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Autore: Roxanne Potter    18/10/2011    6 recensioni
James Sirius Potter è l'unica persona capace di comprendere e di rendere felice la ribelle Rose Weasley.
Era il mio cugino preferito, l'unica persona che mi faceva sentire meglio durante le mie crisi di rabbia e con la quale riuscivo ad aprirmi completamente, a raccontarmi e liberarmi di ogni peso. Preferivo lui alle mie amiche di Hogwarts, quelle ragazze che non erano davvero mie amiche e mandavano avanti, convinte, il nostro superficiale rapporto fatto di chiacchiere futili e incomprensione.
[JamesRose.] Questa storia si è classificata sesta al "Wrong! James/Rose Contest.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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-Ehi, Rose! Che ci fai qui?
Il sorriso che mi rivolse James, in piedi sulla soglia di casa Potter, mi fece avvertire un tremito di felicità.
-Ciao... senti, ho litigato di nuovo con mio fratello. Posso stare qui per un po', vero?
A quelle parole, James inarcò un sopracciglio con aria divertita.
-Oh, e me lo chiedi pure... di certo non hai ereditato il cervello di tua madre, Rose, altrimenti non mi faresti queste domande. Ho mai rifiutato una visita della mia cugina preferita?
Mio malgrado, risi, e il nodo che avevo in gola si sciolse un po'.
-No, era solo una domanda di circostanza.- ribattei, mentre James si scostava per lasciarmi entrare nel corridoio principale della casa.
Una volta richiusa la porta alle mie spalle, James mi fece un cenno per invitarmi a seguirlo verso le scale che portavano al piano superiore.
-Andiamo in camera mia, intanto raccontami... stavolta che è successo?
La recente litigata con Hugo mi aveva lasciato come un macigno sul petto, un miscuglio di rancore e ira repressa. Eppure, avviandomi insieme a James, avvertii quel macigno farsi sempre più leggero fino a svanire.
Era sempre stato così, con James. Era il mio cugino preferito, l'unica persona che mi faceva sentire meglio durante le mie crisi di rabbia e con la quale riuscivo ad aprirmi completamente, a raccontarmi e liberarmi di ogni peso. Preferivo lui alle mie amiche di Hogwarts, quelle ragazze che non erano davvero mie amiche e mandavano avanti, convinte, il nostro superficiale rapporto fatto di chiacchiere futili e incomprensione.
-Beh...- iniziai, con una smorfia amara sul viso. -Già ieri ho discusso con i miei perché secondo loro mi comporto in modo immaturo, a quindici anni non dovrei essere così vivace. Oggi, invece, Hugo mi ha presa in giro perché ha visto che stavo scrivendo. Secondo lui sono un'asociale, dovrei sfruttare la mia attitudine alla lettura e alla scrittura per impegnarmi nello studio, non per bambinate come i racconti... lo odio.
Avevo pronunciato quelle ultime due parole senza riflettere, e adesso ne ero quasi turbata, mentre io e James terminavamo le scale e iniziavamo a percorrere il corridoio.
Lui mi fissava con aria sorpresa, sbattendo le palpebre.
Ok. Non è che proprio lo odio, ma..., pensai. Non lo sopporto, non riesco a reggerlo, fa di tutto per comportarsi in modo odioso. Sarebbe stato meglio nascere figlia unica.
-Dai, non dire così.
James mi poggiò una mano sulla spalla, fermandosi accanto a me. Anche io mi bloccai e mi voltai per guardarlo; ormai eravamo davanti alla porta della sua stanza.
-Anche a me capita di non sopportare Albus e Lily, che pensi?- sorrise James.
-Come potrei non saperlo? Te ne lamenti sempre.
-Già, però... sono i miei fratelli, in fondo. Scommetto che hai detto così solo perché sei arrabbiata.
Fece un passo per aprire la porta, e io entrai rapidamente, senza riuscire a trattenere un sorriso quando fui di nuovo tra quelle rassicuranti quattro mura tinte di un rosso che avrebbe dato alla testa chiunque, eccetto James.
Lui entrò richiudendo la porta, per poi raggiungere la sedia della sua scrivania e sedersi.
Io presi posto sul letto accanto alla finestra chiusa, mentre James mi fissava con i suoi occhi marroni, uguali a quelli della zia Ginny.
-Se vuoi sfogarti ancora un po'...- mi disse.
-Sì, voglio sfogarmi.- ribattei, avvertendo una nota di amarezza nella mia voce. Avevo quasi le mani che tremavano, nel ricordare l'espressione di scherno di Hugo.
E c'erano voci, voci che rimbombavano nella mia testa. Echi e ricordi di tutte le frasi che mi erano state rivolte...
Rose, smettila di leggere, non fai altro che rovinarti la vista con quei dannati libri! Perché non esci un po' e non giochi con gli altri?
Sei un'asociale, quando non sei in biblioteca stai sempre chiusa nel dormitorio.

