Attenzione: Questa fanfiction è una traduzione.
L’autrice originale, Kaori-chan2, è
tedesca ed ha originariamente pubblicato questa storia su fanfiction.net a quest’indirizzo.
A gestire l’account e ad aver operato la traduzione è Lou
Asakura (ovvero io ò_o).
Questa fanfic mi ha colpito immediatamente, e data la
carenza di Sa\Nami nel fandom
italiano mi è sembrato carino farla leggere anche a voi >w< Alcune frasi
risultano un po’ oscure, ma credo dipenda anche dal fatto che l’autrice
originale non è di lingua madre inglese, oppure semplicemente non sono stata in
grado di interpretarle nel modo giusto ;_;
Spero
apprezziate il mio lavoro di traduzione e soprattutto quello di Kaori-chan2, che ha creato questa
splendida storia <3.
***
Sanji era
un idiota.
Era sicuro
cosi com’è sicuro che le uova sono uova*.
Era
talmente idiota che la parola idiota non era idiotica abbastanza da descrivere
che assoluto idiota fosse. E Nami era
sicura di non aver mai incontrato un tale completo, idiotico idiota in tutta la
sua vita. Beh, con l’eccezione di Rufy forse, ma non c’era molto che il
capitano potesse fare a proposito dell’essere idiota, perché l’essere idiotico
faceva parte semplicemente della sua natura. Sanji, comunque, era un’idiota
perché voleva esserlo. Ed era esattamente
ciò che lo rendeva ancora più idiotico di quanto Rufy potesse mai essere.
Okay, era
vero che Nami ammirava Sanji per la sua convinzione di non calciar mai una
donna, ma era anche completamente sicura che il suo dannatissimo kishido**
l’avrebbe ucciso un giorno o l’altro.
La battaglia contro Kalifa del CP9 ne era stata la
prova più lampante. Quella dannata donna quasi l’aveva ucciso, l’aveva umiliato
trasformandolo in una sorta di bambola scintillante ed ancora Sanji si era
semplicemente rifiutato di combatterla. Con la più idiota, ma allo stesso tempo
più ammirevole scusa che Nami avesse mai sentito, “Anche se dovessi morire, io non calcerò mai una donna!”
Ancora,
Nami non riusciva davvero a credergli. Vero, Sanji non aveva mai fatto niente
che la facesse dubitare del suo kishido, ma semplicemente non riusciva ad
immaginare un ragazzo che non avesse mai l’urgenza di calciare o schiaffeggiare
una donna se questa avesse provato a combatterlo.
Dopotutto, Zoro per primo diceva a Nami tutti
i giorni di avere l’impulso di ucciderla, e restava comunque un uomo
rispettabile. Ad ogni modo, semplicemente non era riuscita a credere realmente
nel kishido di Sanji. Doveva avere qualche
difetto. Nessuno era in grado di
tenere duro tutto il tempo. Dovevano esserci cose che una donna
potesse fare in grado di fargli perdere il controllo. Semplicemente dovevano.
E poiché
Nami era incredibilmente certa di quali
cose lo facessero andare su tutte le furie nei confronti dei maschi della
ciurma, prese una decisione: Doveva fare un tentativo. Vero, poteva significare
star rischiando di prendere qualche calcio o schiaffo in faccia, ma voleva anche significare che non avrebbe mai
più dovuto alzare un dito in vita sua, con Sanji che sarebbe rimasto per sempre
a crogiolarsi nel rimorso.
Cosi Nami
fece ciò che nessuna persona sana di mente, eccetto Zoro forse, avrebbe mai osato
fare nel rivolgersi al biondo cuoco. Mise su un espressione irritata e tentò di
suonare esattamente come lo spadaccino quando ringhiò, “Oi,
sopracciglia a bersaglio.”
Sanji
quasi lasciò cadere il coltello col quale stava tagliando le cipolle e si voltò
verso la navigatrice, l’espressione del viso che mostrava puro sconcerto. “U-uh…” riuscì a balbettare dopo un attimo di scioccati
battiti di ciglia. “S-si, Nami-san?”
E poi si stampò un sorriso tremolante sulle labbra. Lei seppe istantaneamente
che era falso, ma il fatto stesso che avesse provato era irritante allo stesso modo.
