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Autore: Merry NIcEssus    17/10/2011    0 recensioni
Si dice che il sentimento opposto all'amore non sia l'odio ma l'indifferenza e che niente faccia più male. L'odio non può essere imposto senza correre il rischio che alla fine la verità venga portata alla luce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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ATTENZIONE: la storia è ambientata al settimo anno. Silente è vivo, gli Horculux non esistono e Voldemort ha fatto una pausa di un anno in quanto indebolito dopo la battaglia al ministero. I Mangiamorte sono entrati a Hogwarts senza l’aiuto di Draco e senza uccidere nessuno. Piton insegna nuovamente Pozioni e c’è un nuovo professore di Difesa contro le arti Oscure.

 Le charme inattendu d’un bijou vert et argent

Ange plein de gaieté, connaissez-vous l’angoisse,                                                          
La
honte, les remords, les sanglots, les ennuis,                                                                             
 
Et les
vagues terreurs de ces affreuses nuits                                                                                          
Qui
compriment le cœur comme un papier qu’on froisse?

Baudelaire, les fleurs du mal

Angelo pieno di gaiezza, conosci l’angoscia?                                                                                           
Conosci la vergogna, i rimorsi, i singhiozzi e la noia?                                                                                       
Conosci i vaghi terrori di notti terribili                                                                                                                  
che comprimono il cuore come carta spiegazzata?

Baudelaire, i fiori del male

 

 

 

Harry James Potter si era sempre chiesto per quale motivo Voldemort avesse deciso di darsi tanta pena per tornare in vita quando sapeva che sulla soglia c’era ad attenderlo quello che lui considerava un fedele Mangiamorte , ma che per tutti gli altri non era altro che una piaga vivente, che rispondeva al nome di Severus Piton. Tale essere infatti sembrava invitare tutte le persone che si ritrovavano a meno di un chilometro da lui, a prendere in considerazione l’idea di una morte rapida e indolore. Nei momenti peggiori i suoi studenti arrivavano a pensare che il solo trascorrere un’ora con lui meritasse una medaglia al valore e si domandavano come mai un uomo con idee di grandezza come colui-che-non-deva-essere-nominato non avesse ancora capito che la strada da percorrere per governare il mondo magico era una e  semplice: uccidere il professore di Hogwarts  più odiato di tutti i tempi. Probabilmente in questo caso anche il suo acerrimo nemico, quello che gli dava da sedici anni a questa parte così tanti problemi, il gryffindors Harry Potter, lo avrebbe sostenuto in qualunque sua battaglia. D’altra parte quella notte il suddetto ragazzo aveva dovuto rimettere a posto tutte le scorte d’ingredienti per pozioni del professore, cosa per la quale aveva dovuto utilizzare più di cinque ore che il “Salvatore” del mondo magico avrebbe voluto utilizzare giocando, o come soleva dir lui all’amica Hermione Granger, allenandosi a Quidditch. IL suo essere costantemente impegnato il pomeriggio in tale faticosa e impegnativa attività aveva aumentato il suo indice di gradimento nelle fanciulle della scuola, che certamente apprezzavano che al fascino del ruolo di capitano della squadra e a quello ancora maggiore di essere il ragazzo che è sopravvissuto si aggiungessero finalmente un po’ di muscoli che smettessero di farlo sembrare un povero orfanello senza casa, cosa reale ma terribilmente noiosa e antipatica da ricordare. Da tali compagnie, però, si distingueva l’amica nominata in precedenza, alla quale non solo non interessavano tali argomenti, ma trovava anche esecrabile che all’innalzarsi delle prestazioni in un gioco a suo dire “sciocco e inutile” dovesse corrispondere un, molto più consistente, abbassamento dei voti in tutte le materie scolastiche. Tale ragionamento l’aveva portata quasi ad approvare la punizione data da Piton a Harry alla terza T presa. Quasi naturalmente, perché nessun Gryffindor  avrebbe mai potuto approvare una decisione presa dal, sempre più di parte, professore soprattutto non dopo che costui aveva ignorato la sua ennesima risposta esatta.

