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Autore: songbird_landslide    19/10/2011    5 recensioni
Risulta ironico come, in un momento della tua vita, tutto possa cambiare, come tutto ciò che hai pianificato possa crollare, come un semplice incontro possa cambiare le cose... e Brittany non era preparata a tanti cambiamenti. [Traduzione]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8
 
I raggi del sole che entravano dalla finestra svegliarono Santana. Si girò per cercare di dormire di nuovo ma le fu impossibile, sentiva come se le mancasse qualcosa. Allungò il braccio cercando quel qualcosa che le avrebbe permesso di riaddormentarsi ma non trovò nessuno. Sollevò la testa domandandosi dove fosse andata.
Sentì dei rumori che provenivano dalla cucina e vi si diresse silenziosamente. Li stava Brittany con una pentola sul fuoco e preparando del caffè. Sorrise appoggiata alla porta, poi riprese ad avvicinarsi senza farsi notare approfittando del fatto che il suo chef personale fosse di spalle. La abbracciò da dietro e sorridendo nel vederla sussultare. Appoggiò la fronte nella nuca dell’altra.
-Buongiorno!
Brittany si girò senza staccarsi e appoggiando la sua fronte su quella della latina.
-Era ora! Pensavo che non ti saresti più svegliata Bella Addormentata!
-La Bella Addormentata va svegliata con un bacio. – disse accorgendosi immediatamente di aver esagerato. – Scusa, non volevo.
-Non fa niente. – le rispose dandole un bacio sulla fronte. – Spero che ti piaccia il bacon.
-Hai fatto bacon?
-Si e uova strapazzate. Ed è meglio per te che mangi tutto!
Dopo la colazione Santana si sentiva finalmente completamente sveglia. Era sabato e non doveva andare in ufficio, così sarebbe potuta andare direttamente all’ospedale. Brittany si era cambiata lasciando il pigiama sul letto.
-Vai a vedere Natalie?
-Si, credo che passerò tutto il giorno li. Magari anche la notte.
-Perché non vieni a dormire da noi?
Santana sollevò un sopraciglio guardando Brittany che annuiva anche se entrambe sapevano che non era una cosa possibile.
-Credo che hai abbastanza da fare con Artie e Lord Tubbington!
-In realtà c’è solo Artie, lord Tubbington è andato nel cielo dei gatti l’anno scorso.
-Grazie comunque per avermelo proposto. E grazie per fermarti con me stanotte.
-Sai che puoi contare su di me. So che è passato tanto tempo ma voglio che tu sappia che mi puoi chiamare in qualunque momento. Anche se hai bisogno di mangiare qualcosa che non sia pizza!
-Si credo che la tua insalata abbia qualcosa che da dipendenza! Ne vorrei un piatto anche adesso.
Non sapeva cosa la spinse a farlo, quale forza sovrumana prese il controllo del suo corpo in quel momento. L’unica cosa che Brittany sapeva era che, improvvisamente, il suo corpo si era inclinato e contemporaneamente i suoi occhi si erano chiusi mentre premeva le sue labbra contro quelle di Santana, con tutta la dolcezza di cui disponeva. Se Santana aveva sentito brividi in tutto il corpo ad ogni abbraccio della notte prima, adesso sentì una scarica elettrica che le attraversava la spina dorsale. Risentire quel sapore che non era cambiato per niente, le sue labbra continuavano a provocarle le stesse sensazioni di anni prima. Fu molto breve, durò giusto il tempo di capire cosa stessero facendo, però fu la cosà più intensa che Santana avesse provato in anni.
Le guance di Brittany erano arrossate e si portò una mano alla bocca.
-Mi dispiace, davvero. –disse cercando di scusarsi mentre afferrava la borsa dal suolo. – Io… - sollevò lo sguardo e Santana si accorse che aveva gli occhi lucidi. – Devo andare.
-Aspetta Brit!
