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Autore: _sophy_    19/10/2011    1 recensioni
Louise è una ragazza di quasi 17 anni. Ha un rapporto burrascoso con i genitori che dopo una decisione improvvisa decidono di trasferirsi. Louise, esausta di tutto ciò che i genitori le fanno passare si da 45 gioni per essere finalmente felice altrimenti metterà fine alla sua giovane vita. Alex, un ragazzo quasi maggiorenne che frequenta la stessa scuola della ragazza, riuscirà a fermare Louise nel momento in cui sarà ad un passo dalla morte. Leggete e fatemi sapere che ne pensate^^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Erano in 5 e Alex era da solo c’ero anche io ma non ero sicura di poter essere d’aiuto. Era una pessima situazione eppure forse c’era un semplicissimo modo per uscirne: ferire l’orgoglio di Benedetta -complimenti Darling! Hai talmente paura di risolvere la questione da sola con me che ti porti dietro i gorilla di 90 kg.. sai, sei patetica-

a quel punto non ci vide più dalla rabbia e mi raggiunse a passo di carica facendo spostare i ragazzi che ci accerchiavano.

–senti nana io non ho paura proprio di niente capito!? Tanto meno che di una che è alta come una formica, ok?-

ora non era più la sola ad essere arrabbiata

–certo, certo.. ahahah! Sinceramente ti rendi conto che ti stai arrampicando sugli specchi? Di la verità: ti piace Alex, mi invidi per i miei soldi e stai facendo di tutto per farti notare da lui e cancellarmi- avevo finalmente trovato il punto debole di quell’oca bionda dalle gambe chilometriche e avevo intenzione di vendicarmi

–io.. io no! No n-non è vero io..-

-inizi anche a balbettare cara? Mi sa proprio che ho fatto centro.. ma dimmi: è tanto che ti piace Alex vero? Eravate in classe assieme l’anno scorso o sbaglio? Mmm.. che brava che sei stata a farti segare!-

era diventata cianotica e respirava affannosamente per via dello shock.

–va beh; ora non mi interessa. Me lo dirai un’altra volta perché ho da fare.. ciao a tutti-

finito di umiliare Benedetta presi per mano Alex e mi allontanai alla svelta dal bar.
–cazzarola facevi paura! Ricordati di non farti mai arrabbiare, non voglio rischiare di morire così giovane!-

-ma quanto sei stupido!?-

-ti diverti davvero tanto a insultarmi eh?-

-un po’.. tanto-

appena risposi mi caricò sulle spalle

–ah si!? Ora ti faccio vedere io!-

iniziò a farmi il solletico che per fortuna non soffrivo

–e che cazz..-

-sorpreso caro?- ghignai trionfante.. troppo presto

–tranquilla mi vendicherò ugualmente, quindi.. stai esattamente dove sei- iniziai a ridere come una pazza

–dai!!ho appena mangiato! Guarda che ti vomito addosso!-

mi rimise in piedi di scatto e iniziò a sistemarsi la giacca

-com’è la tua famiglia?- ero curiosa di saperlo.. a dire il vero avevo voglia di conoscerlo meglio, qualsiasi cosa uscisse dalla sua bocca mi interessava

-ehm.. ho un fratello e una sorella. Eleonora, mia sorella, ha 14 anni e Nicola, mio fratello, ha due anni meno di lei. Sono due rompi balle, ci picchiamo sempre ma in pratica io e Nicola ci divertiamo a far incazzare Eleonora. Mio padre è poliziotto e mia madre è architetto- mi erano sempre piaciuti i bambini e spesso, quando andavo a trovare Linda e Marta giocavo con i loro fratellini.

–mi piacciono i bambini-

commentai

–ahahah, credimi non se sono i miei fratelli-

non potevano essere così male no?

-sono così terribili?-

Scoppiò a ridere di nuovo

–no, sono peggio! Facciamo così, un giorno te li faccio conoscere e vediamo-

-ok affare fatto! Facciamo una scommessa?-

-sentiamo-

-tu dici che i tuoi fratelli sono tanto terribili e che se li conoscessi mi farebbero impazzire giusto?-

un sospiro, si guardava attorno confuso

–si-

affermò

-benissimo io scommetto il contrario. Scommetto che riuscirò a “sopravvivere” e mi divertirò anche-

scoppiò nella risata più fragorosa che potesse fare e per poco non si soffocò

–ok perfetto ho già vinto. E dimmi cosa vorresti regalarmi?- sbruffone

–scommettere. Puoi scegliere tu il premio-

sbuffò

–e che ne so io! Dunque.. se vinco io sei costretta a.. mmm.. ok! Ci sono! Se vinco io devi darmi un bacio se vinci tu.. beh scegli-

classico dei maschi! Lo stesso genere di cose che chiedono tutti.. però c’era chi chiedeva di peggio. Comunque non avrei perso.

