ATTENZIONE:
la storia è ambientata al settimo anno. Silente è
vivo, gli Horculux non
esistono e Voldemort ha fatto una pausa di un anno in quanto indebolito
dopo la
battaglia al ministero. I Mangiamorte sono entrati a Hogwarts senza
l’aiuto di
Draco e senza uccidere nessuno. Piton insegna nuovamente Pozioni e
c’è un nuovo
professore di Difesa contro le arti Oscure.
Le
charme inattendu d’un bijou vert et argent
Ange plein de gaieté, connaissez-vous l’angoisse,
La honte, les remords, les sanglots, les ennuis,
Et les vagues terreurs de ces affreuses nuits
Qui compriment le cœur comme un papier qu’on froisse?
Baudelaire, les fleurs du mal
Angelo
pieno di gaiezza, conosci l’angoscia?
Conosci la vergogna, i rimorsi, i singhiozzi e la noia?
Conosci
i vaghi terrori di notti terribili
che comprimono il cuore come carta spiegazzata?
Baudelaire,
i fiori del male
Harry
James Potter si era sempre chiesto per quale motivo Voldemort avesse
deciso di
darsi tanta pena per tornare in vita quando sapeva che sulla soglia
c’era ad
attenderlo quello che lui considerava un fedele Mangiamorte , ma che
per tutti
gli altri non era altro che una piaga vivente, che rispondeva al nome
di
Severus Piton. Tale essere infatti sembrava invitare tutte le persone
che si
ritrovavano a meno di un chilometro da lui, a prendere in
considerazione l’idea
di una morte rapida e indolore. Nei momenti peggiori i suoi studenti
arrivavano
a pensare che il solo trascorrere un’ora con lui meritasse
una medaglia al
valore e si domandavano come mai un uomo con idee di grandezza come
colui-che-non-deva-essere-nominato non avesse ancora capito che la
strada da
percorrere per governare il mondo magico era una e
semplice: uccidere il professore di
Hogwarts più
odiato di tutti i tempi. Probabilmente
in questo caso anche il suo acerrimo nemico, quello che gli dava da
sedici anni
a questa parte così tanti problemi, il gryffindors Harry
Potter, lo avrebbe
sostenuto in qualunque sua battaglia. D’altra parte quella
notte il suddetto
ragazzo aveva dovuto rimettere a posto tutte le scorte
d’ingredienti per
pozioni del professore, cosa per la quale aveva dovuto utilizzare
più di cinque
ore che il “Salvatore” del mondo magico avrebbe
voluto utilizzare giocando, o
come soleva dir lui all’amica Hermione Granger, allenandosi a
Quidditch. IL suo
essere costantemente impegnato il pomeriggio in tale faticosa e
impegnativa
attività aveva aumentato il suo indice di gradimento nelle
fanciulle della scuola,
che certamente apprezzavano che al fascino del ruolo di capitano della
squadra
e a quello ancora maggiore di essere il ragazzo che è
sopravvissuto si
aggiungessero finalmente un po’ di muscoli che smettessero di
farlo sembrare un
povero orfanello senza casa, cosa reale ma terribilmente noiosa e
antipatica da
ricordare. Da tali compagnie, però, si distingueva
l’amica nominata in
precedenza, alla quale non solo non interessavano tali argomenti, ma
trovava
anche esecrabile che all’innalzarsi delle prestazioni in un
gioco a suo dire
“sciocco e inutile” dovesse corrispondere un, molto
più consistente,
abbassamento dei voti in tutte le materie scolastiche. Tale
ragionamento
l’aveva portata quasi ad approvare la punizione data da Piton
a Harry alla
terza T presa. Quasi naturalmente, perché nessun Gryffindor avrebbe mai potuto
approvare una decisione
presa dal, sempre più di parte, professore soprattutto non
dopo che costui
aveva ignorato la sua ennesima risposta esatta.
Harry
aveva finito il suo compito supplementare a mezzanotte passata e,
nonostante
non fosse la prima volta che girava per la scuola a quell’ora
tarda, avvertiva
una strana sensazione di pericolo. Tale sensazione era data dalla
vicinanza con
la sede della casa di Hogwarts che lui odiava maggiormente:
lì vicino dormivano
gli Slytherin. O almeno così supponeva, anche se non era
sicuro che delle serpi
potessero dormire. L’accesso a quei dormitori era in un
corridori li dietro,
come lui ben sapeva giacché vi ci si era fatto condurre con
l’inganno dal suo
primo, secondo o terzo, secondo la situazione, peggior nemico: Draco
Malfoy. Ma
anche se probabilmente in quel momento i suoi odiati compagni stavano
macchinando qualcosa contro di lui, questo non gli era dato saperlo e
ancor
meno porci rimedio. L’unica cosa che gli era rimasta da fare
era pregare
Merlino affinché non incontrasse nessuno e riuscire
così a restare vivo per
poter compiere qualche gesto d’inutile coraggio che avrebbe
probabilmente
caratterizzato anche quell’anno scolastico. Ma naturalmente
sembrava che la
Maledizione senza perdono lanciatagli da neonato non gli avesse
lasciato solo
l’antiestetica cicatrice, ma anche una magica scalogna e
un’utilissima capacità
di attirare guai. Utilissima per la fama perché non
c’era persona nel mondo
magico che non conoscesse le sue disavventure. Ciò che
ancora si chiedevano in
molti era come fosse riuscito a sopravvivere tutto quel tempo.
