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Autore: CatharticMoment    16/10/2011    2 recensioni
Tom arrivò ad un palmo dal suo naso.
Costringendola ad abbassare lo sguardo per non sostenere i suoi occhi imbestialiti e minacciosi, non sembrava lui quella sera.
- Tu, non osare mai più avvicinarti a lei. Lasciala perdere. Se ha qualche problema lo so prima di te, perciò limitati a farle capire i numeri o quelle cazzate che fai tu, e per il resto pensa alla tua di famiglia ok? -
Lis sentì il suo cuore spezzarsi in mille pezzi, e per altrettanti mille motivi diversi.
Si limitò ad annuire sconvolta e a tirare su col naso.
La prese malamente per un braccio dirigendola verso la sua auto.
- Adesso vattene. – ringhiò carico di disprezzo
Lei non oppose resistenza e non spiccicò parola mentre Tom la trascinava via.
Era troppo impegnata a controllare il suo dolore e la sua rabbia.
- Non ti voglio più vedere da queste parti. Non ti voglio vedere più – disse fissandola negli occhi.
Lis non si era mai sentita così schifata e disprezzata da qualcuno.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRE
 

 



L'uomo deve poter scegliere tra bene e male, anche se sceglie male.
Se gli viene tolta questa possibilità egli non è più un umano, 

ma un'arancia meccanica.
Stanley Kubrick



 

 

- Ciao!- una ragazza carina e sorridente gli si parò davanti.
- Ciao - rispose con un sorriso imbarazzato.
- Sei Rebecca? -
- Si,si.. sono io, ma puoi chiamarmi Becca - puntualizzò arrossendo.
- Bene! E io sono Elisabeth, ma puoi chiamarmi Lis - la ragazza sorrise stringendo calorosamente la mano a Becca.
La quale se la squadrò dalla testa ai piedi.
Lis era davvero una bella ragazza, molto solare, le sembrò da subito una ragazza normale, o comunque a pelle non gli stava antipatica, e questo la fece tranquillizzare un poco di più.
- Hai fatto colazione? – chiese la maggiore girandosi verso il bancone.
- No -
- Ordiniamo qualcosa allora? Ho le prime due ore di filosofia.. E non posso proprio reggerle a stomaco vuoto.. – commentò Lis.
- Va bene - annuì l’altra sorridendo.
Si misero sedute ad un tavolino che si liberò proprio in quel momento, ordinarono cappuccino e cornetto e iniziarono a conversare. Becca tirò fuori il libro per mostrare alla ragazza quali argomenti avessero già fatto, le disse il nome del professore, e parlando capì subito che la persona a cui si era rivolta avrebbe potuto davvero aiutarla.
E forse sarà stato il suo modo di parlare, di sorridere o scherzare, che smise di sentirsi in imbarazzo e iniziò ad entrare di più nella conversazione.
- Ok, allora ci vediamo mercoledì! - la salutò Lis prima di salire le scale.
- Perfetto.. Ti ricordi l’indirizzo? - le chiese con premura Becca.
- Certo! E se non mi vedi arrivare hai sempre il mio numero.. - la ragazza sorrise e le strizzò l’occhio.
Becca si sentiva quasi felice, e il senso di colpa era sparito, forse avrebbe anche confessato il piccolo segreto che si portava dietro dall’ultima pagella.
 
 
 
 
 
 
 
