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Autore: BigMistake    18/10/2011    0 recensioni
2026 - Il futuro rispecchiato nelle due versioni, il buono ed il malvagio. Eileen è una ragazza particolare che cresce in un ambiente diverso da quello in cui tutti conosciamo dove la magia viene condannata. Il suo destino verrà intrecciato a quello della speciale famiglia Halliwell in due modi diversi. Come i salti temporali hanno cambiato le cose, così la sua vita muterà.
[Ambientata in parte durante la sesta stagione, in parte dopo l'ottava]
Dal primo cap.: Io l'ho amato, ma lui?
No. Forse mi ha amata in un primo momento.
Poi il suo amore si è trasformato in qualcosa di diverso: necessità, morbosità, senso di possessione.
Sono diventata il suo giocattolo, nient’altro. la sua bella finestra nella mente altrui con la mia potente telepatia e la mia capacità di plasmare i sogni.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Halliwell, Wyatt Matthew Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Foster & Conroy’s Appartament, December 2028

 

Mia madre non è mai stata una persona che giudica, piuttosto tende sempre a dare una giustificazione al comportamento di una persona. Quando sono entrata in casa dove mi attendeva insieme a Liam mi ha soltanto abbracciato molto stretta, accarezzato la nuca e sussurrato “Ti vuole davvero bene …”. Nel bacio con cui mi ha sfiorato le tempie non c’era alcun rimprovero o rabbia.

Voleva solo farmi sentire compresa. Mi ha guardata e mi ha delicatamente indirizzata verso la porta finestra che dà sul giardino, dove una minacciosa sagoma mi aspettava da ore ormai.

Sono davvero diversi i miei genitori e, sinceramente, non capisco nemmeno per quale strana alchimia siano finiti insieme giusto il tempo di mettermi al mondo. Quando si dice gli opposti si attraggono.

Sì, ma loro non sono gli opposti bensì le antitesi.

Con lei non ho mai avuto angosce, nemmeno preoccupazione.

Se le volessi parlare non avrei alcun problema, anzi talvolta sono io a dovermi prendere degli spazi e a delineare limiti oltre i quali non dovremmo avventurarci. Alcune volte tende ad interpretare troppo il ruolo dell’amica piuttosto che quello di madre. Adoro questo suo spirito e la sua empatia.

Con lui invece ogni cosa è ribaltata.

È difficile aprirsi o anche semplicemente parlare.

C’è sempre qualcosa che non gli va a genio o che lo pone in un atteggiamento ostile, tanto che spesso ho finito per rinunciare prima ancora di riuscire ad espormi, oppure rimanevo in bilico in un limbo d’indecisione fra il provare o meno. Esattamente come sto facendo adesso.

È tutto più semplice nella teoria. Ti fai coraggio e prendi le tue decisioni. Poi però quando sei ad un passo dal compierle, uno strano moto di paura inizia a percorrere lentamente ogni parte di te, finendo per paralizzare anche il più piccolo muscolo.

Così mi sento ora, mentre lascio scorrere l’anta di vetro prima di richiuderla alle mie spalle.

Sospiro. Avverto l’aria sospendersi, così come la tensione che si sta tirando fra i nostri due corpi.

È come un schiaffo dato a piena mano, due estranei che non riescono a prendersi con la differenza che c’è un forte legame di sangue fra di noi. Devo provarci, almeno questa volta devo farlo.

Ma più cerco di infondermi la giusta forza con cui impormi, più il mio essere adulta scema nella sensazione che io non sia cresciuta perché qui, davanti a lui, che ancora non mi guarda con il suo cipiglio severo e i suoi occhi scuri riservandomi solo le spalle in un distanza virtuale fra di noi, mi sento una ragazzina ancora.

Sono adulta, giusto?

Sono diventata una giovane donna e ho bisogno che lui mi appoggi, che condivida con me il mio desiderio di affermazione, che non lo combatta strenuamente.

Che non mi combatta.

Coraggio …

«Liam?»

«Possiamo parlare ora, Eileen.» è strano, il suo tono non sembra arrabbiato o pronto per il secondo round. È più arrendevole in un certo senso, come se sulla lingua gli si stesse sciogliendo qualcosa di amaro. Giuro che non me l’aspettavo, questa volta aveva ragione da vendere se mi avesse fatto una lavato di capo che non finiva mai, ed invece niente. Sta solo riflettendo con me.

«Non ho mai voluto farti soffrire, Liam.»

«Lo so, Eileen …» Si volta e non solo né la giacca né la cravatta lo vestono distintamente come sempre, ma noto con stupore che i primi bottoni della camicia sono slacciati. Davvero questo è troppo. Che fine ha fatto il Liam ordinato e metodico? «Ho solo paura per te, la magia è un terreno accidentato, un rischio continuo. Chiede solo in cambio, senza mai donarti nulla e alla fine ci rimetti tutto, persino la famiglia …»

Vedo i suoi occhi protrarsi alle mie spalle, oltre la finestra, all’interno dell’appartamento.

Seguo il suo sguardo fin dove mia madre si è comodamente adagiata sul divano con, tra le mani, uno dei suoi amati libri. Lo sfoglia distrattamente, mentre io connetto il vero senso delle parole di mio padre. Questo suo modo iperprotettivo, il suo chiudere ogni cosa a riccio, era solo un modo asfissiante per proteggermi, ma non dai demoni, bensì dalle delusione che questa vita legata alla magia può dare.

