Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: sakura_hikaru    17/10/2011    1 recensioni
Touma Hashiba non è un ragazzo facile, colpa di un'infanzia non proprio normale. Ma c'è qualcosa, anzi, qualcuno che rende la sua esistenza decisamente difficile.
Un vero e proprio groviglio di emozioni che il nostro Tenku non sa proprio spiegarsi ...
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rowen Hashiba, Sage Date, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Seduto in meditazione sotto una quercia antistante il lago, Seiji aveva passato a quel modo le ultime quattro ore del suo tempo alla disperata ricerca di un'oasi di pace e di un lungo momento di lucidità mentale che, evidentemente, gli mancava in maniera spiccata quel giorno.

Si ritrovò a sospirare per l'ennesima volta quando, invece della sfera di luce, nella sua mente si visualizzò il volto di Touma: sempre la stessa immagine, sempre la stessa espressione ... le stesse lacrime, le stesse parole.

Se ti preoccupassi mi avresti già abbracciato, BAKA SEIJI!

 

Perchè quelle parole gli suonavano sempre più sensate? Più vere, reali ... più vicine a quello che il suo pensiero e il suo cuore ...

Un altro sospiro uscì dalla sua bocca, ancora più esasperato: perchè qui c'entrava il suo cuore, eccome. Non era avvezzo a nascondere le cose a se stesso, l'equilibrio interiore era la più semplice e naturale conseguenza dell'accettazione di sé e della propria mente. E del suo stesso cuore, perchè essi erano inscindibili l'uno dall'altro.

Però era difficile. Tremendamente complesso accettare quello che il cuore imponeva.

Anche se era qualcosa di nuovo e, cosa ancor più irritante, desiderata.

Cosa avesse in mente ... cosa ...

“Ahh ...” riaprì gli occhi, posando lo sguardo sullo specchio azzurro ai suoi piedi. Ecco i suoi occhi ... ecco la sua yoroi. Forse era una persecuzione. Pessimo senso dell'umorismo quel posto.

“Seijiiiii!” da lontano, ecco giungere di gran lena Kongo. Ecco un po' di colore che poteva distrarlo da quei pensieri: si alzò con malcelata tranquillità, sperando in qualche diversivo, ma quello che giunse non era esattamente ciò che aveva sperato.

“Come, scusa?”.

“Touma è caduto e si è anche ustionato il braccio e ... Nasty ti vuole a casa”.

“Potete curarlo senza di me ...”.

“Nasty mi ha detto di dirti che sei precettato”.

“Come? Precettato?!”.

Kongo vide il colore salire pericolosamente sulle guance di Korin, mentre gli occhi lanciavano pericolose saette e gentili (?) imprecazioni.

“Quella donna ...”.

Si morse la lingua prima di esternare certi pensieri che, in fondo, erano pure dettati da ben altro. Si maledì silenziosamente.

“Seiji, vieni ... Touma si è chiuso in camera ma deve curare la propria ferita” la mano di Kongo si strinse sulla sua e, suo malgrado, fu trascinato verso la villa. Si rimise sui suoi due piedi dopo pochi metri, cercando di darsi un contegno.

“E credi che io possa curarlo?”.

“E' in tuo potere farlo ...” gli occhi di Shu lo sfiorarono incerti. “Sei tu l'esperto”.

“Non sono un esperto di Touma”.

Gli occhi blu del compagno si spalancarono e poi una risata calda travolse il costernato biondino.

“C-che succede?”.

“Shin dice che tu lo capisci bene ...”.

“E' falso”.

Ma certo che lo era. Che si era messo in testa quel demonietto di Suiko? Non era stato forse lui stesso a essere spinto malamente via da quel lunatico di Tenku? Lui capirlo? Avevano preso un abbaglio ... in quella testa corvina non riusciva proprio a metterci piede.

“Ma sei il suo compagno di stanza!”.

“Shu, che c'entra? Non siamo tutti come te e Shin!” chissà perchè, a quelle parole sentì un fastidioso formicolio alla base del collo.

“E' vero. Voi siete peggio di noi. Due testardi che prima di esternare le cose ... forse ... esplodono?” gli occhi intensi di Kongo lo squadrarono con interesse, poi il ragazzo scosse la testa. “No, tu non mi dai l'idea di scoppiare. Forse tu implodi... ma lo fai in maniera diversa. Touma è chiaro ... esplode. Raramente, ma quando lo fa sono fuochi d'artificio”.

Seiji sospirò, evitando di pensare troppo alle parole fin troppo mirate di Shu: ma da quando in qua il suo sesto senso si era affinato così tanto? La presenza di Shin dava i suoi fastidiosi frutti ...