- Ehm.. Melanie? - Bill cercò di attirare l’attenzione della donna, che si era seduta ai piedi del divanetto  accanto all’entrata.
Quella in tutta risposta emise un mugolio soffocato da un singhiozzo, stava piangendo disperatamente.
I capelli arruffati, il trucco sciolto.
- O Signore! - esclamò vedendo la faccia sconvolta della sua superiore.
Mollò a terra borsa, giacca e quant’altro e si precipitò a chiudere la porta dello studio dall’interno.
Abbassò di corsa le tendine, isolandosi dal resto del mondo, per poi tornare da Melanie che frignava affranta.
Il suo capo era una donna di cinquant’anni egregiamente portati e agevolati da un paio di punturine di botox, bionda, svampita e con una barca di soldi.
Per lei la giornata non poteva definirsi avviata fino a quando non beveva il suo Martini mattutino, e ultimamente di Martini se ne scolava almeno cinque, prima di pranzo.
Ed era spudoratamente in crisi con il suo terzo marito.
- Oh Bill.. Non hai idea di cosa ho scoperto.. - disse drammaticamente portandosi una mano al petto.
Il moro inarcò entrambi i sopraccigli prevedendo che quella sarebbe stata una giornata, molto, molto lunga. Così prese risolutivo la scorta di vodka che la donna teneva nascosta tra i libri di arte barocca, gliela porse e si sedette accanto a lei sospirando, pronto a farsi lessare i timpani da quella voce stridula.
- Quindi.. tu pensi che abbia un’altra..? - chiese annoiato a morte dentro uno sbadiglio, dopo aver ascoltato per ben due ore le lamentele e gli scleri della donna.
- Certo che lo penso.. Ecco perché ho chiamato un investigatore privato - disse sorridendo furbescamente
- E cosa ci devi fare? – disse il ragazzo risvegliandosi completamente.
- Tesoro.. Prima di sposarci quel verme mi ha fatto firmare un contratto prematrimoniale. E se fornisco le prove che lui mi tradisce.. Mi becco tutto io!- disse ondeggiando le spalle in segno di una quasi certa vittoria.
- Come?! - sobbalzò il ragazzo sul divano di pelle beige.
- Ma si.. In fin dei conti non voglio molto, ma almeno posso riprendermi questa meravigliosa perla – confessò avidamente, riferendosi allo studio.
- Pensavo che fosse intestato a te? - chiese turbato da mille pensieri che si stavano addensando nella sua mente.
- Lo è infatti, solo che quando ci siamo sposati ho dovuto condividere la società con lui, sai.. per via delle spese del mio primo divorzio - disse scacciando via il pensiero agitando una mano per aria e bevendo ancora.
Un idea lampo squarciò la mente del giovane, non poteva permettersi di perdere in qualche modo il suo lavoro, gli serviva, e gli permetteva di guadagnare e studiare contemporaneamente.
Così scivolo dal divano fino a sedersi a terra accanto alla donna:
- Sai Melanie, quello che ti sta facendo quell’uomo è davvero orribile! -
- Dici sul serio? -
- Certo! Una donna affascinante e potente come te, guarda come ti ha ridotta! - incalzò ancora di più Bill
- Hai ragione. Ma io non sono forte come sembro..- disse laconica la bionda.
- La sai una cosa? Ti aiuto io a incastrare quel verme! - asserì con convinzione lui.
- Come? - chiese incredula.
- Ti aiuto io a trovare le prove che tuo marito ti tradisce! E tu riavrai il tuo studio, ed i tuoi alimenti! - una piccola fiamma di perfidia e di pura ambizione bruciò negli occhi ambrati del ragazzo.
La stessa che di colpo riaccese anche gli occhi della donna, riportandoli ad un magnifico blu cobalto.
- Bene.. - sentenziò soddisfatta lei ricompiendosi.
- Perché non te ne vai a casa, a farti una doccia e a metterti quello splendido tailleur bianco di Gucci, che ti sta così bene e poi torni qui.. A pranzo hai un appuntamento ricordi? - la invitò Bill sorridendo e aiutandola ad alzarsi.
