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Autore: KaienPhantomhive    18/10/2011    6 recensioni
-Seguito di 'Evangelion Alternate Future'-
Quattro mesi sono passati dalla comparsa dell'Angelo delle Tenebre e dalla disfatta degli Angeli Maggiori.
Ora una Nuova Genesi getta le ombre su quattro universi accomunati da uno stesso segreto.
Come finirà la storia dei ragazzi dal destino designato e del Multiverso?
Una favola attraverso lo Spazio ed il Tempo, fino ai Cancelli del Paradiso...alla ricerca della felicità.
-Citazione:
"Si schiudono i battenti del Cancello di Tanhoizer e si apre infine...la Heaven's Door!"
Serie coinvolte: Evangelion, GunBuster/DieBuster, Aquarion, Gurren Lagann
Fisica di riferimento:
Maxwell, Einstein, Tanhoizer, Schwartzchild, Lorentz, Teoria M, Supestringhe, Heisenberg
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Neon Genesis Evangelion - Moonlight SINphonia'
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Chiedo scusa in anticipo per lunghezza di questo capitolo: mi rendo conto che ho un tempo di pubblicazione ed una durata media dei capitoli abbastanza lunghi, ma tentate di perdonarmi: prometto che i prossimi capitoli saranno più brevi e concisi.
Fate , se potete, uno sforzo: è un capitolo piuttosto decisivo, ma non dovrebbe annoiarvi.
Thanks a lot. :-)

 
 

Giorno 2:
Do You Love Me?– Colei Che Muove i Pianeti
 
Universo ‘Alpha’. Martedì 14 Settembre 2019. Ore 08:30 A.M.
Istituto Scolastico Internazionale Marduk. Parigi. Francia.
 
“Hai sentito, Ginevra?” – chiese la ragazza dai corti capelli neri – “Il telegiornale dice che la Luna è talmente vicina alla Terra che potrebbe urtarla!”
 
Le ragazze in uniforme scolastica salirono le ampie scale in marmo dell’immenso complesso scolastico francese, al loro secondo giorno di scuola, discutendo animatamente.
Le loro mani si agitavano nell’aria, acconciando capelli, calcando cartelle a tracolla e scorrendo sui corrimani dello scalone.
 
Una coetanea dai capelli castani sciolti si diede un colpo alla chioma con il dorso della mano, scettica:
“Mah, io non credo a queste cose! Dicevano che nel 2012 sarebbe finito il mondo; sono già passati sette anni e non mi pare sia finito proprio nulla!”
 
La giovane pianista bionda sorrise poco convinta alle amiche, allontanandosi dal gruppo:
“Beh, se proprio deve succedere qualcosa, che almeno ci faccia saltare l’ora di Matematica! Un test d’ingresso al secondo giorno proprio non mi va giù!”
Risero di gusto, poi lei si allontanò:
“Vado un attimo al bagno! Vi raggiungo tra poco!”
“Va bene!” – fece di rimando la compagna – “Ma non tardare, altrimenti chi la sente quella pazza della professoressa!”
 
Ginevra si infilò all’interno del bagno della scuola, pulito e piastrellato di maioliche bianche.
Posando la tracolla nera a terra, aprì il rubinetto dell’acqua fredda, lavando con abbondante sapone profumato la candide mani.
Si gettò una manciata d’acqua in viso, imponendo le mani sugli occhi.
Le tolse lentamente, guardandosi allo specchio.
Nell’oscurità immobile di un angolo del bagno, intravide due piccoli lumicini scarlatti risplendere sinistri.
Si rialzò di scatto, ansimante:
“Chi è là?!”
 
Nessuna risposta.
 
Con cautela, si avvicinò lentamente alle due piccole luci misteriose, mentre il battito del suo cuore aumentava ogni passo di più.
“C’è nessuno?” – chiese esitante.
 
Poi, dal nero ombroso della nicchia si allungò un braccio fasciato da un elegante completo nero; una mano ricoperta da un guanto bianco la invitava seducente ad entrare in quel mondo di tenebra.
 
“Chi sei?”
 
L’uomo nell’ombra non ripose subito, limitandosi a sussurrare:
“Vieni con me…prendi la mia mano, se vuoi conoscere gioia e verità eterna…”
 
Quasi ipnotizzata, la ragazza avvertì ogni suo muscolo agire inconsapevolmente:
Mosse un passo in avanti, concedendo all’oscuro ospite la sua mano sottile.
Le dita s’intrecciarono.
Quei due lumicini si fecero più vividi: malevole e astute iridi rosse di occhi sottili e serpentini.
 
Ginevra tentò di urlare, ma il suo fiato venne spezzato da un’ombra incombente, fino a che l’oscurità non l’avvolse del tutto.
 
 
*   *   *
 
 
Stesso giorno. Tre ore prima (05:30 A.M.).
Ufficio del Gran Consiglio. Settore 2. Giant Inter-Galactic Flagship Vergil-Exelion.
 
Nel lume soffuso dell’unica lampada al neon del grande studio, il Comandante Supremo Simòn Jiiha respirò a fondo:
“Sembra che ci siamo riusciti, alla fine…”
 
“Desolato di un primo giorno a bordo della nostra Nave tanto movimentato.” – si scusò il Generale Hatori, più per forma che per delicatezza – “Spero vi siate riposati in queste sei ore di pausa.”
 
“Il riposo è un lusso che non ci è concesso, in tempi come questi.” – ripose Gen Fudo, impassibile.
 
“Gli alloggi sono stati accoglienti.” – notò con sufficiente pacatezza Fuyutsuki – “Personalmente apprezzo l’arredamento giapponese. Mi compiaccio di tanta solerzia nel metterci a nostro agio, da parte vostra.”
 
“Dovere.” – rispose l’Ammiraglio.
Annuiva sempre così, quando voleva dimostrare fedeltà, benché fosse un pessimo bugiardo: i suoi fastidi e disagi trapelavano da ogni fibra del corpo.
 
“Piuttosto…” – riprese Ikari – “…siamo impazienti di avere notizie circa la sistemazione dei nostri Eva e del MAGI System, oltre che dell’Angelo Lilith.”
 
“Abbiamo già provveduto a sigillare il vostro mostro deforme.” – lo informò Ivankov, con una smorfia di disgusto –“Per quanto riguarda gli Eva, ci stiamo adoperando per lo stoccaggio. Lo stesso vale per le Vector Machines e i Gunmen. Il MAGI è in fase di installazione: presto sarà operativo come computer di bordo.”
 
“Se non sbaglio, la Dottoressa Akagi si sta personalmente occupando della messa a punto di quei vostri Super-Evangelion sfruttando la tecnologia della DAI-GURREN…” – rifletté Rossiu, come a voler insinuare una superiorità scientifica.
 
“Le nostre risorse sono più che sufficienti.” – obiettò Gendo Ikari – “Nonostante questo, non possiamo permetterci di partire in svantaggio contro il nemico: per questo esiste la TERRA; per unire i quattro diversi Frutti della Conoscenza.”
 
Hatori si levò in piedi, seccato:
“Non crede di essere troppo rilassato, Ikari, dopo ciò che è successo stanotte?! Cosa ha da dire su quei due…‘Eva’ - o come diavolo si chiamano - che sono comparsi dal NULLA?! Senza contare l’imminente collasso della Luna, non possiamo permetterci di nasconderci alcunché!”
 
“L’Unità 06 e la 08 non sono come gli altri Evangelion.” – rispose il Comandante della NERV, senza scomporsi – “Rappresentano una forma evoluta di esistenza, che trascende i limiti umani. Sigillarli non rientra nelle nostre capacità: possiamo solo pregare di non doverli combattere.”
 
“E quei due ragazzini?” – Simòn congiunse la mani innanzi al mento – “Cosa può dirci di loro? Possiamo fidarci?”
 
Rispose Fudo, stranamente:
“Un bambino può nascondere il segreto dell’Universo dentro di sé. Potrebbero forse essere nemici, ma dubito che avrebbero dato tanto per noi, solo per distruggerci dopo. Nulla è dato certo: sono esseri umani e per tanto fallaci, ma è nella natura dell’uomo quella di fidarsi dei suoi simili. Perciò siamo riuniti: ogni essere umano è come un singolo pezzo di Luna Crescente. Tuttavia, unendo più pezzi di Luna Crescente è possibile ottenere una Luna completa: una Luna Piena. Dobbiamo avere fede.”
 
Gli altri membri rimasero in meditativo silenzio.
 
Solo Lord Genome, nella sua teca bio-supportata, sussurrò nel silenzio:
“L’Evoluzione Suprema divaricherà la Legge di Conservazione dell’Energia Universale. Quando la Spirale sarà completa…avremo la Nuova Genesi Divina.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 9:00 Stanza privata n.121. Stessa Nave.
 
Due colpetti leggeri percossero la porte automatica in acciaio dell’angusto appartamento.
 
Sotto le coperte bianchissime del piccolo letto, il pilota dai capelli nero-blu si levò lentamente, rispondendo a quel richiamo con voce impastata dal sonno:
“E’ aperto…”
 
Con discrezione, la porta della cabina si aprì verso l’interno, mentre una giovane ragazza dai corti capelli turchesi in camicia e minigonna nera entrò lentamente.
 
Lui non si voltò, ne la salutò.
Rimase di schiena, rivolgendole le spalle sottili dalla pelle chiarissima.
 
Lei si avvicinò appena, poggiando un elegante completo nero sulla scrivania in dotazione.
Infine parlò, piano:
“Sono venuta a portarti la nuova divisa. Il Capitano Katsuragi me l’ha ordinato.”
“Ti ringrazio.” – rispose semplicemente lui.
 
Lei lo scrutò con i suoi magnetici occhi color rubino:
“Talvolta l’apparenza può ingannare…quello che appare come un eroe può anche rivelarsi un demonio, se tale è il suo cuore.”
 
Cris sembrò quasi cogliere il significato recondito di quelle parole.
Si levò in piedi, spiegando lentamente l’uniforme di raso nero.
Infilò una gamba nei pantaloni dalla piega perfetta, continuando sibillino:
“Il cuore delle persone è di per sé il mistero più inviolabile, giacché sia parte integrante dell’organismo. Ma va ricordato che l’essere umano è composto tanto di carne quanto d’anima: l’una senza l’altra è solo un cadavere. Pensi forse che io sia un demone?”
 
“Tu pensi d’esserlo?” – le sue parole tagliavano il silenzio opprimente.
 
Lui non ripose, indossando la camicia coordinata blu elettrico ed annodando al collo la cravatta nera.
 
Infine lei chiese ancora, indugiando su ogni lettera:
“Tu…sei come me, non è così?”
 
“No.” – quella parola gli sfuggì dalle labbra con tale sicurezza da apparire premeditata.
 
Lei si scompose appena.
 
“Certo, ci somigliamo molto…” – lui strinse un pugno, fissando lo Spazio costellato di stelle oltre la finestra della cabina – “…ma io non sono come te.”
 
Indossò l’elegante giacca nera a doppio petto – sul cui taschino risaltava il logo rosso della NERV – abbottonandola con cura.
Quindi si voltò verso la porta, intenzionato a lasciare la stanza.
 
Quando le passò a fianco, l’unica reazione che ebbe da lei fu un:
“Arrivederci.”
 
 
*   *   *
 
 
Mezz’ora dopo. Area attrezzata n.14. Stessa Nave.
 
