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Autore: micRobs    17/10/2011    6 recensioni
"L’insolenza di Merlin sta raggiungendo vette inesplorate mentre la sopportazione di Arthur sta scivolando ai minimi storici. Vorrebbe semplicemente voltarsi ed ordinargli di stare zitto, ma sa perfettamente che non funzionerebbe perché, insomma, stiamo parlando di Merlin e lui non è uno di quei valletti ossequiosi e rispettosi che si può zittire semplicemente imponendoglielo."
Seconda storia in questo fandom! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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di servi chiacchieroni e principi suscettibili nvu

Disclaimer: Se Merlin o Arthur mi appartenessero non sarei qui a scrivere fic su loro due. ù_ù

Note: Seconda storia che scrivo per questo fandom! Grazie per la calorosa accoglienza e per l'entusiasmo con il quale avete accolto la mia precedente fic! Dedico questo mio piccolo parto, dunque, a coloro che hanno recensito "Together for Tomorrow" : safir, crowless,  Fyki, Il_Genio_Del_Male e elyxyz.

Note di betaggio: La fic è stata betata, come sempre, dalla favolosa Fyki! Grazie mille!

Buona lettura e grazie a chiunque deciderà di farmi sapere cosa ne pensa!

Di servi chiacchieroni e principi suscettibili

 
 

«Ci siamo persi.»

La voce di Merlin gli risuona nelle orecchie come il ronzio di un insetto particolarmente molesto. Arthur vorrebbe sguainare la spada e combatterla, ma sa perfettamente che combattere contro la voce del suo servo insolente è un’impresa disperata.

«Ammettetelo, Sire, ci siamo indubbiamente persi.»

La pazienza di Arthur sta per varcare il limite del non ritorno ed il principe non può assolutamente permettere che ciò accada perché, insomma, un valletto morto sulla coscienza è più di quanto ci si possa attendere da un futuro re. Ammesso di arrivarci, a questo ipotetico futuro. Arthur sta seriamente pensando di trovare un ramo particolarmente resistente ed appendersi lì, ma questo sarebbe davvero troppo disdicevole per un erede al trono, così decide che, magari, potrebbe appenderci Merlin, ma anche questa, per i motivi di cui sopra, non sembra una soluzione ponderabile.

Continua a camminare, dunque, una mano saldamente ancorata all’elsa della sua spada, ignorando deliberatamente le lamentele di quell’impiastro che continua, inspiegabilmente, a portarsi dietro ovunque.

«Siamo già passati per questi boschi.»

Probabilmente se non lo assecondo la smetterà, suppone.

«Sire? Mi ascoltate?»

Evidentemente no.

«Non ti darò la soddisfazione di avere  ragione.» borbotta Arthur, irritato.

Merlin ridacchia. «Oh, ma io non ho bisogno,» spiega «So perfettamente di averla comunque.»

L’insolenza di Merlin sta raggiungendo vette inesplorate mentre la sopportazione di Arthur sta scivolando ai minimi storici. Vorrebbe semplicemente voltarsi ed ordinargli di stare zitto, ma sa perfettamente che non funzionerebbe perché, insomma, stiamo parlando di Merlin e lui non è uno di quei valletti ossequiosi e rispettosi che si può zittire semplicemente imponendoglielo. Ed Arthur ne è profondamente frustrato perché, nonostante tutto, non trova la forza di liberarsi di lui.

«Potrei legarti ad un albero e lasciarti qui, Merlin.» propone, sull’orlo di una crisi di nervi «Che ne dici?»
«Dico che non avete una corda con voi, Sire.» ragiona l’altro.

Arthur non può vederlo in volto, ma può tranquillamente immaginare la sua espressione insolente, gli occhi blu socchiusi, il sorrisetto beffardo e il volto lievemente piegato su di un lato. E questo non va per nulla bene, perché il fatto di essere perfettamente a conoscenza della mimica facciale del suo valletto idiota lo irrita maggiormente del sapere che adesso quello si sta beffando di lui.

«Sarebbe troppo chiederti di chiudere quella boccaccia?» domanda, frustrato.
«Mhh» riflette Merlin «Potreste ordinarmelo, siete un principe, dopot-»

Per Arthur è decisamente troppo. Quell’istante prima dell’agire, che Arthur sceglie elegantemente di ignorare, gli suggerisce che quella non è affatto una buona idea, ma altre parti del suo corpo gli suggeriscono l’esatto contrario e si sa che la maggioranza vince sempre, per cui è davvero solo un attimo prima che questi si ritrovi con le labbra premute violentemente su quelle di Merlin.

Arthur può sentire Merlin irrigidirsi sotto il suo tocco e tutto ciò a cui riesce a pensare, illogicamente, è che non voleva che accadesse così.
Le sue mani si stringono, possessive, ai fianchi del giovane mago, mentre le dita lunghe di Merlin si posano sull’ampio torace di Arthur.
Il principe teme, irrazionalmente, che Merlin stia cercando di allontanarlo da sé, ma quando la sua bocca si schiude, permettendo ad Arthur di approfondire il bacio, ogni paura sfuma lasciando alle loro lingue tempo e spazio per conoscersi e studiarsi.
Quando il bisogno di respirare diventa impellente, separarsi diventa quasi doveroso.
Le guance di Merlin sono lievemente arrossate e il suo respiro è caldo sul viso di Arthur. Hanno entrambi il fiato corto e nessuno dei due sembra avere intenzione di proferir parola, le mani di Arthur stringono ancora la sottile vita di Merlin, ma questo non sembra destare granché preoccupazioni al giovane mago.   
«Immagino che adesso mi direte che era per farmi stare zitto.» domanda Merlin, vagamente ironico.
«Ti piacerebbe.» ghigna Arthur.
«Mhh.» considera il mago, soppesando l’idea «Potrei farci l’abitudine.»
Arthur scuote il caso, fintamente esasperato, sorridendo sulle sue labbra.
«Idiota.» sussurra, prima di baciarlo ancora, a lungo.
Dopotutto i gemiti e i sospiri di Merlin sono un’alternativa di gran lunga preferibile alle sue inutili chiacchiere.  

 

 

 

 

   
 
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