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Autore: LazySoul    16/10/2011    3 recensioni
E, anche se aveva mille motivi per lasciarla perdere e concentrarsi su altro, non ci riusciva perché aveva bisogno di sentirsi vivo, e solo con lei gli pareva di poter respirare la vita.
E poi eccola, da sola in un corridoio buio nel bel mezzo della notte.
Stava piangendo, raggomitolata su se stessa, il corpo che tremava scosso dai singhiozzi e le mani che stringevano in modo convulso l’orlo della gonna ormai irreparabilmente stropicciata.
Il volto era nascosto dai ricci ribelli e l’unica cosa che lui riusciva a scorgere erano le labbra, talmente rosse da sembrare rose.
E in quel momento si arrese.
Si inginocchio accanto a lei e le sistemò i capelli dietro all’orecchio.
Non fece caso al volto sbalordito di lei, mentre le sfiorava la fronte con un bacio.
Non si rese conto del piccolo sorriso timido che gli aveva rivolto quando le aveva offerto la mano, per aiutarla ad alzarsi.
E non aveva notato neppure il suo battito cardiaco a mille, mentre la faceva scontrare contro il suo petto in un abbraccio protettivo...
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Insieme 10 mini-one-shot (Dramione) -Lazysoul

Dunque vorrei iniziare dicendo che è uno strano esperimento che ho trovato chissà dove e ho deciso di provare anche io.

Intanto ho scelto la coppia DRACO/HERMIONE e poi mi sono ascoltata dieci canzoni a caso dalla mia cartella musicale ed il risultato sono dieci mini-one-shot, alcune più lunghe altre più corte a seconda di quanto la canzone mi ispirava. Sono molto confusionate e non ci sono collegamenti tra di loro, ma spero che vi piacciano e che avrete tempo di lasciarmi un commentino!:)

Ovviamente i personaggi che ho usato non mi appartengono.

Buona lettura!

 

Prima canzone: We Believe, Good Charlotte

 

 

Inutile mentire, era stanco di fingere che non gliene importava niente.

Lei era così... giusta.

Eppure allo stesso tempo terribilmente sbagliata.

Sbagliata per la sua famiglia, ma non per ciò che era realmente.

Era un mese che la seguiva ovunque senza farsi vedere, senza farle capire di esser sempre lì con lei.

Si sentiva quasi un angelo custode, il suo angelo custode.

Era strano il modo in cui lo faceva sentire, quando si battibeccavano – in quei brevi momenti che per lui equivalevano a respirare un po’ di vita – sentiva dentro un fuoco di rabbia.

Rabbia per non essere come avrebbe dovuto essere per poter stare con lei...

Ecco un altro sintomo: i pensieri diventavano improvvisamente contorti quando la vedeva passare, quando litigava con lei, quando la spiava da lontano.

E, anche se aveva mille motivi per lasciarla perdere e concentrarsi su altro, non ci riusciva perché aveva bisogno di sentirsi vivo, e solo con lei gli pareva di poter respirare la vita.

E poi eccola, da sola in un corridoio buio nel bel mezzo della notte.

Stava piangendo, raggomitolata su se stessa, il corpo che tremava scosso dai singhiozzi e le mani che stringevano in modo convulso l’orlo della gonna ormai irreparabilmente stropicciata.

Il volto era nascosto dai ricci ribelli e l’unica cosa che lui riusciva a scorgere erano le labbra, talmente rosse da sembrare rose.

E in quel momento si arrese.

L’angelo decise di diventare qualcosa di reale per poterla proteggere anche dalla tristezza e dal dolore.

Si inginocchio accanto a lei e le sistemò i capelli dietro all’orecchio.

Non fece caso al volto sbalordito di lei, mentre le sfiorava la fronte con un bacio.

Non si rese conto del piccolo sorriso timido che gli aveva rivolto quando le aveva offerto la mano, per aiutarla ad alzarsi.

E non aveva notato neppure il suo battito cardiaco a mille, mentre la faceva scontrare contro il suo petto in un abbraccio protettivo.

Avevano smesso entrambi di pensare a qualcosa di razionale.

L’unica cosa che era concessa loro era credere a quello che stava succedendo.

 

 

 

Seconda canzone: Written in the stars, Tinie Tempah feat. Eric Turner

 

 

Era scritto nelle stelle, piccola.