Un pugno preciso e diretto venne affondato nel guantone da parata nero, lasciando un piccolo calco.
 
Un bel giovane brasiliano in completo calcistico si tirò leggermente indietro, rimettendosi in posizione:
“Ok, con questo fanno trenta! Una buona media…per un novellino.”
 
“Non prendermi in giro, Pierre!” – ripose sprezzante un ragazzo dai capelli di un biondo cinereo, spostando continuamente il peso da una gamba all’altra, senza distogliere l’attenzione dai bersagli – “Mi sto solo scaldando! Non crederai che sia già esausto? Sono già sei anni che pratico boxe! E poi…sono stufo di essere il terzo in comodo! Soprattutto devo dimostrare al fratellone che deve smettere di preoccuparsi come un’oca ogni volta che scendo in campo con Alephist!”
Ed allungò altri due veloci diretti ai pao.
 
Nikolas, dondolandosi noiosamente sulle corde del ring della gigantesca palestra, bofonchiò:
“Ryan, tu hai la sorprendente capacità di ripetere le solite idiozie decine di volte di fila…e nonostante tutto non perdono d’efficacia: mi chiedo come tu riesca ad essere così maledettamente pedante!”
 
“E sta un po’ zitto, tu!” – lo rimproverò, seccato.
 
Per riposta, l’Element della DEAVA chiamato ‘Pierre’ gli assestò un leggero calcio all’altezza della coscia:
“Tu invece cerca di rimanere concentrato!”
“Ahia!”
 
Il Topless provò una breve combinazioni di ganci-montanti poi venne interrotto da una vocina acuta e maliziosa:
“Oh, ma come ci diamo da fare! Certo che voi ragazzi siete tutti uguali: tanto lavoro e poi vi ritrovate con i punteggi più bassi della FRATERNITY!”
 
“Tycho…” – Ryan si fermò, sospirando scocciato – “…come non ho potuto pensare all’eventualità di ritrovarti sempre tra i piedi, a dar fastidio?”
“Beh, forse perché non ci arriveresti mai…” – sorrise lei, provocatoria.
 
“Ok, ok…facciamo tutti una pausa!”
La voce giunse dall’alto:
Su una morbida sfera galleggiante, il Collaudatore Casio Takashiro discese lentamente, lanciando bottigliette d’acqua sterilizzata ai piloti sparsi ovunque per la palestra hi-tech.
 
“Stavo giusto per andarmi a fare un tè…” – Nikolas afferrò la bibita, piantò una cannuccia nel coperchio di gel e tirò un sorso.
 
Un ragazzo dai folti capelli rossi saltò giù da una spalliera, atterrando sulle corde del ring.
 
Il Brasiliano perse l’equilibrio, cadendo al suolo, confuso:
“Apollo! Ma non conosci altri modi per muoverti?!”
“Certo, ma il bello sta nel vedere le tue reazioni!” – ripose lui, con un sorriso sornione a trentadue denti.
 
Infine, Tycho gettò il capo all’indietro, sorseggiando un’aranciata:
“Oh, guardate chi è uscito dal letargo! Ehilà, mi vedi?!”
 
I suoi occhi incrociarono quelli di un ragazzino poco più che quindicenne, in un semplice ma elegante completo nero, sotto il quale spiccava presuntuosa una camicia di un arancione acceso, stretta al collo da una cravatta nera.
Sul taschino sinistro risaltava una foglia rossa e la dicitura: ‘NERV-UZUMAKI’.
 
Lui si voltò, abbassando poi lo sguardo, imbarazzato.
 
“Avanti, non essere timido! Vieni a farci compagnia! Noi ammazza-Mostri Spaziali dobbiamo restare uniti, no?” – lo incoraggiò Nikolas, strizzandogli l’occhio.
 
Lui si fece più vicino, silenzioso.
Poi l’irrequieto Apollo lo avvicinò in un salto, annusandolo convulsamente dall’orlo dei pantaloni fino al colletto della camicia.
“Mhmm…si, capisco…” – continuava a ripetersi, tra un’inalazione ed un’altra – “…è così, allora…”
Infine si avvicinò tanto al suo volto da schiacciarsi i nasi a vicenda:
“Così sei tu…il pilota di quel robot? Hai un odore…strano. Sei sicuro di essere umano?”
“Eh?! Cosa?!” – Naruto un’espressione di totale sgomento – “M-ma certo!”
 
“Apollo, che razza di domande fai?!” – Pierre gli assestò un sonoro scapaccione; poi si voltò verso il second children – “Scusagli l’impertinenza: le buone maniere non sono di casa! Io, piuttosto, sono Pierre Vieira. Piacere.”
Gli allungò la mano; lui ricambiò il gesto, ma il sudamericano la retrasse, con un fischio:
Ah-ha, ti ho fregato! E dai, non fare quella faccia! Era uno scherzo…”
“Se lo dici tu…” – indietreggiò Naruto, diffidente.
 
“STOOOOOOP!!!!” – una voce squillante accompagnò un ragazzino in tuta meccanica arancione capitombolargli innanzi.
Con gli occhi lucidi dall’emozione, il bambino gli strinse la mano tanto violentemente da slogargli il braccio:
“Non ci credo! Non posso crederci! Tu sei DAVVERO il pilota di quel robot enorme! Sei stato f-e-n-o-m-e-n-a-l-e! E sei così giovane: avrai sì e no la mia età! Come ti invidio!”
 
L’ometto paffuto cinse le spalle a Naruto con un braccio, costringendolo ad accomodarsi sulla sfera galleggiante:
“Casio Takashiro: al tuo servizio! Questo esuberante tuttofare è invece il nostro Barry: cerca di capirlo, per lui tu sei un po’ come il suo ideale di vita! Tuttavia, dicci un po’ di più di come sei!”
 
Non era un invito comune. Descrivere la propria persona…non ci aveva mai pensato. Fino ad allora si era preoccupato solo della percezione altrui della sua immagine, ma mai aveva creduto di doverne dare un assaggio con le sue stesse parole.
 
“Beh, io…” – azzardò, indeciso – “…non sono molto abituato a parlare. Non più, almeno. Credo di poter dire di essere un tipo…complicato, ecco.”
 
“Essere complicati è un bene, a volte.” – riflettè Nikolas.
 
Naruto chinò la testa:
“In realtà…è un po’ che non vedo o parlo con qualcuno. Non sono bravo nell’agganciare discorsi…sarà per questo che sembro tanto strano.”
 
“Non più strano del resto di questo equipaggio…” – sorrise Tycho, passandosi una mano tra i capelli.
 
Lui sembrò ravvivarsi:
“La Nave, giusto…quant’è lunga? Quanti siamo a bordo? Credo di sapere perché mi sono spinto fin qui…ma non so nulla di quanto mi circonda. Tutto questo è così nuovo, per me…”
 
Ryan incrociò le mani dietro la testa:
“Oh, non ti perdi un granché: siamo oltre duemila persone a formare l’equipaggio, di cui una trentina di piloti, te compreso; il Vergil-Exelion è solo la Nave Ammiraglia più grande e potente mai costruita nella storia dell’Umanità e fino a dieci ore fa i nostri Universi erano divisi. Dopodiché sei arrivato tu e quell’altro ragazzino, avete lanciato contro i nemici  tutte le Lune di Giove e avete causato un’esplosione di proporzioni planetarie. A parte questo, nient’altro.”
 
Stranamente, a Naruto venne da sorridere:
“Deve essere stato imbarazzante…”
 
“Solo un po’.”
 
“Ad ogni modo…” – il suo volto si incupì nuovamente – “…è da molto che non vedo alcune persone. E pensare che voi siete i primi che incontro, senza nemmeno conoscervi. Deve essere frustrante avere tante persone a darvi ordini, in una situazione come questa.”
 
“In effetti non siamo abituati alle formalità…” – riflettè Vacheron.
 
Tycho, sorridendo, si avvicinò all’orecchio di Naruto, nonostante la vistosità del gesto mostrasse tutto fuorché segretezza:
“Sai mantenere un segreto? Allora ti svelo una cosa: in realtà la FRATERNITY non ha una gerarchia precisa, al suo interno. Noi Topless discutiamo con pochi addetti tecnici sulle strategie belliche di volta in volta e per il resto abbiamo carta bianca. Ma da quando ci sono il Generale Ivankov e l’Ammiraglio Witwicky al comando tutto è così complicato! Sono dei tali conformisti; non li sopporto!”
 
“Non sei l’unica…” – Ryan si passò il mignolo nell’orecchio, insoddisfatto.
 
“Certo, meglio loro che le Gemelle Serpentyne…!” – sospirò Nikolas.
 
“Chi sono le Gemelle Serpentyne?”
 
“Ehi, quante domande fai, Moon-Boy!” – lo bloccò Casio, divertito – “Non sei qui nemmeno da cinque minuti e già chiedi di informazioni altamente classificate? Dicci almeno come ti chiami…”
 
Lui sembrò rasserenarsi: in fondo non erano così male, quei tipi.
Non aveva ancora rivisto le conoscenze di vecchia data, ma c’era anche tutto il resto dell’equipaggio con cui entrare in confidenza.
Forse ci sarebbero state persone con cui non avrebbe neanche mai parlato, ma da qualche parte doveva pur cominciare.
 
A cuore leggero, rispose:
“Il mio nome è…Naruto Uzumaki!”
 
 
*   *   *
 
 
Appartamento del Capitano Katsuragi. Ore 16:00. Stessa Nave.
 
La donna si rigirò sotto le coperte bianchissime del letto disfatto, nella grande cabina finemente arredata.
 
Tutto era perfetto: liquore, oli essenziali, candele…
 
Quelli della FRATERNITY sanno essere ospitali, dopotutto…- perfino pensare le risultava difficile; pareva quasi che meditasse quelle parole più lentamente del solito.
 
Era stanca; terribilmente stanca:
Nello Spazio non c’è alcuna differenza tra notte e giorno.
Non c’è luce, se non le piccole fiammelle delle stelle, lontane centinaia di anni-luce e le lampade al neon ed etere luminifero del Vergil.
Non c’è distinzione d’orario: tutto è scandito dai propri orologi biologici, abituati a vite terrestri.
Andare a letto alle quattro del pomeriggio non era certo il massimo…ma la sua testa girava talmente forte quel giorno: quanto sarebbe durata la quiete dopo la tempesta?
 
Un giovane uomo si volta sotto le lenzuola, abbracciandola; il petto nudo e forte di lui contro la pelle liscia della sua schiena, che profuma d’essenze aromatiche.
 
“Mi ami?” – chiede lei, spegnendo nel posacenere sul comodino il mozzicone di sigaretta che ancora tiene in mano.
 
“Se ti dicessi di no, arrivando a farmi detestare…” – risponde lui, con un’altra domanda – “…soffriresti di meno, quando arriverà la Fine dei Giorni?”
Lei sorride malinconica:
“I cuori degli uomini sono talmente ingenui…sebbene io potrei anche sforzarmi di odiarti, ciò mi sarebbe impossibile. Sebbene inoltre l’amarti mi farà soffrire…nondimeno soffrirei della tua mancanza, poiché tale è la legge del mio animo: tentare di odiare ciò che si ama profondamente non fa altro che alzare un muro tra la realtà che si cerca di evitare e quella evitata. Non fa differenza.”
“Credi dunque che il nostro amore possa durare in eterno, pur se questo dovesse incorrere nella fine dell’umanità?”
“No…” – Misato Katsuragi chiude le palpebre truccate di costoso ombretto – “…non è possibile, in una relazione. Ogni storia d’amore è destinata a terminare: non si sa come abbia inizio e come proseguirà…ma si sa perché finisce.”
 
