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Autore: Tem_93    16/10/2011    11 recensioni
Noah sentì dei capelli solleticargli il volto. Arricciò il naso infastidito e spinse leggermente la proprietaria, facendosi spazio ne letto. Si girò dall’altra parte, cercando di tirare un po’ di coperta dalla sua parte, ma nulla, come al solito lei vi si era tutta arrotolata dentro.
Rachel scese dall’aereo, andando poi a recuperare le valigie. Era tornata a casa. O almeno, era in America e a breve sarebbe tornata a casa.
David chiuse la chiamata arrabbiato come sempre. Non sarebbe tornato da lui, no, aveva chiuso.
Santana si svegliò ancora molto assonnata. Tastò l’altra parte del letto, trovandola vuota. Lei era già andata via, come pensava.
Brittany arrivò al lavoro leggermente in anticipo. Lei le mancava già, come sempre non poteva starle troppo lontano, ma per il lavoro doveva.
Mike si lasciò sistemare la cravatta dalla fidanzata, sorridendo mentre lei era tutta concentrata.
Kurt si sistemò il ciuffo per l’ennesima volta, sembrava che quella mattina non volesse stare come voleva. Si passò poi un filo di crema sul volto e allentò il foulard.
[Future-fic]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17}Your Daughter
 
 
Santana sentì ogni muscolo indurirsi, mentre le mancava quasi il respiro. La bambina aveva detto “mamma”, e continuava a ripeterlo. Quei capelli biondi e sottili, quegli occhi azzurri e curiosi, le piccole lentiggini sul nasino, il salvagente a forma di papera, erano tutte conferme. A fatica si alzò, vedendo Brittany impalata di fronte a lei. Era così bella da farle male in quel costume di un rosa acceso, con la sua pelle candida e i capelli legati in una coda scomposta. Aveva distolto lo sguardo perso, sentendo la bambina chiederle attenzioni, ma poi l’aveva tornato a spostare sull’ispanica. Vide la piccola tuffarsi tra le braccia di Mike, che con naturalezza la sollevò.
Allora era così. Alla fine Mike e Quinn si erano lasciati e Mike aveva optato per l’altra bionda. Diavolo, avevano persino avuto una bambina, anche se del padre non aveva proprio nulla. Vide arrivare dietro ai due anche Rachel e Puck che stavano bisticciando su qualcosa, finchè non si ammutolirono vedendola.
Santana sentiva solo il cuore scoppiarle nel petto, le mancava ossigeno, le tremavano le mani e le ginocchia,e Brittany era ferma davanti a lei, senza dire nulla, con lo sguardo smarrito. Probabilmente era lo stesso che aveva Santana in quel momento. Notò poi la bambina voler tornare con i piedi per terra, facendo come per avvicinarsi a lei. La latina sbattè le ciglia, e decise che l’unica soluzione possibile in quel momento era scappare. Perciò prese a correre, senza guardarsi indietro, sentendo Noah chiamarla a gran voce. Passò Dave, lanciandogli uno sguardo veloce, e continuò a fuggire.
Era l’unica cosa che poteva fare. Di certo non poteva stare lì a chiacchierare con loro. Non poteva stare lì con Brittany e i suoi occhi delusi e vuoti, con Noah che le avrebbe fatto una ramanzina aiutato dalla Berry, con Mike che stringeva quella bambina.
La bambina.
Così Brittany aveva dimenticato tutto? Si era dimenticata di lei, l’aveva rimpiazzata. Eppure non era proprio quello che voleva, quello che le aveva detto di fare? Lei l’aveva abbandonata, era suo diritto trovare qualcun altro che l’amasse. Ciò nonostante perché faceva così male sapere che l’aveva fatto sul serio? Perché era dovuta scappare, se doveva essere una questione chiusa?
Forse era fuggita per quella bimba in effetti. Perché era dolce e adorabile, ed era la figlia di Brittany e Mike probabilmente. Brittany aveva cambiato vita, ci era riuscita. Aveva detto addio a lei e al loro bambino, perché altrimenti in che modo avrebbe potuto crescerne una, sapendo di aver perso il loro?
Mentre continuava a correre sul marciapiede, cercando di tornare all’albergo, non riuscì però a spiegarsi una cosa: come l’aveva riconosciuta? Alla piccola era bastato vederla per chiamarla immediatamente per nome.
Come faceva a conoscerla?!
 
