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Autore: MrBadCath    19/10/2011    1 recensioni
Autori: MrB feat. C (vale a dire MrBadGuy and la Cath)
Desclaimers: Niente di tutto questo è mai successo nella realtà. I Queen e le canzoni citate non ci appartengono. David è un personaggio di MrBadGuy. No infringement of copyright intended.
Note: per le note vedere Nda e Varie :D grazie.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roger



Erano le sei del mattino e io mi trovavo alle porte della caffetteria, come un disperato che attende che il bar di fiducia apra, per sbronzarsi. Chiunque avesse visto la mia figura là fuori, avrebbe pensato che ero pazzo: escluso il fatto che indossavo gli occhiali da sole, quando la grande palla di fuoco non era ancora sorta, non c'era nessun altro in giro a quell'ora, anche vista la temperatura siderale. Mi strinsi nel cappotto: ero in anticipo.
Dominique mi faceva venir voglia di svegliarmi presto.
Finalmente eccola: dopo la chiacchierata di qualche giorno prima, ero passato a trovarla. Alle sei del mattino... ma a chi la davo a bere? Tanto valeva ammetterlo. Sì, quella cameriera mi piaceva e mi ero trovato bene al primo colpo lei, escluso il fatto che si ostinava a volermi dare del 'signor Taylor'. Imbarazzante: mi stava venendo incontro ed io ero arrivato sul suo posto di lavoro prima di lei. Mi decisi a tornare indietro, ma era già troppo tardi.
«Signor Taylor?» mi chiamò, proprio mentre mi voltavo, così fui costretto ad arrestare la mia fuga «Apriamo adesso, se ha un attimo di pazienza»
«Ah, grazie, sei davvero un tesoro» sei davvero un tesoro? Ma ero Freddie o Roger? Cercai di focalizzarmi su me stesso, il senso di colpa non era utile in quelle situazioni, e comunque era stata una mia scelta quella di lasciare Freddie alle attenzioni di David, quell'ultima settimana. «Fammi una cortesia, magari, non darmi del lei, non sono così vecchio!»
«Non lo metto in dubbio» ridacchiò Dominique. Entrati nel locale mi tolsi gli occhiali da sole con un gesto abbastanza raffinato che solitamente aveva un certo effetto sulle ragazze. Peccato che Dominique fosse voltata di spalle. Sembrava quel classico tipo di ragazza che non crede che uno come me possa filarsela e quindi evitava di ridicolizzarsi facendomi gli occhi dolci o strane e poche velate proposte.
«Lo so che dovremmo fare un passo alla volta, e che mi hai appena concesso di darti del tu» ha esordito, voltandosi a fatica verso di me mentre preparava il caffè «ma mi chiedevo se magari non mi faresti un autografo per mio fratello»
«Eh, sì, lo so, lo so che dovremmo fare un passo alla volta, e che ti ho appena concesso di darmi del tu, quindi pensavo che se vuoi un autografo per tuo fratello in cambio dovresti darmi qualcosa, ad esempio, dirmi che cosa fai stasera» il mio stile di approccio diventava più squallido ad ogni giro, ed era solo colpa di Freddie «sto scherzando» ho aggiunto con tono riparatorio
«Anche volendo fino alle dieci sono incollata qui, je suis desolée»
«Se vuoi ti autografo anche i tovagliolini» ridacchiai, dopo aver fatto uno scarabocchio sul primo
«Quanto vi esaltate» fece uno sguardo vacuo, poi mi ringraziò. Bevvi il suo primo caffè della giornata, cosa che mi rendeva immensamente felice, mi alzai e mi avviai alla porta del locale.
«Allora passo a prenderti quando finisci il turno, pensavo che verso quell'ora possiamo andare al cinema senza problemi» affermai e lei mi guardò pensosa. Non attesi risposta: di solito non lo facevo mai. «Allora a dopo, buon lavoro».

