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Autore: kumiko095    17/10/2011    3 recensioni
Ti amo, ti amo, futili parole al vento se sussurrate a nessuno.
Ti amo Lovino, ti amo, ma ti lascerò a lui, Antonio.
Ti amo Feliciano, ti amo, ma ti lascerò andare da lui, Ludwig (anche se crucco mangiapatate mi piace di più...)
E se un incomprensione separasse due persone che si amano?
E se la riflessione li ricongiungesse?
E sue due lettere, chiuse in un cassetto fossero viste solo all'ultimo momento?
Lovino e Feliciano, due corpi, un cuore.
Due Italie, ma una.
"Non è vero, non mi ami. Non puoi amare me e non amare lui" si voltò e sorrise "Siamo in due ma siamo la stessa persona"
"Tu lo ami?"
"Non puoi neanche immaginare quanto"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8 capitolo -Verde,bianco,rosso è il tricolore:Ita-li-a!
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Appena chiusa la chiamata –interminabile, con la parlantina che Feliciano si ritrovava- Ludwig iniziò a percorrere le affollate strade di Roma e in un dieci minuti si ritrovò davanti a un bellissima villa ma dall’aspetto antico e abbandonato.
Capì che fosse quella perchè l’italiano gliel’aveva descritta in ogni minimo particolare, con aggettivi di cui il tedesco non sapeva neanche l’esistenza.
Bussò alla porta ma nessuno rispose, così accortosi che in realtà era aperta, entrò.
Guardandosi intorno notò quanto il salone in cui era appena entrato fosse particolarmente curato.
Una porta sulla sinistra della stanza dava in cucina e una a pochi metri davanti a sé, probabilmente nel bagno.
Le scale poste affianco a quest’ultima stanza portavano a un lungo corridoio dove comparivano cinque porte sulla destra e tre sulla sinistra.
Ludwig ebbe la sensazione di aver già visto qualcosa di simile e ricordò che la casa di Feliciano e Lovino era identica.
Certo, un po’ più moderna e disordinata ma avevano la stessa struttura.
Accuratosi che al piano inferiore non ci fosse nessuno salì a quello superiore e trovò i due fratelli in quella che doveva essere la stanza di Romanus.
Lovino era ancora avvolto nel piumone e ascoltava –con la solita espressione corrucciata- Feliciano sproloquiare su un qualcosa di non molto definito.
-Lud!-
Il minore degli italiani scese dal letto e lo abbracciò calorosamente.
-Lud!Lud!Lud!Finalmente sei arrivato! Sai, stavo a raccontando a Lovino proprio di quando siamo venuti qui e io volevo farti vedere la villa del nonno! Ma poi mi sono messo a piangere e tu hai detto di andare via e che l’avremmo potuta vedere un’altra volta, ma io ci tenevo così tanto e allora…- Feliciano continuava a parlare, parlare, parlare, riempiendogli la testa di parole e frasi senza senso mentre Lovino restava in silenzio a fissare contrariato il fratello.
Sembrava che Feliciano parlasse il doppio del normale, un po’ per lui e un po’ per Lovino, che apriva bocca ormai, solo per riempire di parolacce qualcuno a lui antipatico.
Tutti insomma, o quasi. Il fratello non aveva mai ricevuto una parola che andasse oltre “Idiota!”, “Sei proprio uno stupido!”  o “Imbecille di un fratello!”.
Eppure Ludwig non capiva la motivazione per la quale Lovino ce l’avesse tanto con lui.
“Mangiapatate”, “Mangiacrauti”, “Crucco di merda”
e “Bastardo” erano i più delicati appellativi che l’italiano gli avesse affibbiato, sin dal loro primo incontro.
Ricorda bene Ludwig, il “ti riempio di piombo, mangiapatate!”  con cui Lovino si era presentato, all’apparenza calmo e corrucciato, in realtà scurrile e corrucciato!
Il tedesco non se l’era presa per così poco ma  da quando Feliciano si era trasferito a casa sua le cose non avevano fatto altro che peggiorare.
Ora erano lì, il primo a fissare gli altri due, uno a parlare a raffica e l’altro a sbuffare.
-Ehi Lud, Antonio non è venuto?- chiese a un certo punto Feliciano, facendo voltare con uno scatto automatico e nervoso, il fratello nella loro direzione.
-No, è rimasto con Gilbert e Francis…- rispose il tedesco, notando solo in quel momento che Lovino si era alzato e aveva catturato la mano sinistra del fratello tra le proprie
–Ma a te che ti frega di quel bastardo?!-chiese, con un tenue rossore che gli colorava le gote –Su, portaci a casa- questa volta si era rivolto a Ludwig, con grande sorpresa di quest’ultimo senza epiteti vari.
Trascinò con sé il fratello fuori dalla camera, superando il tedesco che gli seguiva a ruota.
-Sai- disse Feliciano al fratello, mentre scendevano le scale –sono così felice di essere a casa!- lo disse con una faccia rilassata e serena, mentre stringeva la mano del fratello che aveva intrappolato la propria in una morsa possessiva.
Poi si rivolse al tedesco –E sono felice anche che tu sia qui con noi, Lud-
Ludwig sorrise come faceva molto raramente –Anche io, peccato che andremo via già domani…-
L’altro italiano ghignò –Questo non è un problema: Tu vai via e non rompi più e Feliciano rimane qui con me!-
-Fratellone!Non dire queste cose cattive a Lud!- disse l’altro, mentre guardava il fratello con rimprovero –Lud si prende cura di me e mi fa cucinare la pasta quando voglio, non dirlo mai più per favore!-
-Nessuno glielo ha mai chiesto!- rispose indispettito Lovino.
-Fratellone!-
-Lascia stare Feliciano, ha ragione lui- rispose allora il biondo, che aveva voglia di fermare quella discussione –Nessuno me lo ha chiesto, ma è molto divertente-
Il viso del più piccolo si illuminò, mentre l’altro borbottava qualcosa di non proprio carino.
 
