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Autore: _diana87    16/10/2011    3 recensioni
New York, anni '30. Alexander Castle è un detective a capo della squadra omicidi di NY. Un giorno si presenta al distretto l'affascinante Katherine Bellefluer che gli offre dei soldi per aiutarla a risolvere il caso di omicidio di una donna, scomparsa da anni, ma di cui è stato ritrovato il corpo solo di recente. Senza sapere il perché, Castle accetta la proposta della donna, non sapendo di entrare in una tela di sospetti e di segreti che lo porteranno ad indagare nel suo passato.
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Javier Esposito, Kevin Ryan | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Seppur in ritardo

Pian piano riesco a finire anche questa FF ...un po' di pazienza, su :D

Buona lettura :D

 

ps: ho scritto che vengono utilizzate delle microspie, in realtà non sono molto sicura che negli anni '30 c'erano già queste tecnologie XD 

 

 

Power and the money

 

 

La riunione era finita.

Castle guardava sua madre - sì ormai era il caso di dirlo - intenta a parlare con Hoover e gli altri agenti.

Il modo in cui si destreggiava in mezzo a tutti quegli uomini... come se stare al centro dell'attenzione fosse sempre stata una cosa innata.

Sorrise.

Un sorriso amaro.

Alexander Castle avrebbe voluto conoscere meglio sua madre. Si pentiva invece della strada che aveva intrapreso da giovane, di aver osannato la mafia, i boss... il potere, il denaro... convinto che gli avrebbero aperto le strade ovunque. Quello che Alexander Castle non sapeva però, era che prima o poi tutti i sogni di questo genere crollavano. Prima o poi, una volta raggiunto il successo, la vita di un boss cadeva.

La donna lo guardò interrompendolo dai suoi pensieri. Ebbe un sussulto quando Martha si avvicinò a lui.

"Madre?"

"Richard..." si corresse subito "Scusami, qui ti chiamano Alexander... Alexander Castle..." disse con una nota amara.

L'uomo sospirò.

"Non è che ami molto questo mio nome, preferivo Richard... ma vabbeh, questo è ciò che mi ha riservato la vita!" concluse lui abbozzando un sorriso.

La mamma iniziò a ridere di gusto all'umorismo strano del figlio. Questo fece sorridere completamente Castle, che si sentì libero... libero di confessare le sue pene finalmente.

"Ah...mi spiace per tutto."
La donna smise di ridere e lo guardò.

"Richard Castiel... non azzardarti a incolpare te stesso... stare con la BOI mi ha fatto capire cosa vuol dire farsi prendere dal lato oscuro del potere... soldi e potere... potere e soldi... bla, bla.." gesticolava con le mani facendola più un'attrice teatrale che un'infiltrata di un'organizzazione del governo.

Parlava come se non desse così tanto peso al fatto che suo figlio fosse stato un poco di buono, un criminale... sentiva che c'era qualcosa di diverso in lui.

Poi arrivò la fatidica domanda.

"Madre... come fa la BOI a sapere del mio passato? Voglio dire... appunto perché lo sanno, dovrebbero mettermi in prigione..." Castle abbassò la testa, giocherellando con il cappello che si era appena tolto. Martha gli prese il braccio, iniziando a comprenderlo.

"Tesoro... tu non sei un criminale, capito? Non hai ucciso nessuno... quelli della Chicago Outfits ti hanno imbrogliato... sanno che tu sai e voglio fregarti. Ma noi siamo più furbi di loro... sapevo che prima o poi avresti cercato di unirti a loro... ma che loro non accettano personale a meno che tu non sia un italiano immigrato..." gli fece un gesto di disgusto che lo fece sorridere "...sono così selettivi questi italiani! Comunque... per anni sono stata in contatto con la BOI... ti abbiamo seguito perchè sapevamo cosa stavi per fare e sapevamo che sarebbe stato pericoloso... sapevamo anche che avevi cambiato nome. Rintracciarti è stato difficile, ma... beh, siamo il governo degli Stati Uniti, alla fine vinciamo sempre, come nella guerra! God bless America!" concluse lei alzando una mano in alto e un'altra sventolandola verso il basso.