Out



David era immerso in uno dei suoi momenti di silenzio.
Si sfiorava il labbro inferiore con la punta del pollice della mano in cui teneva la sigaretta.
«Ti ho fatto male?» chiese a Freddie, con gli occhi fissi sui suoi fianchi
«Male?» ripeté meccanicamente l'altro, alzando gli occhi dalle proprie ginocchia, su cui era adagiato un lenzuolo, che copriva le sue nudità
«Oggi. Stanotte. Ho avuto la sensazione di averti fatto male»
Non era sul corpo che l'aveva ferito, aveva diviso il suo cuore a metà, ma fisicamente non si sarebbe potuto sentire meglio; la conclusione che il suo cervello aveva elaborato era che David non sarebbe dovuto partire. Mai più.
Guardarono fuori dalla finestra, nello stesso momento.
Una ragazza solitaria stava passeggiando sul marciapiede, una sigaretta in mano, la borsetta sulla spalla. Si sarebbe volentieri innamorato di una donna, David: l'avrebbe aspettato arrivare dal lavoro, gli sarebbe stata fedele. Non capiva perché si ostinava a correre dietro a Freddie, quella primadonna... non l'avrebbe fatto per nessun altro, eppure...
La ragione arrivò chiara in equivocabile: era colpa sua, solo e soltanto colpa sua. Perché la natura l'aveva partorito così bello? Per qualche motivo le persone erano così superficiali da guardare prima il suo viso, mirando soltanto a essere appagati visivamente.
Non si sarebbe mai liberato di quel maledetto peso, Freddie però, l'uomo che gli sedeva accanto, con le gambe penzolanti dal bordo del letto, aveva visto meglio degli altri. Risolto il mistero: David, colui che si considerava perfetto nella sua solitudine, non riusciva a fare a meno di una persona come un'altra.
Il biondino spinse con violenza la sigaretta, appena a metà, nel portacenere.

When I'm gone,
no need to wonder if I ever think of you

Freddie e David avevano un tacito accordo: non si sarebbero mai dimenticato l'uno dell'altro.
L'avesse separati il mare, l'oceano o addirittura la morte.

The same moon shines,
the same wind blows
for both of us
and time is but a paper moon...

A Freddie sarebbe bastato alzare lo sguardo, pensare che il mondo, le stelle, la luna, appartenevano a loro.

Be not gone
though I'm gone.
It's just as though I hold the flower that touches you
a new life grows,
the blossom knows:
there's no one else could warm my heart
as much as you...
Be not gone,
let us cling together as the years go by

David spinse Freddie contro il materasso caldo, fece passare una mano dietro la sua schiena, nascose gli occhi nell'incavo del suo collo. I muscoli erano tesi, talmente rigidi che con una qualunque botta si sarebbero disintegrati. L'altra mano dell'uomo color marmo si insediò nei capelli scuri e folti di Freddie.
«Non voglio andarmene da questa stanza Freddie, non voglio» sussurrò David, che sembrava aver dimenticato l'autocontrollo nella tasca dei jeans, che erano accartocciati per terra, nel centro della stanza.
Freddie quasi non riusciva a sostenere il peso del suo amante, ma quello che lo preoccupava maggiormente era riuscire a reggere la situazione, sentiva gli occhi che solleticavano, pronti ad alleggerirsi delle lacrime.
Inaspettatamente, David gli inumidì il collo con lacrime, Freddie pensò che gli avrebbero corroso la pelle, talmente erano piene di rabbia.

Oh my love, my love!
In the quiet of the night
let our candle always burn.

Il silenzio attorno a loro era terribilmente rumoroso, si era fatto spazio nelle loro menti, riempiendole.
La luce dell'abat-jour scintillava timida nel buio, evidenziando il viso bagnato dei due amanti, che avevano trovato il coraggio di guardarsi negli occhi. Per quanto possa sembrare stupido Freddie capì che anche David era in grado di piangere, che tutto sommato era un uomo come tutti gli altri, era ancora più consapevole che c'erano troppe possibilità di non vederlo più varcare la porta di quella camera, inzuppato di eccitazione dalla testa ai piedi.
Freddie non avrebbe mai dimenticato il modo insolente e allo stesso tempo rassicurante di David, che in ogni situazione riusciva a ricevere amore, sesso, amicizia.
«Non voglio partire» sussurrò David «Non voglio con tutto me stesso»
Le parole vagarono nell'aria, senza dissolversi, appesantendo ancora di più l'atmosfera.

Let us never loose the lessons we have learned.

Si strinsero ancora una volta, stavolta fu Freddie a tirare David a sé, con quella forza che gli aveva sempre tenuto nascosta.
-Basterebbe poco per farmi restare- pensò la statua di marmo, che era piegata in modo innaturale sul corpo di Freddie, caldo e confortante.
Si misero uno accanto all'altro, continuavano ad accarezzarsi, come se il contatto fisico potesse alleviare il dolore, quello che li stava mangiando dentro.
«Dormiamo un po', ora» propose Freddie, percorrendo il profilo di David con l'indice «domani andrà meglio»
«Non credo» sentenziò David, girandosi dall'altra parte.
Freddie prese la sua mano. David se la strinse al petto, i battiti del suo cuore risuonavano sordi nella stanza, -chissà quando si fermerà. Dove, soprattutto, se nel mio letto o nella terra fredda di un paese lontano e arrabbiato-
Ormai tutto quello che avevano fatto era diventato di entrambi, della loro intimità.
Il tempo non avrebbe mai cancellato quei ricordi che cucivano i loro cuori.

Ma quel sentimento non lo legava solo a David­.
   
 
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