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Autore: telesette    18/10/2011    4 recensioni
Fin dai tempi dell’antica Grecia, i cavalieri al servizio della Dea Atena difendono la pace e la giustizia, attraverso i poteri delle stelle dell’universo. Nessuno però ha mai saputo fino in fondo che genere di forze governa l'intera galassia; forze antiche e misteriose sconosciute persino agli dei. Qualcosa di sconosciuto e terribilmente potente si sta risvegliando, qualcuno è adirato con gli dei e coi loro insulsi giochi di potere. Un misterioso cavaliere, dotato di una forza incommensurabile, è comparso improvvisamente al Grande Tempio e sta cercando Pegasus...
Genere: Guerra, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Ophiuchus Shaina, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pegasus x Tisifone'
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- No… Non è possi… bile…

Aiolia si rese conto della propria sconfitta, strabuzzando gli occhi per lo stupore. Le sacre vestigia d’oro del Leone nulla avevano potuto, contro il misterioso avversario davanti a lui, e il cavaliere della Quinta Casa per la prima volta dovette inchinarsi. L’altro lo osservò senza battere ciglio, avvolto in un’armatura sormontata da strane iscrizioni runiche, e i suoi occhi esprimevano chiaramente il forte disprezzo che provava per il nemico costretto in ginocchio.

- Voi cavalieri siete avvezzi a peccare d’orgoglio, quasi quanto gli dei stessi - esclamò. - Uno dei motivi per cui l’Adunata porrà fine alla vostra smisurata arroganza!
- Ma tu… chi sei ?!? - domandò Aiolia a denti stretti.

Mai, in nessuna delle sue battaglie, Aiolia del Leone aveva incontrato avversario capace di ridurlo a sì tale stato di impotenza. Il cosmo che scaturiva dall’armatura dell’avversario era diverso da quello di qualsiasi cavaliere: la sua essenza non traeva fonte da stelle e pianeti, bensì da immensità galattiche senza nome; solo a vederlo, Aiolia aveva l’impressione di trovarsi davanti a centinaia di migliaia di pianeti e costellazioni… E tutto ciò risiedeva incredibilmente nel potere cosmico di un unico uomo, lo stesso che lo aveva appena sconfitto con una facilità inaudita. Costui non rispose alla sua domanda ma, storcendo le labbra per via della luce negli occhi dell'altro, investì il cavaliere d’oro con uno schiaffo al volto. Aiolia venne scaraventato all’indietro, come un bambino rimproverato dal genitore, e si ritrovò disteso tra le macerie della sua casa semidistrutta.

- La tua presunzione è intollerabile - sbottò il nemico. - Un gesto della mia mano è bastato a sconfiggerti clamorosamente e, nonostante la tua palese inferiorità, osi ancora sollevare lo sguardo! Accetta la tua condizione di “vinto” piuttosto e apprendi una volta per tutte cosa significa l’umiltà…

In quel momento qualcuno giunse davanti alla soglia della quinta casa, correndo come un dannato. Il cavaliere misterioso voltò lo sguardo nella sua direzione e, riconoscendo il cosmo che proveniva dalla sua armatura, si dimenticò completamente di Aiolia per concentrarsi sul nuovo arrivato.
Vedendo il nobile Aiolia a terra, riverso sulla schiena e immobile, Pegasus temette per la sua vita. Aiolia era stato per lui amico e maestro, tante erano le volte che lo aveva incoraggiato, eppure ora il cavaliere d’oro giaceva sul pavimento della sua stessa casa come un cane bastonato. Nel vedere quella scena, Pegasus si sentì bruciare di rabbia; prima Tisifone e adesso Aiolia, entrambi a lui tanto cari; ignaro della reale minaccia dell’avversario lì presente, tutto il suo corpo gridava ora vendetta!

- Sei stato tu a distruggere l’Arena dei Duelli e la Quinta Casa di Leo? - domandò Pegasus all’uomo impassibile che aveva di fronte.

Costui non fece alcuna piega ma, tenendo i suoi occhi fissi in quelli del ragazzino furioso, si limitò ad annuire in tono calmissimo.