Dall’alto qualcuno sorrideva, quella situazione era difficile e complicata.
Era un amore strano e morboso, ancora seppellito nell’anima nell’attesa di essere tirato fuori al momento giusto.
Qualcuno avrebbe sofferto, questo era certo, ma quell’unione di due Italie che in realtà erano una, avrebbe fatto felice quei due fratelli così a lungo separati, insieme a quelle persone, che 150 dopo l’unità si sentivano veramente italiane.
Erano veramente fiere quelle persone, fiere di quel patriottismo che le univa, fiere delle cose che gli  univano e delle cose che li differenziavano uno dall’altro, perchè ogni italiano, dal primo all’ultimo era speciale, è speciale.
E ora ve lo dirò, cari lettori, Goffredo Mameli non poteva trovare titolo più azzeccato per l’inno nazionale, “Fratelli d’Italia”, proprio come Feliciano e Lovino che ora si tenevano per mano sperando in un futuro più roseo e felice, come tutti noi, come me.
E se forse a qualcuno non è ancora chiaro il sentimento che i due fratelli provavano uno per l’altro continuate a seguirci in questo lungo cammino fatto di ostacoli e sconfitte, di litigi e incomprensioni, ma anche di affetto e attenzioni, di amori speciali e diversi gli uni dagli altri, perchè questo affascinante mondo che ci unisce è vario e meraviglioso.
Parola di Nonno Roma, e ancora una cosa:
“Roma caput mundi”, che vi porti fortuna nipoti miei, e che vi unisca per sempre sotto un’unica bandiera.
 
 
“Verde, bianco, rosso è il tricolore, Ita-li-a!”




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Capitolo 8!!!
Scusate immensamente il ritardo ed ecco a voi il nuovo capitolo!
Non mi convince molto sinceramente, avrei potuto fare di meglio...
l'ho letto e riletto ma alla fine l'ho lasciato così...
e credo particolarmente che quel “Roma caput mundi” sia veramente fuori posto ma faceva tanto Nonno Roma!!! *-*
La piccola parte proprio di quest'ultimo pg *morto...direi* voleva dimostrare il gran bene che vuole ai due nipoti e che nonostante a lui piacciano le donne, approva la relazione dei nipoti...
ok, abbiamo anche la riflessione di Ludwig e lo sproloquio mentale e parlato di Feliciano, che dire...parla veramente per tutti e due!!!
Beh, ora vi lascio e vado a postare il prossimo chap per farmi perdoanare il ritardo!!!
RECENSITEEEEEEEEEEEE!!!
Kissuuuuuuuuuuuuuuuuuu

Kumiko095
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