Castle rise pensando che sua madre in quel momento le ricordava molto una mummia egiziana. Lei se ne accorse.

"Sei cambiato, sai? E forse ho capito anche il perchè..."

In quel momento i due intravidero Katherine Bellefleur passare attraverso il lungo corridoio del dipartimento. Poi chiese a Laine qualcosa e lei in risposta gli indicò il capitano del BOI, Hoover.

Martha Rodgers aveva capito che suo figlio era veramente cambiato. Qualunque fosse il suo nome, Alexander o Richard, lui restava sempre suo figlio. Il suo unico figlio. E doveva ringraziare quella donna che aveva visto se era così...

 

Castle si scusò con sua madre per raggiungere Katherine, che in quel momento era abbastanza preoccupata mentre parlava con Hoover.
"Tutto a posto, qui?"

Katherine notò Alexander dietro di lui e gli sorrise, poi senza farsi vedere, portò la mano dietro di lei per intrecciarla con quella dell'uomo.

"Sì, detective Castle. La signorina Bellefleur mi stava illustrando la sua proposta per incastrare la Chicago Outfits."

Castle sembrò non capire, guardò prima la donna e poi l'uomo. Katherine gli strinse più forte la mano.

"Mi dica tutto, signore."
Hoover guardava preoccupato Katherine, che ricambiò il suo sguardo. Era molto decisa, e incitò l'uomo ad andare avanti e parlare.

"Katherine... Beckett, figlia di Johanna Beckett, vuole percorrere le orme di sua madre a agire da infiltrata nella Chicago Outfits."
"Non se ne parla." fu la risposta immediata di Castle.

Katherine si morse il labbro e si voltò verso di lui, lasciandogli la mano.

"Ma io voglio farlo! Questo è qualcosa che riguarda me e mia madre. Voglio vendicarmi di chi si è preso gioco di lei e l'ha uccisa. Devo aver la mia vendetta, Alexander... come tu hai avuto la tua vedendo Capone in prigione!"

Castle si rivolse a Hoover.

"E lei glielo lascia fare? Questo potrebbe essere pericoloso!"
"Se Katherine è determinata come sua madre, allora... mi fido." rispose Hoover, e poi si congedò.
Katherine si rivolse a Castle sorridendogli e prendendogli la mano.

"Andrà bene. Te lo prometto. Stavolta avrò te e la BOI a coprirmi le spalle. Mia madre non aveva nulla di tutto ciò."

 

"Spero abbia capito tutto esattamente, signorina Beckett..." la donna sistemò il vestito viola della ragazza, aiutandola a sistemare un piccolo microfono nell'interno dell'abito, sotto il seno.

Non si preoccupi, Martha... sono sicura di quello che sto facendo..." rispose Katherine sorridendole.

Martha si comportava in modo materno con tutti. E questo a Katherine nonostante ciò piaceva. Le mancava sua madre, e il fatto che stava per fare ciò che anche Johanna fece 7 anni fa, da una parte la rendeva soddisfatta di potersi chiamare "Katherine Beckett" e non più Bellefleur.

Da lontano, Castle osservava le due donne della sua vita andare d'accordo, e lentamente si allontanò per raggiungere la postazione di blocco del BOI.

In bocca, sempre il suo sigaro.

 

La donna entrò silenziosamente nell'hotel e si annunciò come Katherine Beckett alla hall. Il receptionist rimase un attimo a boccheggiare dalla bellezza della donna. Katherine indossava un vestito lungo e viola, scollato avanti, forse troppo per le donne del tempo, capelli lisci e sciolti e un cappello viola allungato coordinato col vestito.

"Un attimo, torno subito..." il ragazzo corse e si diresse in un'altra saletta dove c'era Frank Nitti e alcuni criminali della cerchia della Chicago Outfits.

Katherine si sfregava le mani.