- Sono io - rispose. - E prima che tu ponga la prossima domanda, Cavaliere di Pegasus, ti consiglio di placare la tua rabbia… in caso contrario, subirai le conseguenze di qualsiasi tuo gesto sconsiderato!
- Taci, maledetto - esclamò Pegasus tra i denti. - Dopo quello che hai osato fare, sarà già tanto se sopravviverai alla mia collera! Il sangue di persone a me care e la dignità profanata di Atena stessa indicano dove indirizzare il mio pugno… Fulmine di Pegasus!

Nello stesso istante, il colpo del cavaliere si abbatté sul nemico misterioso. Tuttavia l’energia splendente delle sue tredici stelle scivolò addosso a quest’ultimo senza recargli danno alcuno; perfino i capelli o il mantello rimasero immobili, come se nemmeno la lieve brezza autunnale fosse scaturita dal pugno del cavaliere di bronzo; Pegasus sbarrò gli occhi incredulo, non appena si rese conto che la sua arma più potente non aveva alcun effetto contro di lui.

- Cavalieri - mormorò l’altro, con evidente fastidio. - D’oro, d’argento o di bronzo, l’unica cosa che vi accomuna è la convinzione di stringere il potere assoluto nelle vostre mani: mai vi ha sfiorato neppure l’idea che esista un limite a ciò che vi è concesso; mai vi ha sfiorato il pensiero che il dono della vostra forza sia qualcosa di più grande della semplice devozione, verso una divinità o un’altra! Qualunque sia il vostro dio da servire, finite ugualmente per commettere azioni che vanno a danno di coloro che non possono difendersi in alcun modo… e ciò è intollerabile, per questo l’Adunata porrà termine al caos che avete creato!

Così dicendo, il potente avversario sollevò la mano e dalle sue dita scaturì una massa luminosa di colore bianco che investì Pegasus in pieno petto. Il cavaliere di Atena sperimentò la stessa forza che poco prima aveva sconfitto Aiolia ma, date le minori capacità delle vestigia di bronzo, gli effetti per lui furono ancora più devastanti. Il corpo di Pegasus venne sollevato in aria, lo sguardo spento e la schiena inarcata all’indietro, dopodiché ricadde a terra con una violenza incredibile.
Con il sangue che gli colava dalle numerose ferite, le labbra irrigidite dal dolore e dalla sorpresa, Pegasus riuscì a mormorare qualcosa di appena udibile.

- Chi… Chi è costui, la… la cui forza supera a… addirittura quella dei cavalieri d’oro ? E’ forse egli un dio, che il mio Fulmine non è nemmeno riuscito a sfiorarlo… No, un dio non esiterebbe a rivelarsi ad alcuno… Ma allora chi è mai questo cavaliere che, con un semplice gesto, di ogni mia forza mi ha letteralmente privato ?!?
- La risposta alle tue domande non è lontana da ciò che i tuoi occhi hanno visto, Pegasus - rispose l’altro, avanzando lentamente verso di lui. - L’unico problema è che, nel tuo sconfinato orgoglio, non sei in grado di distinguere o riconoscere ciò che noi Cavalieri Galattici invece abbiamo visto molto chiaramente!
- Ca… Cavalieri Galattici ?!?

Per la prima volta, Pegasus udì pronunciare quel nome.

- Alfadiplòs è il mio nome, cavaliere di Agoràs e guardiano delle galassie - si presentò dunque l’individuo, portandosi una mano al petto. - Ho provato ad incontrarti in circostanze diverse ma, data la scarsa collaborazione ottenuta per sapere dov’eri, ho preferito ricorrere ad altri metodi per attirarti qui senza perdere troppo tempo!
- E solo per incontrarmi, sei arrivato a distruggere i luoghi sacri agli dei e ai cavalieri ?
- Ti sorprende, forse? Ciò che voi cavalieri ritenete “sacro”, per i vostri Dei ha lo stesso valore di polvere e cenere! Sei un ipocrita se neghi di avere profanato tu stesso dei luoghi sacri alle divinità, in nome della tua causa…
- Bada a te, Alfadiplòs - tuonò improvvisamente una voce alle sue spalle.

Il cavaliere galattico si voltò per vedere Aiolia, ferito e sanguinante eppure in piedi, intimargli di stare in guardia.