Ma la porta si chiuse prima che riuscisse ad aggiungere altro. Si portò le dita alle labbra che ancora sentivano il bacio di prima.
-Merda.
Guardò l’ora e si diresse nella doccia. Doveva concentrarsi su Natalie.
 
 
Brittany aprì la porta cercando di non fare rumore. Probabilmente Arti stava ancora dormendo. Quando entrò nell’appartamento fu colpita da una sensazione di tranquillità, li si sentiva al sicuro. Entrò nella sua stanza e vide il ragazzo che dormiva nel letto. Sorrise mentre lo guardava pensando a quanto dovesse essersi preoccupato sapendo che stava passando la notte da Santana. Si mise sotto le coperte abbracciandolo e depositando un bacio sulla sua guancia. Artie aprì gli occhi e la strinse.
-Ciao, mi dispiace averti lasciato solo.
-Mi fido di te. So che non avresti fatto niente di cui potevi pentirti.
Brittany si strinse di più a lui appoggiando la testa sul suo petto. In realtà si pentiva di molte cose. Niente di quello che aveva fatto la notte prima era giusto. Si pentiva dei troppi abbracci dati a Santana, della lotta con i cuscini, di aver dormito con lei. Però, soprattutto non riusciva a non pensare a quello che era successo prima di andare via. Pensando a quel bacio ricordò quella sensazione, quella cascata di energia che l’aveva attraversata completamente, quelle farfalle nello stomaco che non sentiva da sette anni. Si strinse nascondendo la faccia nel collo di Artie.
-Qui è dove devo stare.- sussurrò tra se in modo che lui non potesse sentirla.
-Che ore sono?
-Tardi, devo prepararmi. Oggi viene la mia aiutante personale per aiutarmi a scegliere il vestito da sposa!
Uscì dal letto mentre lo diceva, raccolse le sue cose e andò direttamente nella doccia. Quando uscì diede un lieve bacio sulle labbra al suo futuro sposo prima di dirigersi al suo appuntamento. Doveva essere a mezzogiorno davanti alla porta della Bridal Boutique, il miglior negozio di abiti da sposa di tutta New York, ed era in ritardo. Prese il primo taxi che incontrò lasciandogli una ricca mancia quando finalmente arrivò al suo appuntamento.
-Era ora! Ti sto aspettando da più di mezz’ora!
Brittany si buttò al collo della ragazza che l’aspettava per scusarsi.
-Non sai quanto mi sei mancata Quinn! Devo raccontarti tante cose!
-Piano! Mi stai strangolando! Cos’è successo? Sei più strana del solito!
Brittany si allontanò per guardarla, erano rimaste amiche dai tempi del liceo. Le era stata sempre vicina e adesso sarebbe stata la sua dama d’onore. Non c’erano segreti tra loro.
-L’ho incontrata, vive qui!
Quinn sollevò un sopraciglio mentre sospirava.
-Dalla tua faccia immagino che ci sia dell’altro.
-Ieri sua cugina ha avuto un incidente. Era tanto indifesa, tanto fragile! Non potevo lasciarla sola.
-Hai dormito con lei?
-No! Cioè si ma non è quello che pensi. Abbiamo riso, parlato e dormito insieme ma non è successo nulla.
-Almeno le hai chiesto cosa diavolo le è successo per sparire in quel modo, vero?
Vedendo che l’altra negava con la testa, Quinn fece una smorfia indignata.
-Era così triste! Non potevo farle pressione perché mi raccontasse tutto!
-Doveva pensarci prima di sparire! Doveva pensare a tutte le persone che le volevano bene e che avevano bisogno di lei mentre stava chissà dove senza dare segni di vita!
Quinn incrociò le braccia mentre puntava lo sguardo a terra. Brittany le accarezzò un braccio, si rendeva conto che lei non era stata l’unica a soffrire. Quando Santana se n’era andata lei pensò che la sua vita fosse finita anche se tutti le stavano vicini per aiutarla ad andare avanti. Ma non era stata la sola a stare male, c’erano molte persone che erano legate a Santana.