Devi essere matta, c'è il fine settimana a Hogsmeade! E tu non vieni perché devi leggere...
Signorina Weasley, le consiglio davvero di mettere da parte i suoi romanzi per lasciar spazio ai libri di scuola...
Smettila di rispondere alle persone in quel modo, non viviamo nelle tue stupide fantasie dove tutto va a tuo piacimento. Devi seguire delle regole, chiaro?
Guarda che i racconti sono roba stupida per bambini. Rose, hai quindici anni! Dovresti pensare ad altre cose...
Ricordare faceva male. Le risate e le prese in giro degli altri ragazzi, le mie compagne che insistevano nel ripetermi che avrei dovuto mettere da parte la piuma per cercarmi un ragazzo, la convinzione di tutti che fossi solo una ragazzina acida e immatura...
Affondai le dita intorno ai lembi della coperta, sentendomi nuovamente invadere dalla rabbia.
Che problema aveva il mondo con me?
-Ho come delle voci nella testa.- mormorai, chiudendo gli occhi. -È... è frustante. Mi sento sola, mi sembra che non ci sia nessuno che mi capisca e mi accetti. Tutto quello che mi dicono gli altri...
-Tu fregatene di quello che dicono gli altri.
Riaprii gli occhi e vidi James alzarsi dalla sedia, per poi raggiungermi. Prima che potessi dire altro, lui si sedette accanto a me e mi prese una mano, avvolgendola in una stretta forte.
Arrossii quasi, nell'avvertire il calore del suo corpo, così vicino al mio. Era... era rassicurante.
-Hai capito, Rose?- ripeté, guardandomi negli occhi con uno sguardo serio. -E poi... tu non sei sola.
-Ma davvero?
Sorrisi amaramente, e subito compresi.
Razza di stupida che non sei altro.
Avevo davanti a me James Sirius Potter, mio cugino, quel ragazzo che si affidava al mio sorriso per sentirsi bene.
Me lo aveva rivelato qualche anno prima, e ricordavo ancora il rossore sulle sue guance quando mi aveva detto: “Rose, se non ci fossi tu non saprei come fare. Sei l'unica persona in assoluto che mi capisce. Sei la mia migliore amica.”
Solo James riusciva a comprendere me, e solo io riuscivo a comprendere James, quel ragazzo che rideva per nascondere la sua solitudine, quel ragazzo in un continuo e silenzioso conflitto con gli altri.
Eravamo simili, come... sì, anime gemelle, anche se quel termine mi faceva ridere.
James era l'unica persona che accettava in tutta tranquillità che io fossi una sfrontata ribelle che amava scrivere. Gli avevo fatto leggere alcune mie cose, ricevendo sempre incoraggiamenti ed elogi, in cambio.
E io ero l'unica persona che riusciva a capire quanto per James la musica fosse indispensabile per esprimere se stesso: quel tipo di musica dai suoni così alti da spaccare i timpani, che ti spinge a spalancare la bocca e iniziare a cantare come se stessi gridando, fregandotene se sei stonato o no.
-Ci sono io per te, lo sai.- disse James, passandomi un braccio intorno alle spalle. Mi sforzai in ogni modo di scacciare il pensiero, quando iniziai a chiedermi perché quel semplice gesto di un mio cugino mi avesse mandato il viso in fiamme.
-Potrò sempre contare su di te?- dissi a voce bassa. Presa dall'istinto, mi avvicinai ancora di più a lui, con il cuore che batteva forte.
-Ovvio. Oh, hai con te quello che stavi scrivendo quando quell'idiota di Hugo ti ha presa in giro? Mi piacerebbe dargli una lettura.
James leggeva continuamente ciò che io scrivevo, ma quella frase mi fece venire come un tuffo al cuore.
-Certo, è una poesia...
-Sai che adoro le tue poesie.
Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono uguali.
In seguito, nessuno mi chiese mai come accadde. E il che fu un bene, dato che non avrei assolutamente saputo come rispondere. So solo che accadde, che eravamo troppo vicini, che James aveva preso entrambe le mie mani e le stringeva, il suo viso a un soffio dal mio.
Ci sentivamo entrambi amareggiati, entrambi avevamo trovato comprensione l'uno nell'altra.
E ci baciammo. Ci muovemmo al tempo stesso e, quando sentii che le mie labbra toccavano quelle di James, per poco non iniziai a tremare, mentre il cuore sembrava volesse esplodermi nel petto.
Mi sentivo sudare, le mie guance si erano fatte più rosse che mai, mentre muovevo impacciata le labbra con gli occhi ben serrati.
Il nostro fu il bacio lento e goffo di due ragazzini privi di esperienza, ma al tempo stesso pieno di una dolcezza e un'emozione che non avevo mai provato in vita mia.
È tuo cugino!, urlò una voce dentro di me, ma tentai in ogni modo di ignorarla. Non volevo abbandonare quel tocco di labbra, il calore delle braccia di James intorno a me...
Fu lui a staccarsi improvvisamente. Si scostò, mentre mi sfiorava il viso con una mano. Aprii gli occhi sentendomi come se dentro di me si fosse creato un vuoto.
James era sempre lì, seduto davanti a me, e mi fissava con gli occhi sgranati colmi di incredulità. Cercava di articolare parole di senso compiuto, ma riusciva solo a balbettare.
-R... Rose... io non...
-Stai zitto, James. Mi è piaciuto.
Era la mia voce, quella?
Stavo cercando in ogni modo di elaborare la cosa: ero stata baciata. James, mio cugino, mi aveva baciata sulle labbra, e io l'avevo lasciato fare... mi era addirittura piaciuto.
Perché sei innamorata di lui. Da quanto tempo lo sai e non lo vuoi ammettere a te stessa?
No, no, non era possibile...
Senza sapere perché, mi sfuggì una lacrima che rigò lenta il mio volto, probabilmente per tutta l'emozione che mi stava scuotendo dentro.
Immediatamente, James tirò fuori qualcosa dalla tasca del suo pantalone e me lo porse. Con un gesto lento, presi quel fazzoletto di seta grigia e mi tamponai il viso, nonostante la lacrima si fosse già seccata.
-Rose, è... è stato... non so perché l'ho fatto.- mormorò James.
-Neanche io.
-Non possiamo... andare avanti, lo sai. Sei mia cugina e se i nostri parenti lo sapessero... non ci pensare più, va bene?
No, non va bene!” diceva la luce nel mio sguardo.
Poggiai il fazzoletto di seta sul letto, accanto a me, e mi sporsi leggermente verso James per baciarlo ancora. Seppi, nell'istante preciso in cui il tocco delle nostre labbra fece scalpitare il mio cuore, che non avrei mai e poi mai potuto fare a meno di James Sirius Potter.
Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono uguali.