- La lezione non ti è bastata, Cavaliere della Quinta Casa? - domandò l’altro, per nulla impressionato dalla minaccia. - Ora che Pegasus è qui, non ho più bisogno di te!
- Insolente - sussurrò Aiolia tra i denti. - Non so di quali poteri tu disponga ma, quant’è vero che Atena regna su tutti noi cavalieri, giuro che non lascerai vivo questo luogo!
- Non essere ridicolo - lo incalzò Alfadiplòs, stringendo gli occhi severo. - Paragonato al mio, il tuo cosmo equivale a meno di una puntura di zanzara…
- La vedremo - rispose coraggiosamente Aiolia, caricando il pugno alla velocità della luce. - Per il Sacro Leo!

Il fascio di colpi lanciati da Aiolia era come un fitto intreccio di raggi solari eppure, proprio come il Fulmine di Pegasus alcuni attimi prima, l’energia del cavaliere d’oro non sortì l’effetto desiderato e scivolò lungo l’armatura dell’avversario come acqua scintillante su una colonna di marmo. Alfadiplòs era completamente illeso, nemmeno un graffio aveva scalfito la sua armatura istoriata di rune, e il suo sguardo esprimeva chiaramente tutto il suo disappunto.

- Ti avevo avvertito, Aiolia - esclamò. - Stavolta sei andato troppo oltre…

Ancora un globo di luce bianca, una massa incommensurabile di energia stellare, e il cavaliere d’oro si ritrovò tempestato di colpi ovunque. Perfino le vestigia d’oro cedettero e si incrinarono, sotto l’immenso potere dell’avversario; nel momento in cui questi cessò il suo attacco, Aiolia crollò veramente privo di sensi e incapace di muoversi.

- Sciocco - commentò Alfadiplòs impassibile. - Ringrazia che non intendo macchiarmi del tuo sangue, ma se solo osi un’altra volta…
-
Yayyyyyy !!!
- Cosa ?!?

La sorpresa negli occhi del cavaliere galattico, nell’attimo in cui Pegasus fece partire il pugno in direzione del suo volto, fu pari solo alla velocità di quell’attacco. L’unico danno che Alfadiplòs riportò da quel gesto sconsiderato fu una lievissima e impercettibile ammaccatura sull’elmo. La sua reazione tuttavia non si fece attendere e, tracciando un gesto nell’aria, gli sferrò un pugno poderoso proprio alla bocca dello stomaco; Pegasus tossì e sputò un fiotto rossastro dalla bocca, prima di accasciarsi lungo il braccio teso dell’avversario che lo teneva sollevato da terra con noncuranza.

- Da non crederci - fece Alfadiplòs, tastando l’ammaccatura sul proprio elmo. - E’ riuscito a violare le mie difese per un istante, mai nessuno prima d’ora c’era riuscito!
- Chi… Chi è che ha peccato di orgoglio stavolta, cavaliere di Agoràs? - esalò appena Pegasus in un soffio, mostrando perfino un debole sorriso ironico.

Alfadiplòs gli scoccò un’occhiata di fuoco e, con un gesto stizzito, lo scaraventò al suolo con tale forza da sbriciolare la pietra sotto di lui. Pegasus emise un urlo soffocato ma, prima ancora di sentire dolore, il piede dell’avversario gli premette con forza la guancia per impedirgli di rialzarsi.

- Non considerarmi alla stregua di tutti i tuoi avversari, Pegasus - ringhiò furibondo. - Anche Aiolia, che ti è superiore per forza e potenza, ha imparato cosa significa sfidarmi; e anche Tisifone…
- Ti… Tisifone!

 

***

 

Una volta sconfitto Nettuno, gli eroi feriti necessitavano di cure adeguate: Crystal aveva perso un occhio, Sirio aveva dei tagli profondi dappertutto, oltre allo squarcio della freccia d’oro sul petto, e anche Tisifone perdeva sangue abbondantemente dalla schiena per lo stesso motivo…

- Ah - gemette lei, sforzandosi di sopportare il dolore lancinante.

Vedendola in ginocchio, Pegasus si preoccupò subito di aiutarla.

- Tisifone, come ti senti ?

Tuttavia la sacerdotessa dell’Ofiuco respinse la mano di Pegasus con uno schiaffo e, premendo l’altra mano contro la ferita, si rimise faticosamente in piedi.

