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Autore: AyakoChan    16/10/2011    9 recensioni
Kagome è tornata nuovamente alla sua epoca per sostenere un esame, che sfortunatamente per lei è stato rimandato. L'acquisto di un braccialetto sconvolgerà ancora di più la sua vita, già piena di avventure e di grandi pericoli. Dopo aver attraversato il pozzo MangiaOssa, infatti, non si ritrova nella sua adorata Epoca Sengoku ma bensì in Egitto... E se, dopo essersi rifugiata in un villaggio rincontrasse Sango, Koga, Kirara e Shippo? E se questo villaggio venisse distrutto dalle guardie del Faraone Inu No Taisho? E se Miroku fosse proprio il consigliere del Faraone, e la persona che ha assecondato la distruzione del piccolo villaggio? E se Kagome si ritrovasse ad essere la schiava del bel principe Inuyasha? Come si metterebbero le cose? E cosa ancora più importante: tornerà mai a casa e al sicuro dai suoi amici dell'Epoca Sengoku e dalla sua famiglia?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dal presente all’antico Egitto

Capitolo 13:

Un ringraziamento particolare a  ‘MoonPrincess’ per avermi sottratto dai doveri che mi attendono ancora ora, e portato nel meraviglioso mondo delle parole e delle fan fiction che da un periodo a questa parte ho dovuto trascurare e a ‘Marti Chan’ che ancora continua a pazientare seguito dopo seguito della storia. Spero di non essermi arrugginita nel mio lungo periodo di assenza. Vi auguro un buon proseguimento, sperando che il capitolo vi sia gradito.

 

Dopo un’intera giornata caratterizzata dal continuo susseguirsi di corse dalla punta fino ai sotterranei del palazzo reale insieme alla sua ancella Kagome, Inuyasha si sentiva a pezzi.

Nella sua vita lussuosa e benestante da principe quale era non si era mai stancato così tanto.

E stancato cosa per poi?

Quel ‘toccata e fuggi’ in ogni singola stanza – anzi, in ogni singolo centimetro di spazio possibile e immaginabile – seguita anche dalle continue urla di rimprovero di Kagome per cosa?

Per uno stupido gioiello che per la ragazza aveva chissà quale assurda importanza? Ebbene sì, indovinato.

E mentre continuava a correre si chiedeva ancora il motivo per il quale non avesse rifiutato.

Se lo chiedeva ancora, e si rispondeva con la scusa che non avrebbe mai e poi mai rifiutato qualcosa chiesta da una Kagome in piena crisi isterica. No, non avrebbe potuto farlo nemmeno volendolo.

Comunque in cuor suo, sapeva che non era così. Sapeva che non era quello il vero motivo.

Si sentiva un po’ in colpa per quanto successo.

Insomma, aveva preso con la forza, tenuto e poi perso un oggetto che non era suo. Che era di Kagome.

Quei pochi – anche se pochi però c’erano! – sensi di colpa che sentiva se li meritava dal primo all’ultimo.

Però nonostante tutto era davvero sfinito, così iniziò a rallentare il passo fino a camminare.

Non poteva crederci, adesso aveva anche il fiato corto!

Kagome, che pochi attimi dopo si era accorta di non avere più il mezzo demone al suo fianco,si voltò continuando a strepitare.

Inuyasha raccolse quella poca calma e lucidità che ancora possedeva per poi dirle “Kagome, io direi di fermarci. Se non lo abbiamo trovato dopo un intero pomeriggio significherà pur qualcosa. Magari è ancora nella nostra stanza e non ce ne siamo accorti”.

La ragazza accantonò per il momento l’emozione che era scaturita dall’aver sentito la parola “nostra stanza” e non “mia stanza” per continuare a insistere.

Il principe a quel punto non ce la fece: la afferrò – seppur con delicatezza – e iniziò a trascinarla verso la calda camera che avevano abbandonato ore fa a causa del piccolo imprevisto.

Poi cercò di farla ragionare:  “Senti Kagome, è da un intero pomeriggio che cerchiamo senza sosta quel braccialetto. Ormai il sole sta tramontando, quindi finiamola qui. Lo continueremo a cercare in un secondo momento, quando ci saremo anche riposati”.

“Non mi importa di riposare! Io ho bisogno di quel braccialetto, ne va della mia stessa vita!”

Il mezzo demone non riusciva a capirla.

“Mi spieghi perché è così importante per te?”

La ragazza chinò il capo e gli rispose “Mi dispiace, non posso”.

Inuyasha annuì, ma ne rimase comunque un po’ offeso.