È stato il destino a farci incontrare quella sera e non smetterò mai di ringraziare il fato per questo.

Perché tu dovevi essere lì, quel giorno, quell’ora, quel minuto, quel secondo.

E lo stesso valeva per me.

Capita che i destini si incrocino e io sono felice che i nostri si siano incontrati.

Te la ricordi quella sera?

Io ce l’ho impressa a fuoco nella mente, è come se tutto fosse accaduto da meno di tre ore.

Indossavi un lungo ed elegante abito da cocktail color petrolio che metteva in risalto la tua pelle candida, eri poco truccata e i capelli erano legati in un crocchia disordinata che ti faceva sembrare ancora più elegante.

Erano passati anni, eppure non eri minimamente cambiata, eri sempre la stessa.

Si vedeva che non ti piaceva essere così elegante, che avresti preferito di gran lunga un semplice paio di pantaloni e un maglione qualsiasi, eppure eri così bella che mi venne voglia di avvicinarmi per parlarti.

Non lo feci ovviamente e ti spiai da lontano, inoltre ero con la mia fidanzata, non potevo mica lasciarla per andare a parlare con una mezzosangue!

Tu eri con San Potty e la Piattola, che ti mostrava orgogliosa il ventre gonfio per l’ennesimo figlio – ormai l’intero mondo magico aveva perso il conto di quanti marmocchi avevano avuto quei due – e tu eri affiancata da quell’idiota di Weasel che non ti considerava minimamente, troppo occupato a fare gli occhi dolci alla cameriera.

Vedevo che ti dava fastidio e non ti biasimavo affatto.

Sai piccola la mia esistenza non è mai stata “libera” non ho mai potuto scegliere niente di niente in quei miei venticinque anni di vita, tranne quell’attimo: quando ti ho vista alzare e dirigerti verso il bagno e ti ho seguito.

Non ho ascoltato il borbottio di disapprovazione di Astoria, troppo preso dal tuo corpo che si stava allontanando, e ti ho semplicemente raggiunto in quello stretto corridoio dove ti ho vista fermarti e voltarti a guardarmi con occhi magnetici.

Mi chiedesti come mai ti avevo fissato per tutta la serata e perché ti avevo seguito fino a lì e e ti sussurrai un semplice: «Era scritto nelle stelle»

Quello che accadde dopo mi lasciò spiazzato.

Avevi incominciato a piangere come una bambina indifesa e questo mi aveva fatto sentire il bisogno di consolarti e di abbracciarti stretta a me.

Ho impresso nella mente il sapore di quel bacio che ci siamo dati a fior di labbra, ma più di tutto ho impresso nella mente quello sguardo di supplica che mi avevi lanciato.

Volevi essere salvata da te stessa, volevi essere amata.

Pensavi che io fossi in grado di fare ciò che mi chiedevi.

E ancora una volta – l’ennesima – non sbagliavi.

Ti ricordi quel biglietto? Quello che mi hai infilato in tasta prima di tornare al tuo tavolo e al tuo ragazzo?

Io lo conservo ancora e spesso lo riapro leggendo quelle poche parole.

 

Crystal Hotel, stanza 12 ore 23.30. Puntuale.

 

Quanti ricordi in quella stanza: il tuo sfogo su quanto odiassi la tua vita con Ron, su come era diventata stressante la Piattola che non vedeva l’ora di diventare zia, su San Potty che non faceva altro che incoraggiare Ron a prendere tempo prima di “finire imprigionato” nel matrimonio con te e tante altre piccole cose che ti stavano facendo impazzire lentamente.

Verso l’una di notte ti eri bloccata di colpo, guardandomi sconvolta e borbottando qualcosa del tipo: «Dio! La mia vita è così vuota e triste che mi ritrovo qui, in una stanza d’Hotel a parlare con Draco Malfoy della mia vita sentimentale!»

Ti eri alzata ed eri corsa verso la porta, ma io ti avevo bloccata e ti avevo baciata.

Non avevo nessun doppio fine, l’unica cosa che volevo era farti sentire meno sola e credo di esserci riuscito, piccola.

Era scritto nel destino il nostro incontro e il nostro avvicinamento.