Era nervosa.
L'omino noto come Frank Nitti, le si avvicinò col sorriso stampato in faccia.

Katherine si sforzò nel ricambiare; doveva sembrare tutto vero, non doveva far saltare la copertura.

Era ad un passo dallo smascherare quella gang e lo avrebbe fatto.

"Signorina Katherine, sono contento che abbiate deciso di incontrarmi... prego, venite nella mia saletta, così possiamo discuterne bene sulla faccenda di voi-sapete-chi."

Lei si limitò a sorridere nervosamente, e non si lasciò sfuggire un ticchettio agli occhi.

Dannazione, doveva restare concentrata.

Poi con molta destrezza, prese sottobraccio l'uomo e riuscì ad attaccargli una microspia che Hoover le aveva dato prima.

Grazie a questa, la BOI poteva sentire attraverso delle apparecchiature ancora un po' rozze, cosa stava accadendo nell'hotel.

"Signorina, attenda qui un attimo."
"Va bene."
Frank Nitti si allontanava e veniva avvicinato dal suo braccio destro, Paul Ricca.

"Frank... sei sicuro dell'operazione che vuoi fare? Andare in affari con la figlia di Johanna Beckett?" gli chiese Paul in un accento vagamente napoletano, suo luogo d'origine.

Frank prese il braccio del collega.

"Paul, Paul... qui si fanno affari, lo sai come funzionano queste cose... diremo alla ragazza che Alexander Castle ha ucciso sua madre e che ne abbiamo le prove... testimoni oculari, pronti a testimoniare contro il nostro caro detective... poi quando ne avremo occasione, faremo fare alla bella guagliona una brutta fine... e il nostro amato boss Capone, sarà presto scagionato dai suoi tanti crimini e nessuno saprà che è stato lui ad uccidere Johanna..." rispose l'altro, con accento salernitano calcato.

Ricca sembrava gradire l'idea.

 

Castle stava fremendo.

Hoover lo teneva fermo, mentre Esposito e Ryan gli consigliavano di calmarsi e di non commettere stupidaggini.

"Castle, non possiamo mandare a monte l'intera operazione! Non finché Katherine si farà dire tutto sul complotto contro di te!"

Il detective però non riusciva a ragionare. Non con la donna che amava che stava rischiando la vita.

Sua madre Martha lo guardava con preoccupazione: Castle teneva veramente a quella ragazza. Ma ora il suo lato brusco doveva restare fermo.

 

"Katherine, mi scuso per l'interruzione del mio amico Paul Ricca..." Frank si avvicinò alla ragazza e l'abbracciò, poi le diede due baci sulla guancia. "In Italia noi usiamo salutarci così."

Lei tentò di sorridere.

"Oh siete molto calorosi laggiù." si schiarì la voce "Signor Nitti..."
"Chiamatemi Frank."
"Frank... io volevo sapere qualcosa in più sull'uccisione di mia madre ad opera di... Alexander Castle..." esitò un po' a dire il nome del suo amato, ma sapeva che quella era qualcosa che doveva fare.

Si sedettero su dei divanetti dove ordinarono qualche drink.

"Beh è molto semplice... in quell'anno, il 1925, noi della Chicago Outfits eravamo una gang affermata... la più pericolosa ma anche la più stimata... Al Capone era al massimo del suo potere. Sua madre, oh una gran donna, era la preferita tra le donne del boss. Forse per il suo charme... la sua caparbietà... comunque erano una bella coppia. Fatto sta che Castle ci aveva tormentato con la storia che voleva entrare nella gang... noi gli abbiamo detto di fornirci una prova del perché vuole entrare... così sparò a tua madre... casualmente, capisci? E la poverina cadde a terra... le donne del boss non si toccano, picciarella, ma Castle, no... lui era cinico freddo e senza cuore... Capone si incazzò e lo cacciò prima ancora di entrare nella gang... poi fuggimmo perchè avevamo la polizia alle costole... ah, povera donna..."

