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Autore: Darling Eleonora    20/10/2011    1 recensioni
MirabellCity, una girovaga che dall’apparenza non sembra, un desiderio espresso da una moneta fatta cadere in acqua, un negozio di souvenir, un cannocchiale, il guardiano di un faro, le campane della chiesa vicina, due conchiglie identiche. Una storia da raccontare...
Espresse il suo desiderio; l’unico che avesse mai voluto realizzare davvero. In realtà non le era mancato mai nulla, tutto quello che le serviva era la sua piccola valigia e sé stessa. Ma la cosa che crescendo aveva iniziato a bramare era diversa, ne parlavano tutti con una strana cadenza dolce da lei incomprensibile.
Mentre stava per lanciare nella fontana il simbolo del suo prezioso desiderio, sentì il giovane stringere la mano ancora intrecciata alla sua, alzando la voce:
-Sei pronta? Adesso!
Così facendo lanciarono le monetine che volarono in cielo a rifletterne la luce per poi far sentire il loro schiocco a contatto con l’acqua della fontana alle loro spalle, lei si voltò stupita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo Quarto


Sapeva ascoltare, e sapeva leggere. Non i libri, quelli sono buoni tutti, sapeva leggere la gente.
[Alessandro Baricco, Oceano Mare]


Sentì dei rumori, ma i suoi occhi restarono al buio e percepì nelle braccia la pelle d’oca, la odiava.
-No, no Chamomil! Non ti avvicinare!
Sussurrò una voce femminile.
-Ma mamma! Ha dei capelli di nuvola d’orata! Voglio verle gli occhioni!
Insistette squillante una voce infantile.
-Secondo voi avrà passato la notte qui?
Chiese qualcuno dubbioso. Dei mormorii indistinti di risposta.
-Probabile.
Convenne la voce femminile.
-Scusate…hei!Ma io l’ho già vista!
Intervenne una voce stupita. Alla sua affermazione la vocina infantile rise svegliandola del tutto. Il mondo era sfocato ai suoi occhi e sentiva questi pungerli ai lati.
-Guarda mamma! Ha gli occhioni blu!
Dopo essersi strofinata le palpebre per qualche secondo, poté vedere bene la bambina. Il problema era che non fosse sola: dietro di lei, una donna la tratteneva per le spalle, un signore anziano con occhiali poggiati sul naso e un ragazzo poco più piccolo di lei, la stavano fissando.
La bambina sfuggì dalla presa della madre e le si avvicinò.
-Signorina, mamma crede tu abbia dormito qui, ma secondo me non è vero perché non ci sono letti!
Lei arrossì imbarazzata.
-N-non fate caso a me, io…
Il vecchio la interruppe.
-Non mi sembra tanto comoda la meridiana.
Lei osservò confusa quello che per giorni e notti aveva creduto che fosse un semplice monumento, era una meridiana a base rialzata.
-Mi perdoni.
-Tu sei la nuova ragazza del negozio di souvenir vero?
Lei annuì cercando di fare mente locale su tutte le persone entrate in negozio in quei giorni.
-Io ti ho visto da fuori qualche giorno fa…
Disse il ragazzo sfoderando un sorriso che risultò ancora più bianco in contrasto con la pelle color cappuccino.
-Bè, comunque non si dovrebbe stare qui di notte!
La rimproverò la signora.
-Oh, non si preoccupi signora Prune, ora ce ne andiamo.
Le rispose il ragazzino trascinandola via da quella piccola folla, nell’alzarsi osservò l’ora puntata dalla meridiana, tra un’ora e mezza iniziava il suo turno di lavoro.
-Guarda, il negozio si vede anche da qui!
Constatò il ragazzino portandosi al confine del parco. Notò che stava armeggiando con la borsa di cuoio che teneva al collo.
-Guarda, così si vede anche meglio!
Le porse un oggetto d’orato, lo teneva in mano come se fosse il suo tesoro. Si trattava di un cannocchiale portatile d’ottone.
-E’ tuo?
Gli chiese come se dovesse chiederlo ad un bambino.
-Si! Guarda dentro!
Lei non se lo fece ripetere due volte, distese il piccolo cannocchiale provocando dei rumori secchi e lo poggiò sulla guancia destra per ammirare lo spettacolo riavvicinato che la lente di questo gli offriva.