“Ha fatto ancora qualcosa di strano?”.

“Non farsi curare una scottatura e chiudersi in camera non ti sembra abbastanza?”.

Touma, panda di ignota provenienza. Essere strano, eccezionamente tale.

“Ieri ha dato prova di essere ancora più strano ...” borbottò tra sé Korin, mentre rimuginava sulle due reazioni, così speculari e assurde, del ragazzo del Kansai.

“Cos'hai intenzione di fare?”.

“Come?”.

Kongo guardava in alto, il cielo di un azzurro intenso, qualche nuvola che pigramente attraversava lo spazio sopra di loro.

“Riesci a entrare? O a farlo uscire ... una delle due andrebbe bene ... poi tornerebbe tra noi”.

“Se non fosse così, si stuferà e uscirà da solo ...” rispose laconico Seiji, guadagnandosi un'occhiataccia dal compagno.

“Una scottatura non sarà una ferita da taglio ... ma guariscilo al più presto. Obbligalo a farti entrare”.

“Io non posso obbligare nessuno Shu! Che cosa ti sei messo in testa?!”.

Kongo gli voltò le spalle ed entrò in casa, lasciandosi alle spalle uno stizzito Korin che, con uno scatto secco, richiuse la pesante porta in legno dietro di sé.

“Nasty, te l'ho portato. Precettato” sbuffò Shu, lasciandosi cadere sul divano con espressione piccata in volto.

Shin alzò un sopracciglio dubbioso, mentre Shu sbuffava ancora una volta, un broncio a incorniciare quell'espressione seria ma buffa.

Ryo passò curioso lo sguardo tra Shu e Seiji e quando cadde su quest'ultimo, finì per sorridergli, quasi incerto.

“Seiji, riuscirai a convincere Touma?”.

“Ho altra scelta?”.

Dalla sua postazione al computer, giunse la risposta piccata e dall'agro sapore ironico di Nasty.

“In questo frangente, direi di no, Seiji”.

Un ringhio piuttosto chiaro salì dalla sua gola, sorprendendo tutti i ragazzi, mentre con passo sicuro, simile a quello di un soldato salì le scale nel più completo silenzio.

Un sospiro si levò da Shin, mentre si sedeva accanto a Kongo, ancora imbronciato.

“Sembra che stia salendo al patibolo ...” sussurrò Suiko, guadagnandosi un sorrisetto da Ryo e un ennesimo sbuffo da Shu.

“E voleva anche aspettare che venisse fuori da solo ... lui”.

“Che strano ... non è da Seiji ...”.

“Non è nemmeno da lui dormire sul divano ...”.

“Ha dormito sul divano?” domandò curioso Ryo, Byakuen si mosse irrequieto ai suoi piedi.

“Buona parte della notte almeno ... sì”.

“Spero sia l'ultima volta ... “ sospirò ancora una volta Shu, la mano che giocherellava con un ciuffo molto lungo sulla zampa della tigre. “E' tutta la mattina che è intrattabile. Peggio di Touma quando lo svegliamo noi ...”.

“Quando usate il secchio d'acqua?”.

“O il palloncino”.

“E la salvietta zuppa ...”.

“Siete delle pesti quando vi ci mettete ...” li ammonì bonariamente Natsy, il ticchettio dei pulsanti regolare e scorrevole sulla tastiera.

“Touma richiama certe cose ...” replicò con assoluta innocenza Shin, rubando un ennesimo sorriso a Ryo.

“E non riesce nemmeno a reagire la mattina ...”.

“Lì sta il bello” ridacchiò Shu.

 

*

 

Intanto, sulle scale, di fronte alla porta della camera di Tenku e Korin, Seiji stava con le braccia conserte e un'espressione quasi sofferente sul volto: era combattuto. Era indeciso. Era terribilmente irritato e aveva, al momento, l'irrefrenabile desiderio di andarsene. Ma ... ma ...

Accidenti ai 'ma'.

“Touma, aprimi”.

Silenzio. Ah, ci si metteva anche lui. Già era difficile, già era insopportabile, già ...

Accidenti anche ai 'già'.

“Non fare il bambino e aprimi”.

Ancora silenzio. Perchè non rispondeva? Perchè si comportava come se non fosse là dentro? Come se lui stesso non ci fosse ... come se la sua stessa voce non riuscisse a raggiungerlo ... come se ... come se non ci fosse nessuno, solo lui, solo Tenku. Solo Touma.

Seiji si sentì irritato ancora di più, si sentì troppo toccato, troppo addentro alla situazione, troppo ... tutto.