Nami
soppresse l’istinto di battersi una mano sulla fronte. “Che diavolo? E’ ancora cosi gentile con me”, pensò snervata. Le sopracciglia
si arricciarono ed incrociò le braccia intorno al petto, il viso quasi privo di
emozioni. “Di quanto tempo ancora hai
bisogno per preparare il nostro cibo, huh? Sono
affamata, razza di… uhm, frocio”. Ack.
Insultare Sanji era più difficile di quanto avrebbe immaginato.
Il cuoco
la fissava in stato assoluto shock ed ebbe bisogno di qualche istante prima di
scuotere il capo e reagire, rispondendo “Uhm, sarà pronto tra qualche minuto”.
Il suo viso mostrava fin troppo chiaramente quanto lei lo stesse sconcertando
in quel momento, non sorrideva neppure più.
“Spero non
troppo”, sibilò Nami ed assottigliò gli occhi, letteralmente trafiggendo Sanji
contro il muro col solo sguardo, “E se non
sarà pronto in cinque minuti, tornerò qui e ti prenderò a calci nel culo, sono stata chiara, stupido chef?”
Sanji
aggrottò le sopracciglia. “Uh… Nami-san,”
disse molto lentamente, l’espressione trasformata in qualche modo in una
preoccupata. “Non ti senti bene oggi? Mi sembri davvero… stressata.”
Nami non
poté evitarsi di sbattere gli occhi, completamente sorpresa. “Che diavolo? Si sta preoccupando per
me? Ho appena minacciato di prenderlo a calci nel culo, l’ho insultato,
accidenti a lui, come può non essere arrabbiato?” pensò disperatamente.
Davvero, cosa doveva fare una donna per farsi finalmente colpire da un uomo? Aspetta, adesso suonava semplicemente sbagliato. “Sto perfettamente bene!”, ringhiò sul suo viso,
scimmiottando da perfetta attrice. “La tua faccia semplicemente mi irrita! Ed
il tuo essere cosi dannatamente ingenuo mi
irrita ancora di più! Tu… uh…
uh… ero-cook!” L’unico
sopracciglio visibile di Sanji si contrasse e Nami sorrise interiormente. Si
sentì ancora più sicura della propria vittoria quando un angolo della bocca gli
si sollevò, e l’espressione s’incupì in una arrabbiata. “Ha! Il suo kishido non poteva essere impeccabile!”
Ma proprio
quando Nami pensava di aver portato il cuoco proprio dove voleva, lui la
sorprese con qualcosa che non si sarebbe mai
aspettata, quando sibilò furioso, “Quel bastardo buono a nulla di uno
spadaccino, sto per massacrarlo!”
E con ciò
si affrettò oltre la navigatrice che sbatteva le ciglia perplessa e si diresse
verso la porta della cucina. “Eh?” Nami riuscì a biasciare, sbalordita. “Perché cosi all’improvviso?”
Sanji si
voltò verso di lei, un’espressione furiosa sul viso mentre sbuffava, “Dimmelo,
Nami-san!” Si chiese per un breve istante se stesse per bruciare tra le fiamme.
“Quanto ti ha pagata quella testa di culo per farti dire queste cose, huh?”
“Che diavolo?” pensò perplessa, “Chi gli ha dato quest’idea?” E
perché stava incolpando Zoro adesso? Non era lei quella da biasimare? Assottigliò gli occhi, fissandolo senza
capire. “Perché non sei arrabbiato con me,
Sanji-kun?”, quasi urlò, senza più preoccuparsi di recitare. “Sono stata io a dire quelle cose! Io ti ho insultato! Perché non stai
tentando di massacrare me?”
Sanji sbatté
gli occhi per un breve istante prima che un sorriso incantevole gli sbucasse
sul viso. “Perché tu sei Nami-san”,
disse, come se fosse la cosa più normale del mondo ed ogni umano dovesse
conoscerla. “Non potrei mai arrabbiarmi con te, neppure se volessi”.
“HA!” Nami strillò e puntò l’indice verso
di lui. “Allora tu vuoi arrabbiarti
con me dopotutto!”.
Il cuoco
sorrise lievemente perplesso. “Che cosa vuoi dire?”
Lei
sospirò esasperata. “Voglio dire”,
disse con decisione, “che dovresti provare a mostrare ciò che provi, Sanji-kun”.
“Ma io sto mostrando ciò che provo per te e
Robin-chan”, disse Sanji con semplicità e sorrise. “Lo faccio ogni giorno e lo
farò per sempre”.