- Tisifone…
- Non… mi serve il tuo aiuto - rispose lei. - Pensa ai tuoi compagni, piuttosto, Dragone sta molto peggio di me!

In effetti le condizioni di Sirio erano molto gravi ma, conoscendo la tempra con la quale l’amico era capace di sopportare qualsiasi dolore fisico, Pegasus non lo riteneva così debole da necessitare aiuto oltre a quello dei compagni. Ancora una volta, seppur involontariamente, capì di aver urtato la sensibilità di Tisifone per via dei famosi pregiudizi che lei tanto odiava; il fatto di essersi battuta al pari di tutti gli altri cavalieri e sentirsi trattare con particolare riguardo, solo perché ferita in modo meno grave di un altro, la umiliava profondamente… Possibile che Pegasus non riuscisse proprio a vederla come qualsiasi altro guerriero, a seconda delle situazioni ? No, ogni volta sembrava vedere in lei una “fragile donnetta indifesa”. In verità Pegasus era semplicemente preoccupato dalla quantità di sangue che stava perdendo, solo per questo si era offerto di aiutarla.

- Non essere testarda, Tisifone - provò a convincerla Pegasus, alludendo al sangue che la fanciulla stava perdendo a fiotti. - Lascia che ti aiuti a…
- Ti ho detto che sto bene!
- Oh, per l’amor del… Basta con questa storia!

Ignorando le sue proteste, Pegasus l’afferrò saldamente per impedirle di muoversi e la sollevò tra le braccia.

- Che cosa stai facendo? Mettimi giù… Mettimi giù, ho detto!
- Ti metterò giù, quando ti sarai fatta medicare quella ferita - rispose Pegasus secco. - E se insisti a non voler ragionare, peggio per te: uomini o donne che siano, io non lascio mai “i compagni” che si battono assieme me, ficcatelo in testa una buona volta!

Nel sentire le sue parole, Tisifone ammutolì di colpo. Pegasus poteva dire: “non lascio mai le persone che si battono assieme a me”, invece aveva usato la parola “compagni”… Che dunque intendesse veramente trattarla come compagno e non come donna? Questo Tisifone non poteva saperlo con esattezza, poteva solo sforzarsi di capire Pegasus e accettarlo per come era fatto. Certo aveva molti difetti: era arrogante, irriverente, impulsivo e sfacciato… Ma il suo pregio più grande era senza alcun dubbio la sua sincerità. Da quando lo aveva conosciuto, Tisifone aveva imparato che Pegasus non era capace di mentire in alcun modo; a costo di risultare leggero, persino maleducato a volte, diceva sempre e soltanto ciò che pensava; per questo ogni volta che le diceva qualcosa, sia scherzando che seriamente, Tisifone aveva l’assoluta certezza che non si trattava di una bugia.
Una volta raggiunto Kiki e il materiale medico da lui portato, Pegasus adagiò Tisifone delicatamente e le porse un bianco asciugamano di spugna.

- Tieni - esclamò. - Copriti con questo, mentre controllo la tua ferita!
- Cosa? - esclamò lei, arrossendo.
- Se vuoi essere trattata “come un uomo”, ebbene come tale mi occuperò di medicare e fasciare le tue ferite… Ma, dal momento che rispetto il tuo pudore fisico ( che non ha nulla a che vedere con una maschera ), ritengo tu debba coprirti almeno!

Tisifone si ritrovò spiazzata e confusa. Già in passato Pegasus si era occupato di medicarle una ferita, ma questa volta era diverso; a parte Cassios, che si era preso cura di lei all’epoca in cui era stata ferita da Aiolia, non si era mai tolta gli indumenti in presenza di un uomo; tuttavia, non senza una certa esitazione, si convinse a slacciarsi il corpetto e le protezioni metalliche sotto l’armatura.
Il piccolo Kiki fece astutamente finta di coprirsi gli occhi con le mani ma, con la coda dell’occhio, Pegasus si accorse che teneva le dita aperte a ventaglio.

- Ahio - gemette il furbetto, non appena Pegasus gli assestò un buffetto sulla nuca. - Si può sapere che ti prende ?
- Lo sai benissimo, furbone… E ringrazia il cielo che sei solo un moccioso!
- Ma… Ma io, veramente…
- Niente scuse, e vergognati piuttosto, non si spiano le ragazze!
- Senti chi parla…
- Cosa ?!?

