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Autore: penguin    18/10/2011    11 recensioni
Alle 17, ci sarebbe stato il "momento della canzone", mentre alle 20 quello delle candele. Era una veglia in piena regola, che contemporaneamente si svolgeva in tutto il mondo via twitter: una Livecam mondiale. Secondo altri gossip, perfino Shannon (con chissà l'aiuto di chi) la seguiva dalla stanza asettica del fratello.
Arrivarono velocemente le 17 e tutte ci sedemmo in cerchio, per mano. Al centro, una rosa rossa fresca. Una ragazza imbracciava una chitarra e insieme inziammo a cantare: I fell apart, but got back up again...
L'atmosfera era strana: eravamo come avvolti da una strana magia, una sensazione di positività, mista però ad una leggera paura: speranza, amore, ecco cosa ci avvolgeva.

Una OS, una Drama, una delle mie paure nascoste.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una giornata noiosa, un iPhone scarico, matita e foglio e un pizzico di tristezza. Aggiungiamoci anche River Flows In You a manetta, ed ecco cosa ne esce. Una OS, che rispecchia un minimo delle mie immense paure.
Lasciate una traccia, è gratis! xx
Desi.

 
;what's with the fascination with the Echelon?


Un letto di ospedale. Ma come cazzo ha fatto a finirci. Dio, e pensare che lui era uno di quelli che sta attento a cosa mangia, mica come me.
- Shannon, cos'è che hai detto? Non ti ho sentito. -
- Niente mamma, pensavo ad alta voce.. Sono preoccupato.-
- Anche io tesoro, ma lui è uno forte.-
- È uno che combatte fino all'ultimo, hai ragione.- Fight, fight, fight, fight..

---
 
Vidi Emma, stava parlando con qualche manager che nemmeno conoscevo, io non mi occupo mica di queste cose, io suono solo la batteria! La vidi avvicinarsi a me.
- Dobbiamo dire qualcosa, iniziano tutti a preoccuparsi.- iniziai io, calmo. O almeno mi sforzai d'esserlo.
- Non possiamo, sarebbe l'inizio di una discesa precipitosa e neanche troppo lenta. E lui non lo vorrebbe..- 
Mi è sempre stata un po' sulle palle a dirla tutta. Poi quest'aria da 'so-tutto-io'... ... in quel momento realizzai dopo anni il motivo per la quale lei era rimasta: era uguale a lui.
- Sinceramente? Non me ne frega un cazzo della carriera. Là fuori ci sono un paio di milioni di Echelon che si stanno chiedendo che fine abbia fatto mio fratello, e meritano di sapere. Sono la nostra famiglia. Glielo dobbiamo.- il mio sguardo puntava sulle scarpe colorate che.. certo che erano proprio fosforescenti eh. Perché nessuno mi ferma quando compro queste cose? Ah, no. Jared quella volta ci aveva provato a fermarmi... Jared. Sospirai.
Emma mi guardò con occhi tristi.
- Sono passati 20 giorni cazzo! Non possiamo andare avanti così!- iniziavo ad alterarmi. Cerca di calmarti, Shan. 
- Ti ucciderà. - si voltò, e ancora scuotendo la testa si diresse nuovamente vero i manager. 
- Emma! - la richiamai. 
- Dimmi, Shan. - era algida. Mi ricordava sempre più mio fratello.
- In quanto riesci ad organizzarmi un video da mandare in rete? - fissai il vuoto.
- Dammi al massimo un'ora. -
- Ok..- si rigirò, dandomi le spalle.
- Ah Emma.. Grazie. -
Voltò appena il viso, regalandomi un leggero sorriso.
Cosa avrei detto? Jared avrebbe saputo che fare. Ma Jared non c'era. Era in quel cazzo di letto, pieno di tubi, pallido come non mai, le palpebre che gli coprivano quegli occhi che ho sempre un po' invidiato e il respiro irregolare.

---

"Ehi, sono Shannon.
Oggi non porto buone notizia, anzi. Come tanti di voi hanno notato, mio fratello è sparito da Twitter, Facebook, Tumblr e tutte quelle cose che io non so nemmeno usare. Jared, in un piccolo viaggio ad Angra Dos Reies, ha contratto un virus che ora lo tiene bloccato in ospedale, in coma. Ho deciso di dirvi tutto perchè siete la nostra famiglia e meritate di sapere cosa ci succede, anche nelle situazioni difficili. Jared è un guerriero, non si arrenderà. Ma ora sono io ad aver bisogno di voi. Ho bisogno dei vostri pensieri e di tutta la vostra positività: il calore della nostra famiglia. Prometto che vi terrò aggiornati. L'Echelon è più forte di tutto. Ciao."
Il cuore smise di battere e pompare sangue. Il respiro si fermò. Le lacrime iniziarono a sgorgare imperterrite sul viso. Le mani tremavano. Le palpebre continuavano a sbattere. Rividi due o tre volte il videomessaggio di Shannon e all'ultima, potrei giurare di aver visto una lacrima. Dio mio. Cosa stava succedendo? Cosa succedeva a Jared? A Shannon? A Tomo? Constance? Emma? Alla crew? 
A me.
Cosa mi succedeva. Era come se mi avessero appena condannato a morte. Respirai profondamente. No. Nessuno mi avrebbe fatto perdere la speranza. 
Chiamai qualche amica, che chiamaronono altre amiche di amiche, che riuscirono a contattare una ragazza tedesca che riuscì in non so che modo a scovare il nome dell'ospedale nel quale era ricoverato Jared.
Mi chiamo Jennifer, ho 27 anni, sono un Echelon e raccattati i soldi risparmiati in anni di lavoro, dopo due giorni partii con Cristina, in direzione Los Angeles.