Lui si alza in piedi, avvicinandosi alla grande finestra rinforzata della camera, sullo Spazio:
“Tutto questo…è profondamente umano.”
 
 
*   *   *
 
 
Grande Biblioteca Digitale ‘Babel’. Ore 17:15. Stessa Nave.
 
Lar’C ordinò rapidamente i file degli audio-libri, prendendo il portatile in mano e avviandosi verso il portone automatizzato in falso legno.
Si voltò verso la ragazza dai capelli rosa alle sua spalle, intenta nello spazzare con zelo il pavimento di marmo e gli scaffali dell’imponente biblioteca di bordo:
“Nono, io vado a riposarmi in stanza. Vedi di pulire tutto per bene, tu: non voglio sorbirmi il Generale o qualcuno dei cervelloni della NERV e DEAVA lamentarsi per il disordine! E cerca anche di non rovinare i proiettori: l’ultima volta Mikaela si è talmente infuriata che c’è mancato poco che non ci sbattesse fuori dalla Nave a calci nel sedere!”
 
“Certo, Signorina!” – Nono scattò sull’attenti, radiosa – “Nono farà un ottimo lavoro! Pensi a riposarsi, nel frattempo!”
 
“Voglio fidarmi…” – Lar’C si diede un colpo alle ciocche laterali dei suoi capelli biondissimi, in contrasto con la carnagione esotica.
 
Come spesso accadeva, nella mente dell’esuberante Nono, la figura della Principessa Lar’C Mellk Mal si trasfigurò in una visione quasi mitica:
 
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Rimase a guardarla allontanarsi, con gli occhi lucidi di ammirazione.
 
Poi, una voce la distrasse:
“Scusa, potrei prendere in prestito questo libro per un po’?”
 
La sorpresa la fece sobbalzare, lanciando un gridolino acuto e facendole cadere la scopa di mano.
Si voltò, ansimante:
 
Davanti a lei, un giovane dal volto sottile – incorniciato da un mare fluente di capelli corvini, tra i quali saettava una ciocca blu – e dagli occhi di un blu-notte magnetico la fissava, incuriosito; in mano un audio-libro di Goethe.
Era apparso come dal nulla ed ora se ne stava lì con quei suoi occhi di un timido quasi impertinente, a fissarla mettersi in ridicolo.
Era bello…quasi pericoloso.
Era il pilota dell’Eva 08, comparso il giorno prima…sbucato da chissà dove e a bordo di un ‘coso’ in grado di lanciare addosso ai nemici interi pianeti.
E, soprattutto, era un ragazzo.
Per la prima volta…Nono provò qualcosa di più della semplice ammirazione verso un giovane pilota…qualcosa che le faceva battere ciò che tutti chiamano ‘cuore’ e che le mandava a fuoco le guance.
 
“I-io…cioè tu…cioè lei…” – balbettò, confusa – “…ma certo, prenda pure quello che le serve, Signorino!”
 
Lui assunse un’espressione stupita:
“Oh…ma guarda che non devi darmi del ‘lei’! Tu sei Nono, giusto? Io sono Cris.”
 
Il volto della ragazza avvampò, rossa d’imbarazzo:
“I-il Signorino conosce Nono?! Oh, ma Nono voleva solo essere e-educata! N-non si arrabbi, Nono non sapeva se chiamarla…”
Indietreggiò, agitando le mani come per scusarsi.
Per sbaglio, poggiò un piede sulla scopa caduta:
Slittò all’indietro, tentando di aggrapparsi ad un mobile, facendo cadere dallo stesso uno stereo che si accese all’urto con il suolo, mentre un’allegra musichetta decisamente poco appropriata iniziò a suonare.
 
 
Carponi, tentò con impaccio di spegnere l’attrezzo infernale che cantava a tutto volume, con scarsi successi:
“Zitto, zitto! Cavoli, che guaio…!”
 
Poi, una mano elegante si protese verso il suo volto, dall’alto.
Lei alzò la testa, di scatto: il ragazzo di prima le stava tendendo una mano, sorridente:
“Afferra: ti aiuto.”
 
Timidamente, obbedì: lui la tirò su, scomposta e stordita.
 
“Grazie…” – mormorò, arrossendo; poi, portò una mano ai capelli, preoccupata: la spilla fermacapelli smile le era caduta.
Prima che potesse tornare a cercarla, combinando altri danni, lui la tirò fuori, tra due dita:
“Eccola qui: l’ho presa al volo.”
 
Lei fece per dire qualcosa, allungando una mano per riprenderla, ma lui la anticipò:
lentamente, avvicinò le dita alla sua tempia sinistra, raccogliendole delicatamente una piccola ciocca di capelli e bloccandola con il fermaglio giallo.
 
“Fatto: tutto in ordine.” – le sorrise lui.
 
Lei rimase a bocca aperta, poi ricambiò il sorriso.
 
Infine lui ripeté:
“Cris. Felice di conoscerti.”
 
Lei fece un profondo inchino, lusingata:
“Il piacere è tutto mio!”
 
 
*   *   *
 
 
Gabbia contenitiva modulare n.42. Ore 18:00. Hangar principale. Stessa Nave.
 
“Sarebbe questo il Super-Evangelion di cui tanto parlavate?” – imponendo la mani sui fianchi, Asuka aguzzò la vista verso quella che poteva essere definita come una colossale testa bio-meccanica rossa, le cui mascelle e sezioni laterali erano talmente spalancate da risultare deformate – “Le dimensioni mi sembrano adatte ad un Eva di livello come il mio 02, ma non sarà un po’ troppo eccessivo?”
 
Come un complicato gioco ad incastro, una sorta di abitacolo di pilotaggio oltre ogni misura era stato allestito all’interno del cranio.
Sul gigantesco sedile di guida era collocato l’Eva 02 del third children, sul cui volto era stata applicata una protesi meccanica nera, a coprire il pesante sfregio accusato mesi addietro, contro il Susano’o.
 
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“Abbiamo perfezionato i progetti originali tramite la tecnologia d’interfaccia Gunmen: le Unità Eva standard sono collate al suo interno e possono venire rimosse in qualsiasi istante, impedendo però ogni movimento all’esoscheletro.” – spiegò Ritsuko, con apparente disinteresse – “Dovete ringraziare il Signor Littner, per questo.”
 
“Non c’è di che!” – con la sua solita teatralità e movenza, Leeron Littner poteva essere definito tutto tranne che un ‘Signore’ – “E’ un piacere lavorare per voi, zuccherini!”
 
Naruto si sporse oltre la predella metallica, verso il basso:
“Non riesco a vederne i piedi…è davvero immenso!”
 
“Più di novecento metri.” – puntualizzò Misato.
 
“Dovremo pilotarlo in coppia?” – chiese Shinji.
 
“Per l’appunto.” – ripose la Dottoressa Akagi – “E’ stato studiato per una guida reciproca: visto che non avete tempo per addestramenti specifici, abbiamo tentato tutto quanto in nostro possesso per agevolarne la manovrabilità; cercate solo di non ostacolarvi a vicenda.”
 
Mike Black scorse rapidamente con lo sguardo l’interminabile hangar, in cerca degli altri Super-Eva:
“Io però…ne vedo solo quattro. Se siamo in tutto nove piloti…dov’è la quinta Unità?”
 
Misato chinò il capo, faticando nel trovare parole per esprimere il suo rammarico:
“In realtà, Michael…non c’è un quinta Unità. Ogni Super-Eva è stato sviluppato per differenti tipi di combattimento: lo 01 su quelli a raggio variabile; l’Unità 02 per quelli da mischia, lo 00 per le operazioni di cecchinaggio e lo 04 per gli attacchi aerei. Come Unità complementare al Super-04 abbiamo scelto la 05, ma dato che nessun altro è in grado di pilotare un Eva simile allo 03, noi…”
 
“…ci siamo presi la libertà di non fabbricarlo.” – concluse freddamente Ritsuko.
 
Mike si morse un labbro, voltando lo sguardo altrove:
“Capisco. Quindi, a bordo di questa Nave…sono del tutto inutile, giusto?”
 
 
*   *   *
 
 
Ufficio del Comandante Gendo Ikari. Ore 21:00.
 
La porta dell’enorme studio affrescato con repliche dei dipinti di Raffaello si chiuse alle spalle di Shinji.
 
“Così è qui che riposa la mamma…” – sussurrò lui, fissando una lapide stilizzata nera, in fondo alla stanza –“…dopo tanto tempo, hai deciso di portare la lapide qui?”
 
“Sì.” – risponde lui, dandogli le spalle e tenendo le pupille fisse sul nome ‘YUI IKARI’ – “Ma nonostante questo sforzo, non sarò in grado di riportarla in vita. Anche questa premura non è che un luogo comune, un gesto istintivo, privo di significato effettuale.”
 
“Dopo altri tre anni…” – riflette il ragazzo, ora cresciuto – “…ci rincontriamo solo per combattere nuovamente? Lo trovo orribile…mi da il voltastomaco. Eppure, nonostante le mie paure, sono felice: se questo può essere un modo per stare con la mamma...con la Signorina Katsuragi…e anche con te, papà.”
 
Lui non risponde.
 
Shinji abbassa lo sguardo, mormorando:
“In questo luogo riposa il ricordo di mia madre, ma non ne ho forte impressione. Non credo di ricordare neppure il suo viso…”
 
Il duro Gendo Ikari solleva gli occhi al soffitto affrescato riccamente:
“Dimenticando i propri ricordi le persone riescono a vivere, tuttavia vi sono cose che non si devono assolutamente dimenticare. Yui mi ha fatto conoscere quel qualcosa che è per me insostituibile…io vengo in questo luogo in riconferma di ciò.”
 
Suo figlio avanza un passo, come per dire qualcosa…ma il suono sottile e acuto di un allarme bellico glielo impedisce.
 
Il Comandante si volta, risoluto:
“Hanno iniziato di nuovo. Andiamo…è l’ora.”
 
Gendo supera quel ragazzo così diverso da pochi anni prima eppure tanto simile.
Quest’ultimo si affretta nel pronunciare un’ultima frase, quasi avesse paura di non avere tempo per confessarla:
“Papà! Sì, ecco…oggi io…sono stato felice…di poter parlare con te.”
 
“Comprendo.”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio Esterno. Dieci minuti dopo.
 
Un leggero crepitio.
Una smagliatura spazio-temporale simile ad un reticolo in sfaldamento.
Una cascata orizzontale di esseri sottili e scheletrici si riverso nello Spazio, emettendo un tale bagliore da risultare quasi inconsistenti.
 
Lentamente, attorniata da creature dalle forme indefinite ed eterei, un struttura apparentemente meccanica emerse dal WARP.
Enorme, ciclopica…di proporzioni quasi sconfinate, un città-fortezza dalle lucide e stilizzate architetture aliene gettava le sue ombre sulla Luna, ormai prossima all’impatto tanto temuto.
 