 
 
Rachel afferrò la mano di Brittany e la strinse, cercando nella ragazza una risposta. La bionda scosse la testa, come per disincantarsi da una figura che davanti non aveva più. Con uno scatto abbracciò la più bassa, sospirando lievemente.
Valerie non capiva cosa stava succedendo, sapeva solo che la sua mamma era triste. Valerie sapeva che Santana era l’innamorata di sua madre, ma non capiva perché quando si parlava di lei era malinconica. Pensava che fosse perché non sapeva dove trovarla, invece non sembrava felice nemmeno ora che l’aveva vista. Forse perché era scappata via, ma Valerie pensava che sarebbe tornata indietro da un momento all’altro. Magari voleva solo giocare e farsi prendere. Però nessuno l’aveva rincorsa, tutti erano andati a consolare la sua mamma. Sbuffò avvilita e si sedette sulla sabbia, poi non reggendo più la situazione scoppiò in un pianto. I ragazzi si voltarono immediatamente verso di lei.
-Hey pulcina- le si avvicinò Brittany gattonando e sorridendole, senza badare agli altri, dimenticando tutto il resto perché la piccola aveva la precedenza. Valerie respirò piano e si alzò, affrettandosi a legare le braccia dietro al collo della madre.
-Mami dove è andata?- mugugnò, strofinando il nasino contro alla spalla della donna.
-Non lo so- rispose debolmente Brittany, sedendosi poi a gambe incrociate mentre teneva abbracciata la figlia.
-Ma non preoccuparti, la rivedremo presto- la rassicurò Noah, carezzandole i capelli.
-Davvero?- chiese, asciugandosi gli occhi con un pugnetto.
-Prima di quanto immagini!- annuì Noah, attirando anche lo sguardo stupito dell’altra Pierce.
 
 
 
Kurt entrò nel condominio e, trovando l’ascensore occupato, optò per le scale. Era passata una settimana, ma non aveva ancora detto nulla a Blaine. Come poteva farlo, quando entrava in casa trovando il suo sorriso caldo ad accoglierlo, o quando gli sussurrava una dolce canzone d’amore nell’orecchio prima di addormentarsi o quando gli faceva trovar pronta la colazione. Era terribilmente difficile, perché lui era un fidanzato eccezionale, Kurt si riteneva incredibilmente fortunato, solo che il suo cuore non era totalmente d’accordo con il suo cervello. Perché il suo cuore si sarebbe fermato al terzo piano e sarebbe tornato nella suo vecchio appartamento, solo per cercare qualcosa, una foto, un profumo, che gli ricordasse Dave, mentre il suo cervello lo aveva spinto a fare un gradino,e poi un altro e…
Kurt si bloccò, fermando anche il flusso di pensieri. Sbattè le palpebre e si guardò intorno, come se la cosa che avrebbe fatto subito dopo sarebbe stata losca. Bè un chè di clandestino l’aveva, ma lo sapeva solo lui. Con passo rapido ritornò al terzo piano, arrivando alla fine del corridoio. Nella borsa trovò un vecchio paio di chiavi, che per qualche strano motivo aveva sempre con se, con una targhetta con sopra scritto “77”. Tornò a controllare che nessuno lo vedesse, dopodiché infilò la chiave nella serratura e la girò, finchè non sentì scattare l’ingranaggio. Spinse sulla maniglia ed la porta si dischiuse .
Il ragazzo entrò, chiudendosela alle spalle. Mancavano alcuni mobili, ma quelli che erano rimasti erano ancora disposti come un anno prima. C’era polvere ovunque e l’odore di stantio infastidiva leggermente l’olfatto del giovane. Non sapeva perché Dave non aveva deciso di venderla, o tanto meno di affittarla. Gli aveva persino lasciato le chiavi, come se gli andasse bene che continuasse a vivere lì.
Quella casa era molto più di David. Lui l’aveva cercata, scelta, acquistata, sistemata; Kurt aveva scelto i colori e l’arredamento, non molto altro. Poi entrambi l’avevano abbandonata, continuando solo a pagarne l’affitto. Eppure, Kurt sentiva che quella era casa sua, più dell’appartamento nel quale viveva con Blaine, più della sua casa in Ohio. Perché quell’appartamento era stato comperato appositamente per lui, ed era stato libero di scegliere qualsiasi cosa. Tutto ciò grazie a Dave, col quale l’aveva divisa.
Decisamente non era la casa di Dave o la casa di Kurt, era la loro casa. Senza di uno dei due non avrebbe avuto senso. E forse se David era ben deciso a non venderla, nemmeno ad affittarla, forse era perché ci teneva, e se ci teneva ancora oggi, allora i suoi sentimenti  dovevano essere confusi almeno quanto quelli di Kurt.
Sì, aveva decisamente atteso troppo. Uscì e salì le scale per il quinto piano, doveva assolutamente parlare con Blaine, non poteva più rimandare. Il rossore sulle punte delle orecchie e sulle gote, il battito accelerato e l’eccessiva sudorazione delle mani ne erano la prova.
 