-Rose...
Lo sguardo duro della donna riuscì a zittire Ron, che rimase immobile davanti a lei.
Il vento scuoteva i cespugli che delimitavano i vialetti di quel cimitero, anche i capelli rossi di Rose si muovevano leggermente.
C'era un folto gruppo di maghi affollato davanti a loro, e Rose li fissava senza vederli veramente. Si strinse ancora di più nel suo mantello nero, lanciando una fugace occhiata a Ron, Hermione e Harry.
-Rose, ti prego.- sospirò Hermione, con gli occhi lucidi di lacrime. -Dopo tutto questo tempo...
Qualcosa si ruppe in Rose. Il ricordo di ciò che lei e James avevano passato era ancora vivido in lei, gli sguardi sconvolti e rabbiosi dei loro genitori avevano spesso popolato i suoi incubi... ma aveva ancora importanza, adesso?
Poteva approfittarne. Poteva tornare... tornare a riallacciare dei rapporti con la sua famiglia, rapporti che andassero al di là delle fredde lettere che ogni tanto si scambiavano lei e Hermione.
Ma non in quel momento. Adesso avrebbero dovuto lasciarla in pace. Non aveva tempo per loro.
-Ci vediamo dopo.- rispose Rose, distogliendo lo sguardo da sua madre.
Si voltò e, incurante della sua rudezza, si fece strada nella folla di maghi, fino a raggiungere la lapide che sbucava dall'erba rada, e che tutti stavano fissando.
Si inginocchiò davanti alla lapide e il resto del mondo sembrò scomparire.
La gente dietro di lei continuava a parlare, ma Rose non la sentiva; non udiva nulla, non avvertiva il vento che le sferzava il volto, non vedeva nulla eccetto che le parole dorate che, appena pochi minuti prima, un mago aveva inciso sulla pietra bianca sventolando la bacchetta.