Questa
sua sovrannaturale dote di attirare
disgrazie sembrava essersi messa in moto ancora una volta,
perché a un certo
punto il ragazzo oltre al suono dei suoi passi ne riuscì a
sentire anche un
altro seppure soffocato. La sola speranza che gli rimaneva era che il
suono
fosse prodotto da un dipinto o da un fantasma anche se, vista la
vicinanza con
gli Slytherin, non sarebbe stato comunque un incontro piacevole. In
quella
zona, infatti, c’erano solo dipinti di nobili purosangue di
quella casata che
da sempre poco gradivano i giovani vestiti rosso-oro. Per quanto
riguardava i
fantasmi … Beh se anche Pix aveva paura del barone
sanguinario un motivo ci
doveva pur essere. Anche per una persona che ne aveva affrontate di
tutti i
colori come Harry l’incontro avrebbe significato una buona
dose di incubi
notturni.
Il
rumore sembrava provenire da un
corridoio poco più avanti e Harry stava pensando a come
svignarsela senza
essere visto quando si accorse che il suono era molto simile a quello
di una
donna in lacrime. Quello che avvertiva era infatti un pianto che
sembrava
disperato.
Ora,
se c’era una cosa che Harry Potter non
sarebbe mai riuscito a fare, oltre a pronunciare un meritato Avada
Kedavra
contro Voldemort, era evitare di soccorrere una una ragazza in
difficoltà, a
parte Bellatrix naturalmente. Questo difetto gli aveva già
causato problemi,
come il dover affrontare un Basilisco o il non essere arrivato primo
nella
seconda prova nel torneo tremaghi, ma aiutare qualcuno vicino ai
dormitori Slytherin
poteva essere poco prudente. Comunque la sua natura era quella e
sicuramente
una ragazza che piangeva aveva bisogno di aiuto.
Cambiata
quindi idea su come agire il
ragazzo si avvicinò verso la fonte del rumore cercando di
fare piano per non
spaventare nessuno.
Il
corridoio, naturalmente, non era
illuminato visto che tutti gli studenti avrebbero dovuto trovarsi nei
propri
dormitori a dormire. Tutti eccetto quelli trattenuti dai professori per
delle
punizioni, come nel caso di Harry,
i
“poveri” caposcuola e prefetti ai quali a turno
spettava il giro di ronda per
controllare la scuola di notte. Essi venivano definiti poveri da tutti
i loro
compagni che poco invidiavano il dover dormire di meno solo per poter
incontrare negli oscuri corridoi fantasmi a dir poco bizzarri. Loro
stessi si
consideravano in tal modo visto che sperimentavano sulla loro pelle le
conseguenze di un così importante compito.
Un’eccezione era però rappresentata
dalla caposcuola Hermione Granger la quale invece accoglieva tale onere
con una
così grande gioia e orgoglio che non mancava mai di stupire
il prefetto Ronald
Weasley. Infatti, mentre nella lista di priorità della
ragazza figuravano cose
come l’assicurarsi che tutti rispettassero le regole, da lei
stessa infrante un
migliaio di volte, in quella del giovane rosso c’era spazio
solo per il
mangiare e il dormire, il resto era occupato tutto dal Quidditch. A
dire tutta
la verità c’era stato però qualche
cambiamento negli ultimi tempi nel ragazzo
che aveva finalmente capito che esistevano delle cose chiamate ragazze.
A tale
cambiamento si era potuti arrivare solo grazie
all’assiduità con cui le giovani
tendevano a “inciampare” per cadere a turno sopra
uno dei due amici giocatori
di Quidditch. Questo comportamento irritava fortemente la caposcuola
che non
aveva mai tolto tanti punti in tutta la sua vita quanto
nell’ultimo periodi.
Questo fatto aveva portato gli Slytherin in testa nella classifica di
punti
guadagnati perché il principe autoploclamatosi di tale
casata Draco Malfoy
sconsigliava alle sue ragazze tale comportamento e tali frequentazioni.