–se vinco invece devi.. ne ho una di fantastica, e visto che perderai, tieniti pronto a spogliarti!-

sul suo viso si leggeva solo una cosa: lo shock

–come..? io.. cosa..?-

non riuscii più a trattenermi e gli scoppiai a ridere in faccia

-hai dimenticato chi, perché e quand..o!-

troncai l’ultima parola, interrotta da una nuova ondata di risate. Quando mi fui finalmente calmata gli risposi – siamo a inizio dicembre. Devo lavarti con la pompa, si intende con l’acqua fredda-

-non ti preoccupare sarai tu a dovermi baciare!-

pff

–certo, contaci-

finite le battute riguardanti la nostra scommessa iniziammo a girovagare per la città ridendo e scherzando. Arrivati in piazza duomo finalmente vidi la fontana del Nettuno

-è stupenda, veramente-

-c’eri mai stata?-

-no-

non c’ero mai stata e per quanto bella fosse non mi diceva nulla. Certo sapevo che era colpa mia. Del fatto che sono testarda e cocciuta, ma cazzo, non posso cancellare il mio carattere. Per quanto continui a mascherarlo in un modo o nell’altro esce allo scoperto.

–sono quasi le sei, devi tornare a casa?-

annui. Nonostante l’arrivo si Benedetta mi ero davvero divertita con Alex. Era stata una giornata diversa dal solito e era.. beh era davvero tanto che non lo facevo. Quando tornai a casa salutai il mio accompagnatore con un abbraccio. Ero talmente piccola in confronto a lui che se anche fossi sparita nessuno se ne sarebbe accorto. Percorsi tutto il giardino saltellando. Appena entrai dalla porta feci per salire le scale ma una voce mi congelò a metà dell’azione.

-dov’eri-

non era una domanda ma un’affermazione. Non poteva essere! tornavano sempre attorno alle nove e puntualmente, io oggi ero uscita e alle sei e mezzo loro erano già a casa

-a farmi un giro con un amico-

-non rispondere così! Sono già abbastanza irritato senza che tu risponda così. Ora dimmi chi era l’amico in questione-

fui più fredda che potei

–un mio compagno di scuola-

iniziò a urlare e agitare le mani

–mi stai prendendo in giro!? Dimmi chi è!-

urlai anche io questa volta

–ti ho risposto!ti ho detto che siamo a scuola assieme!-

iniziò ad avanzare verso di me a passo di carica e intuendo le sue intenzioni iniziai a correre per le scale

-non ti permettere di mancare di rispetto a tuo padre! Piccola insolente che non sei altro!-

aumentai la corsa visto che i miei genitori mi erano alle costole. Raggiunsi il piano superiore e pensai di avercela fatta ma in quell’istante una mano familiare mi afferrò il polso mentre una mano più piccola e aggraziata smaltata di rosso, mi tirò uno schiaffo in pieno viso

 

-mi pareva di averti già detto che non ci devi mancare di rispetto ma a quanto pare non hai ricevuto il messaggio-

un altro schiaffo, più forte del primo mi fece cadere sulle scale. Sentii un dolore lancinante alla testa e poi l’odore del sangue fresco.

–allora, piccola, stupida hai capito?-

mi domandò la donna che chiamavo mamma. il dolore alla testa non mi permetteva di parlare o muovermi così rimasi immobile con la testa rivolta verso il piano terra e le gambe verso il primo piano.

–sembra di no-

commentò ancora. Sentii il silenzio per un istante e poi un colpo molto, molto forte all’altezza dello stomaco “un calcio” pensai. Ne arrivò un altro e poi un altro

–hai capito?-

anche questa volta non risposi ma rimasi immobile con gli occhi chiusi. Il dolore che sentivo era tale da non riuscire a muovermi. Una mano si strinse attorno al mio collo. Dapprima piano poi incrementò la presa finché non mi sollevò da terra. Spalancai gli occhi e iniziai a graffiare e dimenarmi ma non riuscivo più a respirare. La presa alla mia gola scomparve e rotolai giù per le scale. Vidi due persone scavalcarmi e dirigersi verso la sala da pranzo. Non so quanto rimasi ferma li ma quando capii che nessuno sarebbe venuto ad aiutarmi iniziai lentamente a strisciare, fermandomi molte volte per colpa del dolore. Arrivata nel mio bagno feci l’immane sforzo di alzarmi. Ero conciata davvero male. Il viso era pieno di sangue e il trucco era sbavato. Sembravo un mostro. Sul collo si vedevano già i segni violacei delle dita. Mi spogliai il più in fretta possibile e mi stesi nella vasca, aprii l’acqua e lasciai che mi cullasse. Eliminato lo sporco che avevo addosso indossai l’intimo e il pigiama e mi misi subito a letto sperando che una bella dormita mi aiutasse a riprendermi.

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Salve salve salve!! piaciuto il capitolo? emh .... so che la fine è un po' cruenta ma capitemi! era necessario per tutto quello che succederà nei prossimi capitoli! D: ora penso di essere brava a scrivere solo tutta questa roba straviolenta ): va beh ... in questo capitolo ho scritto il mio nome, vediamo se capite come mi chiamo :D direte .... ma non sei Sofia? beh ecco a mio papà piacevano tutti e due e visto che hanno provato ad avere figli per 4 anni e non ci sono riuscito mi hanno chiamata "Nata Alla Luce Della Conoscenza" come!? no tranquille è il significato :D dopo tutte le mie cavolate non mi resta che ringraziare tantissimissimissimo (<---- wow che parola lunga *_________*)  chi ha letto, recensito e mi ha inserita nelle seguite :D grazie!! A MERCOLEDì!

BaCIo, sophy

  
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