“Non quel tipo di sentimenti, duh!” schioccò Nami e si portò una mano alla fronte,
scuotendo il capo con un sospiro forzato. “Dio, sei un tale idiota”. Quando il biondo si limitò a
fissarla inquisitorio, grugnì. “Ogni tanto non vorresti liberarti? Tipo, dirmi
ciò che pensi davvero di me dritto in faccia?”
Sanji sbatté
gli occhi confuso. “Ma tu sai cosa
penso di te, Nami-san,” disse. “Penso che tu sia bellissima, affascinante,
carina, amabile, incantevole, eccitante, sexy-“
“Non è
quello che intendevo,” lo interruppe duramente, puntando le mani sui fianchi.
“Cavolo, non hai mai voglia di urlarmi contro? Dirmi quanto io sia una stronza
perché colpisco voi ragazzi in continuazione o cose del genere? Dirmi di andare
al diavolo quando ti faccio arrabbiare?”
“Tu non mi
fai mai arrabbiare”, affermò quasi
inorridito, gli occhi spalancati.
Gli occhi
di Nami si assottigliarono. “Non credo a una parola”.
“Ma è
vero, Nami-san. Una dea come te non potrebbe mai farmi arrabbiare, qualunque
cosa faccia”.
“Perciò”,
disse, “stai tentando di dirmi che non senti mai l’impulso di colpirmi? Neppure
quando ti ho chiamato frocio prima? O quando ti ho detto che la tua faccia mi
irrita?”. I suoi occhi lampeggiarono con sufficienza.
Sanji la
guardò sinceramente scioccato. “Diavolo, no”,
disse con puro orrore. “Perché dovrei anche solo considerarlo?”
Nami fece
un passo deciso nella sua direzione. “Che faresti se ti dicessi che il tuo cibo
fa schifo?” domandò. Quello doveva colpire
un nervo. Nulla era più sacro per Sanji del suo cibo.
Il cuoco
arricciò il naso. “Sarei deluso e triste, credo”, disse quietamente evitando il
suo sguardo. “Ma non ti calcerei o urlerei o qualcosa del genere”.
Questo
ragazzo non può fare sul serio, semplicemente non può. Nessuno poteva essere cosi
tanto idiota, era impossibile essere cosi totalmente stupidi. Doveva esserci qualcosa
che una donna potesse dire o fare in grado di fargli perdere le staffe. “E
se io ti trattassi davvero, davvero nel modo più lurido possibile”, continuò
Nami facendo un altro passo. “Tipo, calciarti in giro, insultarti appena posso,
sputare sul tuo orgoglio o cose del genere?”
“Mi
sentirei una merda, certamente” ammise Sanji onestamente ed annuì, pescando una
sigaretta dal suo taschino ed accendendola. “Ma ancora nessuna ragione per
calciare una donna”.
“Non posso credergli!” pensò Nami basita,
sbattendo le palpebre. Ma aveva ancora qualche scenario nella manica. Che lei
fosse dannata se quelli non avrebbero fatto perdere a Sanji le staffe. “Okay”,
annunciò con un sorriso malizioso, “Immagina una guerra orribile. Io sono
l’unica responsabile per l’intero casino e tu
sei l’unico in grado di sconfiggermi. Allora cosa farest-“
“Rifiuterei”,
Sanji l’interruppe con calma, ma allo stesso modo determinato, soffiando il
fumo attraverso le labbra.
Gli occhi
di Nami si spalancarono per lo shock e prese a sbattere le palpebre come fosse
impazzita. “Co-Cosa? Rifiuteresti?” Quando vide Sanji
annuire, aggiunse “Lasceresti un intero continente cadere semplicemente per non
dover sconfiggere una donna? Lasceresti tutte quelle persone morire
semplicemente per il tuo kishido?”.
Sanji
sbuffò dalla sigaretta, con indifferenza, e fece spallucce. “Se si parla di te, allora si. Farei a pezzi l’intero mondo se tu me lo chiedessi,” disse, e
lo fece con un tono talmente serio che un brivido le corse lungo la spina
dorsale. Si stava prendendo gioco di lei, ne era sicura. Non poteva davvero
voler dire quello. Poi, gli occhi di lui lampeggiarono di comprensione. “Nami-san”, mormorò, “E’ a proposito del combattimento con
la donna del CP9, non è cosi?”
