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Autore: crazy_k    20/10/2011    2 recensioni
Una Harry/Sirius senza pretese.
Due uomini che si scoprono innamorati di un amore proibito, avranno la pazienza di aspettarsi l'un l'altro?
Leggete per scoprirlo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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WARNING
 
In questa storia Sirius non è caduto al di là del velo nell’Ufficio Misteri!!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
OUR MEMORY
 
 
 
 




 

Voglio dedicare questa storia a una persona che mi ha sempre sostenuto.
Voglio dedicarla a lei perché sono contenta di averla come lettrice.
Voglio dedicargliela perché voglio farle un regalo.
La dedico a te, Lunadistruggi.




 

 
 
 
 
Harry se ne stava seduto sulla vecchia sedia imbottita, davanti alla finestra, osservando il tramonto colorare il cielo di rosso. Il grande disco dorato del sole, scompariva, lento, oltre la linea dell’orizzonte e le prime stelle, già alte nel cielo, rilucevano di luce propria, brillanti come diamanti. L’aria profumata e tiepida di fine estate, entrava dalla finestra, inebriando col suo odore i sensi del moro. Londra, quella sera era davvero meravigliosa.
In quel momento, al giovane uomo sembrava davvero che tutto fosse, semplicemente, perfetto.
Uno scenario altrettanto bello, lo ricordava, anni prima l’aveva incantato e aveva segnato l’inizio, meraviglioso, di un sogno che ancora viveva.
 
I grandi occhi verdi del ragazzo si offuscarono di ricordi, perdendosi in un passato non troppo lontano.
 
Rammentava quella calda metà di giugno, quella particolare giornata iniziata tanto male e finita in modo completamente contrario.
 
 
 
 
Era l’estate del suo quinto anno.
A Privet Drive, come era da sempre, veniva costretto a svolgere i lavori più umili e faticosi.
Quella volta i suoi zii avevano davvero esagerato. Gli avevano ordinato di pulire l’intera casa, da cima a fondo, risistemare il giardino e dare una mano di vernice al cancello.
La giornata era particolarmente calda e l’aver passato tutto il pomeriggio sotto il sole cocente non aveva certo giovato al giovane Harry che, stremato dalla fatica, non aveva retto oltre ed era svenuto prima di sera, ma soprattutto, prima di aver completato i suoi lavori. Quando suo zio era tornato a casa dal lavoro e l’aveva trovato “addormentato” in giardino, non si era risparmiato un trattamento di ferro.
 
 
 
 
Se ci ripensava adesso, a distanza di tempo, la schiena gli faceva ancora male. Ricordava perfettamente ogni, singola, cinghiata. La sensazione del sangue, il suo, che gli scorreva sulla schiena, il dolore bruciante che si amplificava a ogni nuovo colpo, non l’avrebbe scordato facilmente.
 
Non l’avrebbe mai dimenticato, come non avrebbe mai dimenticato l’uomo che lo salvò.
 
 
 
 
Non ricordava precisamente cosa fosse successo; un momento prima si teneva a stento in piedi, con i palmi delle mani ben piantati contro il muro, sopra la testa, le gambe divaricate alla ricerca di un maggior equilibrio, un momento dopo era tra le calde braccia del suo padrino. Delle urla non meglio identificate, voci che si ringhiavano contro, rabbia allo stato puro, una sensazione di cauta sicurezza e poi l’oblio.
 
 
 
 
Il cielo ormai si era oscurato del tutto.
 
Il ragazzo si alzò e chiuse i vetri della finestra, tirando poi le pesanti tende in broccato scuro, accendendo le candele con un colpo di bacchetta per rischiarare l’ambiente.
Scoccò un rapido sguardo al bell’orologio d’oro che gli aveva regalato la signora Weasley per il suo diciassettesimo compleanno e sbuffò leggermente seccato.
Annoiato, si avvicinò al mobiletto con gli alcolici e si servì due abbondanti dita di brandy invecchiato di vent’anni. Sorrise ironico mentre osservava il liquido ambrato ondeggiare nel bicchiere di cristallo. Non gli erano mai piaciuti quei liquori babbani, gli trovava adatti a vecchi uomini d’affari, o politici, uomini che vivevano soli nelle loro case, senza nessuno intorno, che si consolavano con un goccetto la sera, prima di andare a dormire.
Era stato Sirius a fargli venire il vizio.
 
