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Autore: pralinedetective    20/10/2011    0 recensioni
L’articolo di cronaca bianca faceva parte del giornale scolastico fino dal giorno della sua creazione – erano passati quasi quattro anni, mica bruscolini, durante i quali aveva assolto al proprio dovere in maniera pressoché eccellente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Merry Christmas, I don’t wanna fight tonight.

 

 

 

 

L’articolo di cronaca bianca faceva parte del giornale scolastico fino dal giorno della sua creazione – erano passati quasi quattro anni, mica bruscolini, durante i quali aveva assolto al proprio dovere in maniera pressoché eccellente. Certo, aveva visto dei periodi bui, non tutti erano portati per la scrittura, e Andrea aveva davvero bisogno di rivedersi il discorso sul verbo avere, però nessuno si era mai lamentato troppo.

 

Ancora un anno e avrebbe accompagnato fuori la sua prima generazione, tutto tronfio, e non c’era mese di maggio che non facesse gli auguri ai maturandi insieme con tutti i colleghi.

 

Però c’era un problema.

 

Nonostante l’impegno costante di tutti, sembrava proprio che l’interesse per il giornalino stesse scemando: l’anno precedente avevano accolto anche quell’insieme odioso di parole e punti esclamativi che era l’articolo di cronaca rosa, contro l’etica del direttore della “testata”, però dopo qualche mese di ritorno alla ribalta sembrava ancora che mancasse qualcosa.

 

Alla cronaca bianca era stata davvero molto simpatica la rubrica Scemo chi legge, con i suoi occhi intelligenti e gli stupidi giochi di parole che richiamavano questo o quello studente, però la professoressa di spagnolo non sembrava pensarla alla stessa maniera, così la rubrica aveva dovuto mettere nella scatola di cartone il pupazzetto a forma di “Made in China” che le aveva regalato la redazione e se n’era andata con orgoglio.

 

Qualcuno se ne era uscito a metà ottobre con l’idea di una rubrica sportiva, qualcosa che verso fine novembre era ormai diventato un vero e proprio articolo, guadagnandosi a volte la prima pagina. Nulla di troppo ambizioso, parlava della provincia e della regione e non nutriva troppo interesse nel resto, però era difficile competere con lui, adesso che era al centro delle chiacchere.

 

L’articolo di cronaca bianca lo trovava stupido.

 

Non stupido nel senso di poco intelligente, questo sarebbe stato offensivo nei suoi confronti: era spensierato, a volte troppo. Si occupava del proprio basket, del proprio nuoto, della pallavolo e del nuovo centro di free climbing appena fuori città, però al di fuori di questo non trovava nulla di cui parlare. E il direttore sapeva se la cronaca bianca non ci aveva provato, a trovare un argomento comune con la cronaca sportiva.

 

Aveva quei suoi spensierati capelli folti e in perfetto stile bed-head, quello spensierato sorriso in grado di commuovere un cieco ed era alto uno spensierato, fottuto metro e ottantasei. Se l’articolo di cronaca bianca non avesse avuto timore di essere schiacciato da uno dei suoi giganteschi piedoni ogni volta che gli rivolgeva la parola, avrebbe potuto credere di essersi preso una cotta.

 

 

«Ehi,» aveva cercato di avvicinarlo una volta; era il dieci Dicembre, l’ultimo giorno in cui si sarebbero visti prima dell’interruzione natalizia: poi, per divergenza di orari e per la chiusura del giornale stesso, non si sarebbero rivisti probabilmente addirittura fino a fine Gennaio. Certo, il lavoro aveva richiesto che si scambiassero l’indirizzo email mesi prima, però non… Non c’era nulla.

 

«Yo, schizzetto!» esclamò con entusiasmo la cronaca sportiva, ricorrendo all’odioso soprannome che gli aveva affibbiato il primo giorno; gli appoggiò una grossa mano sulla spalla e gonfiando il petto con orgoglio. «Hai visto? Abbiamo sconfitto quelle marmotte sfigate, esattamente come avevo previsto—»

 

«Sì, me ne sono accorto» cercò di tagliare corto l’altro articolo. Non poteva permettere che la conversazione prendesse una piega diversa da quella che aveva deciso con largo anticipo: sì, insomma, per essere curato da uno studente di seconda era molto scorrevole, pieno di un entusiasmo che alla cronaca bianca mancava durante il secondo anno del suo autore, però questo non era un buon motivo per farsi distrarre.

 

«Mi chiedevo, sai, dal momento che io sono  (stato costretto a)  andato a  (tutte)  quelle  (tue stupide e interminabili)  partite di cui mi avevi parlato  (per ore lunghe e interminabili),  magari potrei ricambiare il favore e proporti  (qualcosa di intellettualmente stimolante, magari)  la mostra fotografica in biblioteca, resterà aperta solo ancora per qualche giorno... Pensavo, sai. Che potresti andarci.  (Anche io potrei.)  Sì, anche io dovrei ancora vederla, sembra interessante.  (Andiamo insieme?)  Magari potremmo andarci insieme.  (Un appuntamento.)  No, detta così suona male.»

 

«Come?»

 

«Nulla. Allora, cosa ne dici?»

 

«Mhh,» l’articolo di cronaca sportiva si strofinò il mento con la mano aperta, «ho già organizzato di andare a vederla con la rubrica culturale questo weekend, lei ha già preso i biglietti. Se vuoi posso cercare di recuperarne uno, potresti venire con noi.»

 

La cronaca bianca ridacchiò; «Nah, lascia stare, va bene così.»

 

«Detto fra noi? Quella mi terrorizza. Se potessi le darei buca, non ho intenzione di passare l’intero pomeriggio a cercare di evitare – come li ha chiamati Stefania? Approcci sessuali – per sei ore.» Sorrise di nuovo, questa volta di un sorriso tranquillo e rilassato. «Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu.»

 

«Oh,  (certo che vengo)  Devo—pensarci  (non ne ho bisogno),  non vorrei che fosse una cosa imbarazzante  (verrei lo stesso),  però se dici che non ci sono problemi  (sarò grato all’universo per l’eternità)  credo che opterò per il sì.»

 

«Grande! Grazie amico, mi salvi la vita!»

 

 

Gli batté la mano sulla schiena e fece per andarsene, congedandosi con la promessa di trovargli un biglietto il prima possibile, a costo di sacrificare il proprio e condannare se stesso a un pomeriggio di noia domestica e videogames. Cambiò idea all’ultimo momento, afferrandolo per la manica e avvicinandolo, scivolando in basso per potergli parlare più a bassa voce nonostante fosse la settima ora e la scuola fosse praticamente vuota, eccezion fatta per la redazione del giornale e la segreteria.

 

«Magari ci scappa una sveltina nel bagno, prima di tornare a casa.»

 

«… Eh?»

 

L’articolo di cronaca sportiva lo spinse lievemente, allontanandolo, e sorrise sornione: «Mica adesso, il giorno della mostra. Rilassati. Pensaci, mi raccomando.»

 

 

Strizzò l’occhiolino e gli diede le spalle, ignorando prima il silenzio esterrefatto del collega, poi i suoi strepiti e le richieste di spiegazioni che stavano sicuramente attirando l’attenzione degli altri. Oh, quella invernale sarebbe stata un’interruzione così divertente.

 

 

 

 

 

 

 

 

the end

  
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