Credeva che tra lui e Kagome ci fosse un rapporto speciale, diverso da quello che aveva avuto con le sue serve precedenti, e invece adesso era costretto a ricredersi. Lei infatti aveva preferito non parlarne.

Il loro quindi era un normale rapporto tra un principe e una semplice ancella?

No, si rifiutava di pensarlo.

Chissà, magari aveva ancora bisogno di tempo per fidarsi di lui.

Infondo era proprio colpa sua se Kagome era costretta a vivere nel palazzo e a servirlo; che cosa poteva pretendere?

“Qualunque sia il motivo, direi che per oggi abbiamo fatto abbastanza” il mezzo demone mollò la presa “Su, torniamo indietro”.

La ragazza dai capelli color ebano rimase immobile, lo sguardo fisso in basso e i pugni stretti lungo i fianchi. Non gli rispondeva, sembrava non fare più caso alla sua presenza.

Inuyasha la costrinse a guardarlo, sollevandogli piano il mento con sue dita stando attento a non graffiarla e solo allora si accorse dello stato in cui era Kagome.

Aveva gli occhi lucidi e le labbra piegate in una smorfia di imbarazzo.

Sicuramente perché l’aveva scoperta in un momento di fragilità.

All’hanyou il cuore saltò un battito a vederla in quello stato.

“T-ti prego, non piangere!”

“Scusami, adesso smetto…” lo disse con una vocina tale da riuscire ad intenerire perfino il mezzo demone.

Poi la ragazza si strofinò con il dorso della mano per asciugare le prime lacrime che stavano per scendere. Ma non riusciva a smettere di piangere. Pensava che non sarebbe più riuscita a tornare a casa e questo le provocava delle fitte al petto.

La uccideva dentro.

“Mi dispiace, non ci riesco” e le uscì un singhiozzo mal celato.

Inuyasha iniziò ad accarezzarle i capelli per rassicurarla, con fare affettuoso e rassicurante.

Kagome rimase stupida del gesto così come lui stesso.

Da dove veniva tutta quella dolcezza?

Dov’era finito il principe arrogante, presuntuoso, vanitoso e viziato che era?

“Stupida, non devi scusarti di niente. Prenditi tutto il tempo che vuoi: io sono qui, insieme a te”.

Qualcosa dentro la ragazza scattò, portandola ad abbracciarlo di slancio.

L’hanyou non si aspettava una simile reazione, per questo dapprima rimase immobile.

Poi ricambiò l’abbraccio, stringendola maggiormente a sé, continuando anche ad accarezzarle i capelli color ebano.

Kagome smise di piangere, adesso non pensava più al suo futuro, né all’Epoca Sengoku o altro.

No, né ad altro che non riguardasse Inuyasha.

Il suo corpo che adesso era a stretto contatto con il proprio, il suo odore, il calore che emanava… erano meravigliosi, lui era meraviglioso – anche se non lo avrebbe mai ammesso a nessuno all’infuori di lei.

Lui era troppo…

… troppo da riuscire ad avere.

 

Poi tutto accadde velocemente.

Si sentì provenire da lontano un urlo, un urlo di una voce familiare.

Shippo, cavalcando il suo nobile destriero Kirara correva velocemente (quasi come un razzo, da non crederci!) verso di loro urlando a squarciagola.

Inuyasha iniziò a sbiancare, per poi diventare l’incarnazione del nervosismo.

Era ancora Shippo! Sempre quel cucciolo che doveva stargli sulle scatole!

E adesso aveva interrotto anche quel bellissimo momento con Kagome.

Gliel’avrebbe fatta pagare cara, molto cara, su questo ci avrebbe scommesso anche il suo titolo da principe!

Kagome, forse non volevo far assistere la loro scena al cucciolo di volpe, sciolse l’abbraccio e si allontanò un po’ da Inuyasha imbarazzata.

Probabilmente però li aveva già visti…

 Il bambino, ormai con Kirara chiaramente vicini ai due, ordinò alla federe amica di fermarsi.

L’animale fece per frenare, portando una delle zampine anteriori verso l’alto ma, a causa del terreno scivoloso, non ci riuscì e lei così come il cuccioletto che gli stava in groppa finirono per schiantarsi sui due ragazzi.

Un boato atroce si sparse come un eco per tutto il piano del palazzo.

Qualcuno si era sicuramente rotto qualcosa.

Fatto sta che Inuyasha da quel momento fino alla fine della giornata divenne una bestia, nel vero senso della parola.

Difatti Kagome si chiese come mai non si fosse trasformato in demone.

 

Quella sera, la porta della stanza di Shippo venne casualmente chiusa a chiave, se non addirittura bloccata anche dall’esterno…

  
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