In
realtà l’inutilità della ronda era
già stata largamente provata proprio dal
fantomatico trio dei miracoli. Il fatto che loro tre già dal
primo anno
riuscissero a gironzolare liberamente senza essere scoperti dimostrava
la fallimentarietà e
l’inadeguatezza delle misure prese per
tenere l’ordine nella scuola. Generazioni e generazioni di
maghi si erano presi
gioco del coprifuoco e delle tante altre regole della scuola, ma da
quando il
custode era Gazza tutto era diventato più divertente.
Quando
Harry girò l’angolo tutto quello che
illuminava il corridoio era la debole luce della luna che arrivava
dalle scale
che portavano fuori dai sotterranei. Un’esile figura era
seduta su un gradino
con le braccia attorno alle gambe e la faccia sulle ginocchia. Il viso
era
inoltre nascosto da un caschetto scuro. Tutto il suo corpo fragile
tremava per
il pianto e flebili gemiti sembravano uscire involontariamente dalla
sua bocca.
La ragazza sembrava non essersi accorta della sua presenza o forse
semplicemente lo ignorava convinta che sarebbe andato avanti curarsi di
lei.
Harry le si avvicinò piano per non spaventarla fino ad
arrivare al primo
gradino. Da quella distanza riuscì a distinguere il verde
che decorava la parte
interna del mantello della giovane. Il ragazzo rimase a bocca aperta.
Nessuno
aveva mai visto uno Slytherin in un momento di tale debolezza, anzi in
giro si
vociferava che da piccoli i purosangue di quella casa subissero la
maledizione
cruciatus se osavano piangere in presenza di alte persone, fossero esse
parenti
o estranei. Per l’ennesima volta pensò di
andarsene ma con la sua vicinanza il
pianto sembrò intensificarsi e farsi più
disperato. Impietosito da un dolore
così grande si fece coraggio e si avvicinò
maggiormente.
“Ehi
tutto bene?”
Harry
le pose una mano sulla spalla. In un
attimo la ragazza gli si gettò addosso abbracciandolo con
una forza
insospettabile. Dopo un attimo di sbigottimento istintivamente la
strinse a se
per calmarla. Sentire contro di lui un corpo così esile
scosso dai singhiozzi fece
passare in secondo piano il fatto che la ragazza misteriosa fosse una
Slytherin.
Rimasero in silenzio per qualche minuto finché la ragazza
iniziò pian piano a
calmarsi.
“stai
meglio?”
Mentre
parlava Harry cercò, di malavoglia,
di allontanarla per poterla guardare in volto. Era Pansy Parkinson. Lo
stupore
doveva essere evidente nei suoi occhi perché la
ragazza lo strinse
nuovamente nascondendo il viso nella sua gola.
“Non
lasciarmi.”
Non
avrebbe mai potuto immaginare che l’algida Slytherin che si
divertiva tanto a
supportare Malfoy nell’insultare lui e i suoi amici avrebbe
mai pianto e
abbracciato. Nonostante tutti gli insulti che c’erano stati
tra di loro Harry
non poteva lasciarla lì sola. Dopotutto era un Gryffindor.
“Non
ti preoccupare” Tentò di rassicurarla
“ci sono qua io”
La
ragazza si distanziò per guardarlo in volto stupita.
“Perché
resti? Perché non te ne vai e mi lasci sola?”
“Non
potrei mai abbandonarti.”
La
risposta sembrò soltanto turbare maggiormente la ragazza che
distolse lo
sguardo.
“Ma
noi ci odiamo.”
In
un altro frangente Harry sarebbe stato più che lieto di
assentire a tale
affermazione, ma guardandole il viso colmo di lacrime iniziò
per la prima volta
ad odiare la discordia che c’era tra le loro case. Hermione
ne sarebbe stata felice.
“Non
è mica una regola che dobbiamo farlo, no? Possiamo sempre
cambiare idea.”
Al
suo sorriso dagli occhi della ragazza ricominciarono a scendere delle
lacrime.
Un “Grazie” fu pronunciato in un sussurro quasi
impercettibile che però allargò
maggiormente il sorriso del ragazzo. I due si sedettero
sulle scale e li, con la testa di Pansy
appoggiata sulla spalla, restarono finchè Harry non si
accorse che si era
addormentata. Il ragazzo la guardò veramente per la prima
volta nei sei anni
che si conoscevano. La ragazza veniva considerata da molti bella ma il
solito
ghigno di disprezzo che mostrava in presenza dei Gryffindor metteva in
secondo
piano la purezza del suo viso. Solo in quel momento mentre i suoi
lineamenti
erano distesi dal sonno il ragazzo potè notare la sua
perfezione. Sulla pelle
pallida incorniciata dagli scuri capelli spiccavano le mezzelune nere
delle
ciglia in cui erano intrappolate piccole goccioline, rimaste dal
pianto. Aveva una
bellezza eterea, fragile e delicata
Il naso dritto e sottile era rivolto all’insù e la
bocca, pur essendo segnata
dall’impronta di denti come se fosse stata morsa
ripetutamente, sembrava
morbida e sensuale come nessun altra.