 
 
-Santana?- chiamò Dave entrando nella camera. La trovò seduta sul letto con ancora l’accappatoio indosso, mentre si spazzolava i capelli bagnati. Non rispose e non si voltò nemmeno, continuando a dargli le spalle.
-Oh, io tutto bene grazie, e grazie anche di avermi spiegato così bene perché sei scappata via come una pazza, senza nemmeno prendere le tue cose, mi piace quando partecipi così attivamente ai nostri discorsi- disse lui sarcastico, appoggiando la borsa della ragazza sul letto.
-E’ il primo giorno che sono in America, siamo in California, ma nonostante tutto li ho incontrati- sussurrò la mora, spazzolando la chioma scura senza enfasi.
-Chi, di grazia?- domandò Dave, fermandosi davanti alla ragazza a braccia incrociate.
-Brittany, gli altri…la figlia di Brittany- rispose, senza guardarlo.
-La che?- chiese il ragazzo alzando le sopracciglia allibito.
-La chiamava mamma ed era una lei in miniatura…- continuò, sentendo le lacrime salirle senza riuscire a fermarle.- Lei mi ha dimenticato- rantolò, facendosi piccola e liberando i singhiozzi. Dave le si sedette a fianco e l’abbracciò.
-Senti, nonostante tu lo creda, non sei onnisciente, per cui non puoi essere sicura delle tue deduzioni- borbottò, dandole pacche leggere sulle spalle.- Che ne dici se andiamo a mangiare e ne parliamo dopo?- propose, sollevandole il mento con una mano. Lei assentì, cercando di risistemarsi dopodiché aprì la valigia per trovare qualcosa da indossare, mentre aspettava che anche l’amico si preparasse.
 
 
 
Mentre Rachel faceva la doccia Valerie aveva disposto tutte le conchiglie sul suo letto, mettendole con precisione in fila indiana, con Brittany che era intenta ad phonarle i capelli. Rachel uscì dal bagno asciugandosi i capelli con una salvietta, dirigendosi poi verso le sue valigie.
-Rach guarda che belle!- trillò Valerie, facendole notare come aveva apparecchiato la sua coperta. La brunetta spalancò la bocca, ma notando poi la facciotta soddisfatta della piccola, decise di non arrabbiarsi.
-E dopo io dove dormo?- domandò però, corrugando le sopracciglia.
-Mami dice che tanto saresti andata a dormire da Noah- farfugliò la bimbetta, completando l’opera con l’ultima conchiglietta. Rachel fulminò Brittany, facendola sorridere.
-Fa nulla, dormirai con noi- mormorò quest’ultima, accennando al letto matrimoniale, per poi scrollare le spalle.
-Mamma io ho fame- ripetè la piccola, infilandosi poi con nonchalance un ditino nel piccolo naso, che Brittany ridacchiando si affrettò ad allontanarle dal volto.
-Ora andiamo, Rachel si veste e scendiamo- la tranquillizzò, risistemandole il fiocco nel codino destro.
 