Come era già deciso che tu lasciassi Ron e io lasciassi Astoria.

Come era già deciso che tu dicessi di si alla mia proposta di matrimonio.

Come era già deciso che ti avrei amato per il resto dei miei giorni.

Come era già deciso che tu dessi alla luce i nostri due bellissimi bambini.

Per fortuna piccola le stelle non sbagliano mai.

 

 

 

Terza canzone: Sincerità, Arisa

 

 

La sincerità in una coppia era la cosa più importante per capirsi e per potersi fidare l’uno dell’altro.

O almeno, questo era quello che aveva sempre pensato Hermione Granger, prima di rendersi conto che c’era una cosa però ancora più importante: l’Amore, un particolare che non va sottovalutato mai.

Eppure ad Hermione non importava l’amore, lei voleva soltanto una vita normale, una vita fatta di piccole cose quotidiane che si ripetono tutti i giorni.

Voleva una famiglia, voleva sposarsi, voleva avere dei bambini, voleva diventare un’Auror...

Insomma, voleva tante – troppe – cose.

Credeva però che con la sincerità si potesse ottenere di tutto, un matrimonio felice, per esempio.

E per la prima volta in vita sua si rese conto che no, la sincerità non bastava più.

E tutto per colpa di Ron, per le sue lamentele, per il suo ignorarla totalmente in qualsiasi occasione e per i suoi comportamenti da bambino piccolo.

La sincerità non bastava, ci voleva anche dell’alchimia e tra lei e Ron, non ce n’era affatto.

Eppure non voleva distruggere tutto quanto solo perché non si sentiva più attratta da lui, o perché non facevano l’amore da più di una settimana ormai e a lui non sembrava dare fastidio.

Il motivo scatenante che la spinse a lasciarlo fu il trovarlo a letto – nel loro letto! – con un'altra.

Cosa accadde dopo?

Nulla di particolare, semplicemente si buttò anima e corpo nel suo lavoro evitando di socializzare con esseri di sesso maschile, convinta che fossero tutti troppo rozzi e stronzi per lei.

Aveva il cuore spezzato e non voleva rischiare di soffrire ancora.

Durante quel periodo – due mesi circa – di solitudine passava parecchio tempo con Ginny, alla quale dispiaceva che sua fratello e la sua migliore amica si fossero lasciati e provava in tutti i modi a spingere di nuovo Hermione tra le braccia di Ron.

Sfortunatamente però la ragazza non riusciva più a fidarsi di lui.

Un giorno accadde un fatto a dir poco singolare.

Era il giorno Venerdì 13 e Hermione era uscita di casa di corsa, senza notare i nuvoloni che si addensavano in cielo, e non aveva avuto tempo di prendere l’ombrello. Per questo motivo si bagnò tutta, attirando l’attenzione di parecchi passanti. Ma la giornata non era finita, infatti, dopo cinque disastrose ore lavorative, era corsa fino alla lavanderia dall’altra parte della città per scoprire che era chiusa e non aveva trovato un negozio o un bar che potessero ospitarla e coprirla dalla pioggia per alcuni isolati.

Alla fine si era ritrovata in una piccola libreria, dove si era scontrata con l’unica persona che non si sarebbe mai aspettata di trovare lì: Draco Malfoy.

Erano passati anni dall’ultima volta che l’aveva visto, ma era lui.

Di sicuro.

L’uomo era sbalordito quanto lei, ma la salutò gentilmente, senza insulti come ai tempi di Hogwarts.

Quando alla fine smise di piovere la ragazza uscì dalla libreria e si diresse verso casa sua a piedi – dato che c’era anche lo sciopero dei mezzi.

Dopo nemmeno venti secondi però si rese conto che Malfoy era dietro di lei.

Chiese spiegazioni, leggermente infastidita e scoprì che lui viveva dalle parti del suo appartamento.

Accaddero molte altre cose quel giorno, una più strana dell’altra, ma quella davvero importante era stato l’invito di Malfoy  bersi un caffè il giorno dopo.

Hermione si presentò all’appuntamento e trascorse il pomeriggio più piacevole da molto – troppo – tempo.

Tra i due c’era parecchia alchimia, anche se entrambi si rifiutavano anche solo di pensarlo, ma un giorno arrivò il momento delle confessioni.

