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Autore: CatharticMoment    19/10/2011    2 recensioni
Tom arrivò ad un palmo dal suo naso.
Costringendola ad abbassare lo sguardo per non sostenere i suoi occhi imbestialiti e minacciosi, non sembrava lui quella sera.
- Tu, non osare mai più avvicinarti a lei. Lasciala perdere. Se ha qualche problema lo so prima di te, perciò limitati a farle capire i numeri o quelle cazzate che fai tu, e per il resto pensa alla tua di famiglia ok? -
Lis sentì il suo cuore spezzarsi in mille pezzi, e per altrettanti mille motivi diversi.
Si limitò ad annuire sconvolta e a tirare su col naso.
La prese malamente per un braccio dirigendola verso la sua auto.
- Adesso vattene. – ringhiò carico di disprezzo
Lei non oppose resistenza e non spiccicò parola mentre Tom la trascinava via.
Era troppo impegnata a controllare il suo dolore e la sua rabbia.
- Non ti voglio più vedere da queste parti. Non ti voglio vedere più – disse fissandola negli occhi.
Lis non si era mai sentita così schifata e disprezzata da qualcuno.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 CAPITOLO QUATTRO


 

Ho imparato che più dai e meno ricevi.
Che ingorare i fatti non cambia i fatti.
Che i vuoti non sempre possono essere colmati.

Che le grandi cose si vedono dalle piccole cose.
Che la ruota gira, ma quando ormai non te ne frega più niente.
Che non si finisce mai di imparare.  
 Fabio Volo
 




Ci mise una frazione di secondo per riconoscerla.
Era la stessa ragazza che qualche giorno prima  gli aveva attraversato la strada davanti alla scuola.
Lei lo guardò leggermente sorpresa ma sorridente, aveva in mano un foglio di carta spiegazzato.
- Ciao.. Cercavo Becca - chiese con estrema cortesia.
- Oh si certo! Io sono suo fratello Tom, piacere - le tese la mano non riuscendo a scollarsi dai suoi occhi.
- Piacere - si presentò stringendo la mano calda del ragazzo.
- Lis giusto? - chiese in un momento di incertezza lui.
- Si, si.. Chiamami pure così.. – arrossì per quella inaspettata confidenza.
- Fa molto freddo fuori- constatò mantenendo ancora la stretta.
- Ho fatto una passeggiata - disse restando sulla porta.
- Entra dai.. Mia sorella ti sta aspettando, è sopra in camera sua - continuò fissandola senza pudore.
Non appena la ragazza fece un passo per entrare in casa, Tom fu avvolto da un profumo dolce e intenso.
Lis gli passò accanto guardandolo imbarazzata, e lui non poté fare a meno di squadrarla da capo a piedi.
Per l’ennesima volta.
Aveva promesso di essere gentile, e lui lo era stato.
Ma non poteva di certo tapparsi gli occhi.
Si voltò verso di lui accennandogli un timido sorriso, aveva i capelli sciolti che le ricadevano lungo le spalle.
Alcune ciocche erano intrecciate alla grande sciarpa di lana che aveva al collo, una giacca  aderente che lasciava intravedere il suo corpo sodo e snello.
Quegli istanti d’attesa furono una tortura lenta tortura per lui.
Non poteva crederci che aveva quella ragazza in casa.
- Ciao Lis! - esclamò Becca affacciandosi dalle scale
- Becca! - sorrise verso la ragazza.
- Allora non ti sei persa - la schernì invitandola a salire
- Te l’avevo detto che avevo capito! - le rispose fingendosi imbronciata.
Tom la guardò salire lentamente le scale di casa, maledisse quella giacca lunga che gli impedì di guardarle il sedere.
Rimase a fissare inebetito la scala vuota, e solo il rumore della porta della stanza di sua sorella che si chiuse lo fece tornare alla realtà.
- Non ci posso credere! - disse tra se e se sghignazzando, buttandosi sul divano.
 