Era tutto a causa di Touma. Lui era troppo tante cose.

Troppo ironico. Troppo chiacchierone. Troppo lunatico. Troppo saccente.

E intoccabile, perchè non voleva che lo si toccasse ora. E amava troppo stare da solo. Amava troppo fare le cose da solo.

Era troppo Touma. Troppo per una sola volta.

Sapeva diventare quasi un'indigestione.

“Quanto vuoi soffrire per quell'ustione? Sei anche un masochista ora? No, direi che sei più uno sciocco ...”.

“Seiji!”la voce squillante di Nasty, le braccia cariche di libri e in viso un'espressione da rimprovero. “Cosa stai facendo?”.

Oh, bene. Anche lei. Tutto era contro di lui, oggi. Ogni cosa.

“Sto cercando di convincerlo ad aprirmi”.

La ragazza sospirò, scuotendo la testa abbacchiata.

“Per attirare il coniglio usi la carota o il bastone?”.

Il ragazzo di Sendai la guardò come se fosse un animale strano, molto strano.

“La carota”.

“Non mi pare tu la stia usando, ora, Seiji ...”.

Voltò lo sguardo d'improvviso, puntandolo sulla porta con testardaggine. Perchè capiva così perfettamente le parole di Nasty? E perchè, soprattutto, sapeva che c'era ragione in esse?

Non era giusto, non era...

“Seiji ...”.

Gli occhi violetti tornarono alla ragazza che si era ormai voltata per scendere nella sala.

“Cosa c'è Nasty?”.

“La luce rischiara soprattutto noi stessi ... dovresti saperlo meglio di me ...”.

Attonito e quasi scandalizzato dalla totale mancanza di tatto della ragazza, la osservò scendere le scale e scomparire dalla sua vista, mentre il silenzio riempiva nuovamente i suoi spazi vitali – e la stanza al di là della porta.

Con una carota? E lui cosa stava usando?

Con i testardi serviva testardaggine, con i bambini l'assoluta volontà di ferro. E Touma era entrambi, ma ...

C'era un fondo di verità nelle parole di Nasty.

Altrimenti ... che senso aveva avuto quella nottata ... quella mattina ... quel sogno?

Ah, accidenti!

La mano passò nervosa e quasi tremante tra i suoi capelli, dovette trattenersi dal bussare con energia su quell'uscio o di far uscire dalla propria bocca altre dure e inflessibili parole.

A dire il vero ... già. In certi frangenti, la sua lingua sapeva essere tagliente come quella di Touma. In fondo avevano qualcosa in comune.

E la qualcosa gli faceva piacere, anche troppo.

Scosse la testa, prima di riaprire la bocca, incerto.

“Touma, tu ...” ingollò, sentì il silenzio palpitante al di là del legno. “Tu ... stai facendo preoccupare tutti... lascia che ... che ti ... ti curi”.

Rispose ancora il silenzio e il biondino, a quel punto, era più che mai pronto a mollare tutta la pazienza e scardinare quella dannata porta.

“Non c'è bisogno che vi preoccupiate. Io sto bene”.

Finalmente. Miracolo dei miracoli, Tenku no Touma aveva risposto. Nella maniera più idiota, ma aveva fatto sapere al mondo che c'era ed era ancora lui.

“Anche la tua pelle ustionata sarà d'accordo con te ...” rispose piccato – non riusciva a contenersi con lui – Seiji. “Ne va anche della nostra sicurezza se tu non stai bene, sai?”.

Poco sottile, decisamente diretta come cosa. Chissà perchè, queste due parole avevano un'affinità con Touma stesso. Però, stranamente, parvero fare effetto.

Qualche secondo più tardi, sentì lo scattare della serratura e la porta che, lentamente, si apriva verso l'interno. Seiji sentì i passi leggeri di Touma sul pavimento e poi il frusciare di lenzuola ed ebbe uno strano deja-vu quando, con la mano, spalancò l'entrata alla camera.

Nel suo letto, avvolto in un bozzolo di lenzuola, giaceva un appartentemente addormentato Touma che, in realtà, aveva le orecchie tese verso le azioni del compagno che non tardò a farsi sentire.

“Se ti nascondi là sotto non riuscirò a curare come si deve la ferita ...”.

Con pochi passi studiati, Seiji si avvicinò al giaciglio fatto a bozzolo del compagno che si mosse con brevi scatti, prima arrotolandosi su se stesso, poi, con un sospiro arrendevole, si alzò a sedere: il capo sbucò dalle lenzuola, sguardo rivolto al letto, la schiena quasi completamente girata verso l'altro ragazzo, sul viso un'espressione indecifrabile.