Aveva trovato l’amore? O soltanto un altro uomo che avrebbe finito con l’odiare?

Non si sa, ma una cosa è certa: la cosa più importante è sempre la sincerità.

 

 

 

Quarta canzone: Beautiful moster, Ne-yo

 

 

Il mio cuore stava bruciando.

Ma forse non era solo il cuore, era tutto il mio corpo.

Come era successo? Cosa mi aveva fatto cadere così in basso?

Avere bisogno del tuo tocco, del tuo corpo, della tua presenza...

Era assolutamente tutto sbagliato!

Ma non m’importava.

Avevo deciso di smettere di pensare, non volevo preoccuparmi di niente nell’immediato, avrei risolto tutto poi più avanti, quando sarei riuscito a ragionare lucidamente.

Per il momento ero troppo sbalordito per il fatto che ti trovavo bella.

Ti rendi conto Granger?!

Tu bella!

Un anno fa sarebbe stata una barzelletta crudele, ora era terribilmente doloroso.

Non ho mai visto nessuna come te.

E nessuna si è mai comportata così con me.

Tu stai giocando col fuoco, ti stai divertendo a tentarmi, a illudermi per poi lasciarmi insoddisfatto.

Sei un mostro, un bellissimo mostro, ma non m’importa perché infondo mi piace e ne ho bisogno.

Ti seguo per i corridoi come un uomo nel deserto che segue il suo miraggio e mi sento un’idiota, ma allo stesso tempo non riesco a farne a meno.

Ti vedo svoltare l’angolo e poi appiattirti contro il muro, come se potessi diventare parte di esso.

Nei tuoi occhi vedevo del fuoco, stavi bruciando anche tu allo stesso modo in cui bruciavo io?

Non conoscevo una risposta a questo dilemma, ma speravo segretamente di si.

Inutile dire che la tentazione di baciarti era stata troppo forte e che non sono riuscito a fermarmi, lo sai già.

Eppure voglio farti capire quanto quel bacio sia stato sconvolgente.

Tu sei una mezzosangue e su questo non ci sono dubbi in proposito, fin da piccolo i miei genitori mi avevano ripetuto che  le persone come te sono feccia, quindi renditi conto di quanto fossi spaventata da quello che stavo facendo: stavo cancellando tutto quello che mi avevano insegnato, tutto quello che credevo vero e per cosa?

Per un semplice bacio?

Eppure credimi, ne è valsa la pena.

Perché tu sarai anche una sangue sporco indegna, ma sai una cosa?

Non m’importa.

 

 

 

Quinta canzone: Tranne te, Fabri Fibra

(non mi piace molto come canzone e quando è capitata casualmente ho pensato di cambiarla, ma non sarebbe stato corretto, spero che ciò che ne è venuto fuori vi piaccia!)

 

 

 

Le feste mi erano sempre piaciute, eppure quella non mi riusciva a coinvolgere abbastanza.

Avrei voluto uccidere quell’idiota che aveva avuto la brillantissima idea di organizzare un ballo a Hogwarts dopo dieci anni dalla fine della scuola.

Insomma, non è che avessi poi così tanta voglia di rivedere tutti quei vecchi compagni che avevo provato a dimenticare, avrei potuto rifiutare l’invito, ma non mi sembrava il caso così alla fine mi ero ritrovato circondato da tutti quegli idioti che non facevano altro che chiacchierare, bere e ballare.

L’unica cosa – anzi persona – che aveva attirato la mia attenzione era la Mezzosangue, che continuava a ballare con quell’idiota di Weasel, che avevo scoperto esser diventato suo marito.

Era cambiata molto, era diventata una bella donna (cosa che non mi sorprese molto) e senza rendermene conto mi ero ritrovato a volerla, di nuovo.

Provai ad assaggiare uno dei drink, ma sapeva di tè così lo trasfigurai in wiscky.

Quanto vidi che ti stavi allontanando colsi l’occasione e ti seguii.

Non sapevo come comportarmi.

Tutto quello che mi ossessionava di te ai tempi della scuola era tornato a galla.

Il modo in cui ti passavi la mano tra i capelli, il tuo modo di sistemarti la gonna nei momenti di imbarazzo, la sensualità con cui ti mordevi le labbra quando eri in difficoltà o non sapevi cosa dire...

