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Autore: kumiko095    21/10/2011    5 recensioni
Ti amo, ti amo, futili parole al vento se sussurrate a nessuno.
Ti amo Lovino, ti amo, ma ti lascerò a lui, Antonio.
Ti amo Feliciano, ti amo, ma ti lascerò andare da lui, Ludwig (anche se crucco mangiapatate mi piace di più...)
E se un incomprensione separasse due persone che si amano?
E se la riflessione li ricongiungesse?
E sue due lettere, chiuse in un cassetto fossero viste solo all'ultimo momento?
Lovino e Feliciano, due corpi, un cuore.
Due Italie, ma una.
"Non è vero, non mi ami. Non puoi amare me e non amare lui" si voltò e sorrise "Siamo in due ma siamo la stessa persona"
"Tu lo ami?"
"Non puoi neanche immaginare quanto"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11 Capitolo- Buonanotte: Dall'Italia...all'Italia?
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Sapeva che era una cosa altamente irresponsabile.
Probabilmente il giorno dopo sarebbe rimasto a letto con la febbre a 40°, ma non importava, ora bastava che quella pioggia lavasse via tutto il caos che c’era nella sua testa.
Così Lovino, se ne stava con il viso fuori dalla finestra spalancata, con la tempesta che sembrava volerlo sbattere via, proprio come aveva fatto con tutto le cose leggere nella stanza.
Il lenzuolo era per terra insieme al piumone e i vestiti posati prima sulla sedia.
Il trolley era caduto, andando a sbattere contro la sedia vicina alla scrivania, che si era rovesciata a terra a sua volta.
I fogli che prima se ne stavano ordinati per data e ordine alfabetico ora svolazzavano per tutta la stanza.
La lettera segreta, quella che (non) avrebbe spedito a Feliciano, era tenuta ferma da un portapenne, in procinto di cadere anch’esso.
Un caos insomma.
Non che nella testa dell’italiano cambiasse qualcosa, eh.
La confusione più generale lo aveva colto quando, come se niente fosse, il fratello si era alzato e aveva accompagnato i due crucchi al piano superiore, uno al bagno per rimettere e l’altro nella camera degli ospiti.
Ah,santo cielo!Si sarebbe dovuto ricordare anche di portare in lavanderia le lenzuola appena se ne fossero andati…
Ora se ne stava con il busto sporto dalla finestra del primo piano, la pioggia che lo aveva completamente inzuppato, il vento che lo aveva reso una statua di ghiaccio e con le guance ancora in fiamme.
Un bacio.
Un semplice e innocuo bacio lo aveva ridotto in quello stato?
Eppure si erano baciati altre volte, sia chiaro sempre contro la sua volontà, ma quei baci c’erano stati.
Quando erano piccoli per esempio, Feliciano ci teneva veramente molto a salutarlo in quel modo quando Roderich e Antonio gli permettevano di incontrarsi. 
Poi c’era stato quel bacio del 17 Marzo 1861, come dimenticarlo?
Si erano sentiti a casa dopo tanto tempo, stretti uno nelle braccia dell’altro.
Alcune volte era successo anche di baciarsi per errore, nell’imbarazzo più generale e caotico possibile.
Ma quella volta era stato diverso.
Diverso perché i suoi sentimenti erano chiari, diverso perchè aveva tirato fuori quello che non era mai riuscito a confessargli, diverso perché era stato l’altro a prendere l’iniziativa senza neanche avvisarlo.
Dannatissima pioggia!
Perchè non poteva portarsi tutto via?!
Sarebbe stato meglio che non si fosse ricordato nulla di quella sera, ormai impressa a fuoco nella sua memoria, perché era più che sicuro che quando Feliciano avrebbe varcato la soglia della loro camera da letto non sarebbe riuscito a guardarlo in faccia.
Alzò il volto, lasciando che le gocce gli disegnassero il profilo di quel volto perfetto, se non avesse avuto quel carattere di merda e tutta quella sfortuna –si disse- sarebbe stato come il suo Feli.
Beh, tranne per pettinatura e ciuffo, -e ora che ci pensava anche per carnagione e colore degli occhi- ma era un fatto che si poteva benissimo trascurare.
Erano davvero agli antipodi quei due.
Non c’era bisogno di ripetere tutto quello che aveva già detto per capirlo, bastava anche solo uno sguardo magari su un sorriso di entrambi -naturalmente molto raro se si trattava del suo-  e vedere come il primo fosse rilassato e felice mentre il secondo triste e tirato, quasi gli avessero messo due forcine per fargli curvare le labbra all’insù.
E poi, che cazzo, perchè non riusciva a fare un sorriso decente neanche quando era solo?!
Sentiva l’acqua scorrere sul viso, non distinguendo più la pioggia dalle lacrime.
Sentiva  o meglio, non sentiva, più freddo perchè aveva perso la sensibilità ed era impallidito.
Sicuramente no, non faceva bene stare sotto la pioggia.
-Ti amo- sussurrò al vento, sperando che avrebbe portato quel messaggio alla persona per cui veramente provava quel sentimento.
In quel momento la porta della camera sbatté con violenza e l’italiano si voltò di scatto.
-Veh~ Lovi, che stai facendo?!-
Feliciano chiuse velocemente la porta alle sue spalle e facendo ricorso a tutte le forze che aveva riuscì ad avvicinarsi al fratello.
-Vieni via di lì- disse con gentilezza, porgendo la mano al fratello.
-No- rispose l’altro, guardandosi nello specchio alle spalle di Feliciano.
I capelli appiccicati sul viso, gli occhi rossi, le occhiaie scavate, il viso grondante di acqua.