La prima volta che il caro Felpato gli aveva schiaffato davanti un bicchiere con dentro un bel po’ di alcolico, era stata la notte stessa che l’aveva portato via dai suoi zii.
-Bevi…- gli aveva detto -Non c’è niente di meglio che una buona dose d’alcool per far passare il dolore-
E Harry aveva bevuto fino al punto di non ritorno, assicurandosi dei postumi da sbronza da oscar per il giorno dopo.
 
Il giovane scosse la testa in segno di diniego, forse per compatire il suo stesso comportamento.
 
Sirius gli aveva dato da bere, l’aveva curato e gli aveva permesso di stare lì con lui, a Grimmuld Place.
Harry non aveva chiesto di meglio e, per tutta l’estate di quel quinto anno, era rimasto a vivere con l’uomo, in mezzo al via vai di persone che usavano la casa come quartier generale per l’Ordine. Aveva imparato a conoscere a fondo l’altro, a capirlo fin nel profondo. Aveva sperimentato per la prima volta in vita sua, l’amore e l’affetto che può dare una vera famiglia.
 
Ogni giorno che passava, vedeva Sirius trasformarsi da suo eroe personale e qualcosa in più. Fino al giorno in cui si rese conto che per lui ormai, l’uomo non era più soltanto un amico, non era più una semplice figura di riferimento, non era più un surrogato di padre…era diventato…indispensabile, il centro esatto attorno al quale il suo universo vorticava.
 
Harry, appoggiato con le spalle al muro, col bicchiere di brandy in mano, si lasciò sfuggire una debole risata al ricordo dello sconcerto che l’aveva colto quando era finalmente riuscito a realizzare che lui, proprio lui, si era innamorato del suo padrino.
A distanza d’anni poteva permettersi di riderci sopra, ma ricordava perfettamente la vergogna e il senso di colpa che aveva provato all’inizio. Altro che coraggio grifondoro!!! Aveva quasi fatto uscire di testa quel pover’uomo a furia di cambiamenti d’umori repentini. Un minuto prima gli era appiccicato addosso peggio di una cozza, un minuto dopo gli girava al largo come se si fosse improvvisamente trasformato in un ippogrifo appestato. Un attimo prima parlava, rideva e scherzava con lui, un attimo dopo arrossiva senza motivo e non lo guardava nemmeno più in faccia.
Il cambiamento naturalmente non era passato inosservato nemmeno agli altri e tutti si chiedevano cosa diavolo gli fosse preso. Aveva passato intere settimane rinchiuso nella sua stanza, facendo preoccupare in una maniera spropositata mamma Weasley e i suoi amici.
 
Alla fine, ci era voluto l’aiuto e la pazienza di Hermione per farlo uscire da sotto le coperto dove si era rintanato. L’amica l’aveva convinto ad accettare la situazione e farsi avanti.
Il moro ricordava perfettamente la vocina saccente della grifoncina sussurrargli che avrebbe dovuto metter Sirius al corrente dei suoi sentimenti e parlargli col cuore in mano per riuscire a risolvere del tutto la situazione.
-Male che vada ti sarai messo il cuore in pace- questo gli era stato detto e lui ricordava benissimo quanto avrebbe voluto strozzarla quando il cuore in pace non se lo mise per niente.
 
 
 
 
-Harry, cerca di capire, il tuo non è amore!-
La rabbia ribolliva, pericolosa, dentro il ragazzino che non era stato compreso, accettato, pronta a esplodere da un momento all’altro.
-Harry, io ti voglio bene, lo sai…Ma non possiamo!-
Il volto di Sirius era tirato in una smorfia davvero dispiaciuta mentre rifiutava il sentimento che quel diavoletto scapestrato, dagli occhi verdi, gli offriva.
-Mi dispiace Harry…- e sembrava che gli dispiacesse davvero, ma il grifone era troppo sconvolto per farci caso -…ma sei il figlio del mio migliore amico! Come posso fare una cosa del genere a James?!?!?! Sei solo un bambino!-
Lottava contro le lacrime, non voleva dargli anche la soddisfazione di vederlo piangere.
-…Ti odio…-
 
Furono quelle le parole che sputò, con cattiveria, con ira, negando quelle due parole dal significato opposto che aveva pronunciato poco prima.
 