Era esasperante, era irritante, era ... spazientito. Ma da qualche parte venne fuori lo strano pensiero che non fosse del tutto malvagia quella situazione: Korin fece qualche passo alla sua sinistra, afferrò una sedia e la pose accanto al letto di Tenku che, ancora senza una parola, aveva affondato il viso sulle ginocchia.

“Mi mostri la parte lesionata?”.

Un broncio comparve sul volto del ragazzo più piccolo, ma non rispose: fece scivolare sui propri fianchi le lenzuola e comparve la macchiatura del caffè sul pigiama azzurro. Andava da poco sotto la spalla fino alla mano e poi prendeva anche parte dello stomaco: l'odore della bevanda si era impregnato per bene nel cotone, sollevandosi a ogni movimento dell'arciere.

“E' una bella macchia ... ma devi toglierti il pigiama”.

Ecco. E accidenti. Perchè mai quelle parole innocenti non erano più innocenti? Si sforzò per mantenere il controllo sul proprio viso e guardò il capo di Touma testardamente volto a tutto fuorchè il ragazzo.

“Touma ...”.

Un tono esasperato, forse anche perentorio. Ma fu abbastanza perchè il ragazzo fece come gli era stato chiesto e, con un braccio chiaramente dolorante, sbottonò la giacchetta, contorcendosi poi per farla scivolare via dal suo corpo.

Lasciò andare un sospiro quando quei movimenti dolorosi si fermarono e allora, solo allora, il suo sguardo di cielo – come Seiji non poteva fare a meno di chiamare, dentro di sè – si voltò verso l'altro ragazzo con un fare quasi di sfida ma anche di imbarazzo.

Korin dovette mordersi le labbra, prima che un sospiro ben poco adatto gli uscisse da quella bocca dannata. Erano dubbi, dubbi amletici i suoi. Non poteva mollare ogni controllo proprio ora ... e così velocemente, insomma!

Però ... però gli occhi erano fatti per guardare e lui stava guardando, con la scusa della scottatura, ogni curva, ogni muscolo teso, quella strana voglia sul fianco e poi ...

“Accidenti!”.

Quell'imprecazione tanto poco educata per lui, riuscì a smuovere la testardaggine di Touma che, sopreso e curioso, volse lo sguardo verso di lui e verso il luogo scandalo che aveva creato tanto frastuono.

“Non è così grave ...” disse infine Touma con un filo di voce. “Sta già passando il dolore ...”.

“Non fare il coraggioso. La tua pelle è quasi violacea e fai chiaramente fatica a muoverti”.

“Sì, ma ...” rispose con poca verve a quella reazione quasi inaspettata di Korin: sembrava alterato, quasi arrabbiato. Evento unico ...

“Niente ma! E tu che non volevi farti curare ... sciocco”.

Allo sguardo che Touma gli riservò, lo stomaco di Seiji si ribaltò e lui si morse la lingua per quell'uscita infelice. Anche se lo sciocco ci stava pienamente.

“Ora fatti curare e non fare più storie ...” finì per sussurrare, mentre allungava le proprie mani verso il braccio e l'addome del compagno. Vide la pelle tendersi, il battito di un cuore non suo accelerare e l'impercettibile dietrofront delle membra ambrate.

“Non ti tocco... te lo giuro ...”.

Lo giurava perchè senza quel giuramente non sapeva come affidarsi alla propria volontà.

“Ma devo potermi avvicinare un po', Touma ...”.

Il ragazzo ferito fece due sospiri profondi, prima di fare un cenno affermativo con la testa: rimase fermo, immobile quasi come una pietra col suo scultore, il respiro erratico e la tensione nei muscoli che sarebbero scattati al benchè minimo movimento non consentito.

La mano destra scese sulla sua, avvicinandosi a un paio di centimetri dalla pelle scottata: chiuse gli occhi e si concentrò, finchè non sentì il famigliare calore che solleticava il palmo. Compì la stessa azione con l'altra mano, all'altezza della spalla e riaprì gli occhi nel silenzio della camera: gli occhi di Tenku erano occultati dalla frangia, ma era certo che stesse guardando le proprie mani abbandonate, che sfuggisse ogni contatto perchè il giorno prima era successo ... quello che era successo.

“Ti da così fastidio il mio tocco?.

Silenzio. Touma, il Cielo, spesso era un muro di cemento impenetrabile. Sfuggente come il vento. Il vento che non si poteva catturare e mettere in gabbia ... era così quel ragazzo?

“O è solo la mia vicinanza che ti irrita?”.

Un tremolio nella sua luce ... o era un tremolio del suo braccio? Gli occhi di Seiji non erano affatto sicuri.

