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Autore: _Coco    18/10/2011    2 recensioni
Era una calda giornata d’agosto e l’affollata spiaggia giallastra si stagliava bollente per diverse centinaia di metri. I bagnanti si godevano felici la splendida mattinata, chi al sole e chi in acqua, parlando o giocando con i propri cari. Elisabetta, seduta sotto un enorme ombrellone giallo, leggeva assorta un fumetto giapponese. Il suo personaggio preferito, il giovane soldato Hawkeye, combatteva con determinazione contro alcuni criminali che non volevano, in alcuna maniera, sgombrare il loro sedere dal trono dell’illegalità. La situazione era più che tragica. I banditi stavano avendo la meglio sul ragazzo che, con tutte le sue forze, cercava di rintracciare i suoi colleghi per avere un aiuto. Quando, dall’angolo di una stradina oscura, apparve, sorridente e sicuro di sé, il colonnello Havoc, sussurrando con voce roca:
- Vuoi un aiuto, pivellino?-
Con un sorriso soddisfatto Elisabetta chiuse delicatamente il manga e, poggiandolo sul bagnasciuga, si diresse verso l’acqua per rinfrescarsi un po’.

BUona lettura,
Out
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Pad, perché non devi ma piovere sull'acqua bagnata, tesoro!


Punti di vista
 





Era una calda giornata d’agosto e l’affollata spiaggia giallastra si stagliava bollente per diverse centinaia di metri. I bagnanti si godevano felici la splendida mattinata, chi al sole e chi in acqua, parlando o giocando con i propri cari. Elisabetta, seduta sotto un enorme ombrellone giallo, leggeva assorta un fumetto giapponese. Il suo personaggio preferito, il giovane soldato Hawkeye, combatteva con determinazione contro alcuni criminali che non volevano, in alcuna maniera, sgombrare il loro sedere dal trono dell’illegalità. La situazione era più che tragica. I banditi stavano avendo la meglio sul ragazzo che, con tutte le sue forze, cercava di rintracciare i suoi colleghi per avere un aiuto. Quando, dall’angolo di una stradina oscura, apparve, sorridente e sicuro di sé, il colonnello Havoc, sussurrando con voce roca:
- Vuoi un aiuto, pivellino?-
Con un sorriso soddisfatto Elisabetta chiuse delicatamente il manga e, poggiandolo sul bagnasciuga, si diresse verso l’acqua per rinfrescarsi un po’.
- E’ gelida! – le uscì di botto e, respirando profondamente, camminò per un buon tratto di spiaggia con ancora solo i piedi sott’acqua per poi, stupita della sua codardia, decidersi di immergersi tutta. Si prese il naso fra l’indice e il pollice in cerca di tutta la sua tenacia prima di chinarsi per bagnarsi il resto del corpo.
- Ah!- urlò, sbarrando gli occhi. Un’enorme e cattiva medusa la osserva minacciosa, sorridendo beffarda al suo dolore, provocato dalla velenosa e micidiale puntura.
- Una medusa! Aiuto! Aiuto! Che qualcuno mi salvi!- continuò a schiamazzare la giovane e ingenua Elisabetta.
Con quattro salti decisi si portò al sicuro sulla spiaggia, riuscendo solo a ringhiare un rabbioso:
- Che schifo le meduse!-

***


Il mare era splendido quella mattina e la piccola scolaretta Sara, dolce medusa di periferia, stava tornando a casa sul percorso stabilito dalla propria mamma. I caldi raggi del sole, che filtravano dalla superficie, le accarezzavano la cupola e i tentacolini, provocandole risa in continuazione. Oggi, inoltre, lei, era tutta felice. La maestra le aveva spiegato che faceva parte delle Rhizostoma pulmo. E Sara ne era orgogliosa. Incredibile! Pensava di essere poco più di niente, una semplice medusa sfigata che tutti a scuola prendevano in giro ma, da quanto diceva la maestra, lei era importante quanto i suoi compagni. E lo sarebbe stata sempre. Anche senza essere una Rhizostoma pulmo. Sara, persa nei suoi pensieri, si guardò intorno e, con un moto di paura, si accorse di essersi persa. Che guaio!
- Mamma mi ucciderà- pensò, impaurita – Sempre se mi trova … -
La piccola medusa, in preda al terrore, iniziò ad andare a destra e a sinistra, rischiando di sbattere con ogni specie di pesce e alghe del mondo. Quando, da dietro a un sasso color della fuoco, apparve uno spaventoso “coso”.
A Sara venne un coccolone e, senza rendersene conto, sbarrò gli occhi.
- Aiuto! Aiuto! Un mostro!- urlò inutilmente, nuotando il più velocemente possibile. Una corrente fredda, però, la respinse indietro, facendola cozzare contro quell’essere. Un’ umana, ecco cos’era. Sua madre gliene aveva parlato, dicendole di stare attenta. Ma quando mai Sara l’aveva ascoltata?
Il mostro cominciò a saltare e a lanciare grida acute e spacca timpani e la piccola medusa sfortunata non poté far altro che disgustarsene profondamente. Poi, com’era arrivato, l’enorme pezzo rosa sparì, improvvisamente. Sara, con una smorfia, tornò sui propri passi, notando che la strada per casa sua era proprio davanti ai suoi occhi. Però prima di andarsene, con un gesto stizzito e rabbioso, riuscì a sibilare:
- Che schifo gli umani!-






Angolo Out

L'altro giorno, stavo rileggendo i miei vecchi libri di favole e mi sono detta: " Perché non scriverne una su questa stessa lunghezza d'onda?" Questo è il risultato.
Era da tanto che non pubblicavo, siate clementi **


  
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