-Bene, cosa pensi di fare?- le chiese Quinn trattenendo le lacrime che quei ricordi minacciavano di far cadere.
-Con cosa?
-Con lei! Immagino che non vuoi più sposarti con Artie.
-Cosa? Certo che mi sposo! Santana è il passato, devo girare pagina e iniziare da zero. Il fatto che l’abbia vista non vuol dire che senta le stesse cosa di prima per lei. – rispose abbassando lo sguardo perché l’amica non potesse guardarla negli occhi ed accorgersi che non era del tutto sincera.
Quinn la guardò un attimo perplessa.
-Allora andiamo a vedere questi vestiti!
 
 
Santana stringeva la mano di Natalie mentre guardava l’infermiera che le cambiava la flebo. Tutto andava bene a parte il piccolo particolare che ancora non aveva ripreso conoscenza. Stava seduta nella poltrona dove il giorno prima aveva dormito Brittany e aveva passato tutta la mattina li. Si era allontanata solo per mangiare un panino nella caffetteria.
-Natalie, devi svegliarti! Ho bisogno di te, adesso come non mai. Lo so che mi fai arrabbiare quando mi dai consigli ma è solo perché hai sempre ragione. E adesso ho assoluto bisogno dei tuoi consigli. Natalie, per favore, non lasciarmi sola.
Osservava quel corpo immobile, sperava di vedere qualunque reazione alle sue parole, ma non ci fu niente. Lasciò cadere la testa sul materasso e continuò a parlare.
-Mi ha baciata, Natalie. Lo so è stato abbastanza breve, ma è successo! So solo che è stata la cosa più dolce che mi sia successa negli ultimi anni.
Sentì un brivido pensando al bacio e a tutte le sensazioni che aveva risvegliato. Sorrise tra se pensando che quelle sensazioni non erano nuove. Le tornarono alla mente milioni di ricordi, di immagini e di suoni. Ma si concentrò in un ricordo particolare. Avevano tredici anni ed era una notte qualunque delle loro vacanze estive prima dell’inizio della scuola. Si trovavano nella casa estiva dei genitori di Brittany. E quando la invitava li era sempre perché aveva bisogno di lei. Il padre e la madre discutevano spesso, però quell’estate le cose andavano peggio del solito. Una notte mentre le ragazze erano fuori nel giardino e mangiavano un panino iniziarono a discutere violentemente. Santana portò l’amica in camera perché non vedesse quella scena e si mise nel letto con lei. La stringeva mentre continuava a parlarle per distrarla visto che Brittany non riusciva a dormire. Le raccontava favole perché era un buon modo per evitare che avesse incubi durante la notte. Mentre si trovava a metà di uno di questi racconti si udirono le voci dei genitori più chiare, dovevano aver ripreso a gridare, pensando magari che le ragazze si fossero addormentate. In quel momento litigavano per tutto il denaro che spendeva la signora Pierce, la quale rispose che era tutta colpa di quel “maledetto peso che per colpa tua ho portato in grembo”.
Santana si irrigidì a quelle parole, sapeva che Brittany non aveva capito che si riferivano a lei, era troppo innocente per farlo, ma lei aveva capito e sapeva che la sua amica non si meritava di essere trattata così.
Brittany si accorse del corpo teso dell’altra e si strinse a lei cercando un punto d’appoggio per sopportare quelle voci. Fu allora che il signor Pierce rispose “come se fosse solo colpa mia se quella stupida di tua figlia è nata. Avresti dovuto usare precauzioni.”