Bella figura stava facendo, veramente.
-Ma ti prenderai la febbre se resti lì!- Feliciano si affrettò a chiudere la finestra, sotto lo sguardo impassibile di Lovino, che appena la sensazione del vento sulla pelle era cessata, aveva iniziato a battere i denti per il freddo e si era accasciato in ginocchio per terra, le gambe che tremavano e non lo reggevano più.
Per fortuna, constatò Feliciano, il pavimento non si era bagnato, c’era solo un gran caos, ma a quello avrebbe pensato dopo.
Si affrettò a prendere un asciugamano e si accucciò davanti al fratello, posandoglielo sulla testa.
-Ma che ti è venuto in mente?- chiese, con un’espressione di rimprovero mista a confusione.
-Un cazzo- rispose l’altro, puntando lo sguardo altrove.
Feliciano sorrise, mentre prendeva ad asciugargli i capelli –Se non me lo vuoi dire va bene,eh- spostò il suo viso davanti a quello dell’altro –Ma non tenere il broncio, per favore- sorrise dolcemente, mentre l’altro si colorava di un rosso vivo e intenso come quello dei suoi amati pomodori.
Quel sorriso dolce che gli stava concedendo lo aveva visto solo lui?
Non lo aveva visto anche il mangiapatate,no?
Beh, se l’avesse fatto sarebbe andato giusto in quel momento a rompergli quella facci di cazzo altezzosa, che sfidava chiunque e che diciamocelo, faceva anche un po’ paura.
Ma questo non lo avrebbe mai ammesso! Assolutamente!
Ne andava del suo orgoglio!
Ed eccolo di nuovo a vagare con la fantasia, certo che invece di farsi tutte quelle pippe mentali poteva concentrarsi un po’ più sulla persona che gli stava davanti.
Come gli parlava allegramente ridendo, come sorrideva anche se sapeva benissimo che non lo stesse minimamente ascoltando, come gli asciugava con cura i capelli, facendo attenzione a non fargli male.
No, sicuramente il crucco non aveva mai ricevuto quelle attenzioni.
Probabilmente.
Forse sarebbe stato il caso di chiederglielo, ma Feliciano continuava a parlare e parlare, e poi la voglia era venuta meno.
-VEEEH~!!! Ma che ora si è fatta?!é tardissimo,Lovi!-
Lovino era trasalito sentendo Feliciano agitarsi in quel modo, tanto che gli era venuta la voglia incontrollabile di stringerselo a se e di dirgli che non gliene fregava niente di che ora fosse, perchè se erano insieme, il tempo poteva anche fermarsi, non faceva differenza.
Dopotutto loro erano nazioni ed immortali, no?
Beh, almeno in teoria, in pratica bastava pensare che Nonno Roma era morto, o scomparso. Si, scomparso gli piaceva decisamente di più.
-Veh~ se salta la siesta poi non riesco a fare niente! E domani non riuscirò a svegliarmi e preparare la pasta! La pasta,Lovi!La pasta!!!- e Feliciano continuava ad agitarsi.
Aveva preso ad alzarsi, togliersi tutti i vestiti e rimanere in boxer –congelando, visto l’aria fredda che permeava nella stanza-, poi aveva raccolto tutte i fogli che c’erano per terra, gli aveva appoggiati sulla scrivania, facendo caso - solo per un attimo- alla lettera “A Feliciano Vargas” ma poi aveva lasciato perdere, ci avrebbe pensato domani.
Tirate su le sedie, il trolley e i vestiti, aveva infilato la sua divisa notturna invernale –se così si poteva chiamare…- l’alternativa ai boxer o al dormire direttamente nudo : una canotta fucsia e i boxer gialli.
Poi si era infilato sotto le coperte e aveva sospirato, voltandosi a guardare il fratello che fino ad allora aveva capito poco e niente.
-Veh~ Lovi, non vieni a dormire?!-
L’altro lo guardò per un attimo confuso, poi si alzò e avvicinandosi alla sedia e sfilandosi con nonchalance la felpa.
Si voltò di qualche grado verso Feliciano, magari lo stava guardando.
Oh cazzo! Non è che lo guardava e basta, era anche arrossito! (come se lui fosse rimasto impassibile a vederlo girare in boxer…-.-’)
No, no, aspetta! Era tutto frutto della sua immaginazione, ne era sicuro!
Tolse anche i jeans e mise il pigiama, questa volta un pigiama vero, con sfondo giallo e tanti pomodorini rossi disegnati, che lo mettevano di buon umore prima di andare a dormire.
-Eccomi, eccomi- si affrettò a dire, mentre entrava sotto le coperte e l’altro si spostava per fargli spazio.
Feliciano si strinse immediatamente contro il suo petto, facendolo avvampare.
-Ho freddo- sussurrò.
Oh, lui no. Quella notte avrebbe avuto caldo, moooolto caldo.
-Stupido! È normale che tu abbia freddo se vai a dormire così!- rispose Lovino, cercando di spiegargli che con quegli abiti estivi non avrebbe potuto certo sudare, specie in Ottobre.
Avvolse le braccia intorno alla schiena del fratello e lo avvicinò a se.
Feliciano sussultò.
Quel contatto era caldo e confortante.
No, sicuramente non avrebbe dimenticato di provare quei sentimenti nei confronti di Lovino, ma avrebbe provato in qualche modo a essere solo il suo fratellino.
Dopotutto lui aveva Antonio no?
A che gli sarebbe servito anche lui?!
Si accucciò meglio sul petto dell’altro, stringendo le mani sulla schiena dell’altro, cercando calore e intrecciando le sue gambe con le proprie.
-‘notte- disse il fratello.
-Buonanotte,Lovi!- rispose lui.
Chiuse gli occhi, nello stesso attimo in cui li chiudeva anche Lovino, ma subito dopo gli riaprì infastidito.
-Veh~ fratellone, non hai spento la luce!-
 