Il
ragazzo si riscosse da tali pensieri, cercando di tenere a mente che
lei era un
suo nemico, con la quale varie volte si era insultato. Anche se cercava
di
ricordare le offese passate, mentre la guardava uno strano istinto di
protezione si accese in lui. Provare tale emozione per lei gli fece
desiderare
di scappare lontano. Ma come poteva abbandonarla dopo che le aveva
promesso che
sarebbe rimasto? Nessuno , neanche la persona più spregevole
sarebbe dovuto
rimanere sola in un tale momento di disperazione. Che cosa aveva potuto
turbare
tanto una persona così controllata? Lei che tra le serpi era
considerata una
mastra nell’arte dell’imperturbabilità e
della freddezza. Lei e le sorelle
Greengrass erano considerate le dame di ghiaccio per il modo in cui si
comportavano con le altre persone, cosa poteva spezzare un tale
contegno?
Un
rumore improvviso lo fece sobbalzare tanto che la ragazza gli
scivolò in grembo
senza svegliarsi. Era tardi e per la prima volta da quando era
lì seduto si
accorse che c’era freddo. I sotterranei erano conosciuti per
la loro freddezza
e umidità e certamente i freddi scalini in marmo non erano
il posto ideale per
dormire. Continuando a stare lì l’indomani mattina
sarebbero dovuti essere
ricoverati in ospedale. Stava per svegliarla quando si accorse delle
scure
occhiaie della ragazza. Sembrava sfinita come se fossero ormai molte le
notti
in cui non dormiva bene. Harry non aveva il coraggio per svegliarla, ma
non
poteva certamente abbandonarla lì o bussare ai suoi
dormitorio. Un’ idea
improvvisa attraversò la mente dei ragazzo:
l’avrebbe portata nella sua stanza,
era l’unica soluzione che non prevedesse il suicidio. Deciso
a non farsi
scoprire la prese in braccio per portarla alla torre dei Gryffindor. La
ragazza
magra ed esile di natura era leggerissima e portarla per tutto il
tragitto non
sarebbe stato un problema per lui. L’unica sua preoccupazione
era quella di
essere visto da Hermione e Malfoy che erano di turno per la ronda
serale. Se
fosse riuscito ad evitarli passare per la sua sala comune non sarebbe
stato un
problema visto che l’eccessivo rispetto per le regole
spingeva l’amica a punire
chiunque trovasse in piedi dopo le dieci. Nella sua camera poi
sarebbero stati
tutti belli che addormentati e vista la sua scarsa resistenza al sonno
anche
Ron non avrebbe potuto far danni. Il problema maggiore era,
però, come avrebbe
reagito la ragazza l’indomani scoprendo il luogo in cui si
trovava. Per sua
fortuna non era mai stato uno che si preoccupava eccessivamente dei
risultati
delle sue imprese visto che quello era il ruolo che spettava da sempre
a
Hermione.
Silenziosamente,
quindi, senza indugiare oltre si mosse verso i suoi dormitori. Mai il
castello
gli era sembrato più rumoroso e cupo. Le scale gli parvero
interminabili, ma
per una volta la fortuna lo baciò anche se non era in
pericolo di morte e
riuscì ad arrivare senza problemi davanti alla signora
Grassa. Il dipinto stava
russando rumorosamente quando arrivò e in una specie di
dormiveglia si aprì per
lasciarli passare quando il ragazzo pronunciò la parola
d’ordine. Come volevasi
dimostrare la sala comune era vuota e illuminata dagli ultimi resti del
fuoco
che si accendeva ogni sera nel grande camino. Tirando un sospiro di
sollievo
per lo scampato pericolo Harry entrò nella sua stanza e
appoggiò a ragazza sul
suo letto. Mentre si cambiava velocemente la guardò
continuare a dormire. Mai
avrebbe immaginato che proprio lui avrebbe portato una serpe nel suo
dormitorio. La tolse le scarpe e il mantello mettendola sotto le
coperte.
Mentre lo faceva la ragazza aprì gli occhi impaurita.
Vedendolo i lineamenti
tornarono a distendersi e lei gli mise le braccia intorno al collo.
Deciso a
non lasciarla la fece stendere coricandosi affianco a lei. Con la
bacchetta
chiuse le tende e insonorizzò il letto cosa che gli era
ormai abituale a causa
dei suoi ripetuti incubi. Mentre scivolava nel sonno l’ultima
cosa che vide fu
il bellissimo viso della ragazza.
Ciao
a tutti. Non so come mi sia uscita questa storia ma spero vi possa
piacere. I
capitoli avranno diversi protagonisti perciò ci saranno pov
sicuramente di
Hermione, Draco e Pansy ma forse anche di altri personaggi. A presto.
Baci.