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Autore: ivi87    20/10/2011    12 recensioni
“Non andare..” sussurrò sua figlia.
Rick restò in silenzio, concentrato sulla ragazzina.
“Non tornare al distretto. Per favore..” riuscì a dire prima che gli occhi le diventassero lucidi.
nuova storia, nuova avventura.
Castle accetta la richiesta della figlia. Riuscirà a stare lontano da Kate? E se venisse a conoscenza di qualcosa di sconvolgente e pericoloso per Kate?
Buona lettura a tutte!! ;D
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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#  Equilibri

 

 

L’acqua scorreva veloce sulla sua pelle.

Ad ogni bracciata Rick si sentiva meglio. I pensieri, prima così pesanti, sembravano ora leggerissimi. Galleggiavano lontano da lui.

Avere la mente svuotata da tutto era una sensazione meravigliosa e liberatoria.

Arrivò a bordo piscina, fece una capriola e ripercorse la corsia a dorso.

Le prime volte riusciva a fare ben poche vasche.

Una decina al massimo prima di doversi fermare a riposare qualche minuto.

Ma gli piaceva tanto e lo faceva stare bene. Voleva impegnarsi al massimo e dedicarvisi come faceva con la scrittura.

Quando finiva, invece di tornare subito a casa, restava a guardare i nuotatori più esperti. Li osservava attentamente, cercando di capire come respirare e  come muoversi.

Un’ora ogni giorno Castle cercava di aumentare sempre di più il numero delle vasche e di migliorare il suo stile e la respirazione.

Ora finalmente aveva trovato il suo ritmo, il suo equilibrio. Centocinquanta vasche in due ore era il meglio che riusciva a fare.

Tutte le mattine si alzava presto e ormai da due settimane andava a nuotare.

Era uno dei primi ad arrivare, così da avere le corsie libere e stare tranquillo.

Alzo gli occhialini sopra la cuffia e controllò l’orologio alla parete.

Nuotò fino alla scaletta e uscì dalla piscina diretto alle docce degli spogliatoi.

 

 

Quando rientrò in casa trovò un appunto attaccato al frigorifero da una magnete a forma di pera. Gina voleva sapere se aveva qualche idea per il nuovo libro o almeno il titolo.

Con il viaggio a Washington si era chiusa l’ultima data del tour di Heat Rises e ora bisognava pensare al nuovo libro.

Aveva creduto che terminare Heat Rises mentre Kate era in ospedale fosse stato difficile.

Ma ora che doveva scrivere addirittura un libro intero senza la sua musa, lo reputava addirittura impossibile.

Gettò il post-it nella spazzatura e si preparò un caffè.

Qualche idea l’aveva. Anche il titolo c’era. La voglia di scrivere? Si, anche quella.

Allora cosa lo frenava?

Sospirò consapevole di avere la risposta.

I libri commissionatigli dalla casa editrice erano quattro. E quello sarebbe stato l’ultimo della saga di Nikki Heat.

E poi? Non sapeva se sperare che la Black Pawn ne richiedesse altri o incrociare le dita affinchè arrivasse un’altra offerta così da cambiare rotta radicalmente.

Martha scese le scale in quel momento.

“Eccoti finalmente, quando nuoti perdi la cognizione del tempo ormai!” gli disse sorridente.

Castle ricambiò il sorriso. Fino a due settimane fa lo dava per spacciato. Era sicuro che lo immaginava cadavere in mezzo alla piscina. E ora invece era tutta orgogliosa del suo bambino.

La donna bevve un sorso di caffè prima di accorgersi che dal frigorifero mancava qualcosa.

“Ha chiamato parecchie volte in questi giorni. Se non te la senti di scrivere e vuoi prendere una pausa dovresti dirglielo. Non la trovo il massimo come persona ma come editore non la dovresti ignorare..”

“Non la sto ignorando e sono assolutamente in grado di scrivere un altro libro su Kate, mamma” rispose puntando lo sguardo negli occhi della donna.

Sapeva che il senso della frase era quello.

“Ne sei sicuro? Perché sarebbe comprensibile..”  ma il figlio la interruppe.

“Sono sicuro. Ho preso un impegno con la casa editrice e intendo rispettarlo; e posso scrivere su di lei anche se non è più una presenza fisica nella mia vita. Anzi, vado all’Old Haunt a scrivere un po’, poi chiamo Gina e le comunico il titolo nuovo.” Disse calmo, tanto da convincere la madre.

“Hai il titolo? Veramente?” domandò sorpresa.

“Si, l’ho pensato mentre ero a Washington” Castle vide l’interesse di Martha e proseguì “Heat Broken…”

Lo sguardo di Martha si fece un po’ triste.