*************************
 

Veh~ a tutti! *quanto fa figo XD*
Capitolo 11, in cui vediamo un Lovi fortemente scosso, tanto da cercare di ammalarsi da solo *povero sciocco, ma non ti preoccupare, vengo a farti da infermiera!!!* *Lovino rabbrividisce* e un Feli che si prende cura di lui.
Quest'ultimo è molto scosso perchè l'ora della siesta stava per saltare!!!
Il finale poi è altamente alla *demenza di Ku colpisce ancora!*
come possono dimenticarsi la luce accesa?

Beh, più che altro l'ho inserito per alleggerire la tensione che avevo creato...
Veniamo ai fatti del giorno:
Ho scoperto di avere a casa i mobili dell'Ikea (Berwald colpisce ancora...)
La prima guerra d'indipendenza studiata giusto sto pomeriggio mi ha resa ancora più fan dell'Itacest di quanto già non lo fossi...
E una cosa che fremevo di dirvi da parecchio...quando a scuola abbiamo fatto la prima lezione sull'età della Restaurazione ho detto una frase dove c'erano "tipo" e "Polonia" insieme. Cioè, per spiegarmi meglio la frase era "Tipo, la Polonia?"

*rotolascleramuore* non c'entra niente ma vi rendete conto?
Una frase con tipo e Polonia insieme!!!!!
Beh, ho finito di sclerare....RECENSITE!!!!
Kissuuuuuuuuuuuuuuuuu
Kumiko095

  
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