Offeso dall’illazione, Pegasus agitò minacciosamente il pugno contro Kiki tuttavia questi se la diede subito a gambe levate.

- Ma tu guarda, che razza di bricconcello!
- Guarda che eri così anche tu, alla sua età - sottolineò Tisifone, posando a terra gli indumenti e coprendosi il seno con l’asciugamano. - Ricordo che Castalia mi ha raccontato che ti costrinse a fare mille flessioni sui pollici, quando tentasti di spiarla di nascosto…
- Ah, beh ecco… Si… Si era trattato di un malinteso, te lo assicuro!
- Ma certo, ci mancherebbe - tagliò corto lei, con indifferenza.

Tossendo nervosamente, Pegasus si concentrò invece sul profondo squarcio sulla sua schiena. Era una ferita molto brutta: la freccia aveva lacerato la carne  in profondità e, nell’estrarla di colpo, Tisifone aveva di sicuro peggiorato le cose; anzitutto era necessario disinfettare bene, onde evitare il rischio di un’infezione, ma il medicamento non era certo meno doloroso della ferita in sé.

- Mgh - gemette Tisifone a denti stretti.
- E’ doloroso, lo so, ma è necessario - spiegò Pegasus, cercando di essere più delicato possibile.

Nel sentire le mani di lui che accarezzavano la sua pelle nuda, Tisifone provò una strana sensazione. Era simile alla sensazione provata tempo addietro con Cassios ( quando quest’ultimo si occupò di medicarla ed assisterla, con tutto l’affetto e l’amore che aveva sempre provato per lei ), la stessa pace e sicurezza che le infondeva nell’animo, ma allo stesso tempo diversa; il pensiero dell’uomo che amava, lo stesso uomo per il quale era stata pronta a sacrificarsi due volte e che adesso stava curando le sue ferite, le faceva battere forte il cuore come mai prima d’ora. Perché per una donna era tanto difficile mostrarsi calma e distaccata di fronte ai propri sentimenti ? Non c’era lussuria nel tocco di Pegasus, non c’era bramosìa alcuna nelle sue mani, eppure ciò la turbava ugualmente. Per quanto sembrasse assurdo perfino a lei, dopo tante volte che aveva chiesto a Pegasus di considerarla un uomo, adesso desiderava invece che il cavaliere la considerasse come una qualsiasi donna.

- Ho quasi finito - esclamò ad un tratto Pegasus, prendendo delle garze e un lungo rotolo di bende. - Adesso però devi darmi una mano, devi passartela davanti ma allo stesso tempo la fasciatura dev’essere sufficientemente stretta!

Tisifone annuì leggermente e, mentre le mani di Pegasus le passavano sistematicamente il rotolo di garza da avvolgere attorno al seno, in quel momento si rese conto di non essere del tutto onesta con sé stessa. La verità era che le attenzioni di Pegasus le erano gradite più che quelle di chiunque altro tuttavia, per rispetto della sua dignità di sacerdotessa-guerriera, si rifiutava di ammetterlo apertamente.

- Come ti senti, adesso? - Le domandò il cavaliere, non appena ebbe finito di assicurare la fascia dietro la schiena.
- M… Meglio, grazie - rispose lei semplicemente.

Pegasus sorrise. Come ebbe voltato le spalle per permetterle di rivestirsi, Tisifone si rese conto della sua profonda correttezza. Un altro al suo posto avrebbe forse approfittato della situazione ma non lui… Pegasus era troppo leale per venire meno alla parola data e, a parte questo, era ovvio che i suoi sentimenti verso Tisifone andassero oltre il semplice rispetto. Gli ultimi avvenimenti avevano chiarito molte cose, soprattutto su che tipo di rapporto esisteva tra loro, ma in particolare avevano messo fine una volta per tutte alle loro passate incomprensioni.