Santana sentì le dita di Brittany che stringevano con forza il suo braccio, quello si che l’aveva capito. Santana non poteva sopportare oltre, la strinse con tutta la forza che aveva lasciando che nascondesse il viso sul suo petto. La sentiva piangere mentre quelle grida continuavano, anzi sembrava che diventassero più forti. Non poteva credere a quello che doveva sopportare tutti i giorni, a quello che aveva sentito e alle cose che Brittany aveva dovuto ascoltare da sola. La bionda cercava disperatamente di nascondersi tra le braccia dell’amica, quasi come volesse sparire per sempre. Fu allora che sentì la voce di Santana che cantava. Era una ninna nanna spagnola, non capiva le parole ma non le importava. Si concentrò solo su quella voce, nella melodia e in quella sensazione di pace che le stava dando. Ascoltò la canzone che l’amica continuava a ripetere vicino al suo orecchio, sussurrava le parole piano, canalizzando tutto quello che sentiva per riuscire a calmare Brittany, mentre le accarezzava i capelli. Finalmente il litigio si fermò e la casa rimase avvolta nel totale silenzio, si sentiva solo la melodia sussurrata e i singhiozzi sempre più radi.
Santana smise di cantare ma non lasciò andare l’amica. Non riusciva a capire se fosse ancora sveglia, non si muoveva da un po’ di tempo. Poi Brittany la strinse un po’ più forte facendole capire che non si era addormentata. La latina si allontanò appena per spostarle i capelli dal viso e rendersi conto che era completamente bagnata dalle lacrime. Allungò la mano per prendere la sua maglietta dalla sedia vicina e usarla per pulire il viso dell’amica.
Quando le asciugò tutte le lacrime appoggiò la fronte contro quella di Brittany, lasciando che la stringesse di nuovo.
-Non è vero Brit! Gli unici stupidi sono loro. Stupidi per non accorgersi di quanto tu sia meravigliosa. – le accarezzò la guancia, voleva dirle altro ma l’orgoglio la paralizzava, non le era mai piaciuto parlare dei suoi sentimenti, poi si fece coraggio. – Sei l’unica cosa che rende il mio mondo più dolce. – Si fermò arrossendo mentre Brittany la guardava meravigliata. – Sei l’unica cosa che mi da la forza di alzarmi la mattina ed andare avanti. Se loro non lo vedono… se loro non vedono in te lo stesso che vedo io, allora sono loro gli unici stupidi. Ti voglio bene Brit, non immagini quanto. Non pensare mai di essere sola perché non lo sarai mai, io starò sempre con te. Non pensare mai che non ci sia nessuno che ti ama perché… Dio, io si lo faccio. Ti voglio così bene che mi fa male.
Brittany riprese a singhiozzare, però questa volta era diverso, non era più triste, erano lacrime di felicità. Quelle parole l’avevano fatta sorridere. Santana alla vista di quel sorriso non poté fare a meno che baciarla, non sulla fronte o sulla guancia come facevano sempre. Appoggiò le sue labbra su quelle dell’amica che chiuse gli occhi a quel contatto. Si separò e la strinse forte.
-Ti voglio bene San.
Furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Brittany quella notte. Poi crollò addormentata. Quei giorni passarono sempre uguali, con Santana che le cantava la ninna nanna per non farle ascoltare le parole dei genitori che litigavano quasi tutte le notti. Non provò più a baciarla sulle labbra. Quello fu il loro primo bacio e passarono quasi un paio d’anni prima che arrivasse il secondo. Quella mattina, quando Brittany l’aveva baciata prima di scappare, Santana aveva provato le stesse emozioni del loro primo bacio. Strinse un po’ di più la mano di Natalie e sollevò la testa. Stava piangendo ma contemporaneamente sorrideva. Guardò l’orologio accorgendosi che era tardi e che presto l’avrebbero mandata via. Si alzò e si avvicinò all’orecchio di Natalie, le diede un bacio mentre le sussurrava:
-Sono innamorata di lei. – fece una pausa mentre le scappava una breve risata. – Sono ancora innamorata di lei.    
  
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