Volevo vedere se eri ancora così, se eri ancora le Granger che un tempo desideravo.

Tre cose di te le sapevo, eri bella, mora e sposata.

Eppure non m’importava nulla di quell’idiota di Weasel, ero sicuro che non riuscisse ad eccitarti, o almeno non come avrei potuto fare io e credimi, io sono un esperto in queste cose.

Quando ti sei fermata in mezzo ad un corridoio a fissarmi, ho rivisto la mezzosangue di un tempo, quella che era diventata la mia ossessione.

Spesso la sera, quando avevo solo te in testa provavo a contare le stelle – sperando che funzionassero come con le pecore – ma non riuscivo ad addormentarmi quasi mai, così mi ritrovavo con una voglia incredibile di baciarti senza però averne davvero la possibilità.

Molte ragazze si erano concesse a me durante gli anni di scuola, ma te mai.

Non sapevo cosa aspettarmi da te quella sera, ma di sicuro non quella frase: «Credevo di avere avuto tutto ciò che volevo dalla vita Malfoy. Ma ora mi rendo conto che si, ho avuto tutto, tranne te»

Meno di un minuto dopo mi ritrovavo in un aula vuota con te stretta addosso che mi riempivi di baci.

Nessuno sa resistere al fascino di un Malfoy.

Un tempo avrei detto: tutti tranne te Granger, ma mi sbagliavo.

 

 

 

Sesta canzone: Feeling sorry, Paramore

 

 

Mi guardo intorno nel castello, ma non ti trovo da nessuna parte.

È passato quasi un mese da quando ho perso le tracce della tua presenza.

Non so dove ti sei nascosta, ma non mi è mai piaciuto giocare a nascondino, quindi ti conviene uscire, e al più presto.

Mi sento così stanco e mi sto annoiando, non trovando nessuna tua traccia in giro, ma non ho intenzione di arrendermi.

Ti troverò e non mi scuserò per tutte le bugie che ti ho detto, perché non ho tempo per sentirmi dispiaciuto di averti mentito.

Non ho più tempo per nulla ormai, soltanto per un veloce addio.

Il tempo è ormai scaduto da un po’, ma non riesco a non sperare di rivederti per un ultima volta, magari con un libro di mille pagine sotto il braccio e uno sguardo sconvolto quanto ti dirò addio.

Ma non ti trovo, non riesco a scorgerti nei corridoi bui, sembra che tu sia svanita nel nulla e questo mi fa arrabbiare e allo stesso tempo piangere il cuore, perché avrei tanto voluto dirti addio prima, quando tra di noi era tutto molto più semplice, quando ci divertivamo a nasconderci dietro alle colonne per poterci baciare, oppure quando tu mentivi, per venire a qualche nostro appuntamento, a quei balordi dei tuoi amici.

Ecco, avrei voluto non esser stato costretto a spezzarti il cuore per proteggerti da quello che sono, ma non ero riuscito a trovare una soluzione migliore in quel momento e ti ho mentito, ti ho fatto credere di aver solo giocato con te e di essere lo stronzo di sempre, quando in realtà sei stata proprio tu a cambiarmi interamente.

Ma non ho neppure il tempo per dispiacermene, perché devo andare.

Mi arrendo, tanto non sarei riuscito a trovarti nemmeno se avessi avuto a disposizione un anno intero, non se tu non vuoi essere trovata.

E mi tornano alla mente tutte quelle promesse che non sono riuscito a mantenere, tutti i ti amo che ti ho detto, senza però dimostrartelo davvero e non ho mai sentito il bisogno di scusarmi per questo, perché tu intanto lo sapevi, ma non riuscivi lo stesso a fare a meno di me.

E solo ora mi rendo conto che per me è lo stesso: non posso stare senza di te.

Ma non ti ho trovato, non ti sei fatta trovare e ora devo andarmene da mio padre, lui si aspetta che io diventi un Mangiamorte come lui.

Ma io ho sempre sognato la libertà e con te l’avevo trovata.

E non ho nemmeno il tempo necessario per sentirmi dispiaciuto che mi ritrovo te davanti con gli occhi pieni di lacrime e la consapevolezza sul volto che questa è l’ultima volta che riusciremo ad essere solo Hermione e Draco, perché tra poco saremo costretti ad essere il Mangiamorte e l’Auror.