La lente circolare le mostrò prima il mare, poi cambiando traiettoria scorse le barche al porto, percorse la battigia fino al braccio opposto del golfo, fino ad arrivare al faro.
-E’ bellissimo.
Disse stupita.
-Avanti, ora andiamo al negozio, non voglio farti fare tardi!
Disse scherzando trascinandola per il gomito alzato che reggeva il cannocchiale.
-A-aspetta, riprendilo!
-Tienilo pure ancora per un po’! Si vede che ti piace!
Le rispose sorridendo. Incominciarono a camminare verso la piazza centrale con un certo andamento spedito. Qualche minuto dopo, a passo più lento, le venne rivolta la fatidica domanda:
-Hai davvero dormito lì fuori?
Lei, non avendo il coraggio di guardarlo in viso si limitò ad annuire, tutti rimanevano male una volta a conoscenza del suo stile di vita. Ormai era da una settimana circa che lavorava al negozio e dormiva al parco.  
-Non voglio giudicarti ma se sei scappata dai tuoi genitori…
Lei si affrettò a dire:
-No, no non è come pensi! In realtà io ci sono abituata, cioè non ho una casa. Sono una girovaga, viaggio da un posto all’altro senza una meta precisa.
Lui la fissò meravigliato, un’ombra di sorriso in volto.
-Davvero?!
Lei annuì soddisfatta dalla sua reazione, era proprio un ragazzino. Incominciarono a parlare dei suoi viaggi, lui aveva uno sguardo misto di venerazione e stima, le disse di chiamarsi Carmel e di avere quindici anni. Ad un certo punto si fermarono di fronte ad una chiesa con un campanile.  
-Credi?
Gli chiese.
-Qualche volta, solitamente accompagno Icing. Lui viene spesso qui…si occupa delle campane.
-Chi è Icing?
Lui sorrise con i suoi occhi azzurri, in un’espressione che rivelava affetto per la persona nominata.
-E’ il mio tutore.
Nel momento in cui chiuse le palpebre il campanile oscillò le sue pesanti campane per segnare l’ora. Lei dovette tapparsi le orecchie.
-E’ lui che le fa suonare?
Il ragazzino le annuì e la prese a braccetto:
-Andiamo a mangiare? Avanti, offro io!
Presero al volo un tram di passaggio e, mentre ancora ridevano, andarono nella panetteria preferita di Carmel e mangiarono una treccia di sfoglia a testa, cosparsa di zucchero a velo.
-Ti ringrazio per stamattina. Sei un ragazzino simpatico.
Gli disse sorridente sulla soglia del negozio di souvenir, pronta per una nuova giornata di lavoro.
-Grazie Anise, ci possiamo vedere ancora? Voglio sentire altre storie…
-Ma certo!
Prima che se ne andasse, il ragazzo si voltò a dirle:
-Ah! E…cerca di non dormire più al parco la notte...
Lei le sorrise grata e entrò in negozio. Non si era accorta della presenza di Vanille alle sue spalle che la stava fissando preoccupata.
-Che significa Anise? Che cosa voleva dire con l’ultima frese...?
Lei trasalì, cercando di rigirare la questione.
-Io…ecco…non ti devi preoccupare sono abituata…
La ragazza restò muta per alcuni secondi e poi confusa le chiese:
-Anise tu…chi sei? Di solito accogliamo chiunque nel nostro negozio, no anzi…a Mirabel, ma ora io non so cosa pensare. Perché Carmel, il ragazzino di Icing, ti ha detto di non trascorrere le notti al parco? Che ci fai laggiù? E’ così buio…e i tuoi genitori? Di dove sei veramente? Loro cosa ne pensano? Ci hai detto di essere venuta qua per delle questioni in sospeso, ma che significa? Io…io non capisco!
 La giovane si portò le mani al viso a coprirsi gli occhi.
-No, non fare così! Avanti…
Le tolse le mani dal viso con fare gentile e la fece sedere comoda pronta a raccontarle tutto quanto. Nel farlo si accorse di aver in mano il cannocchiale d’orato del suo nuovo amico. Si sentì in colpa per non avergli ridato il suo tesoro e sperò di rivederlo al più presto nel tanto che lo posava nella tasca della sua giacca.
 
 

  
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