 
 
 
-La cena si fredda, padrone- la voce gracchiante Kreacher interruppe i pensieri del moro -Il padrone, cosa vuole che faccia?-
-Tieni tutti sotto incantesimo riscaldante, sono sicuro che tornerà presto- rispose Harry, scoccando l’ennesima occhiata all’orologio che ormai segnava le otto e mezza di sera.
Il vecchio elfo se ne andò, trascinando i piedi sulla moquette lisa, borbottando di buone maniere perdute e di bei tempi andati.
 
Harry si lasciò sfuggire un nuovo sorriso, perdendosi ancora nei suoi pensieri, ripensando al periodo di tempo che seguì il rifiuto da parte di Paddy, nei suoi confronti. Naturalmente lui era rimasto a vivere al numero dodici, anche se, in effetti, qualche volta aveva considerato la possibilità di far ritorno a Privet Drive, ma sarebbe risultato davvero troppo sospetto se si fosse trasferito. Il litigio, com’era logico pensare, non era passato per niente inosservato. Tutti si erano chiesti cosa diavolo fosse successo, cosa potesse giustificare il fatto che il padrone di casa e il suo figlioccio non si parlassero più. Per quanto possa sembrare ridicolo, fu Kreacher in quel periodo ad occuparsi di tutto dato che lui è Sir avevano preso a evitarsi come la peste.
 
Il moretto ricordava che aveva finto tutti i mali possibili e immaginabili, pur di starsene rintanato in un angolino della sua camera e non dover incontrare nessuno. Si era sentito letteralmente a pezzi. Aveva perso fiducia nelle persone e credeva davvero che non si sarebbe mai più ripreso. Perfino Hermione non seppe tirarlo su di morale.
 
Quello che seppe in seguito, solo dopo che l’intera storia fosse giunta al termine, era che anche il suo padrino si era sentito nello stesso, identico modo!
 
 
 
 
Era il suo compleanno, il trentuno di luglio, e lui non aveva nessunissima intenzione di festeggiare.
Come si può essere allegri e fare festa, quando si ha il cuore spezzato?
 
Aveva ignorato le minacce, i richiami, le suppliche.
Aveva ignorato chiunque venne a bussare alla sua porta.
Aveva ignorato Ron, Hermione, i gemelli, Molly, Remus.
 
Aveva lasciato trascorrere le ore, sperando che arrivasse in fretta, la fine della giornata che le persone tornassero a lasciarlo in pace.
Se n’era stato rannicchiato in un angolino, triste, la rabbia sfumata in un senso di vergognosa ritrosia. Aveva anche cercato di concludere la pergamena di Ruf ma non aveva concluso un granchè; non riusciva a concentrarsi, per la testa aveva solo un paio di occhi grigi e al posto del cuore, quello che gli sembrava un buco nero.
 
Il sole era ormai tramontato e, augurando a una porta chiusa un felice compleanno, anche gli ultimi ospiti erano tornati a casa, arrendendosi all’evidenza.
Il moretto, per precauzione, non era comunque uscito dalla stanza se non quando la luna fu ben alta nel cielo e il vecchio pendolo al piano di sotto, non ebbe scandito, lento, undici rintocchi. Con lo stomaco che brontolava dalla fame, era sceso in cucina, arraffato un pezzo di dolce che la signora Weasley era stata così gentile da portare e un bicchiere di latte. Non era tornato di sopra per consumare la cena, ma aveva deciso di rimanere dabbasso, sperando forse, inconsciamente, di veder apparire la testa ricciuta di Sirius da dietro la porta.
Ci era rimasto molto male perché, malgrado oramai non si parlassero da un bel pezzo, aveva sperato che almeno gli auguri di compleanno glieli facesse e poi, chissà, magari un regalo speciale.
Povero illuso! Era tutto quello che continuava a ripetersi mentre addentava con astio una grossa fetta di torta al cioccolato.
 