 
 
-Sto morendo di fame. Potresti sbrigarti?- brontolò la latina, passando all’amico una polo azzurra che lui afferrò prontamente e si infilò. Non le rispose, guardandola solo molto male. Santana aveva appena  passato mezz’ora a cercare di piastrarsi i capelli, che evidentemente quella sera non erano dell’idea, per poi legarseli in una coda, ed ora lo accusava di essere in ritardo.
-Spero almeno per te che qui si mangi bene la metà di Breadstrix - sbuffò la ragazza, scendendo le scale di fretta. Si sedettero al tavolo, dove in poco tempo furono serviti, e cominciarono a cenare discutendo del fatto che ancora Dave non sapeva dove fosse stato trasferito.
La mora sentì di nuovo scoppiare una risata divertita alle sue spalle, irritata si voltò per vedere da chi provenisse.
Ancora una volta il cuore le prese a battere troppo velocemente, e in fretta si rigirò verso Dave, chinando però il capo. Non poteva essere vero. Era incredibile! Non aveva senso, era tutto surreale.
“Santana è un incubo, tra poco ti sveglierai” si ripetè nella mente, stringendo gli occhi e torturandosi le mani. Dave cercò con lo sguardo cosa le avesse causato ciò, trovando in fretta la causa. In fondo alla sala, in un angolo, stavano cenando tranquillamente Brittany, Mike, Rachel, Puck e una bimbetta bionda. Puck ad un tratto intercettò lo sguardo di David e gli sorrise complice. Karofsky lo vide alzarsi e dire qualcosa agli altri, che lo osservarono curiosi, dopodiché si avvicinò al tavolo dei due.
Santana era ancora chiusa in se, stringeva gli occhi mentre cercava di rimanere calma. Quando però due mani le si appoggiarono sulle spalle, per poco non saltò sulla sedia. Lanciò un gridolino soffocato prima di voltarsi agitata.
-Lopez..- mormorò Noah, facendole un cenno con il capo. Notò nello sguardo della ragazza un misto di paura e rabbia. Santana cercò di riprendersi per riacquistare la sua solita aria strafottente. Si girò dandogli le spalle.
-Puckerman..- sussurrò, cercando come un aiuto negli occhi di Dave. Ma nello sguardo del migliore amico vide solo un certo strano senso di colpa. La guardava come se si dovesse scusare. Solo in quel momento collegò. Ma certo, era stata una sciocca solo al pensare che tutto ciò potesse essere una coincidenza.
Il messaggio, il trasferimento, la chiamata, la vacanza nello stesso posto e albergo. Tutto filava.
Guardò il ragazzo irata e delusa. Senza dire nulla si alzò, scrollandosi di dosso Puckerman e a larghe falcate fece per tornare nella camera.
Era stata tradita dall’unica persona di cui si fidava completamente. Ora non le rimaneva più nessuno. Con chi si sarebbe potuta confidare, su chi avrebbe potuto contare? Nessuno, non più perché Dave aveva appena fatto la cosa peggiore. L’aveva riportata dalle uniche persone che l’avrebbero fatta stare male ancora una volta, forse anche più di prima.
Le aveva fatto rivedere lei.
Sbattè la porta alle spalle e si infilò nel bagno, chiudendosi dentro e rannicchiandosi nella vasca bianca. Sentì però la porta della stanza riaprirsi e i passi di qualcuno avvicinarsi, dopodiché bussarono alla porta del bagno, ma la ragazza non aveva nessun intenzione di aprire.
-Vattene Karofsky- ringhiò, trattenendo le lacrime amare.
-Santana, apri. Dobbiamo parlare- le rispose Noah, continuando a bussare. La latina corrugò le sopracciglia.
-No!- strillò contrariata –Io non ne ho nessuna voglia-.
-Oh, non me ne frega assolutamente nulla di cosa hai voglia di fare. Ora mi apri questa cavolo di porta e parliamo- sbottò irritato –O la butto giù- aggiunse. Santana borbottò, frustrata, stavolta non aveva via di scampo. Non sarebbe potuta scappare, non avrebbe potuto evitare il confronto con Puck.
Agitata girò il pomello e aprì senza guardarlo, tornando poi a sedersi nella vasca, con un broncio ben visibile. Noah senza tante storie si tolse le scarpe e le si sedette di fronte, volendola guardare negli occhi che lei gli evitata accuratamente.
-Che cazzo vuoi Puckerman!?- sibilò, sentendosi sotto pressione dallo sguardo fisso del ragazzo.
-Sei un’idiota- scandì lui, serio.
