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Autore: GiardinoArtico    17/10/2011    1 recensioni
« Un giardino luminoso e rigoglioso,
ove esser Maghi non è un pericolo,
ove regnano pace e serenità.
Un giardino,
un giardino artico. »
Dal primo libro Poetica di Tosrìa il saggio.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo.

Ci fu un lampo, e poi il portale magico si aprì.
Era come una porta, una gigantesca porta color del cielo, e riluceva di scintille argentee. Quando si aprì, un tiepido vento primaverile ne fuoriuscì, e dietro vi comparve l'immagine di un Giardino, un Giardino radioso e puro, e in lontananza vi si potevano notare le montagne artiche.
 

Superi il portale, la luce ti acceca per un momento.
Sotto i tuoi piedi la terra scompare per un momento, poi poggi nuovamente sul terreno. Ti cedono le ginocchia, atterri nell'erba fresca di un prato.
«Benvenuto, giovane mago.»
Una voce ti sveglia. Dinnanzi a te si trova una donna alta e slanciata, avvolta in bianche vesti, dai lunghi capelli color dell'oro e dalla voce candida. Ti chiama, ti da' il benvenuto.
La donna si gira e si incammina, lungo uno stretto sentierino in ghiaia. La segui, e ben presto ti trovi nelle strade di una cittadina.
Qualcosa non va. Hai notato? Gente che trasforma bottiglie in gatti o viceversa, bambini che agitano boccette ripiene di liquidi dorati, vecchi che recitano lente nenie mentre da uno specchio fuoriesce una luce che li ringiovanisce. No, decisamente qualcosa non va.
Alzi lo sguardo. Cosa vedi? Il cielo, ma che colore ha? Oh, lo hai notato, eh? Il cielo è argento. Aguzzi lo sguardo, e un pizzico di magia ti fa notare che in realtà è una barriera magica quella che ti separa dal cielo
«Stupito, giovane mago?» chiede ancora la voce candida di colei che ti sta guidando per le vie del paesino.
Camminate per qualche minuto, e le stranezze divengono sempre maggiori: dal nulla compaiono donne e uomini di ogni età. Ti ritrovi di fronte a un edificio in mattoni dall'aspetto di un antico castello medievale.
«Sei pronto per la magia?» ripete ancora la voce.
Una luce, e poi il nulla.


Ti risvegli in una stanza. È grande ed arredata, e il tuo letto a baldacchino è color del cielo.
Ti alzi. Non ricordi nulla? Guardi i tuoi vestiti. Indossi una lunga veste bianca, bianco puro.
Su di essa sono ricamate parole in una lingua che non conosci ma comprendi, color dell'oro.
«Benvenuto, giovane mago, al Giardino Artico.» mormora la voce fuoriuscita dal nulla, che rimbomba per un attimo nella tua testa. Sul comodino trovi una pergamena vergata in una grafia sottile ed elegante. Cominci a leggere ...
 
«                                       De Historia.
1519- Un anno prima del termine della prima ondata di persecuzione delle persone dotate di poteri magici. Tosrìa, giovane mago (detto anche “il saggio”) e Ronvii, giovane maga (detta anche “la prima”), fuggono dalle persecuzioni e si rifugiano tramite un portale magico nelle gelide terre dell'Artico. Lì, protetto da una barriera magica impenetrabile agli umani, fondano il Paradiso Magico.
1560 ca - Ha inizio la seconda ondata di persecuzione.
I primi Maghi raggiungono l'Artico tramite il medesimo portale, e vengono accolti dai figli di Tosrìa e Ronvii, i due fratelli gemelli Làira e Ilios.
1649 - Un anno prima del termine della seconda ondata di persecuzione.
Muoiono Làira e Ilios, proprio nel momento in cui la comunità del Paradiso Magico - ormai rinominato «Giardino Artico» - comincia a popolarsi maggiormente, e sale al comando Draol, cugino dei due gemelli.
1815 - Dopo un lungo periodo di governo, muore anche Draol, lasciando il comando al suo primogenito, Zorthen. Egli muore di cause misteriose pochi mesi dopo, e sale al trono il secondogenito, Zathon. Inizia il Periodo Buio del Giardino Artico.
1815/1915 - I cent'anni caratterizzati dalla nomea di Periodo Buio sono caratterizzati dal comando di Zathon e dai sempre più frequenti rischi che il Giardino venga scoperto dagli umani, a causa della stoltezza di Zathon stesso.
1916 - In piena Prima Guerra Mondiale, al trono del Giardino sale Meerway, figlia di Zathon e più dotata di buon senso del padre. Il Giardino vive un periodo di pace, anche grazie al rinforzo della barriera magica di protezione.
1943 - Muore Meerway, e al trono del Giardino sale il fratello della donna, Kothon, spesso detto «il Re dimenticato», perché il suo periodo di Regno non fu caratterizzato da avvenimenti di genere.
1989 - La popolazione del Giardino si espande e l'attuale regnante, Thuron, è costretto ad aumentare le dimensioni della Barriera per ospitarli tutti.
Giorni nostri – Al trono vi è Sheeireen, figlia di Thuron e regina buona e giusta.»
 
La luce del sole penetrava fra le tende color ambra della stanza. Nei raggi del Sole si poteva notare il muoversi lento dei granelli di polvere, mentre una brezza mattutina faceva volare le tende leggere come fantasmi color dell’oro.
Michele si destò, mentre i propri occhi si abituavano alla luce tiepida del sole.
«Ben svegliato.»
Il ragazzo si voltò, con un’espressione fra l’inorridito e lo spaventato. Una donna somigliante a quella che lo aveva accolto quando era entrato nel portale era seduta sulla poltroncina in velluto vicino alla porta della stanza.
«Chi sei? E cosa ci fai nella mia stanza?» borbottò Michele, mettendosi a sedere e fissando l’estranea con sguardo severo.
«Il mio nome è Selene», rispose la ragazza, alzandosi e sorridendo. «E sono stata incaricata di venirti ad accogliere e mostrarti il Giardino.»
«E come sei entrata nella mia camera?» ripeté la domanda il ragazzo, chiedendosi se tutti gli abitanti di quello strano mondo potessero entrare nelle stanze altrui con cotanta disinvoltura.
«Ho aperto la porta.»
«Fin lì ci ero arrivato, grazie.» disse Michele, inarcando un sopracciglio. «Ed esattamente, come la hai aperta
«Con la maniglia.»
Quella donna era l’incarnazione in terra di Capitan Ovvio.
«Ma era chiusa a chiave.» rispose Michele, sospirando. Quella donna pareva stupida.
«E io avevo la chiave.»
«Andiamo bene!» esclamò il ragazzo, notando come ci fosse già troppa gente che possedeva la chiave della sua camera. Insomma, era convinto di essere l’unico a possederne una copia. Ripensando a ciò che aveva visto il giorno precedente, forse non era poi così assurdo.
«Uhm», mormorò Selene, pensierosa. «è un’usanza del tuo paese girare in pigiama, immagino. Beh, andiamo!»
Michele sospirò nuovamente. «Nel mio paese non si va in giro in pigiama. Ora mi vesto.» Fece un gesto eloquente.
Selene attese.
«Beh?»
«Non ti cambi?» chiese ingenuamente la ragazza.
«Con te qui, no.» rispose inacidito Michele, pensando mentre Selene usciva che in quel Giardino vi erano usanze proprio strane.
Sospirò, e indossò un completo ordinatamente posato sul comodino accanto al suo letto e che, notò il ragazzo con orrore, la sera prima non era presente.
  
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