Addio amore.

 

 

Settima canzone: She’s a rebel, Green Day

 

 

Sembri una regina con quell’abito bianco che ti fascia il corpo.

Cosa dovresti rappresentare Mezzosangue?

Una santa?

Tu non lo sei mai stata, anche se in molti lo hanno spesso pensato, ma io ho capito che mentivi, che mostravi agli altri ciò che volevano vedere e non come sei in realtà.

Sei una ribelle, lo sai tu, lo so io.

E la dimostrazione è quel tatuaggio che ho visto sulla tua spalla per caso un giorno, raffigurava un serpente che avvolgeva una mela.

Potrebbe avere molti significati, ma il primo che mi è venuto il mente è: il peccato.

Scommetto che quegli idioti dei tuoi amici che ti considerano il simbolo della resistenza contro il Signore Oscuro non sanno nulla di quel tatuaggio.

Ho ragione Granger?

Ma non è l’unico motivo che mi spinge a pensare che tu sia l’opposto di quello che tutti credono che tu sia.

Un altro indizio che mi ha condotto a questa conclusione è il biglietto che ho trovato in camera mia questa mattina, sul mio comodino.

Volevi che ci incontrassimo e ora sono qui, nella Stanza delle Necessità, con te che ti avvicini fin troppo sicura, avvolta in quell’abito bianco che mi piacerebbe tanto strapparti di dosso per dimostrarti che ho capito che tu non sei affatto pura.

Ma mi trattengo e aspetto che sia tu a parlare, ma non accade e mi ritrovo senza nemmeno accorgermene con te avvinghiata addosso e la pelle che brucia per l’intensità dei tuoi baci peccaminosi.

Visto piccola?

Avevo ragione, tu sei il peccato fatto persona.

 

 

 

Ottava canzone: Una rosa blu, Michele Zarillo

 

 

Finalmente era arrivato l’ultimo anno.

Non ce la facevo più a sopportare quegli idioti dei prof e credevo che sarebbero stati nove mesi come tanti e invece è cambiato tutto, dal momento in cui ti ho rivista.

Non eri più tu, ti eri tinta i capelli di biondo, ti comportavi da snob e avevi un filo di follia nei tuoi occhi che mi faceva impazzire.

Giravano voci che ci stavi con tutti, che cambiavi ragazzo ogni sette giorni e che ti eri addirittura fatta fare un tatuaggio sul seno, a quanto pare una rosa blu.

Ed eri talmente bella e affascinante mentre passavi per i corridoi, che se fossi finita anche tra le braccia probabilmente non sarei riuscito a farti andare via e avrei finito col legarti un laccio al cuore che ti avrebbe fatto male se avessi provato ad andartene.

E quel giorno è arrivato, durante il cambio dell’ora ti sei avvicinata e mi hai spinto in un aula vuota.

Senza ascoltare le mie domande confuse ti sei spogliata e mi hai strappato i vestiti di dosso.

E mi piaceva il modo in cui mi toccavi e mi baciavi, mi facevi sentire su un altro mondo e credevo di impazzire per il modo dolce e leggermente perverso in cui mi ti comportavi con me.

Continuavo a ripetermi che probabilmente avevi fatto così anche con tutti gli altri che mi avevano preceduto, eppure dentro continuavo a ripetermi che era impossibile che per te fosse solo sesso.

Mi piacevi così com’eri, con la rosa blu tinta sul tuo seno sinistro che spiccava in confronto alla pelle candida e con quegli occhi dorati che sembravano volermi mangiare.

E passa il tempo, passano due giorni e poi ancora due.

Passa una settimana in cui ogni sera ci incontravamo in camera mia o nella Stanza delle necessità e non succede ancora nulla.

Passa una settimana ancora e alla fine capisco ciò che non hai il coraggio di dirmi: vuoi lasciarmi.

Non so se volere è il verbo giusto, perché credo che ti sentissi in dovere di farlo.

E quell’ultima volta insieme quasi non mi sono accorto di averti detto che ti amavo e tu a quella confessione eri rimasta impassibile, pungendomi con la tua rosa blu.

Ma la cosa che fa più male è che non va più via la sensazione della tua pelle contro la mia.