 
 
 
- Insomma.. Che brutto voto hai da recuperare? – chiese iniziando a sfogliare l’indice degli argomenti presenti nel libro.
- Un quattro - ammise l’altra dispiaciuta.
- Bene. Allora diamoci da fare - disse Lis senza dare peso al voto - Cosa non hai capito? - precisò scorrendo gli occhi sulla teoria
- Niente, a dire il vero.. - dichiarò la mora più che onestamente.
- Come vai alle altre materie? -
- Ho tutti otto o nove- rispose quella scrollando le spalle.
- Ma chi professoressa hai? – chiese insospettita.
- Ho la Baumann-
- Quella nuova? – tentò.
- Non lo so.. Mi odia, davvero non mi sopporta, dal primo giorno di scuola -
- Cioè? -
- Appena è entrata in classe e ha letto il registro con i nomi, ha chiesto “Chi è Kaulitz?” e io ho alzato la mano, da quel giorno mi sta massacrando -
- Adesso cerchiamo di farti recuperare gli argomenti prima delle verifiche finali.. Con quella media che hai è davvero un peccato -
Dopo un paio d’ore di intenso studio Lis chiuse il libro, attese che Becca finisse di risolvere l’equazione e prese il foglio per correggere.
- E’ giusta!- esclamò posandogli una mano sulla spalla.
- Il risultato è lo stesso?! - chiese lei illuminandosi.
- Si! Vedi, devi solo concentrarti.. Adesso basta, sono le cinque passate, abbiamo fatto anche abbastanza per oggi -
- Si, sai non me ne sono neanche resa conto -
- Eh abituati.. Andando avanti perderai interi pomeriggi così - sospirò la maggiore ridendo.
- A me piace studiare- confessò imbarazzata.
- Si, anche a me.. Ma ricordati che non è tutto però! - la castana prese la sua giacca e se la infilò, strizzandole l’occhio.
Scesero al piano di sotto, dove trovarono Bill a guardare E! Entertainment e Gordon a leggere un giornale in poltrona.
 
 
 