-‘Fanculo- disse tra i denti, cercando di alzarsi. Lui le afferrò un polso, costringendola a restare.
-Sei una grandissima idiota, e ora sei arrabbiata perché sai che ho ragione. Già, questa volta non puoi usare la frase che amavi tanto, non puoi guardarmi con uno dei tuoi sorrisini e dirmi che tu hai sempre ragione- continuò il ragazzo –Perché hai torto. Torto marcio se solo non pensi di essere un’idiota-.
-La vuoi piantare di ripeterlo?- strillò, cercando di liberarsi dalla presa.
-Come hai potuto San?- chiese con un fil di voce, guardandola con i suoi occhi verdi e amareggiati –Come hai potuto abbandonare Brittany? Come hai potuto lasciare tutti i tuoi amici, tagliare i ponti con chiunque e far in modo che nessuno ti trovasse?-domandò. Santana indurì la mandibola, tornandosi a sedere, senza il bisogno che lui la tenesse lì.
-Da quel che vedo non fatto altro che farvi un favore. Tu hai la Berry, Mike e Brittany una bambina…- mormorò con un tono duro e rabbioso. Noah sgranò gli occhi ed emise un risolino sarcastico.
-Dio mio Santana, quanta poca fiducia hai in lei. In tutti. Tu hai sempre avuto grossi problemi a fidarti, quando invece avresti sempre potuto fare affidamento su di noi- commentò sospirando.
-Vedi cosa ottengo quando mi fido? Di Dave mi sono fidata, e sono stata tradita. Forse non avevo tutti i torti a dubitare degli altri- controbattè la mora, incrociando le braccia al petto.
-Karofsky l’ha fatto perché ti vuole bene, perché vede che tu hai bisogno di smettere di scappare, devi tornare a casa e affrontare le tue parole una volta per tutte! Tu per ora le hai solo evitate, ma questo non significa averle superate!- le gridò contro, sbattendo un pugno sul bordo liscio. Lei sobbalzò, non aspettandosi quella reazione.
Dave l’aveva fatto per aiutarla, aveva chiesto a Puck e avevano organizzato tutto ciò solo per lei? Non riuscì più a trattenere le lacrime, che ormai spingevano impazienti di sgorgare dai suoi occhi.
-E pensavate che vederla con quella bambina mi avrebbe aiutata?- singhiozzò, tirandosi le ginocchia contro il petto, come per rimpicciolirsi.
-Sì, pensavo che vedere tua figlia ti avrebbe aiutata-annuì lui.
Santana cercò di rispondere, ma la bocca le rimase leggermente aperta e gli occhi sbarrati. Cosa intendeva per sua figlia? Puck ricordava vero che per mettere al mondo una bambina ci vogliono un uomo e una donna?! Lei e Brittany si erano lasciate quando quella bambina ancora non c’era, non poteva essere sua figlia. Al massimo era figlia solo di Brittany, ma lei non c’entrava proprio nulla.
-C-cosa stai dicendo?- balbettò confusa.
-Hai presente quella bimbetta con cui ti sei scontrata oggi? Occhioni azzurri, capelli biondi, tre anni e tanta voglia di giocare?- le descrisse, alzando la mano come per indicare l’altezza –Lei è tua figlia- ripetè. Ancora una volta Santana non riuscì a capire. Quello che stava dicendo non aveva nessun senso.
-C-Cos…E’ impossibile?! Io, cosa c’entro e ..come faccio a…- bisbigliò, agitando le mani frenetica.
-Se non avessi deciso tutto tu, senza lasciare dire nulla a Brittany, magari avresti scoperto che il giorno in cui te ne sei andata lei aveva scoperto di essere rimasta incinta. Se non avessi fatto in modo di non essere rintracciabile magari avresti ricevuto uno dei milioni dei nostri messaggi, forse non ti saresti persa quasi quattro anni della vita di Valerie- spiegò Noah, tornando cupo.
Valerie. Il suo nome era Valerie, proprio come Brittany aveva sempre voluto. Tre anni e mezzo più nove di gravidanza corrispondevano a quasi cinque anni, proprio il periodo da cui mancava da Lima. Allora era vero? Noah stava dicendo la verità?
Quella bambina era “sua” figlia sul serio?
 
***
 
Suvvia, non odiatemi troppo! Ero stata leggermente cattivella, ma ho aggiornato quasi subito, né!? Lo devo a quelle persone bellerrime che recensiscono e che io adoro *w*
 
Note:
-Sì, San è scappata, maaaa aspettate..
-Kurt è spuntato fuori dal nulla, ma vi avverto che non parteciperà alla vacanza.
 
A presto! Spero ci siano pochi errori :)
Besos,Miky
  
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