Sul ciglio di un torrione in simil-vetro, un uomo avvolto in una tunica nero e oro sorride compiaciuto, incurante del vuoto d’aria:
“Finalmente ci fronteggiamo…TERRA. Avanti, Aquarion, mio antico nemico, mostrati! E cosa farete ora, Guerrieri della Spirale? Sarete in grado di sconfiggere l’Eden? Sarete in grado di sconfiggere Lucifero?!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando. Contemporaneamente.
 
“Attività incontrollata di emissioni WARP! Presenza di entità ostili in numero di 20.000!” – Maggie Marconi passò il grafico della sua postazione agli schermi principale.
 
“Dall’aggiornamento del MAGI System risulta che i Diagrammi d’Onda sono prevalentemente di tipo Bianco e Rosso!” – Maya Ibuki, ora seduta ad una delle innumerevoli scrivanie intelligenti del Ponte di Comando, si voltò vero il Gran Consiglio.
 
“Angeli Oscuri e Mugann…” – mormorò Fuyutsuki – “…Tomah si è finalmente mostrato a noi tutti. Immaginavo che non avrebbe tardato…”
Fudo si sollevò in piedi, dichiarando a gran voce:
“Mobilitare intere Legioni di ogni Regno…è così che gli Angeli Caduti scriveranno le loro Cronache!”
 
Il Generale Hatori avanzò lungo il Ponte:
“Dare inizio all’operazione ‘Sanctum’: dispiego della Flotta di Difesa e delle Bus…”
 
“Non questa volta, Generale.” – lo interruppe il Capitano Katsuragi – “Sebbene le vostre armi abbiano dato prova di grande efficacia durante l’ultima battaglia, quelli che avete davanti sono nemici a voi nuovi: la FRATERNITY non ha i mezzi adatti ad un contro-offensiva.”
 
L’Ammiraglio Maggiore la squadrò con la coda dell’occhio:
“Lei ci sottovaluta, Capitano…”
 
“No, al contrario. Ma nonostante questo non posso permettere che l’operazione venga compromessa. Impari a fidarsi anche del prossimo, Signore. Inoltre si ricordi che fino a prova contraria sono anche più anziana e con maggior esperienza di lei…”
 
Tsk! Questo lo vedremo…” – Samuel si accese la sua solita sigaretta per calmare i nervi, indignato.
 
“Mi dica…” – Gen Fudo si rivolse al giovane ufficiale in divisa nera – “…lei crede nei miracoli?”
 
“Beh, io…in realtà…” – per la prima volta, il Colonnello Witwicky trovò difficoltà nell’esprimersi – “…sì, in un certo senso…”
 
Il Comandante della DEAVA intensificò il suo sguardo:
“Allora abbia fede…per compiere un miracolo!”
 
Jean Jerome si rivolse agli operatori strategici:
“Prepararsi all’uscita delle Vector Machines secondo disposizioni! Squadra ‘D’! Vector Sol: Reika Hong Lihua; Vector Mars: Pierre Vieira; Vector Luna: Silvia de Alisia!”
 
“Un momento!” – la voce squillante ed irritata di Apollo raggiunse il Vicecomandante – “Non vorrete davvero mandare Reika sul Sol, vero?! Senza offesa per lei, ma non ho intenzione di cedere quella Vector Machine a nessun altro: andrò io in campo!”
 
I superiori della DEAVA sospirarono rassegnati, volgendosi verso una bella ragazza asiatica dai corti capelli corvini:
“Per te ci sono problemi, Reika?”
 
“Assolutamente.”
 
“Bene, allora.” – concluse Misato – “Preparazione della rampe per il lancio delle Vector Machines in dieci minuti! Uscita immediata del battaglione DAI-GURREN! Tutti i children dal first alla sixth alle Gabbie Contenitive! Alpha, beta e gamma children a rapporto: lancio previsto delle Super-Unità entro mezz’ora!”
 
Infine, il Comandante Supremo Simòn Jiiha abbandonò la sua sedia, avviandosi verso l’ascensore d’uscita:
“Rossiu, io vado: lascio a te il resto.”
“Come desideri.”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno (carena del Vergil-Exelion). Tre minuti dopo.
 
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Una porzione di fusoliera si tirò da parte, mentre una piattaforma mobile portò in superficie un mecha rosso, sul cui torace spiccavano due ampi quanto bizzarri occhiali neri.
Contemporaneamente, a centinaia di metri l’uno dall’altro, una ventina di androidi meccanici dalle forme grottesche e variegate, dipinti con colori brillanti, emersero dall’interno dell’Incrociatore gigante.
 
All’interno dell’abitacolo di guida celebrale, Simòn Jiiha inforcò un paio di lenti arancioni dalla forma allungata:
“Finalmente…è di nuovo il momento di combattere! Ti senti pronto, Viral?!”
 
Un finestra di dialogo, proveniente dalla cabina di pilotaggio ventrale, si aprì alla sua destra: un uomo dalla dentatura affilata e dallo sguardo tagliente sorrise sagacemente:
“Sembra che ci sarà da divertirsi, oggi! Non ne abbiamo mai affrontatati tanti insieme!”
 
Un secondo schermo proiettò l’immagine di un’avvenente giovane donna dai lunghi capelli cremisi:
“Non avrete mica paura?! Non è che vi siete rammolliti, per caso?!
 
“Pensa per te, Yoko!” – le rispose Simòn, sorridendo sprezzante – “Se qui c’è qualcuno che deve avere paura sono quelle schifezze spaziali, laggiù!”
Strinse le dita con vigore attorno alle leve di accensione, mentre un diagramma verde a spirale si avvolse sulla plancia di controllo:
“Voglio dire…con chi diavolo credono di avere a che fare?!”
 
Senza oltre, i reattori posti dietro alle ali meccaniche del Gurren-Lagann avvamparono in una fiammata smeraldina, mentre lo stravagante robot umanoide decollò a mach6 verso la schiera nemica.
 
“DAI-GURREN: fuoco di copertura!” – ordinò il giovane quanto mai eccitato Comandante Jiiha.
 
Un’intricata rete di fasci laser si estese come dita stilizzate dal resto variopinto del team, costringendo alla ritirata un esiguo numero di Mugann; il Gurren-Lagann volteggiò sapientemente tra le scie luminose, arrestandosi poi bruscamente.
 
Il co-pilota dal volto bestiale di nome ‘Viral’ sorrise ferocemente:
Hyper…
…Cutter…” – Simòn intuì empaticamente la strategia avanzata dal compagno.
“…BOOMERANG!!”
 
Il DAI-Gun rosso afferrò le lenti oscurate ancorate al petto, scollegandole da quello che appariva come il setto nasale di un volto spaventoso.
Con una complicata torsione del busto, scagliò il boomerang dalle estremità mortalmente affilate.
 
Per effetto centrifugo, le due sottili copie speculari dell’arma si allontanarono, sdoppiandosi.
Le lame si allontanarono a perdita d’occhio nello Spazio, falciando una grande quantità di Anti-Spiral in una coda di esplosioni sferiche.
 
Alla detonazione, i corpi semi-meccanici dei Mugann degenerarono in centinaia di frammenti bio-luminescenti.
Le componenti schizzarono vero il colossale Vergil-Exelion, urtandone la barriera deflettrice tremendamente resistente; esplosero al contatto.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
La struttura tremò leggermente, senza però sortire alcun danno.
 
“Eliminati 3.000 Mugann! Unità restanti: 17.000!” – Makoto Hyuga abbassò la cornetta della sua postazione digitale, intento nel ricevere dati dalla fonte opposta.
 
Leeron si alzò in piedi, aggrottando le ciglia verso lo schermo principale:
“Lo Spiral-Field dei nemici sembra cedere più facilmente del solito…che vogliano dunque attaccarci usando le loro Costanti a Degenerazione di Massa? Anche se la barriera della Nave è al 99,999% di operatività, non potremo resistere troppo a lungo a degli attacchi kamikaze!”
 
“E’ davvero impressionante…l’Equipaggiamento Tipo-B delle unità Gunmen supera ogni mia aspettativa!” – mormorò Ritsuko, alla vista del Gurren-Lagann.
 
Un Element dagli occhiali tondi e sottili spalancò la bocca, colmo d’ammirazione e stupore:
“Quello a bordo…è davvero il Comandante Jiiha?!”
 
“Possiamo vincere!” – esultò Dayakka – “Con Simòn in campo possiamo farcela!”
 
Dall’alto della sua postazione, Gendo Ikari sussurrò al nulla, inascoltato:
“Se davvero questo è il Guerriero della Spirale…dovremo forse aspettarci…?”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Due Gunmen gemelli, rosa e blu, retrocedettero rapidamente in posizione strategica, affiancandosi schiena-a-schiena, senza tuttavia smettere di far fuoco dai grossi fucili anti-aerei.
 
Gimmy, all’interno del Grapearl cobalto, si morse un labbro:
“Dannazione, quanti sono! Con così tanti Mugann in giro sarà quasi impossibile evitare che l’Exelion resti coinvolto!”
La sorella dai capelli di una tonalità chiarissima di rosa lo apostrofò dal ‘SOUND ONLY’:
“Tu cerca solo di non distrarti e di colpire i nemici più distanti, al resto ci penserà il Comandante Simòn!”
“D’accordo, però…” – gli occhi di Gimmy saettavano in frenetica attenzione, verso ogni singolo nemico nello sconfinato campo di battagli spaziale – “…non capisco: perché quei mostri scheletrici non fanno un passo?! Possibile che sia tanto difficile avvicinarli?! Come facciamo a sconfiggerli?!”
“Gli Angeli non sono affar nostro! Dobbiamo solo aspettare rinforzi ed ora torna a sparare!”
 
 
A grande distanza, un Unità gialla dalle forme appuntite e goffe – sulla corazza la scritta in graffiti: KING KITTAN – penetrò con una lancia spiraliforme un Mugann, incurante delle esplosioni.
Il nervoso Ministro Kittan Bachika, alla guida, sputò le parole come veleno, con la sua ormai consueta irruenza:
“Porca miseria, Simòn, quanto cazzo dobbiamo aspettare ancora per fare piazza pulita, eh?! Smettila di ballare come un cretino e usa il GDB!”
 
Ma con chi diavolo credi di avere a che fare, eh?!” – la solita riposta del Portatore della Drill Core – “So benissimo come e quando comportarmi! Sta’ a vedere!”
 
Il Gurren-Lagann disattivò i propulsori, fluttuando nel vuoto.
Una tripla serie di anelli concentrici di Mugann lo accerchiarono.
 
Lo facciamo?” – chiese il giovane dai capelli blu al suo co-pilota, retorico.
L’altro scoprì i canini, in un sorriso tagliente come un rasoio:
“Sì…ho voglia di divertirmi un po’!”
“D’accordo!” – Simòn si batté un pugno sul ginocchio – “A tutta la DAI-GURREN: ritirarsi fino al livello 45! Non vorrete mica farvi infilzare come degli spiedini, vero?! Lasciate fare a noi: Giga…
 
Infine, il Gurren-Lagann si richiuse su sé stesso, mentre da una ventina di fori posti su tutta la corazza iniziarono ad emergere con difficoltà delle cuspidi di metallo.
 
…Full…
 
Il mech rosso distese divaricò braccia e gambe; una lunghissima trivella sottile ed affilata fuoriuscì da ogni singola apertura dell’armatura.
 
“…DRILLIZER!”
 
I trapani si allungarono nel vuoto come rigidi tentacoli puntuti, perforando i rimanenti diecimila Mugann, in un’apoteosi esplosiva di luci e colori.
 