James Sirius Potter.
Nato il 9 febbraio 2005 – Morto il 30 settembre 2042.

Neanche una lacrima rigava il volto di Rose, ma la sua mano tremò leggermente, mentre tirava fuori qualcosa dalla tasca del mantello.
Sapeva che il vento l'avrebbe portato lontano, ma non importava.
Lasciò cadere sulla lapide un fazzoletto di seta grigia, quello stesso fazzoletto che lui le aveva regalato per asciugarsi le lacrime, la prima volta che si erano baciati. Quel fazzoletto che lei aveva conservato, che l'aveva sempre fatta sorridere, anche nei momenti più bui.
Prima di rialzarsi, Rose si morse le labbra e poggiò una mano su quella pietra gelida. Chiuse gli occhi, la sua espressione fredda non poteva minimamente rispecchiare la tempesta che si era scatenata nel suo animo.
-Ti amo, James.- mormorò.

*
NdA:
Yah!:D Questa storia si è classificata sesta al contest James\Rose indetto da Jaybree sul forum di Efp. Il giudizio non è pienamente positivo, ma ne sono davvero felice, contiene delle osservazioni critiche che la prossima volta terrò a mente. Ringrazio la giudiciA e posto qui il giudizio. (E grazie in anticipo a chi recensirà.<3)

Sesta Classificata



Due anime uguali – Roxanne Potter



Grammatica e forma: 9.35/10

Stile e lessico: 8.50/10

Caratterizzazione personaggio: 8/10

Sviluppo trama e originalità: 8/10

Gradimento personale: 4/5

Punti Bonus: 3/3

Totale: 40,85

La tua è una one-shot sicuramente ben scritta e che si presenta come buona in tutti i criteri di valutazione.

Innanzitutto, grammaticalmente parlando la shot è quasi perfetta. Nella frase, “ma…, pensai. Non sopportavo”, il ‘ma’ introduce la frase successiva quindi non è il caso di separarli da un punto, io proporrei l’alternativa: “ma, pensai, non sopportavo” (0.15). Ho segnato solo un paio di cose che non sono veri e propri errori di grammatica, piuttosto sono variazioni di forma che generalmente sarebbe meglio evitare: la doppia punteggiatura in “È tuo cugino!, urlò” e in “ma…, pensai”. Allo stesso modo, nei dialoghi, generalmente prima della lineetta di chiusura si preferisce usare la virgola. Ma dato che esistono attestazioni della forma che hai scelto tu, ho ritenuto giusto togliere solo uno 0.10 per ogni caso di doppia punteggiatura, e uno 0,30 per tutti i casi di punto prima della lineetta.