“Qualcosa si è rotto mamma, è inutile far finta di nulla, no?”

Era orgogliosa e allo stesso tempo dispiaciuta per suo figlio.

“Immagino di sì…” disse guardandolo uscire da casa.

 

 

Seduto ad un tavolo, Castle fissava sconsolato il cursore lampeggiare sulla pagina bianca.

Era quasi ora di pranzo e il chiacchiericcio della clientela non lo aiutava a concentrarsi.

Decise allora di buttare giù una scaletta con le idee principali che aveva pensato in modo da non scordarsele. Le avrebbe sviluppate poi con calma.

Una volta finito lo schema mandò una mail a Gina con il titolo del libro e una vaga trama, tanto per farla contenta e per non sentirla per un po’.

In realtà non sapeva come dirle che non aveva idea di come finire il libro.

Aveva pensato ad un caso originale ed avvincente, Nikki e Rook..beh avrebbe più o meno scritto di quello che stavano passando lui e Kate, ma il finale? Come doveva finire Heat Broken?

Bene? Male? Nikki moriva? Rook moriva? Finale aperto o chiusura definitiva?

Fissò la parete che portava al seminterrato.

Si pentì di non avere una normale porta, come tutti. A quell’ora sarebbe già nel suo ufficio a scrivere almeno l’inizio.

Poteva anche tornare a casa dove aveva uno studio super tecnologico e attrezzato, certo, ma non era la stessa cosa. Adorava quel seminterrato e non trovava giusto non poterci entrare ogni volta che volesse senza svelare a tutti il passaggio segreto.

Gli serviva davvero? Era indispensabile per lui quel passaggio segreto??

No, affatto. Era stato affascinante le prime volte, utilizzarlo.

Avventuroso e fico, assolutamente. Ma scomodo e poco pratico.

Senza contare che o si inventava qualcosa da fare o era costretto a pensare al finale di Heat Broken e non se la sentiva ancora di decidere del futuro di Nikki e Rook.

Prese il telefono e selezionò il numero di un amico che conosceva bene.

“Denise? Ciao sono Richard, il grande capo è in ufficio? Si aspetto, grazie”

Dopo pochi secondi di attesa potè parlare con il suo interlocutore.

“Quanto tempo signor sindaco, non ha più nemmeno un’oretta per una partita a poker ultimamente!” esordì Castle schernendolo

“Richard, lo sai che ci sono le elezioni tra poco, senza contare tutti i problemi che ogni giorno spuntano fuori in questa città, ma non temere, sarò presto dei vostri” rispose a tono il sindaco di New York.

“Ti aspettiamo, Bob”

“Allora, che mi racconti? La detective Beckett come sta?” domandò il sindaco.

“Eh...tutto bene...senti mi servirebbe un favore, credo” rispose Castle eludendo la domanda.

“Se posso, volentieri, dimmi tutto!”

“Vorrei fare dei lavori qui all’Old Haunt, in particolare buttare giù una parete scorrevole per mettere un normalissimo muro con una porta” spiegò lo scrittore.

“Non mi sembra nulla di impossibile Richard..” constatò Bob.

“Infatti, credo ci vorranno un paio i settimane al massimo, il problema è che questo bar è un edificio storico e quindi..”

“Ma certo..” lo interruppe il sindaco “faccio fare dei controlli da Denise e entro sera avrai i permessi necessari per poter iniziare i lavori già da domani!” acconsentì benevolo.

“Ti ringrazio infinitamente Bob! Dirò al giudice Markway di lasciarti vincere la prossima volta!”

“Sono ancora in tempo a cambiare idea..” rispose ridendo.

“No, no, per carità, grazie ancora e a presto!” saluto riattaccando soddisfatto.

Una certa detective lo avrebbe guardato storto e si sarebbe arrabbiata per quel favoritismo.

Si riscosse da quel pensiero. Era riuscita nuovamente ad intrufolarsi nella sua testa.

Doveva pensare ad altro. Cosa stava facendo prima di telefonare?

Ah, sì, la scaletta per il nuovo libro. Con gli occhi ripassò i punti fino al finale mancante.

Sbuffò e aprì la posta elettronica, sperando che quei documenti arrivassero in fretta.

 

 

Dopo essersi sfogata con Lanie le cose per Kate cominciavano ad andare meglio.

Si sentiva un po’ più leggera. Come se il peso del modo non fosse tutto unicamente sulle sue spalle. Aveva ancora parecchie situazioni irrisolte ma sentiva che con Lanie al suo fianco ce l’avrebbe fatta. E poi c’erano i suoi fratelloni, Ryan e Esposito. Si probabilmente sarebbe riuscita ad andare avanti con un po’ più di serenità ora.

