchio di luce per tre volte
e quando si fermò
la folla cadde nel silenzio interrompendo canti nell’antica
religione.
Dalla
cintura dell’abito tirò fuori un pugnale
anch’esso impreziosito da smeraldi che
brillavano di luce propria.
Levò
la lama lasciando che i suoi occhi si colorassero d’oro e
fece un passo in
avanti sentendo la terra
umida bagnargli
i piedi nudi. Guardò l’altare in pietra e i
seguaci tutt’attorno a lui
intonarono una litania alzando le mani verso la madre Luna.
Il
moro abbandonò il mantello a terra che cadde creando un
silenzioso tonfo. Il
suo sguardo si fissò su quello del suo giovane amico che
steso su quella
pietra fissava silenzioso il sommo sacerdote di Avalon quasi con odio,
un odio
che però non arrivò mai a quegli occhi azzurri
come un cielo primaverile.
“Per
la Dea madre compio questo sacrificio purificando la nostra terra dalla
tirannia e dall’odio” disse con voce solenne
lasciando che le mani tremassero
leggermente quasi a burlarsi della sua apparente calma.
Un
brivido percorse la folla e Merlino osservò quegli occhi
sorridendo
impercettibilmente. “Scusami Arthur ti amo”
mugolò prima di pugnalarsi allo stomaco
creando un boato tanto simile ad un fulmine caduto su una pietra.
Prima
di chiudere gli occhi vide solo due occhi chiari fiammeggiare in quella
tenebra
e una cascata di capelli lucenti ricadere sulla schiena nuda.
“Ho
vinto Emrys” sussurrò facendolo inorridire.
Morgana,
pensò prima di abbandonarsi alle braccia della morte che
silenziosa era venuta
a prenderlo.
Un
sacrificio invano, un inganno astuto.
Quando Merlino
aprì gli occhi vide davanti al suo
viso il nulla se non una cascata di riccioli che lo fecero tremare.
Morgana era
lì, pensò cercando di urlare invano.
La sua voce era
sparita e il suo intero corpo era
come paralizzato.
Il giovane mago
sbatté più volte le palpebre in
preda al panico prima di riuscire a capire che quella mano gentile
sulla sua
fronte apparteneva alla regina di Camelot, Ginevra.
Il suo cuore per
un attimo si calmò e lasciò il suo
corpo rilassato. Era stato un incubo. Arthur era vivo, lui era a
Camelot e
nulla avrebbe turbato quell’equilibrio, pensò
stranamente in pace.
Le sue membra
divennero pesanti e solo in quel
momento si accorse di essere ricoperto da una patina di sudore che come
una coperta
bagnata aderiva perfettamente alla sua carne facendolo rabbrividire.
Aprì
di nuovo gli occhi ed alzò a fatica il braccio
toccandosi le iridi
sentendo sulle sue
ciglia delle lacrime che bagnarono il suo polpastrello. Aveva pianto?
Deglutì
a fatica e cercò di attirare l’attenzione
della sua regina che subito, come se avesse intuito, gli
portò alle labbra un
calice pieno d’acqua, tirandogli su la testa con gentilezza
di cui Merlino
le fu grato.
Bevve vari sorsi
d’acqua fresca che gli bagnò la
gola arida rendendolo quasi un’altra persona, nonostante
ancora non se la
sentisse di parlare.
Il suo capo si
riposò sul cuscino e per un attimo
tutto il suo corpo rabbrividì visibilmente mandandogli una
scarica di nausea
che gli impastò la bocca
come se avesse
già rigettato.
Guardò
il soffitto e con orrore capì di non trovarsi
nella sua stanza ma in quella del princi … no RE.
Perché
era nella camera del Re?
Voltò
il capo verso Ginevra e tossicchiò un paio di
volte prima di riuscire a parlare.
“Perché
sono nelle stanze di Arthur?” chiese con
voce flebile facendo sorridere la giovane amica che gli posò
una pezza sulla
fronte.
“Arthur
ha voluto che tu stessi comodo” disse
semplicemente per poi arricciare le labbra in un’espressione
che a Merlino risultò
buffa “le vostre stanze non erano calde abbastanza e Gaius
era troppo stanco
per restare al vostro capezzale al freddo tutte le notti”
finì in breve.
La ragazza
sorrise di nuovo e gli carezzò il volto
con dolcezza “Ci hai salvato Merlino, hai salvato tutti noi
“.
Il ragazzo
strabuzzò gli occhi e si toccò l’addome
riscoprendolo fasciato e dolorante … quasi fosse stato
pugnalato.
Sgranò
gli occhi e si agitò nel letto talmente tanto
che i suoi occhi si colorarono d’oro senza che effettuasse
alcuna magia.
Aprì
e chiuse la bocca alla ricerca d’aria come se
questa mancasse, non accorgendosi minimante che la neo Regina si era
allontanata facendo entrare con lei i valorosi cavalieri di Camelot che
si
precipitarono al suo capezzale tenendolo fermo.
Il primo che
incontrò i suoi occhi fu Sir Leon che
gli sorrise come per rassicurarlo.
Il secondo fu
Sir Elyan che gli carezzò il braccio
mormorando frasi su come fosse coraggioso.
Il terzo fu
Gwaine che con il suo solito sorriso
impertinente gli passò una mano fra i capelli sussurrando un
‘sei un idiota
coraggioso’.