Finito di consumare il lauto pasto, più arrabbiato di prima, il moretto se n’era tornato nella sua stanza. Si era gettato a letto e aveva preteso di prender sonno, purtroppo però Morfeo non gradì affatto la scarsa gentilezza che il ragazzo dimostrò e non lo accolse nel suo caldo abbraccio fino a quando le lancette dell’orologio non segnarono le tre di mattina.
 
 
 
 
La porta nell’ingresso sbattè rumorosamente, provocando l’innalzarsi delle urla della vecchia signora Black.
-TRADITORE!!! FUORI DA CASA MIA!!! TUUUU, FECCIA SCHIFOSA!!!-
-FA SILENZIO VECCHIA MEGERA!!!-
-COME OSI?!?!?!?!?! TRADITORE DEL TUO SANGUE!!!! IMMONDIZIA!!! DISONORE PER LA FAMIGLIA!!!!!!!!!-
 
Un bell’uomo attraente entrò nel salotto con passo affrettato.
-Dovrebbe cambiare repertorio…- borbottò a mezza voce, prima di spostare lo sguardo sul ragazzo moro fermo in mezzo alla stanza con, stampato in faccia, un sorriso a trentadue denti –Bruciamo la casa! Così potremo liberare il mondo dalla sua piaga peggiore-
-TI HO SENTITO SPORCO BABBANOFILO CHE NON SEI ALTRO!!!-
 
Harry mise su un finto broncio, sussurrando tagliente -Sei in ritardo-
L’uomo sorrise e gli si avvicinò, stampandogli un bacio a fior di labbra e sussurrandogli all’orecchio, con aria contrita -Lo so, scusa…-
-Ma se non fossi in ritardo…- urlò, sventolando l’indice destro davanti al naso del ragazzo -…questa sera dovremmo badare noi al piccolo Teddy e dovremmo stare chiusi in casa, rinunciando alla festa di addio al celibato di Neville! Grazie a questo meraviglioso uomo che hai davanti, il piccolo Ted rimarrà da Andromeda e noi potremmo andare a far baldoria…Non era quello che volevi?-
Il salvatore del mondo magico scoppiò in un’allegra risata gettando le braccia al collo del suo amante.
 
Era sempre stato così, lui trovava sempre il modo di farsi perdonare.
Anche quella volta ci era riuscito…
 
 
 
 
Era appena arrivato a prendere sonno quando un boato fragoroso lo destò, spaventandolo a morte.
La porta della sua stanza era completamente sfondata e in piedi, sulla soglia, se ne stava niente meno che Sirius, in maglietta bianca a maniche corte e pantaloni della tuta.
-Cosa diavolo…?- Harry non era nemmeno riuscito a concludere la frase che il suo padrino gli aveva gettato in faccia quella che aveva tutta l’aria di essere una vecchia giacca da motociclista.
-Mettila-
-Ma cosa…?-
-Muoviti!-
Visto che il moretto era così sconvolto da non riuscire nemmeno a muoversi, ci pensò Felpato a vestirlo, caricarselo di peso in spalla come se fosse un sacco di patate, portarlo fuori dalla palazzina dove se ne stava la sua moto e caricarvelo nel sidecar.
-Reggiti- urlò per sovrastare il rombo del motore, mentre la motocicletta nera saliva alta nel cielo.
-Sirius!!!-  gridò Harry al vento -Sir cosa diavolo vuoi fare, per Merlino!!!-
 