Anche Jenny faceva la sua parte. Si vedeva che ci teneva ed era gentile e comprensiva con lei.

Ovviamente non mancavano i momenti in cui si fermava a fissare la sedia vuota lasciata da Castle o la lavagna improvvisata che aveva a casa riportante i punti decisivi sul caso dell’omicidio di sua madre. Ma erano, appunto, momenti.

Dolorosi e tristi. Questo sì. Ma riusciva a trovare comunque un motivo per alzarsi dal letto la mattina.

Ryan ed Esposito tornarono da un sopralluogo in un magazzino.

Era seduta alla sua scrivania e li vide uscire dall’ascensore ed avvicinarsi per ragguagliarla sull’indagine.

Gli occhi di Beckett si spostarono per l’ennesima volta sulla cravatta di Ryan.

Era orribile eppure non si riusciva a smettere di guardarla.

Castle avrebbe fatto una battuta. Anzi, molte battute.

Ed era certa che Esposito si stava trattenendo da tutta la mattina per non rischiare di essere sgridato.

Forse era giunto il momento di dimostrare che ora riusciva a farcela da sola.

Insomma, poteva fare una battuta senza sentirsi vulnerabile, no?

I colleghi poliziotti l’avevano chiamata terminator in quell’ultimo mese, quando credevano di non essere sentiti. Forse era ora di ristabilire un minimo di equilibrio e ritornare la Kate di sempre.

Castle le aveva dato tanto in quei quattro anni. L’aveva aiutata ad essere meno chiusa, meno quadrata e a regalare un sorriso di tanto in tanto. Non era stato tempo sprecato.

Era ancora capace di sorridere ed era ora di farlo anche senza Castle.

Doveva camminare da sola, non poteva sempre contare su di lui.

L’aveva allontanato lei; doveva accettare la cosa e comportarsi da persona adulta.

Si era disperata, si era sfogata e ora doveva tentare di tornare alla normalità.

Quando Ryan la raggiunse insieme al suo compare lei lo bloccò prima ancora di iniziare a parlare “Qualunque cosa tu stia per dirmi fallo con questa in mano” gli disse porgendogli una cartelletta.

Il detective sorpreso la prese in mano ma non capì cosa doveva farne.

Beckett lo guidò “Un po’ più su..” Ryan eseguì ubbidiente spostando la cartellina “un po’ a destra.. ecco perfetto ora puoi parlare..” disse seria a braccia incrociate.

Ryan si voltò appena verso Esposito ma anche lui non aveva idea di cosa avesse Beckett.

“P-perchè devo parlare stando così?” domandò incredulo Ryan.

“Perché se ti devo prestare attenzione non voglio avere davanti agli occhi quell’orrenda cravatta a distrarmi!” spiegò scoppiando a ridere alla fine della frase.

Esposito la seguì a ruota “Amico, non ce la facevo più a fare finta di niente, stavo scoppiando!” disse rivolto al poveretto.

“Ma è un regalo di Jenny! E non è così orrenda..” tentò lui, anche se con poca convinzione.

“Dovrò fare due chiacchiere con quella ragazza stasera..” esordì infine Kate.

I due la guardarono sorridenti.

Stava scherzando e la sera si sarebbe vista con le sue amiche.

Erano contenti per lei, si stava rimettendo in piedi.

E se c’era qualcuna tosta abbastanza da risollevarsi dopo una brutta caduta quella era Kate Beckett.

La vita gliene aveva riservate parecchie di cadute ed ogni volta, più o meno malconcia, ce l’aveva sempre fatta a rimontare in sella.

Non dubitavano che ce l’avrebbe fatta anche questa volta.

Senza contare che, loro due, erano gli unici a conoscenza di entrambe le situazioni.

Sapevano come stava Beckett e sapevano come stava Castle.

Entrambi si stavano ancora leccando le ferite.

Entrambi si sarebbero rimessi in piedi più forti che mai.

I due detective li tenevano d’occhio, sicuri che il capitolo Castle&Beckett non era ancora giunto alla fine.

Il capitano Gates uscì dal suo ufficio a passo di carica annunciando il trasferimento di un prigioniero dal carcere di Sing Sing al loro distretto.

I tre si ricomposero e si prepararono ad accoglierlo nella sala interrogatori.

 

 

Angolo dell’autrice:

 

eccoci con il nuovo capitolo! Che ne dite? Come se la passano i nostri Castle e Beckett? Ce la faranno a risollevarsi? Il destino li farà incontrare di nuovo?

Al prossimo capitolo mie Caskettine!

Grazie per il supporto e per tutti i meravigliosi commenti!

Un bacione enorme, vi voglio bene! ;D

 

Ivi87

   
 
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