“Non puoi capire ...” si limitò a mormorare Touma spostando lo sguardo. Seiji si limitò a continuare la guarigione, mentre la sua mente navigava un po' persa tra l'irritazione e la confusione: l'indisponenza di quel ragazzo era una tale arma di difesa che, in quel frangente, non riusciva proprio a comprendere.

In fondo, erano nakama.

Gli era parso che il concetto, nella sua totalità, fosse stato compreso da tutti. Forse si sbagliava. Eppure ...

“Non posso capire ... se ti irrita o meno? Mi pare che la tua reazione con me sia piuttosto chiara. Con me, le tue reazioni lo sono sempre”.

D'improvviso la mano di Touma gli si sfilò dalla presa e il ragazzo indietreggiò tenendosi il braccio ferito stretto al corpo.

Seiji tentò di mordersi la lingua ma, a quel punto, era troppo tardi per il suo controllo. Si ritrovò addosso a Touma, le mani strette ai polsi del ragazzo giacevano immobili ai lati del volto di Touma. Quasi cavalcioni, il viso pericolosamente vicino a Tenku, Seiji diede sfogo alla frustrazione che lo attanagliava da due giorni. O, forse, fin dall'inizio.

“Vuoi farmi credere che non hai paura di me?! Ogni volta che mi avvicino tu mi fuggi ... mi tratti come se fossi un pericolo ... e poi mi dici che 'non posso capire'?! Mi prendi forse per uno sciocco?!”.

Touma, occhi sbarrati, lucidi, scioccati e fissi, disperatamente fissi su quelle due orbite violette che ora scagliavano fulmini di rabbia nella sua direzione.

Ogni sua forza si era dileguata, annichilita dalla sorpresa, da quel ribaltamento di schemi e dall'inaspettato che, finora, non aveva fatto parte della sua giovane vita. Madre a parte.

Seiji lo sentì muoversi, a un certo punto, sotto di sé, lentamente, con movimenti studiati, precisi quasi al millimetro.

“Cosa vuoi fare?”.

“Levati”.

Occhi negli occhi, quelli cobalto di Touma erano socchiusi in un'espressione che indicava solo un moto di autodifesa, di shock e furia assieme: era il suo spazio vitale, il suo corpo, la sua pelle ...

“Levati” ripetè e, stavolta, le sue mani fecero pressione sul petto dell'altro, allontanandolo con tutta la forza che il braccio, ancora dolorante, riusciva a permettergli.

Seiji si lasciò spingere senza una parola, quegli occhi gli avevano già detto molto, avevano anzi risposto silenziosamente a tutte le sue domande. Però ...

“Con Shin non hai problemi a farti toccare”.

“Non sono affari tuoi...”.

Ecco quei due occhi che si voltavano verso il nulla, quel ciuffo di capelli corvini che ricadeva a coprirgli parte del viso, dandogli l'aspetto quasi dell'eroina di un qualche film drammatico.

“Siamo tutti diversi con Shin ...” mormorò ancora Touma.

“Non hai paura di lui. Questo vuoi dire”.

Cosa gli fosse preso, cosa fosse preso a quella bocca, proprio, non lo comprendeva. Perchè non riusciva a bilanciare le sue emozioni, le reazioni ... perchè gli sembrava di brancolare nel buio più totale?

Perchè accidenti Touma faceva quell'effetto su di lui?!

“Sì! Ok! È così! Sei contento ora?!”.

La voce alta, quasi stridula, uscì dalla bocca di Tenku sorprendendo entrambi. Eppure il ragazzo non riuscì più a contenersi: strinse i pugni, rintanò la testa fra le spalle e sputò ogni cosa la sua bocca e la sua mente riuscissero a formulare.

“Shin non mi fa mai domande stupide. E non mi mette mai con le spalle al muro. Non come te. Ed è gentile. E sorride” la bocca di Touma si fermò ad inspirare aria, mentre il volto, colorato di un rosso vivo, era ostinatamente puntato a terra. “Sei contento ora? Sei davvero soddisfatto?!”.

A quel punto Seiji era praticamente a terra, schiacciato da quel corpo arrabbiato, da parole che suonavano accusatorie, dolorose, quasi disperate.

Che cosa era successo? C'era qualcosa che non andava in quel ragazzo ... c'era qualche tassello che mancava per decifrarlo completamente.

Perchè il Touma-ragazzo sembrava aver poco a che fare con il Touma-samurai?

Dov'era la calma, la razionalità, l'arrogante spavalderia, l'irritante ironia che cadeva su ognuno di loro nei momenti e nei modi peggiori?

  
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