La temperatura era gelata. Harry era semi-congelato e, a ogni brivido di freddo, augurava al suo padrino una morte lenta e dolorosa.
-TU HAI DEI PROBLEMI!!!- urlò nuovamente il ragazzo –HAI SENTITO PADDY?!?!??! HAI DEI PROBLEMI!!!- non ottenendo risposta però decise di continuare a gridargli contro tutta la sua frustrazione –TU…TU MI HAI IGNORATO PER SETTIMANE!!! MI HAI UMILIATO!!!-
-NON TI HO UMILIATO!!!-
-SI CHE L’HAI FATTO!!!- le lacrime non riuscivano nemmeno a scorrere lungo le guance imberbi del ragazzo, si congelavano  direttamente nella palle degli occhi –MI HAI TRATTATO PEGGIO DI UNO SCARAFAGGIO!!!-
-NON E’ VERO!!! COSA AVREI DOVUTO FARE SECONDO TE?!?!?!?!?!-
-NON CERCARE DI RIGIRARE LA FACCENDA!!! MI RIFIUTI, RIFIUDI I MIEI SENTIMENTI…-
-IO…-
-SILENZIO!!! RIFIUTI I MIEI SENTIMENTI, MI FAI SENTIRE UN ABOMINIO, TI COMPORTI COME SE NON CI FOSSI E POI PIOMBI IN CAMERA MIA, SFONDANDO LA PORTA QUANDO SAREBBE BASTATO UN SEMPLICE ALOHOMORA, IN PIENA NOTTE, MI BUTTI GIU’ DAL LETTO E MI PORTI…DOVE CAZZO MI STAI PORTANDO?!?!?!?!?-
-HEY!!! LE PAROLE, RAGAZZINO!!!-
-LE PARO…LE PAROLE?!?!?!?!?!?!?!- Harry era letteralmente sconvolto. Stava litigando con la persona alla quale si era dichiarato e che gli aveva fatto chiaramente capire di non essere corrisposto, a cinquanta metri dal livello del mare, su una motocicletta volante…La cosa aveva dell’assurdo! -NON AZZARDARTI A FARE IL GENITORE ADESSO CON ME PERCHE’ DAVVERO TI BUTTO DI SOTTO!!!-
-NON TI SEMBRA UN PO’ ESTREMO?!?!?!?!-
-A TE NON E’ SEMBRATO ESTREMO SPUTARMI IN FACCIA CHE NON AVRESTI MAI RICAMBIATO I MIEI SENTIMENTI?!?!?!?!-
-ERO SPAVENTATO!!!-
-ERI…ERI SPAVENTATO?!?!?!?!- il moretto non ci stava capendo più niente -PER GODRIC, COSA DIAVOLO VUOL DIRE CHE ERI SPAVENTATO?!?!?!?!-
-PENSAVO FOSSE SBAGLIATO!!! CHE FOSSE…ABOMINEVOLE CHE UN UOMO COME ME S’INNAMORASSE DI UN RAGAZZINO COME TE!!!-
-NON SONO UN RAGAZZINO!!!- strillò il moro al culmine dell’esasperazione -E COMUNQUE STAI TRANQUILLO, NON POTRA’ MAI ESSERE ABOMINEVOLE PERCHE’ HAI MESSO BENE IN CHIARO CHE NON T’INNAMORERAI MAI DI ME!!!- Harry si rese conto che la moto si era fermata e adesso fluttuava tranquilla al di sopra delle nuvole.
 
Una sfumatura rosata illuminava il cielo.
 
Sirius si era voltato verso di lui, incatenando i loro sguardi -Harry, perdonami, davvero. Mettiti nei miei panni- l’uomo si era lasciato scappare un sospiro spezzato -Come ti sentiresti se, di punto in bianco, ti accorgessi che il ragazzino che hai sempre considerato come un figlio, se l’effettivo figlio dell’uomo che hai sempre considerato un fratello, se tu ti rendessi conto che l’affetto che ti lega a lui non è più quello di un tempo?-
-Cosa…- Cosa stai cercando di dirmi?
-Ascoltami Harry, ti prego. Ascoltami e non interrompermi perché credo di essermi ammattito del tutto. Io volevo bene a James, molto bene e ho sempre voluto bene anche a te- Black si era passato una mano sugli occhi, come per scacciare una profonda stanchezza -Tu me l’hai sempre ricordato, sei la sua fotocopia. Starti vicino…Mi sembrava di poter rivivere i vecchi tempi-
Un’occhiata supplicante stroncò la replica che Harry aveva pronta a fior di labbra
-Tuttavia…- aveva continuato Sirius -…mi sono presto reso conto che tu e James non siete la stessa persona. Da un pezzo ormai non vedevo più la sua ombra mentre parlavo con te. Ho iniziato a capire che tu mi piacevi per quello che eri e non per quello che mi ricordavi-
 
Harry aveva tremato, se lo ricordava bene, aveva sentito un calore immenso esplodergli nel petto.
Cosa stava cercando di dirgli Sirius?
 