Simòn riprese fiato, ansimando affaticato:
“E con questo…il nostro lavoro è terminato.”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Tutte le 13.000 unità Mugann sono state vaporizzate! Il Diagramma d’Onda generale è passato a ‘Bianco’: restano gli Angeli Oscuri!” – esultò il corpulento Zack.
 
“Operazione conclusa in 8.46 minuti esatti!” – dichiarò il Capitano Katsuragi – “Passiamo alla seconda fase: Vector Machines in rampa di lancio!”
 
Due gemelli ESPer della DEAVA confermarono l’ordine:
Vector Sol: in posizione! Vector Mars: in posizione! Vector Luna: in posizione!”
 
Gen Fudo ordinò con tale voce da risuonare in tutta l’enorme sala operativa:
“LANCIO IMMEDIATO DELLE COMPONENTI!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
 
Il gruppo scomposto e frenetico di esseri scheletriformi avanzò rapidamente contro la Brigata DAI-GURREN, indifesa dagli A.T.Field.
 
Migliaia di flash lampeggiarono tra la moltitudine a difesa dell’immensa fortezza volante aliena.
 
Prima che i raggi potessero colmare la distanza tra le fazioni, un Campo di Fase Quadrimensionale si frappose, schermando totalmente l’offensiva.
 
Yoko si sporse sul sedile di guida, lasciando scuotere forse eccessivamente il seno:
“Eh?!?! Ma quelli…che cosa sono?!”
 
 
In lontananza, una squadra di tre grandi velivoli aerospaziali volteggiò elegantemente, stagliandosi contro la mole della Terra.
 
“Non avrete pensato che la DEAVA fosse buona solo a parlare, vero?!” – il giovane Apollo, seduto all’interno di un abitacolo giroscopico dalla complicata cloche di guida, si strofinò il nasò con l’indice, sorridendo.
Al suo fianco, l’immagine di una ragazzina dai capelli biondi, raccolti in due complicati chignon, avvisò il resto dei piloti in campo:
“Vi conviene allontanarvi ameno di venti posizioni! L’Aquarion non è fatto per combattimenti a corto raggio!”
 
“Eh?! Che razza di affare è un Aquarion?!” – si lagnò Kittan, mettendosi in comunicazione con il trio Element.
 
“Qualcosa che i vostri Gunmen non possono raggiungere…” – Pierre Vieira gli strizzò un occhio, con fastidiosa ironia.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Livello Element individuale entro i livelli di default! Tasso di sincronia sufficiente per eseguire la Fusione!”
 
Gendo Ikari si calcò gli occhiali oscurati sul naso:
“L’Aquarion: l’Anello Mancante che unirà la Terra, il Cielo ed il Creato…è dunque arrivato il momento della sua rivelazione?”
 
“Che cosa volete fare?!” – inveì Hatori, voltandosi verso il Comandante Supremo Gen Fudo.
 
Quest’ultimo fissò intensamente i volti dei tre piloti, poi chinò il capo, proferendo solennemente:
“Quando i tre Vettori si estendono dal centro delle anime, da Nord a Sud, da Est a Ovest, dal Cielo alla Terra…le tre Frecce oltrepassano questa dimensione e creano la Grande Forma.”
Sollevò di scatto il capo, gridando con vigore:
“Andate al di là di questa dimensione e date forma al vostro grande mondo! DATE FORMA ALL’ANGELO MECCANICO AQUARION!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Apollo piegò in avanti le leve d’avviamento, mentre il Vector Sol si portò in posizione prominente rispetto agli altri due velivoli:
“Mostriamo loro la forza de ricordi!”
 
Concentrazione…!” – esordì la pilota in plug suit violetto.
Fusione…!” – il collega brasiliano proseguì nella manovra.
 
Infine i tre declamarono all’unisono:
Go Tight…Aquarion!”
 
La punta anteriore del Vector rosso si divise in due metà speculari, mentre le strutture allungate laterali del Luna si rovesciarono verticalmente, richiudendo al loro interno gli alettoni direzionali.
Le due Vector Machines si collegarono nel loro centro di massa.
Il Mars protese verso il basso le compagini limitrofe, connettendosi alle prime due tramiti un complicato sistema traente.
Le estroflessioni del Vector Luna si spalancarono come ali.
Le appendici del Mars assunsero un aspetto vagamente organico.
Due braccia meccaniche si snodarono dalle due metà del Sol, mentre un grosso cranio metallico si erse dal torso.
 
-SOLAR AQUARION!-
 
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“Si sono combinati!” – Gimmy appiccicò il naso contro i monitor della cabina di guida, esterrefatto.
 
 
*   *   *
 
 
Punto d’osservazione. Città Mobile Divina ‘Eden’.
 
Tomah sorrise lievemente, mentre i suoi occhi d’ametista puntarono le pupille verso l’abbagliante luminescenza delle ali dell’Angelo Meccanico:
“Finalmente…il tempo dell’attesa è concluso.”
 
 
*   *   *
 
 
Silvia de Alisia scorse rapidamente la visuale circostante:
“Settemila Soldati Cherubin da eliminare in meno di due minuti: vale a dire appena 0,17 centesimi di secondo ciascuno!”
Pierre sospirò più divertito che rassegnato:
“Allora ci converrà sbrigarci…”
Apollo – le leve direzionali strette nel palmo – mimò un pugno nella cabina:
MUGEN PUNCH: Pugno Infinito!!”
 
L’Aquarion caricò il braccio, mentre la mano bio-meccanica rilucette di un lume rossastro.
Infine, con una totale torsione del busto, sferrò un diretto nel vuoto:
Una sorta di spina dorsale artificiale si allungò dal polso in giù, propellendo il pugno per decine di kilometri e perforando una manciata di nemici all’altezza del torace.
 
Senza arrestarsi, i segmenti vertebrali continuarono a snodarsi e riprodursi senza soluzione di tregua, trapanando centinaia di mostri in un contorto vettore meccanico di lunghezza incalcolabile.
 
Il colpo acquistò velocità ondulatorie.
Infine, l’infilata di Angeli Oscuri andò a schiantarsi contro il Sole stesso.
 
“Colpo…” – Apollo serrò i denti – “…DALLA SUPERFICIE SOLARE!”
 
Il braccio si ritrasse, estraendosi da oltre duemila carcasse in esplosioni crociformi.
L’appendice si riavvolse rapidamente, saettando e schioccando nello Spazio come una frusta, fino a ricollocarsi nell’avambraccio.
Il rinculo costrinse l’enorme mecha a retrocedere di poche decine di metri, emettendo un indistinto e sofferto brontolio animalesco.
 
“Noi Element lavoriamo in squadra per il nostro futuro!” – esclamò Vieira – “Ecco perché non possiamo perdere!”
Silvia portò una mano al petto, stringendo il cuore:
“Anche l’unione di tre frecce potrebbe spezzarsi, se fosse impreparata a ricevere un colpo!”
Infine il pilota del Vettore di testa chiuse gli occhi:
“Anche una distanza insormontabile come quella che separa la Terra dal Sole può ridursi fino ad essere a pochi millimetri, se la si pensa in questi termini! Spazio, Tempo…sono tutte vanità create dalla mente umana e da coloro che non conoscono in vero significato dell’Aquarion! Per questo noi…vi mostreremo il Potere del Sole!”
 
Il Solar Aquarion congiunse le dita, mentre una minuscola ma accecante scintilla luminosa si sprigionò dal Vuoto, tra i palmi.
 
STONER…
 
Il corpuscolo luminoso si espanse fino a raggiungere le dimensioni di un folgorante ammasso globulare di energia quantistica.
 
“…SUNSHINE!!!”
 
Il mech scagliò con quanta più forza la sfera radioattiva, dirigendola verso il centro del battaglione semi-divino.
 
Con un rapido lampo bianco, la scintilla divampò in una colossale sfera al plasma, scomponendo ogni particella subatomica dei nemici coinvolti.
 
Quando la luce si estinse, Apollo riprese lentamente il respiro, notando con dispiacere:
“E così…ce ne sono altri…”
 
Un ultimo migliaio di slanciati esseri scheletrici, sospesi sopra aureole luminescenti, attendeva muto i prossimi movimenti della TERRA, rimanendo fissi a guardia dell’Eden.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Ma non finiscono ma?!” – Nikolas strinse le dita sullo schienale di una sedia girevole, mentre una goccia di sudore gli imperlava la tempia.
 
“Sembra che la sua brillante strategia non abbia dato completamente i suoi frutti, Capitano Katsuragi…” – sperano di non venire visto, Witwicky sorrise sardonico sotto il bavero della giacca, con scarsi risultati.
 
“Oh, non si preoccupi di questo: non abbiamo ancora rivelato gli Eva, dopotutto.” – rispose Misato, senza troppo scomporsi; aggiunse poi con una punta di malizia – “E può anche evitare di essere sempre così poco accomodante: né la sua virilità né quella del Generale verranno messe in discussione.”
 
Il giovane Ammiraglio arrossì di rabbia e vergogna, faticando a non replicare.
Per sua fortuna, ad Hatori sfuggì quest’ultimo commento della Katsuragi.
 
La donna si voltò verso la Dottoressa:
“Lo stato dei Super-Eva?”
“C’è un margine di errore nelle funzioni dello dell’1x10-27%: possiamo procedere al collaudo.”
“Ottimo.” – il Capitano si voltò verso il MAGI – “Apertura di tutti i condotti principali! Unità Super-Evangelion 00,01,02 e 04: LANCIARE!!”
 
 
*   *   *
 
 
Interno del Synchro Control Plug. Unità Super-Evangelion 01. Settore ‘Tartarus’.
 
L’ampio abitacolo era immerso nella penombra, squarciato solo dalla fioca luminosità di diversi pannelli di controllo digitali.
 
Il ragazzo sul lungo sedile di guida strinse un pugno:
“E così, dopo tre anni…non è cambiato nulla: sono stato di nuovo costretto a combattere, benché questo mi repella. Speravo che avrei incontrato mio padre in un luogo differente, in un contesto a me nuovo e gradito…ma era solo una cieca ed utopistica convinzione. Ormai mi è chiaro: non c’è nulla che io possa conoscere a bordo di questa Nave, né in questo mondo.”
 
I pensieri s’infransero nella mente del giovane Shinji come un calice di cristallo in frantumi, quando una timida e ovattata voce di ragazzo chiese:
“Tutto bene?”
 
In un video esagonale, a destra, il second children dagli occhi azzurri lo fissava incuriosito:
“Tu sei Shinji Ikari, vero? Mi spiace non aver avuto molto tempo per parlare, oggi; suppongo tu ti senta a disagio, nei miei confronti…”
 
“No…non è nulla.” – ripose Shinji, chinando con mestizia il capo – “Almeno fino a quando questa capsula non manterrà le distanza tra noi. Mi capita sempre così, quando una persona indesiderata mi si avvicina.”
 
Una persona indesiderata?”
 