Harry aveva finito il suo compito supplementare a mezzanotte passata e, nonostante non fosse la prima volta che girava per la scuola a quell’ora tarda, avvertiva una strana sensazione di pericolo. Tale sensazione era data dalla vicinanza con la sede della casa di Hogwarts che lui odiava maggiormente: lì vicino dormivano gli Slytherin. O almeno così supponeva, anche se non era sicuro che delle serpi potessero dormire. L’accesso a quei dormitori era in un corridori li dietro, come lui ben sapeva giacché vi ci si era fatto condurre con l’inganno dal suo primo, secondo o terzo, secondo la situazione, peggior nemico: Draco Malfoy. Ma anche se probabilmente in quel momento i suoi odiati compagni stavano macchinando qualcosa contro di lui, questo non gli era dato saperlo e ancor meno porci rimedio. L’unica cosa che gli era rimasta da fare era pregare Merlino affinché non incontrasse nessuno e riuscire così a restare vivo per poter compiere qualche gesto d’inutile coraggio che avrebbe probabilmente caratterizzato anche quell’anno scolastico. Ma naturalmente sembrava che la Maledizione senza perdono lanciatagli da neonato non gli avesse lasciato solo l’antiestetica cicatrice, ma anche una magica scalogna e un’utilissima capacità di attirare guai. Utilissima per la fama perché non c’era persona nel mondo magico che non conoscesse le sue disavventure. Ciò che ancora si chiedevano in molti era come fosse riuscito a sopravvivere tutto quel tempo.

Questa sua sovrannaturale dote di attirare disgrazie sembrava essersi messa in moto ancora una volta, perché a un certo punto il ragazzo oltre al suono dei suoi passi ne riuscì a sentire anche un altro seppure soffocato. La sola speranza che gli rimaneva era che il suono fosse prodotto da un dipinto o da un fantasma anche se, vista la vicinanza con gli Slytherin, non sarebbe stato comunque un incontro piacevole. In quella zona, infatti, c’erano solo dipinti di nobili purosangue di quella casata che da sempre poco gradivano i giovani vestiti rosso-oro. Per quanto riguardava i fantasmi … Beh se anche Pix aveva paura del barone sanguinario un motivo ci doveva pur essere. Anche per una persona che ne aveva affrontate di tutti i colori come Harry l’incontro avrebbe significato una buona dose di incubi notturni.

Il rumore sembrava provenire da un corridoio poco più avanti e Harry stava pensando a come svignarsela senza essere visto quando si accorse che il suono era molto simile a quello di una donna in lacrime. Quello che avvertiva era infatti un pianto che sembrava disperato.

Ora, se c’era una cosa che Harry Potter non sarebbe mai riuscito a fare, oltre a pronunciare un meritato Avada Kedavra contro Voldemort, era evitare di soccorrere una una ragazza in difficoltà, a parte Bellatrix naturalmente. Questo difetto gli aveva già causato problemi, come il dover affrontare un Basilisco o il non essere arrivato primo nella seconda prova nel torneo tremaghi, ma aiutare qualcuno vicino ai dormitori Slytherin poteva essere poco prudente. Comunque la sua natura era quella e sicuramente una ragazza che piangeva aveva bisogno di aiuto.

Cambiata quindi idea su come agire il ragazzo si avvicinò verso la fonte del rumore cercando di fare piano per non spaventare nessuno.

Il corridoio, naturalmente, non era illuminato visto che tutti gli studenti avrebbero dovuto trovarsi nei propri dormitori a dormire. Tutti eccetto quelli trattenuti dai professori per delle punizioni, come nel caso di Harry,  i “poveri” caposcuola e prefetti ai quali a turno spettava il giro di ronda per controllare la scuola di notte. Essi venivano definiti poveri da tutti i loro compagni che poco invidiavano il dover dormire di meno solo per poter incontrare negli oscuri corridoi fantasmi a dir poco bizzarri. Loro stessi si consideravano in tal modo visto che sperimentavano sulla loro pelle le conseguenze di un così importante compito. Un’eccezione era però rappresentata dalla caposcuola Hermione Granger la quale invece accoglieva tale onere con una così grande gioia e orgoglio che non mancava mai di stupire il prefetto Ronald Weasley. Infatti, mentre nella lista di priorità della ragazza figuravano cose come l’assicurarsi che tutti rispettassero le regole, da lei stessa infrante un migliaio di volte, in quella del giovane rosso c’era spazio solo per il mangiare e il dormire, il resto era occupato tutto dal Quidditch. A dire tutta la verità c’era stato però qualche cambiamento negli ultimi tempi nel ragazzo che aveva finalmente capito che esistevano delle cose chiamate ragazze. A tale cambiamento si era potuti arrivare solo grazie all’assiduità con cui le giovani tendevano a “inciampare” per cadere a turno sopra uno dei due amici giocatori di Quidditch. Questo comportamento irritava fortemente la caposcuola che non aveva mai tolto tanti punti in tutta la sua vita quanto nell’ultimo periodi. Questo fatto aveva portato gli Slytherin in testa nella classifica di punti guadagnati perché il principe autoploclamatosi di tale casata Draco Malfoy sconsigliava alle sue ragazze tale comportamento e tali frequentazioni. In realtà l’inutilità della ronda era già stata largamente provata proprio dal fantomatico trio dei miracoli. Il fatto che loro tre già dal primo anno riuscissero a gironzolare liberamente senza essere scoperti dimostrava la fallimentarietà  e l’inadeguatezza delle misure prese per tenere l’ordine nella scuola. Generazioni e generazioni di maghi si erano presi gioco del coprifuoco e delle tante altre regole della scuola, ma da quando il custode era Gazza tutto era diventato più divertente.