-Mi sono reso conto che oramai eri tu, Harry James Potter, tu ad essere diventato indispensabile per me e…appena lo realizzai mi sentii tremendamente in colpa, un mostro. Come potevo essermi innamorato di un bambino?-
 
Il cuore di Harry aveva iniziato a battere all’impazzata.
Sirius si era innamorato di lui? SE era così, perché l’aveva respinto allora?
 
-Quando ti sei dichiarato a me, ti giuro sulla memoria di tuo padre e tua madre, io sono andato e tornato dal paradiso! Mi sono sentito, per un attimo, l’uomo più felice del mondo!-
 
La luce abbagliante del sole nascente aveva illuminato i volti dei due, donando tratti eterei alle figure.
Le nuvole intorno a loro, si coloravano di tutte le più impensabili sfumature pastello.
Sembrava di essere immersi in una bolla di paradiso, un posto unico, puro, solo per loro, dove i pregiudizi e la crudeltà degli uomini non avrebbero mai potuto raggiungerli.
 
-Ma allora perché?- aveva mormorato il ragazzo dai grandi occhi verdi sgranati di stupore -Perché mi hai fatto soffrire così?-
-Perché ho pensato fosse meglio far finta di niente. Ho pensato fosse sbagliato, dannazione!-
-E adesso…Non lo pensi più?- aveva domandato il moretto.
-Lo penso ancora…Ma so anche con certezza che i miei sentimenti non potranno cambiare, ormai il mio cuore ti appartiene e, se è vero che anche il tuo appartiene a me, allora avrai la pazienza di aspettarmi. Mi aspetterai fino a quando non compirai la maggior’età-
 
Sirius si era chinato, prendendo le mani del figlioccio fra le sue.
 
-Mi aspetterai, Harry?- aveva domandato, inchiodando il ragazzo al suo posto, mozzandogli quasi il respiro dall’emozione -Vorrai aspettarmi?-
 
Il sole era sorto, l’alba era passata.
La nera figura della moto di stagliava netta in controluce.
Ed Harry, con le lacrime che oramai non smettevano di scendere, promise di aspettare, rinnovò la promessa del suo amore.
 
 
 
 
-Sei un caso disperato!!!- sussurrò il moretto all’orecchio dell’amante mentre scioglieva l’abbraccio e si scostava un po’ da lui -Povera Andromeda, cosa le hai promesso?-
-Le ho detto che avevi voluto guidare la moto ed eri precipitato dal cielo, schiantandoti a terra- rispose l’uomo con incredibile faccia tosta -Adesso dovresti essere in fin di vita al San Mungo-
-Sirius Orion Black!!!-
-Si…?-
-Tu sei…sei…- Harry non trovava le parole
-Affascinante, attraente, bellissimo, invidiabile?-
-Sei sempre il solito…-
Il vecchio Paddy scoppiò in un’allegra risata per poi affrettarsi a rassicurare l’altro -Tranquillo, le ho detto che lo terremo noi la prossima settimana-
-Sir…Smetti di fare il buffone…- impose Harry con tono duro -…e vienimi a dare un bacio come si deve!-
-Agli ordini capo!!!- sorrise l’altro, prima d’impossessarsi delle labbra dell’uomo che amava -Ma non fare l’Auror con me, chiaro?-
 
Non era stato facile.
Convincere gli amici, renderli partecipi della loro relazione, avevano avuto i loro momenti difficili ma alla fine, Harry e Sirius erano riusciti ad affrontare ogni più piccolo problema e, insieme, superarlo.
 
Adesso potevano essere felici.
Adesso erano una coppia.
Adesso stavano scrivendo la loro storia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
THE END
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ave popolo di EFP!
 
Ecco qua…la mia seconda Harry/Sirius, coppia che personalmente non gradisco ma che ho voluto raccontare attraverso queste righe per fare un, spero gradito, regalo alla carissima Lunadistruggi.
Mi raccomando gente, fatemi sapere cosa ne pensate ricordandovi sempre che le recensioni sono il pane quotidiano di uno scrittore e NON creano dipendenza!!!
Per continuare a seguirmi qui

Un grazie e un saluto a tutti!!!
Crazy_k

   
 
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