“Sì…” – Ikari si morse un labbro, evitando lo sguardo di Naruto – “...perdonami, ma dubito che potrei mai provare una qualche simpatia, verso di te. E’ una cosa del tutto istintiva. Dopotutto…non sei tu il pilota di quell’Eva disceso dalla Luna? Conosco a mala pena il tuo nome. Devi davvero scusarmi, ma non riesco a vederti sotto una qualche prospettiva a me familiare…”
 
“Credo di capire come ti senti.” – la riposta pacata ed inattesa del quindicenne sorprese Shinji – “Non me la prenderò se deciderai di odiarmi: non ho mai avuto grande percezione di me stesso, né di amore altrui verso di me. Ciononostante vorrei solo assicurarti di non essere solo: in meno di un anno sono stato partecipe di avvenimenti tanto profondi da mettere in discussione la mia voglia di vivere. Sono stato ad un passo dalla morte, violando la mia stessa natura d’essere umano e trascendendo i limiti di quello che ero solito definire ‘spazio’…solo per risvegliarmi sulla superficie lunare. Non ha grande importanza ciò che ho fatto in passato, poiché ho deciso di vivere nuovamente al solo scopo di difendere un mio desiderio: difendere coloro che amo e che temo di non poter più riabbracciare. Questo è significa essere un pilota di Evangelion!”
 
Shinji sentì stringersi il cuore in una morsa:
“Pilotare l’Eva…permetterà di sopravvivere a coloro che amo? Allora…E’ PER QUESTO CHE HO DECISO DI TORNARE!”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Esterno.
 
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Con un fragore assordante persino nel Vuoto dello Spazio, un titano metallico di grandezza impressionante emerse con violenza dalla struttura portante del Vergil-Exelion, levandosi faticosamente in piedi.
 
A bordo dell’Aquarion, Silvia esclamò:
“Da dove esce quel gigantesco robot?!”
Apollo arricciò il naso, diffidente:
“Di nuovo quell’odore…che sia per caso l’odore di quel ragazzino?”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Super-Unità 01: lift off! Tutti i Livelli Abstringo operano efficientemente! Evangelion 06 in stato di ‘Slave Mode’.” – annunciò Makoto.
“Trasmissioni efficienti!” – Aoba inforcò l’auricolare – “Controllo del Sistema operativo sotto direzione manuale!”
“La stimolazione dei nervi A-10 e B-3 non riscontra anomalie! Curve armoniche dei piloti coincidenti al 50%: le correzioni sinaptiche con calcolo a compensazione di fase verranno apportate dal MAGI entro 3 secondi!” – confermò la Ibuki.
 
“Già il 50% alla prima sincronizzazione…” – Ritsuko rimirò incantata il frutto segreto di anni di lavoro – “…stupefacente!”
 
Shinji e Naruto…- Misato serrò un pugno - …potrebbero davvero farcela, insieme? Che i due ‘Porcospini’ abbiano finalmente messo da parte i loro aculei?
 
Il Colonnello Witwicky indietreggiò di un passo:
“Sarebbero questi…i Super-Evangelion?!”
Hatori si voltò verso i Gran Consiglio, altezzoso:
“Spero che questi vostri ‘Eva’ non creino sono un gigantesco buco nell’acqua…”
 
Fudo scrutò Gendo con la coda dell’occhio:
“La grandezza dell’uomo non si misura in base alle dimensioni di ciò che realizza, ma con la costanza sui cui vi opera e con la capacità di modellare il proprio destino…”
Il Comandante Ikari si limitò a calcarsi meglio gli occhiali sul naso:
“Eliminare gli Angeli è il nostro obiettivo principale…per questo esiste la NERV. Per questo esistono gli Evangelion!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Da un Settore adiacente, una grande nuvola di vapore si dissipò, lasciando erigersi un colosso dalla tinta vivida.
 
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Posizionò orizzontalmente l’inquietante cannone-avambraccio a doppia elica.
“Super-Evangelion 00: in posizione.” – confermò la doppia voce dei due piloti.
 
Diametralmente, la Super-Unità 02 imbracciò un’enorme e affilata sciabola a presa quadrupla, mentre la beta children tedesca sorrise sprezzante:
Das ist! Super-Eva 02 pronto al massacro!”
Il volto del co-pilota, in un video a fianco, sembrò rallegrarsi appena, timidamente:
“Sai, io…sono orgoglioso di poter combattere con…”
Ja, ja!” – lo interruppe lei, troppo concentrata per ascoltarlo – “Smettila di fare il leccapiedi e cerca di non intralciarmi, Ton-Thomas!”
 
Infine, un fulmine argentato prese il decollo dal centro dell’isola pedonale della Nave, portandosi in posizione sopraelevata rispetto alla squadra.
Con un gesto ampio e risoluto, sguainò una lancia dalla schiena, accendendo i propulsori alari.
 
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Alexander Winchester si passò una mano tra i lucidi capelli nocciola:
“Unità Super-Evangelion 04: decollo!”
Mari si stirò le braccia:
“Finalmente, un po’ di movimento!”
 
 
*   *   *
 
 
Punto d’osservazione. Città Mobile Divina ‘Eden’.
 
Il Maggiordomo Nero, portò alle narici una gardenia bianca:
“Il profumo di un fiore…resiste a quello del metallo e delle fiamme.”
 
Un’espressione di ribrezzo increspò il volto elegante del Grande Tomah:
“Eva: esseri disgustosi! Combatteremo il male con il medesimo male!”
 
Cento ciclopiche statue deformi, disposte sulla lucida superficie dell’Eden, si animarono meccanicamente, spalancando le fauci rosse e carnose ed ululando selvaggiamente.
 
 
*   *   *
 
 
Mpf! Così anche quel mostro dispone dei Super-Evangelion…” – sbuffò Asuka, notando la moltitudine – “…beh, poco importa! Non me ne starò qui un solo secondo in più: RAUS!”
 
Il modulo di volo orizzontale, posto sulla schiena del Super-02, si attivò sfrigolando: una serie di scintille violacee, mentre i piedi dell’Eva si staccarono rapidamente dal suolo.
 
Con una virata ampia oltre un kilometro e mezzo, lo 02 disegnò una spaziosa curva nel Vuoto, falciando centinaia di Cherubin e mozzando di netto il tronco spinale di un Angel Carrier di produzione seriale.
Il biomeccanoide bianco lanciò un verso gorgogliante di sofferenza, mentre il suo sangue s’immobilizzò in assenza d’aria.
 
“Non ho ancora finito!” – Asuka voltò il busto di tre quarti, tirando a sé le complicate leve d’accensione del nuovo Eva – “Mocciosetto, sei pronto?!”
Sebbene non lusingato dall’epiteto, Thomas annuì con decisione:
“Sì! UNISON MANOEUVRE: Schneiden Blitz [trad.:Taglio del Fulmine]!”
Il palmo meccanico del Super-02 venne avvolto da un nugolo di archi elettrostatici, mentre il suo corpo sfrecciò da una parte all’altra del campo di battaglia, ridotto ad un’indistinta stria rossa fosforescente.
Atterrò sulla carena dell’Exelion, stringendo il pugno elettro-potenziato.
Un mare di fiamme, sangue e luce si espanse alle sue spalle.
 
L’Unità 04 si avvitò su sé stessa, racchiudendo le ali contro il copro e deviando in una complicata evoluzione i raggi luminosi ostili.
Si ridistese, mentre la copertura sull’alettone posteriore si spalancò.
“Ti prego, hottie-boy, fa’ divertire anche me!” – lo scongiurò una superficiale Mari.
Cherie, sai che è bene fare le cose insieme!” – ripose Alex, con disinvolta leggerezza; poi corrugò la fronte, sfoggiando un sorriso elegante e crudele – “Spazziamoli via! UNISON MANOEUVRE: Jericho Firewall!”
Dall’apertura nella coda direzionale dipartirono un migliaio di razzi termosensibili, offuscando l’Eva in una nuvola di fumo.
Dalla porzione superiore delle ali si allungarono sei sottili laser rossi, dissipando la coltre di fumo.
 
I colpi si concentreranno in un punto vuoto, per poi esplodere contemporaneamente, fusi in una reazione concatenata di esplosione globulari.
 
 
Shinji fissò il panorama, dall’alto del ciclopico Super-Eva 01:
“La Signorina Misato…credevo che non l’avrei più rivista. Coloro che amavo si sono lentamente affievoliti, uscendo da quello che speravo fosse il campo di esistenza. Per questo dovrei forse abbandonare tutto?”
“No.” – ripose il co-pilota – “Poiché abbandonare o affidarsi ad un destino di solitudine hanno pressoché il medesimo risultato. Ma tentando di raggiungere qualcuno si può almeno sperare di liberarsi da tanto vuoto circostante. Per questo ho smesso di fuggire dal mio passato e da ciò che temo tuttora: una persona riesce a diventare veramente forte solo quando vuole proteggere qualcosa di importante!”
Il diciassettenne chiuse gli occhi, ascoltano il battito del suo stesso cuore:
“Quindi devo sognare qualcosa da proteggere?”
Si tirò su:
“Il mio sogno, tuttavia, non è nel futuro…è nel passato!”
 
I reattori Compressione Inerziale dello 01 s’indorarono.
 
Naruto posò lo sguardo sul compagno:
“Dunque non ero l’unico a soffrire…ma è soffrendo che affermiamo di esistere! Shinji!”
Il beta children rispose con uno sguardo allusivo.
Insieme ordinarono al sistema d’interfaccia neuro-psichica sincronizzata:
“E’ finito il tempo dell’indecisione! UNISON MANOEUVRE: Brightening Storm Flash!”
 
Il Super-01 si avventò nello Spazio, estraendo dai foderi sugli avambracci due Progressive Dagger lunghi oltre quaranta metri.
Piantò le lame nel cranio molle di un Angel Carrier, fendendo contemporaneamente un piccolo numero di Cherubin, nel raggio d’azione.
Mentre una seconda Super-Unità bianca seriale si avvinghiò alle sue spalle, l’Eva affondò l’arma nel nucleo rosso e pulsante.
Si allontanò prima che l’esplosione di fiamme azzurre e fluidi organici lo potesse investire.
Infine imbracciò un immenso fucile a reazione, prima ancorata alla schiena.
Premette il grilletto, mentre una caotica serie di fasci luminosi venne vomitata dall’arma, baluginando ad intermittenza e disintegrando la quasi totalità di Unità nemiche rimanenti.
 
 
Ancora fermamente posizionato sulla piattaforma di lancio, il Super-Evangelion 00 indugiava alla battaglia.
“Quindi era questo il luogo in cui saremo incontrati?” – chiese la ragazza dai sottili capelli azzurri.
“Non era questo, invece.” – la contradisse Cris, duramente – “Poiché l’immagine che vedo in te non è quella che si cela all’interno del mio cuore. Nonostante io mi sforzi di evitare la dura realtà dei fatti, l’indagine dell’anima dell’Eva mi porta ad una sola conclusione. Affronterò questa battaglia con un compagni assegnato, nulla di più.”
“La vita è per te un ordine?”
“Certamente.”
“Combatterai per un ordine, dunque. Non ritieni tutto questo come un mezzo di sopravvivenza.”
“No: credo fermamente in altri mezzi. Per questo combatterò a bordo dell’Eva.”
Ayanami parve rispondere a tutt’altra domanda:
“E’ tardi. Stanno arrivando.”
“Lo so.”
 
Lo 00 sollevò a fatica il massiccio cannone nucleare bio-integrato, dirigendo il tiro verso l’ultima manciata di mostri.
 
Cris sussurrò la manovra in un soffio, mentre i suoi occhi di cobalto rifletterono i lampi della guerra:
“UNISON MANOEUVRE: Cranial Nerve Positron Sniper Anti-Freak Rifle.”
 