Quando Harry girò l’angolo tutto quello che illuminava il corridoio era la debole luce della luna che arrivava dalle scale che portavano fuori dai sotterranei. Un’esile figura era seduta su un gradino con le braccia attorno alle gambe e la faccia sulle ginocchia. Il viso era inoltre nascosto da un caschetto scuro. Tutto il suo corpo fragile tremava per il pianto e flebili gemiti sembravano uscire involontariamente dalla sua bocca. La ragazza sembrava non essersi accorta della sua presenza o forse semplicemente lo ignorava convinta che sarebbe andato avanti curarsi di lei. Harry le si avvicinò piano per non spaventarla fino ad arrivare al primo gradino. Da quella distanza riuscì a distinguere il verde che decorava la parte interna del mantello della giovane. Il ragazzo rimase a bocca aperta. Nessuno aveva mai visto uno Slytherin in un momento di tale debolezza, anzi in giro si vociferava che da piccoli i purosangue di quella casa subissero la maledizione cruciatus se osavano piangere in presenza di alte persone, fossero esse parenti o estranei. Per l’ennesima volta pensò di andarsene ma con la sua vicinanza il pianto sembrò intensificarsi e farsi più disperato. Impietosito da un dolore così grande si fece coraggio e si avvicinò maggiormente.

“Ehi tutto bene?”

Harry le pose una mano sulla spalla. In un attimo la ragazza gli si gettò addosso abbracciandolo con una forza insospettabile. Dopo un attimo di sbigottimento istintivamente la strinse a se per calmarla. Sentire contro di lui un corpo così esile scosso dai singhiozzi fece passare in secondo piano il fatto che la ragazza misteriosa fosse una Slytherin. Rimasero in silenzio per qualche minuto finché la ragazza iniziò pian piano a calmarsi.

“stai meglio?”

Mentre parlava Harry cercò, di malavoglia, di allontanarla per poterla guardare in volto. Era Pansy Parkinson. Lo stupore doveva essere evidente nei suoi occhi perché la ragazza lo strinse nuovamente nascondendo il viso nella sua gola.

“Non lasciarmi.”

Non avrebbe mai potuto immaginare che l’algida Slytherin che si divertiva tanto a supportare Malfoy nell’insultare lui e i suoi amici avrebbe mai pianto e abbracciato. Nonostante tutti gli insulti che c’erano stati tra di loro Harry non poteva lasciarla lì sola. Dopotutto era un Gryffindor.

“Non ti preoccupare” Tentò di rassicurarla “ci sono qua io”

La ragazza si distanziò per guardarlo in volto stupita.

“Perché resti? Perché non te ne vai e mi lasci sola?”

“Non potrei mai abbandonarti.”

La risposta sembrò soltanto turbare maggiormente la ragazza che distolse lo sguardo.

“Ma noi ci odiamo.”

In un altro frangente Harry sarebbe stato più che lieto di assentire a tale affermazione, ma guardandole il viso colmo di lacrime iniziò per la prima volta ad odiare la discordia che c’era tra le loro case. Hermione ne sarebbe stata felice.

“Non è mica una regola che dobbiamo farlo, no? Possiamo sempre cambiare idea.”

Al suo sorriso dagli occhi della ragazza ricominciarono a scendere delle lacrime. Un “Grazie” fu pronunciato in un sussurro quasi impercettibile che però allargò maggiormente il sorriso del ragazzo. I due si sedettero  sulle scale e li, con la testa di Pansy appoggiata sulla spalla, restarono finchè Harry non si accorse che si era addormentata. Il ragazzo la guardò veramente per la prima volta nei sei anni che si conoscevano. La ragazza veniva considerata da molti bella ma il solito ghigno di disprezzo che mostrava in presenza dei Gryffindor metteva in secondo piano la purezza del suo viso. Solo in quel momento mentre i suoi lineamenti erano distesi dal sonno il ragazzo potè notare la sua perfezione. Sulla pelle pallida incorniciata dagli scuri capelli spiccavano le mezzelune nere delle ciglia in cui erano intrappolate piccole goccioline, rimaste dal pianto.  Aveva una bellezza eterea, fragile e delicata Il naso dritto e sottile era rivolto all’insù e la bocca, pur essendo segnata dall’impronta di denti come se fosse stata morsa ripetutamente, sembrava morbida e sensuale come nessun altra.