Katherine stringeva a sé le mani, mentre il cuore le si stringeva più forte.

Nello stesso momento, Castle esplose e irruppe nell'hotel, puntando la pistola contro i presenti.

 

"Alexander Castle! Ma che bella sorpresa! Ora butta giù la pistola, famm u' piacere..." diceva Frank, tenendo le mani in alto e abbassandole di tanto in tanto.

"Giammai, Frank! Stavolta sono attrezzato!"
"E cosa vorresti fare, eh? Dimostrarci che sei un uomo e uccidere la bella guagliona qua?" lo provocò Ricca, indicando Katherine, che al momento era sì terrorizzata ma era fiduciosa.

Chiuse gli occhi, ispirò ed espirò.

"A dire il vero, signori... lui non è da solo..." Katherine mostrò la sua microspia alla gang, che in risposta tirarono fuori le loro mitraglie per proteggere i loro boss.

Frank rise.

"E ora?"
"E ora arrivano i buoni... fuoco, ragazzi!" Hoover apparve dietro a Castle e Katherine, ordinando ai suoi agenti di fare fuoco.

Contemporaneamente, Castle portò Katherine via dall'hotel, evitandole quel massacro.

 

La notte trascorse tra gli agenti di polizia e la BOI di Hoover che ammanettarono Nitti e Ricca principalmente, mentre gli altri erano morti.

I due sarebbero stati condannati per frode e per altri crimini. Tuttavia, qualche anno più tardi, Nitti sarebbe stato rilasciato dal carcere e avrebbe ripreso la sua attività illegale.

Hoover ringraziò la polizia di New York e sopratutto Castle e Beckett per la collaborazione.

Ora Castle era un uomo libero, senza più un passato sulle spalle.

Martha Rodgers aveva dato le dimissione al BOI poiché "non ho più l'età per fare certe cose" disse lei al vecchio capo Hoover, che la prese a ridere, e lei ricambiò, scolandosi insieme una bottiglia di whisky del '29.

Alexis finalmente aveva rivelato al detective di essere sua figlia, e lei gli aveva riportato il ciondolo con la foto sbiadita di sua madre Meredith e di lui... ancora giovincello, con qualche chilo in meno e più capelli.

Alexander l'aveva presa un po' alla sprovvista, non voleva crederci... poi notò qualche somiglianza tra sua madre e Alexis e allora capì tutto.

Non sarebbe stato facile trovarsi con una madre e una figlia così all'improvviso, ma sapeva che prima o poi ci avrebbe fatto l'abitudine a vederle al distretto.

 

Quel giorno, era un freddo inverno del '32, Katherine Beckett - perchè tornò a portare il cognome di sua madre, dopo che la defunta ricevette la medaglia all'onore civile - si presentò al dipartimento.

Castle la vide bella come sempre e le sorrise venendole incontro.

"Ehi, Kate... sei stupenda... cos'è quel sorriso?"
"Niente, una fidanzata non può venire a trovare il suo partner?"
Lui alzò un sopracciglio.

"E da quanto siamo partner?"
"Beh signor Castle, mi pare che abbia risolto un caso d'omicidio, o sbaglio?"

Si diedero dei baci sul naso, ridendo tra loro.

Poi lei si morse il labbro.

Quando faceva così, Castle capiva che lei stava per dirgli qualcosa.

"Avanti, spara."
"Cosa?"
"So che devi dirmi qualcosa... quindi, spara!"
Lei sorrise, si morse il labbro, poi guardò in alto.

Tentava di fare la vaga e andava per le lunghe, e questa cosa faceva agitare terribilmente il povero detective.

Katherine guardò Alexis che giocava con la bambina di Laine... sì, Laine ed Esposito si erano sposati qualche settimana prima, proprio perchè lei era incinta!

"Sì, in effetti, ho... qualcosa da dirti..."

 

TO BE CONTINUED...

Non perdete il prossimo capitolo con l'epilogo!!

Sono bastarda lo so, a lasciarvi così in sospeso u.u

   
 
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