- Io non mi considero affatto superiore a te, Tisifone!
- Come?
- E’ la verità, credimi - insistette lui, guardandola seriamente negli occhi. - Oggi abbiamo combattuto insieme per la stessa causa, abbiamo lottato insieme ed eravamo pronti a morire insieme… Puoi anche fraintendere le mie parole ma, sia come donna che come cavaliere, resta il fatto che la tua vita mi è assai cara!
- Pegasus…

L’espressione dura della sacerdotessa si addolcì, al punto che non fu più capace di nascondere la sua immensa gioia. Con quelle parole, Pegasus le aveva appena confermato ciò che più di ogni altra cosa desiderava al mondo. Il fatto che tenesse a lei a tal punto infatti, era più di quanto osasse sperare…

 

***

 

Con l’immagine di Tisifone ancora davanti agli occhi, Pegasus pose la propria mano sul piede che lo costringeva a terra.

- Non so chi tu sia, Alfadiplòs - esclamò deciso, richiamando a sé l’energia delle sue tredici stelle. - Né da dove vieni, né di che razza di poteri disponi; l’unica cosa che so è che hai attaccato i miei amici e offeso Atena… Anche se il prezzo da pagare fosse la vita stessa, io continuerò a combattere per loro, e questa è la mia promessa!

Incollerito dal suo atteggiamento Alfadiplòs spinse ancora di più il suo piede, tanto che le ossa del cranio di Pegasus cominciarono quasi a scricchiolare.

- Prima di promettere, cavaliere, faresti bene a renderti conto che le tue parole non hanno nulla a cui aggrapparsi… Chiunque osi affrontarmi è destinato a perdere, perché l’Adunata non conosce ostacoli, desisti dunque dalla follia e riconosci la tua sconfitta!
-
Catena di Andromeda!
- Hm ?!?

Nell’attimo in cui la catena attraversò rapidissima la Quinta Casa, Alfadiplòs sollevò la testa per bloccarne la corsa solo con lo sguardo. Andromeda rimase sorpreso, nel vedere la propria arma inspiegabilmente ferma a mezz’aria, ma non era l’unico ad essere giunto in aiuto di Pegasus…

- Polvere di Diamanti!
- Colpo Segreto del Drago Nascente!

Crystal e Sirio attaccarono entrambi nello stesso momento e, mentre i loro attacchi puntavano inesorabili sul bersaglio comune, una terza sagoma si stagliò sopra di loro per investire il cavaliere galattico con la sua potente aura fiammeggiante.

- Ali della Fenice!

Il ghiaccio, la cascata, e il fuoco… la forza di questi tre elementi combinati puntò dritta verso Alfadiplòs il quale, fermo e impassibile, attese che questi gli si abbattessero contro. Quando la nuvola di polvere successiva all’impatto si diradò, costui era ancora in piedi come se niente fosse.

- Non è possibile - esclamò Sirio.
- Ma come avrà fatto? - fece eco Crystal.
- Comincio ad essere stanco di queste continue interruzioni - disse Alfadiplòs, in tono piatto. - La mia pazienza è grande, ma fino a un certo punto, e fino ad ora è stata messa fin troppo alla prova…
- Basta così !!!

Nello stesso istante, i quattro cavalieri d’oro rimasti al Grande Tempio ( Mur, Aldebaran, Shaka e Milo ) comparvero insieme accanto al corpo privo di sensi del loro compagno Aiolia.

- Chiunque tu sia, straniero - esclamò Milo, lasciando trasparire la propria collera nella voce. - Preparati ad incorrere nell’ira di Atena!

Alle parole del Cavaliere di Scorpio, gli altri cavalieri d’oro si strinsero accanto a lui pronti allo scontro. Ma anche solo, contro tali e numerosi avversari, Alfadiplòs non lasciò intendere nulla in lui che esprimesse la benché minima preoccupazione. I quattro invocarono ognuno i favori derivanti dalla propria costellazione ma, giusto un attimo prima di colpire, tutti loro avvertirono la straordinaria potenza che aveva visto Aiolia. Il cavaliere galattico da solo sprigionava un’energia inimmaginabile, tale da mettere in ginocchio persino un esercito di cavalieri d’oro, e i suoi occhi si accesero di rabbia.

- Adesso sono stufo!

 

( continua )

 

ANGOLO DELL'AUTORE:
Solo un breve e affettuoso saluto a  Lady Aquaria, picciottina75, EDVIGE86, nueblackcrowfriend,  
Good Old Charlie Brown e a tutti quelli che continuano a leggere e ad apprezzare questa storia... A tutti voi, GRAZIE !!!

DADO

   
 
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