Il ragazzo si riscosse da tali pensieri, cercando di tenere a mente che lei era un suo nemico, con la quale varie volte si era insultato. Anche se cercava di ricordare le offese passate, mentre la guardava uno strano istinto di protezione si accese in lui. Provare tale emozione per lei gli fece desiderare di scappare lontano. Ma come poteva abbandonarla dopo che le aveva promesso che sarebbe rimasto? Nessuno , neanche la persona più spregevole sarebbe dovuto rimanere sola in un tale momento di disperazione. Che cosa aveva potuto turbare tanto una persona così controllata? Lei che tra le serpi era considerata una mastra nell’arte dell’imperturbabilità e della freddezza. Lei e le sorelle Greengrass erano considerate le dame di ghiaccio per il modo in cui si comportavano con le altre persone, cosa poteva spezzare un tale contegno?

Un rumore improvviso lo fece sobbalzare tanto che la ragazza gli scivolò in grembo senza svegliarsi. Era tardi e per la prima volta da quando era lì seduto si accorse che c’era freddo. I sotterranei erano conosciuti per la loro freddezza e umidità e certamente i freddi scalini in marmo non erano il posto ideale per dormire. Continuando a stare lì l’indomani mattina sarebbero dovuti essere ricoverati in ospedale. Stava per svegliarla quando si accorse delle scure occhiaie della ragazza. Sembrava sfinita come se fossero ormai molte le notti in cui non dormiva bene. Harry non aveva il coraggio per svegliarla, ma non poteva certamente abbandonarla lì o bussare ai suoi dormitorio. Un’ idea improvvisa attraversò la mente dei ragazzo: l’avrebbe portata nella sua stanza, era l’unica soluzione che non prevedesse il suicidio. Deciso a non farsi scoprire la prese in braccio per portarla alla torre dei Gryffindor. La ragazza magra ed esile di natura era leggerissima e portarla per tutto il tragitto non sarebbe stato un problema per lui. L’unica sua preoccupazione era quella di essere visto da Hermione e Malfoy che erano di turno per la ronda serale. Se fosse riuscito ad evitarli passare per la sua sala comune non sarebbe stato un problema visto che l’eccessivo rispetto per le regole spingeva l’amica a punire chiunque trovasse in piedi dopo le dieci. Nella sua camera poi sarebbero stati tutti belli che addormentati e vista la sua scarsa resistenza al sonno anche Ron non avrebbe potuto far danni. Il problema maggiore era, però, come avrebbe reagito la ragazza l’indomani scoprendo il luogo in cui si trovava. Per sua fortuna non era mai stato uno che si preoccupava eccessivamente dei risultati delle sue imprese visto che quello era il ruolo che spettava da sempre a Hermione.

Silenziosamente, quindi, senza indugiare oltre si mosse verso i suoi dormitori. Mai il castello gli era sembrato più rumoroso e cupo. Le scale gli parvero interminabili, ma per una volta la fortuna lo baciò anche se non era in pericolo di morte e riuscì ad arrivare senza problemi davanti alla signora Grassa. Il dipinto stava russando rumorosamente quando arrivò e in una specie di dormiveglia si aprì per lasciarli passare quando il ragazzo pronunciò la parola d’ordine. Come volevasi dimostrare la sala comune era vuota e illuminata dagli ultimi resti del fuoco che si accendeva ogni sera nel grande camino. Tirando un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo Harry entrò nella sua stanza e appoggiò a ragazza sul suo letto. Mentre si cambiava velocemente la guardò continuare a dormire. Mai avrebbe immaginato che proprio lui avrebbe portato una serpe nel suo dormitorio. La tolse le scarpe e il mantello mettendola sotto le coperte. Mentre lo faceva la ragazza aprì gli occhi impaurita. Vedendolo i lineamenti tornarono a distendersi e lei gli mise le braccia intorno al collo. Deciso a non lasciarla la fece stendere coricandosi affianco a lei. Con la bacchetta chiuse le tende e insonorizzò il letto cosa che gli era ormai abituale a causa dei suoi ripetuti incubi. Mentre scivolava nel sonno l’ultima cosa che vide fu il bellissimo viso della ragazza.

Ciao a tutti. Non so come mi sia uscita questa storia ma spero vi possa piacere. I capitoli avranno diversi protagonisti perciò ci saranno pov sicuramente di Hermione, Draco e Pansy ma forse anche di altri personaggi. A presto. Baci.

  
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