Le doppie eliche del fucile si illuminarono di una fosforescenza smeraldina.
Una croce di luce bianca estese i suoi sottili bracci dall’imboccatura del fucile.
Con un contraccolpo sufficiente a far affondare l’Unità nel suolo fino ai polpacci, un raggio di plasma accecante squarciò le tenebre spaziali, vaporizzando quel poco he rimaneva delle forze nemiche.
 
 
*   *   *
 
 
Punto d’osservazione. Eden.
 
Tomah portò una mano alla gola, soffocante:
“Ancora…! Tentano ancora di ostacolarmi con quegli odiosi Eva! Sono stato tradito da colui che avevo tentato di rendere felice: Naruto Uzumaki pagherà il suo debito con la vita!”
Si voltò all’indietro; sul suo volto dipinta un’espressione di ossessiva apprensione:
“Sebastian…bisogna accelerare i tempi! E’ ora di ridestare…la Cathedral Lazengann!”
Yes…my Lord.”
 
 
*   *   *
 
 
Luogo sconosciuto. Poco dopo.
 
L’Angelo dell’Inferno lascia scorrere i serici capelli biondi della ragazza tra l’indice ed il pollice, delicatamente.
Lei lo fissa terrorizzata, racchiusa in una sorta di grande bara nera metallica; il corpo fragile e femmineo fasciato in una tuta aderente nera e plastica.
“Chi sei…?” – chiede con voce spezzata; i grandi occhi azzurri sbarrati dal terrore.
“Io sono…” – risponde l’essere – “…colui che può mostrarti la Verità. Io sono il Portatore di Luce.”
Lei fa per scappare, ma non trova la forza:
“Ti prego…ti prego lasciami andare!” – lo scongiura.
“Ma bambina mia…” – le sorride malevolo – “…io non posso; e d’altronde sono certo che nemmeno tu, nel profondo del tuo cuore, lo desideri davvero. Tu sei in cerca di riposte: io posso fornirtele.”
Lei respira affannosamente, mentre le labbra di lui si avvicinano al suo collo; chiede flebilmente:
“Puoi dirmi dov’è lui?”
Lui…sì: tieni ancora molto a quel piccolo umano, non è così? Ebbene lui non merita il tuo affetto: ti ha mentita, ti ha tradita.”
“No, non è vero!”
“Oh, sì…come quel giorno, mesi addietro. Quanto amore e quanta violenza in lui, vero? Ma hai davvero il coraggio di amare una simile bestia? Pensi che l’amore di qualcuno in grado di mostrarsi tanto feroce sia meritevole di te?”
Lei serra le labbra, distogliendo lo sguardo:
“Naruto…lui non è malvagio! Lasciami! Voglio solo vederlo!”
Lui si scosta da lei:
“Ebbene…esaudirò il tuo desiderio. Non ho bisogno di parlare oltre: vedrai tu stessa i suoi indicibili segreti! Dopotutto…siamo stati entrambi traditi.”
Una lacrima sgorga tra le ciglia lunghe e bellissime di lei:
“Tu…mostro! Non riuscirai mai a farmi alzare un solo di dito contro di lui!”
Tomah la fissò con disprezzo, afferrandola crudelmente per i capelli:
“Sciocca umana! In decine di migliaia di anni ho piegato a me volontà ben più ferree della tua! Taci e fa’ ciò per cui sei stata scelta, ragazzina!”
 
Ginevra gridò…ma il suono della sua voce morì all’interno di una piastra di metallo nero, chiusa di scatto sopra quella che poteva essere definita come una grande testa androide.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Tutti i nemici sono stati eliminati!” – esultò Zack – “Abbiamo vinto!”
 
“No…”
La voce profonda e cavernosa giunse dall’ignoto:
Una sezione del pavimento si scoprì, mentre una colonna di vetro prese posto sul Ponte; al suo interno galleggiava una sinistra testa umana.
 
“Eh?! Chi cavolo è questo?!” – mancò poco che uno degli Element non cadesse al suolo.
 
Ritsuko Akagi lo fissò sospettosa:
“E’ dunque uscito allo scoperto…Lord Genome?”
 
L’inquietante capo continuò a parlare:
“Sento la Spirale assottigliarsi ad ogni secondo: l’attesa sta per concludersi.”
 
“Lord Genome…” – lo richiamò dall’altro il Vicecomandante Rossiu Adai – “…si riferisce alla Luna?”
 
“Esattamente. Il termine dell’umanità…un Third Impact a voi nuovo sta per avvenire!”
 
Ikari si levò in piedi:
“Tutto era stato predetto dalle Pergamene del Mar Morto: sorgerà l’Arca dell’Alleanza…o quella della Catastrofe?”
 
Qualcuno puntò un dito contro la vetrata principale:
“Guardate lì!”
 
 
*   *   *
 
 
 
Esterno.
 
Lontano decine e decine di kilometri dalle Unità della TERRA, un Gunmen nero indugiava compostamente ritto, fluttuante nel vuoto.
Sulla sua testa dai tratti minacciosi di issava un lungo corno affilato; una coda meccanica in perpetuo movimento, schioccante come una frusta.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Lord Genome corrugò la fronte fino a far convergere le lunghe e folte sopracciglia; i suoi occhi spiralizzati rifletterono un cipiglio più duro dell’abituale:
“Il Lazengann…dunque esiste una sua copi persino in questo Universo?”
 
Diagramma d’Onda impossibile da determinare!” – gridò Maya, esterrefatta – “Benché emetta una Costante Anti-Spiralica…il suo Blood Type oscilla tra l’Arancione ed il Rosso!”
 
“Un Mugann ed un Eva allo stesso momento?!” – Misato si portò – “Lord Genome, cosa diavolo è il nostro nemico?!”
 
Lui parlò lentamente:
“Il Lazengann fu il mio Gunmen, millenni orsono. Sigillato fin dalla Battaglia di Teppelin, era stato distrutto nella nostra realtà. Tuttavia…pare che Tomah abbia rinvenuto una delle sue copie, sparse per il Multiverso…”
 
“Un momento!” – Aoba richiamò l’attenzione dei presenti – “Gli intercettori bio-tracciabili del Vergil-Exelion rilevano una forma di vita a bordo!”
 
“Cosa?! Un umano?!”
 
“Il MAGI System ne riconosce il DNA: deve trattarsi certamente di qualcuno il cui codice genetico è stato registrato alla NERV!”
 
“Ma allora chi può mai essere?!” – chiese la Akagi, stringendo una penna nella mano destra.
 
Maggie impallidì, inorridendo:
“No…non è possibile! Questo nome, associato alla traccia genetica…deve essere una ragazza!”
 
“Di chi tratta?”
 
“Il suo nome è…Ginevra Chevalier!”
 
   
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Nell’Entry Plug dell’Unità 06, il second children portò una mano al viso, sul quale si dipinse una smorfia di orrore e illogicità:
“A bordo di quel robot nero…c’è Ginevra?!”
“Uzumaki!” – la voce di Shinji tentò di ridestarlo dallo shock – “Cera di non deconcentrarti o il tasso di sincronia reciproca scenderà sotto il livello limite!”
“Sì, però…” – il ragazzo fissò cercò nel volto mostruoso nel Lazengann anche un solo particolare che potesse in qualche modo giustificarne la scelta del pilota – “…lì sopra…”
 
 
*   *   *
 
 
Interno del Lazengann. Contemporaneamente.
 
Il videoterminale semisferico a visuale complessiva si attivò con una miriade di scintillii.
La ragazza dai lunghissimi capelli biondi sbarrò meravigliosi occhi cianotici:
“Questo è…lo Spazio?!”
In lontananza, la colossale Nave della FRATERNITY campeggiava inquietante; contro la sua mole si stagliavano decine di sagome di robot dalle forme minacciose.
“Quei volti…quelle macchine…!” – boccheggiò sconfortata.
 
Comprendi ora?– la suadente voce di Tomah/Lucifero risuonò nella sua mente come un morbo – Vedi la mostruosa realtà dei fatti? Avanti, ribellati! Se davvero vuoi vivere, se ami questo mondo…OBBEDISCI AL MIO VOLERE!
 
Lei sussurrò istintivamente:
Aprivoise …”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Le gambe del Lazengann vennero avvolte da una doppia spirale metallica, formando una sorta di enorme trivella.
Il Gunmen comparso dal nulla precipitò violentemente contro la Luna, sfondando con la cuspide perforante quel poco che restava della Base Tabgha della SEELE.
Un’infinta serie di spaccature frastagliate ghermirono come dita scheletriche la superficie Lunare, rilucendo di scarlatto.
Due fosse circolari si aprirono sul Stellite, mentre un Canyon sfilacciato si squarciò in un sorriso malevolo.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Cosa sta succedendo alla Luna?!” – chiese Leon, sull’orlo di una crisi nervosa.
 
Cathedral Lazengann…mia antica compagna ed ora nemica…” – mormorò l’essere nella colonna di vetro – “…era dunque questo il luogo da scelto per celarti?”
 
 
*   *   *
 
 
Interno del Lazengann.
 
La giovane pilota tremò convulsamente, stringendo le leve d’accensione.
 
Coraggio, piccola mortale…canta e ridesta la Grande Cattedrale!– le ordinò la voce che doleva come una migliaio d’aghi nel cervello.
 
Lei obbedì, mossa da un istinto primordiale.
Con delicatezza, intonò un lieve canto melodioso ma incomprensibile ad ente umano.
 
 
 
La voce dell’Angelo si fece più violenta:
Sì…canta! CANTA PER ME!!!
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Mossi dalla voce che si spandeva nel Vuoto come una nenia magica, frammenti di Luna si sollevarono ed incresparono, lasciando intravedere colossali meccanismi luminescenti.
Come meteoriti, le placche crostali precipitarono.
Qualcuna cadde sulla Terra, sebbene nessuno ebbe tempo per rammaricarsene; molte altre rimasero a fluttuare nello Spazio; i Gunmen della DAI-GURREN tentarono disperatamente di evitare i frammenti di proporzioni continentali.
 
Due enormi occhi rossi e cavi si schiusero tra il ginepraio meccanico della Cathedral Lazengann, accompagnati da un ruggito frastornante; un paio di tozze gambe e braccia si snodarono lentamente, dando corpo al mecha lunare.
Un volto raccapricciante schiuse le fauci.
 
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Con uno spostamento inerziale spaventoso, il DAI-Gun planetario calò rapidamente un palmo di vastità incommensurabile sul Vergil-Exelion, minuscolo al confronto.
Lo scudo deflettore della Nave Ammiraglia si alzò automaticamente, proteggendo lo scafo da un urto catastrofico; il contatto tra la barriera e la mano meccanica sprigionò un bagliore azzurro di intensità solare.
 
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Una scossa sismica pervase il Ponte.
Le urla dei presenti riempirono la sala operativa.
 
“Ci troviamo davanti ad un mostro che le dimensioni della Luna! Può davvero esistere una macchina tanto immensa…?!” – l’Element di nome ‘Reika’ si strinse ad un giovane uomo dai lunghi capelli dorati, al suo fianco.
 
“La barriera è scesa già al 66% di regime!” – informò Leeron – “Così non reggeremo al prossimo attacco!”
 
Il Generale Ivankov lasciò scivolargli si tolse il lungo cappello, quasi con riverenza:
“Le Buster Machines…ormai non rappresentano più il limite della tecnologia umana…”
Alle sue spalle, il Colonnello Witwicky sentì morirsi le parole in gola, persa la sua abituale compostezza:
“Talmente enorme…proprio come l’ALL-SPARK di dieci anni fa!
 