Arrivammo davanti al cancello dell'ospedale. Non sapevamo bene cosa aspettarci, non sapevamo nemmeno perchè eravamo lì, quando vidi un centinaio di ragazzi alla sinistra dell'edificio. C'erano tende, sacchi a pelo, thermos, fornellini elettrici, bandiere, chitarre e tante candele. 
- Siete Echelon? - ci sussurrò una piccola ragazza dai capelli corvini. Annuimmo con la testa, lei sorrise e ci abbracciò. Uno strano calore ci avvolse.
- Da dove venite? - continuò.
- Italia. - ci prese per mano e ci portò dalle altre persone.
- Famiglia, c'è anche l'Europa!- la piccola ragazza ci presentò così al resto della famiglia. Venimmo salutate con sorrisi "Ohh" sussurrati, e qualche "Siete magnifiche" e "Quanta strada.."
Sophie, la piccoletta, ci spiegò che Jared era ricoverato al quarto piano, le condizioni erano stabili, ma non miglioravano. Il direttore sanitario non gradiva che stazionavamo nel parcheggio Est della sua struttura, ma a quanto pare si era rassegnato. Voci dicevano che fosse stata Constance Leto in persona a convincerlo. 
Alle 17, ci sarebbe stato il "momento della canzone", mentre alle 20 quello delle candele. Era una veglia in piena regola, che contemporaneamente si svolgeva in tutto il mondo via Twitter: una Livecam mondiale. Secondo altri gossip, perfino Shannon (con chissà l'aiuto di chi) la seguiva dalla stanza asettica del fratello.
Arrivarono velocemente le 17 e tutte ci sedemmo in cerchio, per mano. Al centro, una rosa rossa fresca. Una ragazza imbracciava una chitarra e insieme inziammo a cantare: I fell apart, but got back up again...
L'atmosfera era strana: eravamo come avvolti da una strana magia, una sensazione di positività, mista però ad una leggera paura: speranza, amore, ecco cosa ci avvolgeva. 
Terminata la canzone, qualcuno, dopo aver fatto una colletta andò con una specie di furgone a prendere le pizze per tutte. Dopo aver mangiato iniziammo a disporre tutte le candele, fino a formare una grande triade. le accendemmo tutte che quasi illuminavano tutto il parcheggio. Riprendemmo tutto con una webcam e un laptop. Grazie a Dio avevamo accesso alla rete Wii Fi dell'ospedale, che se nessuno sapeva bene come e grazie a chi. Sophie ci raccontò che una mattina arrivò un'infermiera con un biglietto che recitava: "Thank you. I know you need Internet Connection, so this is the password: 6kt2wgj7tst7."
Le candele accese e il sole ormai tramontato conferivano all'area un'atmosfera quasi sacra.
I giorni passavano, e ormai i videomessaggi di Shannon sembravano sempre più uguali, mai rassicuranti. Il batterista perdeva peso a vista d'occhio, il viso scavato, gli occhi sempre coperti dagli occhiali da sole, come a nascondere le profonde occhiaie.
 
---
 
- Dai, Jay, li senti? Sono qui per te, io sono qui per te, noi. - gli strinsi la mani. Cinque rintocchi, fra poco avrebbero iniziato a cantare. Aprii uno spiraglio di finestra, così da far entrare il cuono nella stanza.
" Look at the red red changes in the sky.." Eccoli.
- Dai Jay. - cercavo di incoragiarlo in qualche modo.  
"Look at the separation in the border line.."  
Chiusi gli occjo, mentre qualche lacrima ormai automaticamente mi bagnava il viso. La asciugai. Da quant'è che non facevo la barba?
L'infermiera entrò silenziosamente, mi porse il solito foglio e vidi sorpreso che i nomi e il numero erano arrivati a 168. 168 Echelon stavano cantando sotto la finestra per Jared. Le sorrisi, ed anche lei mi sorrise di rimando. Mi aveva aiutato ad aiutarli 
- What's with the fascination with the Echelon.. - canticchiai sottovoce.