- Si, credo che farò proprio così.. - disse la donna pregustandosi già la sua vendetta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tom si era appena fatto la doccia, e si stava vestendo in camera sua quando Bill entrò di soppiatto e con una faccia strana.
- Che c’è? - gli chiese sentendosi osservato mentre si stava infilando i pantaloni.
- Ma come fanno a starti su quei cosi senza una cinta? - chiese guardando i Jeans XXXL del fratello
- Li tengo su con il pisello - rispose quello a bruciapelo ridendo.
- Ma quanto sei cretino – commento l’altro portandosi una mano alla fronte, e trattenendosi dal ridere a quella battuta demenziale.
- Me l’hai chiesto tu! - replicò Tom con un sorriso, cercando una felpa nell’armadio.
- Tom ascolta.. Ho bisogno di un favore.. Grande.. - aggiunse incerto.
- Che tipo di favore? - chiese già in apprensione.
Tom sapeva benissimo che Bill non condivideva affatto le sue amicizie, e la banda di cui faceva parte, e che ad ogni occasione lo criticava, ma era l’unico di cui si fidasse, e il fratello spesso lo aveva coperto senza mai chiedergli nulla in cambio.
Per precisare le cose, Bill non chiedeva mai niente a nessuno, sia perché era arrogantemente orgoglioso, sia perché sapeva ottenere benissimo quello che voleva anche da solo.
Ecco perché in quel momento era stupito e allo stesso preoccupato del fatto che suo fratello stava chiedendo il suo aiuto.
- Ecco.. E’ una cosa un po’ delicata.. – tentennò non sapendo da dove cominciare.
- Ti servono dei soldi? - chiese serio Tom.
- No, No.. Non mi servono.. Cioè si, quelli sempre! E comunque me li prendo lo stesso - rise nervosamente - so che li tieni dentro la custodia della chitarra e quando mi servono li prendo- disse senza prendere fiato ammettendo un po’ troppi particolari.
- Già.. Lo so che ci mettete tutti le mani.. - disse impassibile Tom, aspettando che suo fratello svuotasse il sacco.
Sapeva che tutti sapessero dove teneva “nascosti” i soldi, e sapeva anche che sovente  li prendevano tutti, suo padre compreso quando era a corto di liquidi e non aveva il tempo di passare al bancomat.
Li lasciava li apposta.
- Okay.. Arrivo al dunque.. – si schiarì la voce mentre sedeva sul letto del fratello - Oggi ho fatto una cosa terribile.. - disse con una faccia da cane bastonato.
- Bill, mi stai facendo sudare.. Ti prego, dimmi quello che hai combinato - lo supplicò mettendosi seduto accanto a lui.
- Ho bisogno che tu mi trovi delle prove, delle prove che dimostrano che il marito di Melanie la tradisce.. - disse serio e tutto d’un fiato.
- Melanie?! - chiese stordito Tom.
- Si, proprio lei. -
- Delle prove che il marito la tradisce.. – fece mente locale l’altro.
- Esatto.. Delle prove inoppugnabili, legalmente incontrovertibili - precisò enfatico Bill.
- Che non possono essere negate - aggiunse il fratello iniziando a capirci qualcosa.
- Delle foto sarebbero perfette - disse il gemello in un sorrisetto perfido.
I due si scrutarono in viso per qualche secondo, i loro occhi dissero cose che le loro bocche non avrebbero mai pronunciato. Tra di loro è sempre stato così.
- Sai che.. - fece per dire, ma il moro lo interruppe .
- Non mi importa come ti procurerai quelle foto.. - gli sorrise dolcemente.
- Appena possibile avrai quello che mi hai chiesto- Tom ricambiò il sorriso sciogliendosi sotto la carezza che gli donò il fratello, appena prima di uscire.
- Se vuoi… - fece per dire bloccandolo sulla porta.
- No Tom, lasciamelo vivo per firmare i documenti del divorzio! -
lo interruppe ancora una volta Bill terminando la frase.
 