 
- Buona sera! - esclamò l’uomo balzando in piedi.
- Salve- rispose timidamente l’ospite.
- Tu devi essere Lis - la salutò calorosamente.
- Già – rispose sentendosi due occhi puntati addosso.
- Ciao.. Io sono Bill- disse il moro andandole incontro con un falso sorriso stampato.
- Ciao!- strinse rapidamente la mano anche lui, mentre la fissava sottecchi.
- Allora come va il mio biscottino? - chiese amorevolmente Gordon stringendo le spalle della figlia.
Lis rimase sorpresa di quanto fosse calorosa e unita quella famiglia, distrattamente guardò la ragazza che gli lanciava sguardi strani e terrorizzati.
E sentendosi in difficoltà abbozzò semplicemente:
- Mah.. E’ davvero molto brava, secondo me è semplicemente rimasta indietro, e penso che al primo anno sia abbastanza comprensibile -
- Tu dici? - chiese interessato il padre.
- Si. Le materie sono nuove, tante.. E poi Becca ha una professoressa tosta! - mentì senza sapere il perché.
- Sono proprio contento.. Gli insegnati sono così antipatici a volte! - disse facendo una smorfia.  
- Quindi non è niente di grave? – chiese apprensivo anche Bill.
- Sembra proprio di no. E poi so che nelle altre materia ha dei voti altissimi - cercò di tranquillizzarli.
- Adesso lasciamola andare - si intromise Becca cercando di chiudere quel discorso in fretta.
- Hai ragione! Allora ci vediamo presto - un saluto a tutta la famiglia e si voltò per uscire, incrociando lo sguardo della ragazza per qualche secondo.
Giusto il tempo per leggere un “Grazie” mimato solo con le labbra.
Le sorrise di rimando, lasciandosi alle spalle quella stramba famiglia.
Per il momento si era permessa di catalogarli solo con quell’aggettivo.
Uscendo dal vialetto di casa, Lis pensò però a quanto fosse bello avere per casa dei fratelli e dei genitori che si preoccupano per te, e che si interessano a ciò che fai.
- Già vai via?- si voltò di scatto in direzione della voce.
- Come è andata? - Tom si fermò con una mano sul cancelletto di casa.
- Bene, direi piuttosto bene - disse la ragazza stringendo le spalle nella giacca.
- Stai a piedi? - chiese sorpreso.
- Abito a due isolati da qui - disse indicando con un dito la strada dietro di se.
- Davvero? Non ti ho mai visto da queste parti - domandò incuriosito.
- Ah si? Beh.. strano.. ormai è qualche anno che mi sono trasferita –  
- Quindi non sei di queste parti –
- No, no.. abitavo ad Amburgo prima di venire qui –
- Come mai ti sei trasferita? – in realtà non gli interessavano per niente quelle cavolate.
Voleva solo sapere qualcosa in più su di lei, una semplice curiosità.
- Questioni.. famigliari… - rispose distogliendo lo sguardo.
E capì che non era il caso di insistere.
- Beh allora buona serata! - disse entrando nel cancello.
Si scrutarono giusto per qualche istante prima di voltarsi.
Il ragazzo si sentì quasi stranamente avvampare per colpa di quegli occhi grandi, e intensi da cerbiatta.
E lei si sentì come rapita da quegli occhi ambrati e profondi, e dal suo sorriso sbieco.  
- Anche a te!- si portò il colletto della giacca fino su al mento e se ne andò.
Quando Tom entrò in casa, un mite tepore si infranse subito sulla pelle gelata.
Restò in piedi sulla porta a godere di quel calore così piacevole per qualche istante.
- Già sei a casa? - chiese Bill in piedi accanto a suo padre.
- Sono venuto a cambiarmi, fa troppo freddo. Ma tra poco riesco.. -
- Comunque vediamo.. - disse Gordon a Bill riaprendo il giornale.
- Di cosa stavate parlando? -
- Della ragazza che aiuta Becca.. Mi sembra tranquilla-
- Perché c’è qualche problema? -
- No, l’abbiamo conosciuta e le abbiamo solo fatto qualche domanda.. E subito che questa lingua biforcuta di tuo fratello ha qualcosa da ridire -
- Sto solo dicendo che magari sarebbe il caso di andare a parlare con la professoressa per capire cosa c’è che non va -
- Ma dai Bill, sei sempre il solito drastico - lo riprese Tom stravaccandosi sul divano.
- E a te non interessa mai niente di niente - si difese il moro acidamente.
- Fatela finita tutti e due. Questi sono affari di Becca e sta cercando di gestirli come vuole. Ha quasi quindici anni e sta crescendo, quindi lasciamola fare no? E poi mi pare che lei non mette bocca nelle vostre scelte.. Particolari scelte.. - puntualizzò con una nota di sarcasmo mantenendo sempre gli occhi sul giornale.
Bill sbuffò e se ne andò, lasciando il padre e Tom da soli.
Il ragazzo rimase ancora per qualche secondo in silenzio, seduto sul divano a fissare la televisione spenta. Ritornando con la mente a quel profumo così buono.
- E’ uno schianto.. - disse con tono complice Tom al padre, lanciandogli un sorrisino
- Molto, molto bella si - annuì di buon grado l’uomo senza staccare gli occhi dalla rivista.
- Hai visto che fisico che ha- continuò estasiato mantenendo un tono di voce abbastanza basso per non farsi sentire da nessuno.
- Potrebbe essere tua sorella, o mia figlia Tom! Quindi mi sono limitato a pensare che è un bene, per lei, essere intelligente oltre che bella - scosse la testa ridendo
- Con una sorella così ti disconoscerei come padre, lo giuro- scherzò il giovane facendo ridere a crepapelle l’uomo.
- Ho detto anche che è intelligente - disse alzandosi - questo vuol dire che non hai speranze – gli passò accanto sbattendogli il giornale sulla testa.
Tom smise di ridere di colpo sentendosi leggermente offeso. 

  
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