«Devi credere in me.»

«Ho sempre creduto in te, Lee. Ma ho anche il terrore di perderti a causa di quello che siamo. A causa mia che ti ho costretta a crescere fra i demoni che ti braccavano, gnomi e fate. Questa non è vita …»

Lo blocco, prima che possa continuare. Spero solo che le parole non mi si arrestino a metà strada, che non risentano dell’emozione che si aggroviglia all’altezza della mia gola, occludendola quasi totalmente.

È la prima volta che mio padre mi sta ascoltando. È la prima volta che noi due riusciamo a parlare e, lo ammetto, vorrei che non finisse mai. Sapere che lui è disposto ad un dialogo, che io ho una voce, ebbene è un piacere infinito.

Vuol dire che non sono poi così sbagliata per lui.

«Però noi siamo questo, non possiamo scappare dalla nostra natura. Io preferisco affrontarli i demoni, non essere loro succube.»

Sbuffa, sorride sollevando gli occhi al cielo da cui piccoli bagliori si distinguono sotto una coltre di nubi. Ci sono poche stelle questa notte, pochissimi lampi di luce che disegnano il velo di velluto che si separa dall’orizzonte.

E la sua espressione è strana, come se stesse ricordando qualcosa.

Una parola, un gesto, qualcosa che apparentemente può sembrare insignificante, ma che comunque viene incamerato nella memoria per poi riaffiorare in un secondo momento.

Non ho resistito.

Mi sono fiondata nella sua testa senza nemmeno accorgemene e lui, pacatamente mi ha lasciato fare.

Sono dentro di lui e vedo una cosa che non mi aspettavo.

Il viso di mio nonno, tranquillo come il suo solito mentre mi raccontava le leggende della nostra famiglia, delle quali solo più tardi avrei scoperto quanto fossero reali e non semplici favole. L’Eochair l’unico libro da cui traeva l’ispirazione.

«Me lo ricordi tanto, tesoro …»

«Ti manca?»

Non risponde, annuisce solo con un cenno della testa come se gli pesasse far uscire dalle sue labbra quel sì che esita con aria tremante, mentre una lacrima inumidisce gli occhi senza cadere indiscretamente come specchio delle sue emozioni. Sinceramente, non riuscivo ad immaginare mio padre struggersi per la morte del nonno, forse perché fra di loro c’era un rapporto complesso.

Complesso, già.

Esattamente come il nostro. Che stupida che sono stata, pensare di essere l’unica a tenerci davvero. È sciocco, infantile credere di avere l’esclusiva su alcuni sentimenti. Il nonno era prima di tutto suo padre, come Liam è mio padre.

Ho sempre sbagliato con lui, pensando che il suo atteggiamento fosse il risultato di un carattere impossibile.

Mi accorgo solo ora di avere anch’io le mie colpe. Mio Dio, come ho fatto ad essere così cieca?

È una tremenda verità. Il nonno non voleva che lo chiamassi per nome ed era l’unica cosa su cui non transigeva. Quando mi scappava finiva sempre che chiedevo scusa al nonno, non posso nemmeno pensare a come si potesse sentire Liam in una situazione simile. Siamo sempre stati così freddi noi due che alla fine ci siamo allontanati del tutto, tanto dall’usare il suo nome piuttosto che chiamarlo papà.

«Oh, papà!»

Il mio corpo si muove indipendente, di slancio lega le braccia attorno al suo collo lasciandomi quasi appesa.

Come quando ero una bambina.

«Non mi chiamavi papà da quando tuo nonno ci ha lasciato … È bello sentirselo dire qualche volta …»

L’avevo completamente dimenticato. Avrò avuto forse sette anni, ricordo vagamente che doveva essere il periodo in cui nonno Aidan mi portò a vedere la mia prima partita di baseball. I demoni mi avevano rapita, ma io non avevo paura.

Sapevo che sarebbe arrivato.

Che mi avrebbe liberata.

Come sempre.

Ero così felice di vederlo che ho finito per buttarmi addosso a lui esattamente come ho fatto ora. E le sue braccia forti mi avevano stretta al suo petto, il suo respiro caldo era affondato nei capelli, le sue labbra avevano incontrato morbidamente la mia fronte.

Come ora.

Per quanto io mi professi adulta ed indipendente c’è una battaglia che non posso vincere.

Sarò sempre la sua bambina.

«Dimenticavo di dirti che mi piace quel Wyatt ...»

Ecco, lo sapevo. Era troppo bello per essere vero!

Neanche il tempo di sotterrare l’ascia di guerra che subito arrivava l’inopportuna sua confessione di quanto gli piaccia il mio ragazzo. Lo sapevo io, ora non posso esimermi dal confessargli io qualcosa. Certo è che avrà tutto il tempo per metabolizzare la notizia, però vorrei sapere da dove ha ripreso questo tempismo fuori luogo.

Che io ricordi non è una caratteristica di famiglia.

«Cosa c’è Lee?»

I miei muscoli hanno subìto un arresto repentino. Si sono irrigiditi evidentemente ed anche lui se ne accorge, staccandomi con i suoi grandi occhi scuri pronti a studiarmi come una cavia in laboratorio.

Questa volta sono veramente morta.

«Ehm … papà, credo di doverti dire un paio di cose … però è meglio se ti siedi …»

   
 
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