Il quarto fu,
invece, Percival che spostò con poca
grazia l’amico e lo sollevò a sedere stritolandolo
in un abbraccio soffocante
che però gli fece immenso piacere, beh prima di essere
ributtato sul materasso
come un sacco di grano ritrovandosi davanti il viso di Sir Lancelot che
non
fece nient’altro che fissarlo per qualche secondo prima di
sollevargli il viso
posando le sue labbra sulle sue lasciando che il silenzio
–rotto da una
risatina di Gwaine- si creasse attorno a loro.
“Non
fai mai ciò che ti viene detto vero?” disse
come se averlo baciato fosse una cosa normale.
“Non
… non ricordo” mormorò imbarazzato.
Tutti esaltavano
il suo coraggio per qualcosa di cui
non ricordava. Si era pugnalato e Morgana aveva vinto … o
almeno così diceva il
suo incubo no?
Gemette dal
dolore e subito i cinque cavalieri si
precipitarono al suo letto scostando le coperte per controllare la
ferita all’addome.
“E’
E’ tutto apposto” tentò il povero malato
imbarazzato dalla sua nudità, beh …
nudità parziale.
“Non
… “
riprovò venendo interrotto da una voce forte,
imperativa “Merlino è
convalescente e non è in grado di sopportare una baraonda di
questo genere …”
disse avanzando nelle sue stanze “uscite tutti, ho bisogno di
parlargli”
esclamò allungando una mano verso la sua sposa
che l’accettò di buon grado
andandosene dalla stanza seguita dai
cavalieri.
Improvvisamente
Merlino si sentì quasi soffocato da
quella presenza e tentò di coprirsi come meglio poteva con
l’unico risultato di
avere il petto nudo se non per la fasciatura all’addome a
coprirlo.
“Ti
ringrazio Merlino” disse il princip … oh
dannazione Re con aria solenne avvicinandosi al letto “il tuo
gesto è stato
generoso e con esso hai salvato Camelot ” continuò
poggiando la mano all’altezza
del suo petto creandogli mille brividi lungo la schiena “Ti
ringrazio a nome
del popolo di Camelot, dei miei cavalieri e della mia Regina”
disse l’ultima
parola come se fosse una lama sulla sua ferita.
La sua regina,
già. La sua AMATA regina, pensò
amareggiato ritornando con lo sguardo lungo i tendaggi color porpora.
“Vi
ringrazio Arthur e vi ringrazio anche di avermi
ospitato nella sua stanza” rispose sottile evitando di
guardarlo.
Che senso aveva
la sua vita se il suo destino gli
aveva imposto di restare nell’ombra osservando giorno dopo
giorno il suo unico
amore venir trasportato lontano da lui come se fosse un ramoscello in
balia
della corrente del mare?
Sospirò
pesantemente.
Era inutile
sperare in qualcosa di reale quando il
destino era già stato scritto, pensò stancamente,
prima di sentire una mano
calda sul suo viso.
“Ho
sentito anche quel ‘ti amo’
prima che ti pugnalassi” sussurrò lasciando che
quella
stessa mano risalisse lungo lo zigomo pronunciato del suo servitore
“sei un
idiota, sei il servitore più inutile che abbia mai avuto e
credo che in un’altra
vita …” guardò Merlino che rispose con
un “vi ho già detto che non voglio che
voi mi prendiate servitore”.
Arthur rise
divertito e gli carezzò la gota fredda
ed umida “avrei voluto averti al mio fianco ancora”
finì come se il moro non
avesse detto nulla.
Merlino sorrise
pigramente e socchiuse gli occhi
godendosi appieno quelle carezze così poco regali e da
Arthur, ma forse era
solo perché era stato in punto di morte.
“Grazie
asino” soffiò “ma spero di non avere
questo
onore” finì ridacchiando a fatica,
l’addome doleva incredibilmente.
“Sei
sempre stato al mio fianco servo impertinente e
quando ero su quell’altare ammetto che per un attimo ho
pensato che mi avresti
pugnalato” rivelò inclinando la testa di lato.
“Devo
ammettere che per un attimo ho pensato che
pugnalandovi avrei avuto il mio momento di gloria e finalmente delle
vacanze,
ma poi mi sono detto –Suvvia Merlino ti sei affezionato alla
fine a quell’asino
borioso ed antipatico-“.
Il Re rise
nuovamente buttando la testa all’indietro
sinceramente divertito per poi riposare gli occhi in quelli del giovane
mago
che ricambiò il suo sguardo con dolcezza quasi, una dolcezza
mista a rispetto,
perché prima dell’amore, dell’amicizia
Merlino provava rispetto verso quel
giovane Re.
“Merlino
non credo di poterti dire quel” fece un
gesto con la mano “ma questo” si indicò
il petto “pesavo fosse di Ginevra ma è
dell’unica persona che ha sacrificato tutto per me e questa
persona sei tu
Merlino” disse lasciando il moro basito ed incredulo.
Aveva visto il
futuro, aveva visto Ginevra brillare
negli occhi di Arthur ed ora?
Spalancò
gli occhi e sentì due labbra posarsi sulle
sue in un leggero bacio al sapore di miele e sudore.
Solo allora
nella sua testa risuonò la voce di un
caro vecchio amico.
“Siamo noi a
crearci il nostro destino giovane mago, le nostre scelte scrivono la
nostra
storia ed il futuro è traballante e variabile. Nel tu
destino c’era Arthur
Pendragon, Merlino e come ti dissi al nostro primo incontro voi siete
due facce
della stessa medaglia. Vi appartenete e la tua felicità
appartiene al grande Re
che fonderà la magnifica Albion. Sii felice giovane mago e
sii tu a scrivere la
tua storia, non lasciare che siano altri a farlo.”