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- Jennifer, ho paura - Cristina, la mia piccola Cristina.
- Anche io tesoro, ma devi crederci! Non puoi arrenderti, sei una Believer! - 
- Ma Jared non è indistruttibile ed eterno, anche se lo sembra e mi piace crederlo.. - scoppiò in lacrime, non era la prima a scoraggiarsi. Altre stavano per gettare la spugna, ma nessuno se n'era ancora andato. Eravamo come legati, come attirati da una calamita a quel posto, a quegli uomini. 
- Lo so piccola, lo so. Non piangere.. - 
Anche Sophie si avvicinò, insieme ad altre, e ci stringemmo in un abbraccio, senza aver bisogno di parlare. 
Non mi pesava dormire lì fuori la notte, anche se i primi freddi iniziavano a farsi sentire. Ero stanca, disillusa, affranta, ma non potevo mollare. Era scritto sulla mia pelle. Ero un Echelon, una Believer.

---
 
4am.
Dormivo, al fianco di Jared, quando sentii la mia mano muoversi, o meglio, qualcuno stava muovendo la mia mano. Jared. Jared? Jared!
Accesi la luce, e lo vidi strizzare gli occhi.
- Jared, brutto figlio di p..-
- Shannon! - mamma aveva spalancato la porta, spaventata dalle mie urla. 
- Jared! Mamma! Jared! E' sveglio! Chiama il medico! Fratellino.. - mio fratello si era svegliato. I suoi occhi azzurro cielo avevano incontrato i miei un'altra volta, come facevano ogni giorno da quasi 40 anni.
 
4am.
- Sveglia! Sveglia! Sveglia! - che cazzo succede? 
- La luce! La luce! E' accesa! - che succede? Che succede?!
Mi guardai intorno e li vidi: gli sguardi terrorizzati di tutti. C'erano solo due opzioni, e bisognava tenerle in considerazione entrambe.
Una morsa mi strinse lo stomaco.

---
 
- Quanto tempo ci mettete a visitarlo? -  ero impaziente, come al solito. Avrò avuto anche 40 anni, ma ero il solito bambino curioso e irrequieto.
- Almeno due ore, signor Leto - il medico sparì dalla stanza con mio fratello che mi sorrise leggermente.
Devo andare da loro. Glielo devo. Scesi al piano terra, uscii dalla porta principale e li vidi. Non più dalla finestra del quarto piano, nascosto dietro ad una tenda, ma al loro stesso livello, con loro. 
 
Nessuno osò avvicinarsi a Shannon Leto che avanzava verso di noi. Eravami tutti quanti in cerchio, seduti a terra, per mano. Ma tutti eravamo voltati verso di lui.
- Mi fate spazio? - disse a me e Sophie. Imbarazziate e impacciate gli facemmo spazio tra di noi, si sedette per terra e ci prese per mano. Chiuse gli occhi e tirò un lungo sospiro, come a rubare quell'atmosfera che ci univa, che ci rendeva magici, ma soprattutto che ci rendeva una famiglia, una cosa unica. 
- A cosa state pensando? - ci chiese improvvisamente.
- Partiamo da te. - e alzò la mia mano ancora stretta nella sua - Voglio sapere a cosa stai pensando in questo momento, e così per tutti. - 
Io? Perchè io? Perchè dovevo partire sempre io?
- Penso.. al mio primo concerto sei anni fa, quando Jared dimenticava sempre le parole di 93 Million Miles.. - ridacchiai. 
Shannon scoppiò a ridere, come se si fosse ricordato lo stesso identico episodio che avevo in testa in quel momento. Il giro preseguì.
- Io.. penso a quando mio figlio mi chiederà che significa il mio tatuaggio. -
- Io penso che, anche se vengo dal Sudafrica, nel parcheggio di questo ospedale, mi sento a casa. -
- Io.. io ricordo quando Jared si è spaccato il naso! Ve lo ricordate? Quello scemo si era lanciato dalla transenna.. - scoppiammo a ridere a quel ricordo, al ricordo dell'espressione di Jared, all'ingenuità con cui fece quel gesto e alla stupidità con cui lo ripetè altre milioni di volte, rischiando sempre di distruggersi la faccia.
Il giro terminò dopo quasi un'ora. 168 persone sono tante! Arrivò il turno di Shannon. Tutti attendevamo questo momento. Cosa pensava il batterista dei Thirty Seconds To Mars in quel preciso istante?
- E tu? - gli chiese Sophie.
- Io? Io.. penso che non vedo l'ora di riportare a casa mio fratello dopodomani. -
- Quindi.. -
- Sì. Quel figlio di puttana finalmente si è svegliato. - 
 
 
 
5 mesi dopo.
*bip-bip* un sms da Twitter:
@jaredleto: è venuta l'ora dei ringraziamenti. Grazie a mamma, Shannon, Tomo, Emma. Grazie agli Echelon. Grazie alla mia famiglia, la nostra.
Grazie a queste persone che fra poco elencherò. 
Tu, se sei in questa lista, scrivimi."
Inizia a leggere questa lista lunghissima di persone, apparentemente di diverse nazionalità, tra cui verso metà, spiccavano i nomi di Sophie Collier, Cristina Manfredi e Jennifer Deluisi. 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sei un Believer, e questa è la libertà più grande che potessero donarti: il mondo è tuo.
  
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