Il tuo stile mi ha creato diversi dubbi: c’è potenziale, ma anche tanta acerbità, e non sono sicura di quanta di questa acerbità sia attribuibile alla voce narrante adolescente. Costruisci le frasi con accuratezza ma ogni tanto risultano macchinose: “Fece un passo (PC) per aprire la porta (S1), e io entrai rapidamente (PC), senza riuscire a trattenere un sorriso(S1) quando fui di nuovo tra quelle rassicuranti quattro mura tinte di un rosso (S2) che avrebbe dato alla testa chiunque, eccetto James(S3).” In questo periodo, come vedi dalle piccole etichette – PC sta per principale coordinata, Snum subordinata. Non è sbagliato, ma è pesante, costringe il lettore a voltarsi indietro: andrebbe alleggerito.  Ho notato poi un uso diffuso dei punti di sospensione. In due o tre casi, nel tuo testo, si sarebbero potuti evitare tranquillamente. Ad esempio, in “e me lo chiedi pure…” il tono sarebbe interrogativo, e il punto interrogativo sarebbe la soluzione migliore; oppure quando elenchi le frasi che Rose ricorda come echi, io ci avrei visto diversi punti fermi; o ancora, in “e poi… tu non sei sola” per indicare l’esitazione puoi tranquillamente scriverlo: “- E poi, - esitò, - tu non sei sola.” Vedi come la lettura scorre meglio?

Un altro costrutto che ci tengo a farti notare è questo: “In seguito, nessuno mi chiese mai come accadde. E il che fu un bene, dato che non avrei assolutamente saputo come rispondere. So solo che accadde, che eravamo troppo vicini, che James aveva preso entrambe le mie mani e le stringeva, il suo viso a un soffio dal mio.” Non è assolutamente scritto male, anzi, è piuttosto ben armonizzato; ma dimmi la verità, lo hai scritto perché non sapevi come introdurre il bacio? Perché è una situazione piuttosto banale – quella di non ‘sapere bene cosa è accaduto’ – e di solito l’autore si ci tuffa quando non sa cosa dire (io stessa l’ho fatto, una volta – mea culpa!).

Una medaglia a doppia faccia della tua fanfiction è la caratterizzazione di Rose – che è molto ben costruita, tanto che ho quasi pensato ci fossero dei vaghi riferimenti autobiografici nel testo,  ma è una medaglia a doppia faccia perché? Perché questa idea della ragazza (o ragazzo) ‘incompresa’ da tutti, che non ha veri amici tranne una persona in particolare, che sente insofferenza verso il mondo intero è piuttosto comune nella scrittura sia amatoriale che professionale. Quindi quello che è un buon punto di partenza per un bel personaggio è anche un piccolo cliché che non hai saputo sfruttare al meglio: la trama non spicca per personalità. Ti riscatta il pezzo finale, che mi ha colpito molto: 2005-2042. 37 anni: decisamente un colpo (basso) di scena.

Alla caratterizzazione di Rose va, però, aggiunta quella di James; e qui ho trovato un po’ di inconsistenza. James è buono, gentile, comprensivo. Perfetto. Troppo perfetto perché somigli a un ragazzo di sedici/diciassette anni. È un errore plausibile e, molto comune tra noi fanciulle; purtroppo abbiamo la tendenza a proiettare nei nostri personaggi le caratteristiche che vorremmo nel nostro lui.

Mi piace come hai usato il prompt e la citazione è abbastanza incisiva nel pezzo intero. In complesso, il pezzo mi è piaciuto, mi ha ricordato vagamente il primo testo narrativo da me scritto, che aveva una protagonista simile e soprattutto un principe azzurro così.

   
 
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