Fuyutsuki sembrò non crucciarsi della situazione, mantenendo il controllo:
“Dunque è questo il nostro destino? Soccombere sotto i colpi di un essere superiore…creato dalla stessa umanità?”
Fudo si lasciò cadere sulla sedia, sospirando rassegnato:
“Il miracolo per cui abbiamo tutti pregato…non si è avverato.”
 
“INVECE SI’!!” – la voce del Comandante Simòn risuonò dall’interfono, risoluta e combattiva – “Gli esseri umani hanno la forza di reagire alla Sorte Avversa! La Forza Spirituale dei nostri animi è come una trivella in grado di perforare perfino il Cielo! Per questo motivo noi sopravvivremo! Se il miracolo non si avvererà da solo, allora…SAREMO NOI A FARLO AVVENIRE, CON I NOSTRI CUORI!!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
“Viral…il momento di mostrare il potere della Spirale è infine giunto!” – esultò Simòn.
“Già…” – sorrise l’altro, acutendo i suoi occhi felini – “…ma sappi che ti sto odiando per esser qui con te!”
 
Specularmente al Lazengann, il Gurren-Lagann trasfigurò gli arti inferiore in una gigantesca punta di trivella, incastonandosi sullo chiglia della Nave Madre.
 
Avvolta in un mare di detriti e scintille, l’intera carena dell’Arc-Gurren sfondò tutti i ventimila strati di corazza speciale del Vergil, emergendo allo scoperto, collegata tramite il trapano spiraliforme al Gunmen rosso.
 
“ORA!!”
 
Un raggio di luce smeraldina si annodò come un vortice attorno all’Arca.
La prua si dimezzò, perdendo in un’istante impercettibile qualsiasi forma aerodinamica e modellando due grandi gambe meccaniche.
I reattori laterali ruotarono verticalmente, mentre delle braccia rosse e possenti fuoriuscirono dai post-bruciatori.
Infine una mastodontica testa robotica si sollevò dalla torretta centrale della Scialuppa, inghiottendo il Gurren-Lagann in un abitacolo di guida simile a quello dei Super-Evangelion.
 
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Simòn gridò di furore:
“Sfondando l’A.T.Field, la barriera del nostro cuore e del nostro destino…”
“…le urla di vita e gioia riecheggeranno negli Universi umani!” – concluse Viral.
 
“AGGANCIAMENTO IMPETUOSO TERRESTRE: ARC-GURREN-LAGANN!! CON CHI DIAVOLO CREDETE DI AVERE A CHE FARE?!?!”
 
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Thomas rimase a bocca aperta, quasi slogata:
Was ist…das?! Sono riusciti a trasformare una cosa tanto enorme?!”
Asuka distolese lo sguardo:
Tsk! Tanta scena per nulla! Sarei riuscita farlo persino io, se solo questo rottame di Eva avesse una sola di quelle arcistupide trivelle!”
 
Improvvisamente, le mascelle del Super-Eva 01 iniziarono a schiudersi con difficoltà:
l’Unità 06 stava forzatamente violando l’abitacolo, tentando di liberarsi.
 
“Che cosa sta facendo?!” – gridò Shinji, tentando inutilmente di ri-azionare il Super-01 – “Così bloccherai tutti i movimenti!”
“Non m’importa!” – rispose Naruto, al limite dello sforzo sincronico – “A bordo di quella fortezza nera c’è Ginevra! Non ho intenzione di morire, ma non ho nemmeno intenzione di lasciare a lei questo destino!”
 
Lo 06 si liberò dalla morsa costrittiva, mentre i repulsori posteriori degli spallacci lo sospinsero innanzi al chilometrico Arc-Gurren-Lagann.
 
“Ehi, ragazzino, levati di mezzo o finirai coinvolto!” – gli intimò Viral.
“No! Voglio essere d’aiuto! Vi prego…lanciatemi fino alla testa di quel robot!”
“Cosa?! Dì un po’, sei fuori di cervello?!”
Naruto scosse la testa, mentre nei suoi occhi brillò una risolutezza a lui sconosciuta da molto tempo:
“Sulla sommità di quel mostro c’è il Lazengann, giusto? Allora lo raggiungerò! Forse, annientandolo, l’intera struttura si arresterà!”
Simòn lo scrutò indeciso, poi si rivolse a terzi:
“Lord Genome, cosa suggerisci?”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Il centro della Cathedral Lazengann è un Drill-Spin sito in fondo alla gola. Tuttavia, i firewall d’accesso vi impedirebbero di muovere anche un solo passo, lì dentro.” – rispose il semi-uomo – “Nonostante ciò, se riusciste a scollegare il Lazengann potreste bypassare il sistema operativo della Luna…”
 
“Allora è deciso!” – la voce del Comandante Jiiha vibrò di -quasi- divertimento – “Colpiremo simultaneamente il Lazengann e penetreremo all’interno!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Il Mark.06 planò leggiadramente al centro dell’immensa mano dell’Arc-Gurren-Lagann.
 
“Hai fegato, ragazzino!” – Simòn gli concesse un sorriso d’ammirazione – “Ci sto: faremo a modo tuo! Sei pronto?!”
 
“Certo!” – Naruto strinse la cloche dell’Entry Plug.
 
“Allora…” – il titanico Gunmen strinse con delicatezza l’Eva – “…        VAI!!!!”
 
Caricando il colpo e sollevando una gamba, come per aumentarne la forza, l’Arc-Gurren-Lagann scagliò l’Unità 06 in quella che poteva essere definita una sfera globulare di A.T.Field azzurro.
 
“Ora tocca a noi!” – esultò Viral; i reattori inferiori del robot si sollevarono, sospingendolo a grande rapidità.
 
A velocità quasi mortale, l’Eva 06 lasciò che i repulsori avvampassero di un plasma rosato, mentre il suo intero corpo si assottigliava lungo il senso del moto in una scia luminosa.
 
 
*   *   *
 
 
Interno del Lazengann.
 
L’imponente figura dello 06 si stagliò sui monitor di pilotaggio; due sottili occhi bianchi rilucevano sotto il visore ottico; le mani protese verso il mech nero.
La ragazza lo fissò per un breve istante, terrorizzata, artigliandosi la testa con le piccole mani:
“Di nuovo quegli occhi…quelle fauci…NO! PERCHE’, NARUTO?! PERCHE’?!?!”
 
 
*   *   *
 
 
Imitando i movimenti sofferti della sua pilota, il Lazengann si richiuse su sé stesso, mentre una serie di lunghi trapani, mobili come fruste, si strisciarono fuori dalle aperure sulla corazza.
Alcune punte sfiorarono di striscio l’Eva; altre ne trafissero con violenza le mani ed il corpo.
 
Naruto emise un gemito soffocato, per poi mordersi un labbro fino a farlo sanguinare:
“No…non devo fuggire!”
 
Con un urlo di dolore, strappò via dalle trivelle le braccia, lacerando le carni dello 06:
“Perché io…io ho atteso tutta una vita per te! Ho combattuto e ho sofferto solo per poterti rivedere in questo giorno!”
 
Una piccola croce di luce azzurra si formò tra le mani guantate del Mark.06:
“Se non sono stato degno di te, se ti ho mentito…allora ti chiedo perdono. Però…non lascerò che tu ti faccia del male, né che qualcuno possa allontanarti da me! Perché io…IO TI AMO! A.T.Field: sviluppo massimo! RASENSHURIKEN!!!”
 
Lo 06 premette con forza la lama di luce contro lo Spiral-Field del Lazengann, fino a sfondarlo.
 
Ginevra lo fissò in lacrime, ora non più spaventata da lui:
“Naruto…io…”
 
L’Eva piantò un piede contro la corazza del Gunmen nero, afferrandone le braccia:
“LASCIALA ANDARE, RAZZA DI MOSTRO!!”
Tirò gli arti fino a sradicarli, mentre uno spruzzo di sangue ed olio meccanico si disperse nel vuoto.
Infine impose il palmo destro contro il volto del Lazengann:
Come per compressione, la testa implose in un nugolo di finissimi frammenti.
 
In un globo di ossigeno ed A.T.Field, una ragazza galleggia nuda, mentre le grandi mani dello 06 la cingono lentamente, in un gesto protettivo.
Il ragazzo le sorride pacatamente, mentre una lacrima sgorga tra le ciglia e si perde nell’indefinito L.C.L:
“Finalmente…posso davvero proteggerti, cullandoti tra le mie mani…”
 
 
*   *   *
 
 
Sala del Drill-Spin.
 
AAAAHAAAAA!!!”
Con un grido d’incoraggiamento, Simòn calcò fino al limite dell’estensione le leve di movimento.
 
L’Arc-Gurren-Lagann sfondò le mura della Sala centrale, ora libera dai firewall di auto-conservazione del Lazengann.
 
La mano del mecha si racchiuse in una spirale.
Con quanta più forza possibile, l’Arc piantò la trivella in una cavità all’interno della Sala, innescando una reazione computerizzata a Spirale.
 
Il pilota ansimò, affaticato:
“Sembra che ci siamo riusciti…”
“Ovvio!” – Viral incrociò le braccia, soddisfatto – “Con chi diavolo pensavano di avere a che fare?!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Leeron esultò di gioia, saltando come un bambino:
“Sìììì! Tutti i sistemi di difesa della Cathedral Lazengann sono stati abbattuti: inizializzazione del processo di controllo ad inversione!”
 
Lord Genome chiuse gli occhi:
“Dopo oltre tremila anni…siamo di nuovo assieme, amica mia.”
 
 
*   *   *
 
 
La mole nera del colosso meccanico si distese, aprendosi in più punti, mutando progressivamente colore e forma:
 
La braccia si richiusero; il volto assunse tratti più umanoidi e tutto il corpo si allungò ina sorta di carena blu, lunga oltre tredicimila kilometri.
Spalancò la bocca, ingoiando l’intero Vergil-Exelion.
Centinaia di trivelle si piantarono sullo scafo.
 
Prima di venire sommersa, nella sua cabina, Nia Teppelin sorrise di profonda gioia, osservando le sagome dell’Eva 06 e della ragazza tra le sua mani:
“Questa nave…non è più uno strumento di guerra! Questa è diventata la Nave dell’Amore!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Cosa sta succedendo?!” – gridò Misato, aggrappandosi ad un tavolo, per evitare di cadere al suolo.
 
“Ora…” – spiegò Lord Genome – “…la Cathedral Lazengann sta assimilando il Vergil-Exelion, incorporando l’ALL-SPARK come motore energetico supplementare ed impostando il MAGI System come sistema di controllo principale!”
 
“Ci stiamo…fondendo?!” – boccheggiò un incredulo Samuel Witwicky.
 
“Il Third Impact che stava per accadere per mani umane…è stato sventato.” – mormorò Fuyutsuki.
“Già…” – Gendo chinò il capo – “…proprio come predetto dai Rotoli. Comandante Fudo, Tomah non resterà in silenzio!”
L’uomo non ripose.
 
Il Vicecomandante Rossiu si levò in piedi, declamando a gran voce:
“Da questo momento in poi la guida di questa Nave passa sotto il diretto controllo della DAI-GURREN! D’ora in avanti il Vergil-Exelion cambia nome in codice e diventa…la Cathedral TERRA!!”
 

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