 
 
 
- Devo dirvi una cosa. Anzi, devo chiedervi un favore – annunciò solennemente Becca nel bel mezzo della cena.
- Quale delle due cose nespolina? - le chiese il padre prendendo l’insalata.
- Tutte e due. Prima vi dico la cosa, e poi vi chiedo il favore - disse sospirando
Tom posò rumorosamente le posate nel piatto spazientito, percependo che anche questa richiesta non sarebbe stata ne sciocca, e ne facile da accontentare.
- Beh? Dicci dai - la incitò Bill.
- Ho delle piccole difficoltà in matematica, quindi ho chiesto ad una mia amica di scuola se poteva aiutarmi con i compiti.. - iniziò arrossendo dalla punta dei piedi a quelle dei capelli, mentre i tre maschi la fissavano ammutoliti.
- Ma se in pagella avevi ottimo! Come fai ad avere problemi? Hai una professoressa stronza? – Bill la bombardò subito di domande, riversandole addosso tutta la sua apprensione.
La ragazza sentì un peso sullo stomaco così forte da soffocarla, le stava venendo da piangere nel vedere quanto fosse riuscita a ingannare così bene la sua famiglia, che si fidava ciecamente di lei.
- No.. Solo che-che non la capisco.. Tutto qui. - si strinse nelle spalle.
- Va bene, va bene. Hai fatto benissimo a chiedere una mano, se pensi di averne bisogno allora è giusto così! - la appoggiò Gordon.
- E’ una ragazza dell’ultimo anno.. si chiama Lis, e verrà qui mercoledì alle tre del pomeriggio -
- E’ qual è il favore? - chiese Tom che fino a quel momento aveva solo ascoltato.
- Non fatemi fare brutta figura. Vi prego. - chiese sinceramente preoccupata.
Tom lanciò uno sguardo a tutte le persone che erano sedute a quel tavolo.
E si maledisse per aver previsto come al solito quello che sarebbe successo, e imprecò poiché desiderava sbagliarsi ogni tanto.
Sapeva perché sua sorella era così tremendamente preoccupata.
Perché il mercoledì da dopo pranzo in poi erano tutti a casa.
E il primo impatto che ogni estraneo aveva con la loro famiglia non era mai stato positivo.
Era difficile mantenere un espressione contenuta, una volta capito che Bill non fosse una femmina ma un maschio. 
E non era neanche piacevole scoprire che Tom andava in giro a picchiare a sangue le persone.
E qualcuno ebbe assai da ridire sul comportamento poco raccomandabile di Gordon, che aveva allevato i suoi tre figli come tre zingari al puro stato brado.
Ma nessuno si era mai sforzato di pensare che, forse, non è facile essere abbandonati e piantati in asso all’improvviso da una madre e una moglie e iniziare tutto da capo.
Ma loro avevano trovato il modo per andare avanti, un modo che piaceva a tutti e quindi ritennero che fosse quello giusto.
Tom fece scorrere gli occhi su suo padre, che stava mangiando con la cravatta rigirata su una spalla e un tovagliolo al collo per non sporcarsi la camicia.  Poi passo a Bill, che stava parlando di una nuova tinta per capelli, con la sua personalità d’artista così esuberante e appariscente, poi pensò a se stesso, a quei capelli strani, i vestiti stile hip hop, un vocione roco e uno sguardo arcigno.
E finì con il guardare teneramente Becca che mangiava silenziosamente, e capì che sarebbe stato davvero difficile non farle fare brutta figura.
 