E di notte mi immagino ancora di tenerti tra le braccia e di poterti baciare ancora.

I miei cuscini profumano ancora del tuo odore.

Sapevi di rosa.

 

 

 

Nona canzone: Lose control, Evanescence

 

 

Non potevo permettermi di perdere il controllo, non con te.

Eppure sembrava impossibile resistere ai tuoi occhi magnetici.

Avevo detto a Ron ed Harry di non seguirmi quella notte perché volevo vedermela da sola con te, forse fu quello il più grosso errore della mia vita.

Ricordo quanto mi terrorizzava l’idea che presto sarebbe scoppiata la guerra e avrei rischiato di perdere i miei amici, tutte le persone a cui tenevo di più, ecco perché stavo venendo da te. Volevo che facessi la spia per noi dell’Ordine e sapevo di avere un’arma in più per convincerti rispetto a Ron e Harry: il mio corpo.

Non mi consideravo bella, ma tu l’ultima volta mi avevi guardata in un modo talmente malizioso che alla fine mi ero resa conto che non era la prima volta.

Era semplice giungere alla conclusione che tu mi volessi, non era altrettanto semplice però convincere me stessa che concedermi a te era la cosa migliore che potessi fare per ottenere informazioni utili in più.

Ecco perché sono entrato in camera tua da sola quella notte, senza “la mia scorta personale”, come definivi i miei due migliori amici.

Non avevo mai dovuto usare il mio corpo come arma e tu non mi stavi facilitando le cose, dato che continuavi a guardarmi in quel modo torbido e malizioso, che non faceva altro che terrorizzarmi.

Quando alla fine ti ho detto chiaro e tondo cosa volevo e cosa ero pronta a concederti ho visto i tuoi occhi scintillare e mi hai sorriso.

Hai avvicinato il braccio al mio, lo hai stretto e hai reso vincolante il nostro accordo.

Io mi sarei concessa a te se tu ci avessi aiutato facendo da spia.

Spesso durante le lezioni mi mandavi bigliettini con informazioni molto utili e più di una volta ti sei avvicinato baciandomi la fronte.

Era disarmante accorgersi che anche io ti volevo.

Ron e Harry non mi chiesero come avessi fatto a convincere Malfoy a passare dalla nostra e fui loro grata per questo.

La sera prima dell’inizio della guerra – una delle previsioni della Cooman era stata parecchio chiara in proposito ed era riuscita a fornirci addirittura l’ora esatta dell’inizio della prima battaglia – decisi che era giunto il momento di mantenere l’accordo.

Sgusciai in camera tua, eccitata e spaventata allo stesso tempo.

Una cosa però è certa: perdere il controllo non è mai stato così piacevole.

 

 
 

Decima canzone: I Don’t Believe You, Pink

 

 

Inutile dire quanto io odi ora il suono della tua voce.

Inutile ammettere che io non ho mai finto su quello che provavo.

Inutile dire che un tempo credevo che tu fossi diverso.

Ma ora non mi fido più di te.

Perché tu hai trasformato le nostre battaglie nei corridoi in chiacchierate amichevoli, facendomi credere di esser  importante – almeno un pochino – per te.

E invece avrei dovuto non crederti e ignorare la tua voce dolce, mentre mi dicevi di non piangere, che ci saresti sempre stato tu accanto a me per sorreggermi e proteggermi.

Quelle promesse non le hai mai mantenute.

Ti sei solo servito di me per una stupida scommessa che volevi vincere a tutti i costi.

E ora mi sento come se fossi in un brutto sogno dal quale non ci si può più svegliare.

Vorrei ricordarti che mi avevi detto che noi eravamo perfetti insieme, le due parti di un insieme, ma non troverò mai il coraggio.

Vorrei urlarti contro quando dici che non ho bisogno di te, perché non è vero e so che tu lo sai.

E in fondo sapevo già fin dall’inizio che tu te ne saresti andato lasciandomi sola, ma avevo sempre voluto credere che tu fossi cambiato.

E ora ho smesso di illudermi e di farmi illudere da te.

Perché non ne vale la pena.

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Spero che vi sia piaciuto l'esperimento!=) 

Grazie per aver letto!

Vero che mi lasciate un commentino?! -.o

Lazysoul
  
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