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Autore: Darling Eleonora    20/10/2011    1 recensioni
MirabellCity, una girovaga che dall’apparenza non sembra, un desiderio espresso da una moneta fatta cadere in acqua, un negozio di souvenir, un cannocchiale, il guardiano di un faro, le campane della chiesa vicina, due conchiglie identiche. Una storia da raccontare...
Espresse il suo desiderio; l’unico che avesse mai voluto realizzare davvero. In realtà non le era mancato mai nulla, tutto quello che le serviva era la sua piccola valigia e sé stessa. Ma la cosa che crescendo aveva iniziato a bramare era diversa, ne parlavano tutti con una strana cadenza dolce da lei incomprensibile.
Mentre stava per lanciare nella fontana il simbolo del suo prezioso desiderio, sentì il giovane stringere la mano ancora intrecciata alla sua, alzando la voce:
-Sei pronta? Adesso!
Così facendo lanciarono le monetine che volarono in cielo a rifletterne la luce per poi far sentire il loro schiocco a contatto con l’acqua della fontana alle loro spalle, lei si voltò stupita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Terzo


Aveva la bellezza di cui solo i vinti sono capaci.
E la limpidezza delle cose deboli.
E la solitudine, perfetta, di ciò che si è perduto.
[Alessandro Baricco, Oceano Mare]


Il sole, che quella mattina accecava lo sguardo, adesso si era inchinato alla notte e, come se fosse arrossito dal suo splendore, si ritirava cedendo il cielo alla luna e alle stelle.
Ma il problema restava: dove trascorre quella notte.
Non aveva abbastanza denaro per cercare un albergo, non che ne avesse mai usufruito molto di quel tipo di lussuoso servizio. Quindi si incamminò per le buie e strette vie di quella cittadina, notando qualche gatto che saltava fuori dal buio, qualche finestra che mostrava la luce ancora accesa, qualche ombra, qualche panno steso ancora gocciolante. Ad un certo punto, senza accorgersene si era ritrovata in un parco. Uno dei lampioni semiguasto, mandava luce ad intermittenza con uno sfrigolio sinistro. Da quel poco che riusciva a vedere grazie alla luce fioca di questo, il parco aveva una grande distesa d’erba e aiuole e delle panchine ai margini, il tutto circondato da una piccola e bassa recinzione in ferro. Si voltò e vide l’oceano e il piccolo golfo. Da dove era si vedeva tutto.
La linea dell’orizzonte delimitata dall’acqua incontrava lì, poche briciole di sole rosse, destinate ad oscurarsi anche quelle, tra breve. Vedeva finalmente il molo e sopra di esso un faro che mandava un segnale di luce rotante alle navi di passaggio, la piazza centrale, ancora più piccola di come le era sembrata la prima volta e il palazzo più grande di tutta la cittadina, che ipotizzò essere la sede comunale. Da lì il mondo sembrava raffigurato in una mappa, una di quelle fasulle che spesso ti vendevano le fattucchiere nei porti più malfamati delle grandi città, spacciandotela per la via che portava all’Eldorado.
Rise da sola e si sentì un po’ sciocca, ma alquanto felice. Forse perché la stanchezza iniziava a farsi sentire, quindi, strisciando la valigia a terra, superò con difficoltà la piccola ringhiera guardandosi intorno spossata. Alla fine notò una statua al limite del parco, dove iniziava un raggruppamento fitto di alberi, un monumento con degli scalini. Senza pensarci due volte si lasciò sedere sullo scalino più in alto, troppo stanca per notare le stelle e ripercorrere mentalmente tutti gli eventi trascorsi durante la giornata, come faceva solitamente. Invece, con ostinazione, se ne fece largo uno: il suo desiderio in quella monetina, il ragazzo e il suo bel viso, con espressioni che l’avevano fatta arrossire e le sue dita intrecciate a quelle di lui. Avrebbe voluto tenere quella moneta per se, non certo per spenderla ma per ricordo, anche se sapeva benissimo che se non l’avesse voluta lanciare nella fontana, il ragazzo non si sarebbe disturbato tanto per dargliela. Però quel ricordo valse la pena ricordarlo in quel momento, mentre le sue palpebre calavano senza esitazione e la serenità di quella notte, accompagnata da un dolce tepore non certo dovuto all’aria fresca notturna, si propagava tutt’intorno a lei.

  
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