- Allora mi raccomando - disse nervosamente la ragazza.
- Becca scusaci.. ma mica siamo delle persone di cui vergognarsi - commentò leggermente offeso Bill.
Tom si voltò di scatto verso suo fratello, lo scrutò perplesso chiedendosi quanto fosse normale il fatto che un ragazzo avesse un lucidalabbra resistente anche ad una fiamma ossidrica.
- Tra poco arriverà qui Lis. E non c’è bisogno che l’aspettiate davanti alla porta come un plotone da esecuzione- li riprese ancora lei in preda all’ansia.
- Lis? Che nome. – commentò acidamente il moro.
- In realtà si chiama Elisabeth. –lo ammonì la sorella.
- Sai, mi è sfuggito il modo in cui vi siete conosciute.. - chiese infido Bill.
- Che vuoi dire? -
- Tu ce l’hai descritta come una tua amica che fa l’ultimo anno - continuò il moro stringendo gli occhi a fessura.
- E allora? – tentennò l’altra non capendo dove il fratello volesse arrivare.
- Come mai l’unica amica che ti sentiamo nominare è una dell’ultimo anno? - proseguì con tono sempre più indispettito e sospettoso.
- Per-perché.. - iniziò tremante, ma aveva studiato quella frase a memoria, sapeva che qualcuno gliel’avrebbe chiesto prima o poi - fa parte del comitato studentesco, ci sono dei sportelli dove possiamo richiedere informazioni per qualsiasi cosa. E mi hanno detto che lei è molto brava! - disse sentendosi una vera merda per aver raccontato un’altra bugia ai suoi fratelli, guardandoli proprio dritti negli occhi.
- E dai Bill.. Di certo noi non potevamo darle una mano- cercò di abbozzare Tom esasperato.
- Oooh. Ci sono! - esclamò Bill battendo un piede a terra - Sa che sei la sorella di Tom Kaulitz e ti sta usando per arrivare a lui.. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato! - disse voltandosi verso il gemello, guardandolo come se fosse colpa sua.
- Bill. Ti prego.- piagnucolò Becca alzando gli occhi al cielo.
- Adesso stai esagerando davvero - lo rimbeccò anche l’altro a braccia conserte.
- Va bene la smetto. Anzi, farò di più, me ne vado di sopra - disse alzando le mani e sbuffando.
Becca trasse un sospiro di sollievo, almeno uno era riuscito ad allontanarlo.
Poi guardò Tom in piedi accanto alla porta, pienamente cosciente del fatto che nessuno sarebbe entrato da quella porta senza il suo lasciapassare.
- Sei sicura che non mi conosce..? - chiese poi Tom per precauzione.
- No, non credo – rispose non riuscendo a decifrare se suo fratello fosse sollevato o dispiaciuto per questa cosa. Effettivamente tutti lo conoscevano, ma restava sempre il fatto che Lis non aveva ne urlato, ne saltato di gioia e di certo non era scappata a gambe levate una volta conosciuto il suo cognome, da ciò aveva semplicemente dedotto che non lo conosceva.
- Vi mettete in cucina? -
- No, ce ne andiamo in camera mia -
- Comunque, Bill ha ragione… non è carino che ti vergogni di noi – ammise grattandosi la testa.
- Voi siete invadenti, ingombranti, rumorosi e maledettamente impiccioni. Vi voglio molto bene, ma vorrei semplicemente che vi limitaste ad un “Ciao.. Molto piacere” e “Arrivederci a presto”. Almeno tu pensi di riuscirci? - chiese sarcastica.
Tom si abbassò all’altezza della sorella e se la guardò con aria di sfida.
- Fidati. So fare molte cose che tu non sai – sibilò con un ghigno per niente rassicurante.
- Voglio proprio vedere - lo smontò sua sorella guardandolo storto.
- Bene, aspetta che arriva la tua amica e vedrai quanto posso essere del tutto innocuo -
- Si, io vado a portare i libri su in camera -
Becca prese i libri di matematica che aveva riposto sul tavolo della cucina e andò nella sua camera a posarli, nel frattempo la porta suonò.
A Tom venne da già da ridere, immaginando senza un motivo preciso una sfigata occhialuta e flaccida dell’ultimo anno, che non aveva di meglio da fare il pomeriggio che fare ripetizioni di matematica. Oltretutto faceva parte del comitato studentesco, si ricordava bene di quelle acide bisbetiche che nessuno avrebbe mai conosciuto se non fossero diventate rappresentanti d’istituto o cose del genere.
Le belle ragazze posso studiare certo, quel minimo indispensabile però, il resto era tutta vita.
Pensò scioccamente.
Quando aprì la porta per poco non gli venne un colpo.
 
 
 
 
 

 
 
  
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