Istintivamente,
gli occhi si assottigliarono in furiose fessure quando ricordò quanto duramente
Sanji si fosse ferito, quanto preoccupata lei fosse stata e quanto disperatamente avesse avuto bisogno di
sconfiggere quella stronza senza pietà, per lui. “Certo che è a proposito di quel combattimento, imbecille!” disse
seccata digrignando i denti, nonostante la sua ira non fosse davvero diretta a
Sanji. “Il tuo stupido kishido ti ha quasi ucciso,
Sanji-kun! Come puoi davvero aspettarti che io lo capisca?” Fece una pausa per un breve istante e continuò con
espressione accigliata ed una voce più quieta, “Nonostante io ti rispetti
davvero, davvero per la tua
convinzione di non alzare mai una mano su una donna nel modo sbagliato, ancora
non riesco a capirti. Semplicemente non
posso. Vuoi davvero morire per il
tuo kishido, un giorno? E’ questo che vuoi?”
Sanji la
fissò con gli occhi spalancati, un po’ intontito. E poi, lentamente ma con
sicurezza, un sorriso s’insinuò sulle sue labbra. “Heh,”
ridacchiò all’improvviso.
Questo
fece abbassare la guardia al navigatore, che boccheggiò “Che c’è di cosi
divertente?”
“Niente”,
replicò il biondo e scrollò il capo, ancora ridacchiando. “Sono solo felice che
tu sia preoccupata per me, Nami-san. Ma, davvero, non devi. Non ho intenzione
di morire per il mio kishido.” Le sorrise. “Non prima
di aver trovato l’All Blue”.
“E dopo di
ciò?” domandò Nami in un sussurro, un altro scenario che le si presentò in
mente. “Che faresti se io tentassi di ucciderti dopo aver trovato l’All Blue? Mi lasceresti fare?
Davvero ti lasceresti uccidere da me senza combattere?”
Sanji si
accigliò con espressione ansiosa. “Nami-san, perché stai anche solo suggerendo una cosa del genere?”
La
navigatrice strinse i pugni e si morse il labbro inferiore. “Perché voglio
sapere cos’è che ti fa perdere le staffe”, replicò, determinata.
“Quindi
basicamente vuoi sapere se il mio kishido ha qualche difetto?” domandò,
sollevando il sopracciglio visibile. Quando vide Nami annuire speranzosa,
sospirò e le sorrise. “Ti dirò un segreto allora”, disse dolcemente, e lei
istantaneamente drizzò le orecchie. “Quando eravamo su quell’edificio ad Enies Lobby e Robin-chan ci ha detto di voler morire, ho
pensato che l’avrei certamente schiaffeggiata se le fossi stato abbastanza
vicino”. Il respiro di Nami crebbe rumorosamente e lui scrollò le spalle. “Il
suo grido era semplicemente troppo insensato per non arrabbiarmi. Ho avuto l’impulso
di urlarle e dirle quanto si stesse comportando da bambina agendo cosi…
Urlarle per non aver avuto fiducia in se stessa ed in noi. Mi sono sentito davvero incazzato, deluso, triste e… ho sentito
l’impulso di schiaffeggiarla. Mi sento
male per averci pensato, però”. La navigatrice lo fissò il silenzio e Sanji
le sorrise un po’ imbarazzato. “Perciò, ecco che hai il tuo difetto, Nami-san”,
disse con una quieta risatina.
Nami era
scioccata, semplicemente scioccata. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato
cosi facile spremere il cuoco, invece lui era li, a parlargliene come fosse
cultura generale. Quindi tutto ciò che doveva fare era chiedergli dei difetti? Perché si era preoccupata di insultarlo e
mettere su quella scenata? Alla fine, sorrise, comprendendo l’enigma. “Perché Sanji-kun è imperscrutabile”, pensò
e sospirò, scuotendo il capo. “Sei davvero
un idiota, Sanji-kun” sussurrò a se stessa ed aggiunse, a volume inudibile
“Ma ammiro l’idiota che sei”.
Sanji
sbatté gli occhi. “Hn? Hai detto qualcosa, Nami-san?”
La
navigatrice fece un cenno con la mano e gli sorrise. “Niente, niente. Sono solo
lieta che il tuo kishido non sia perfetto come ho sempre immaginato che fosse”,
ridacchiò. Avrebbe dovuto aspettarselo.
Il biondo
le rivolse un largo sorriso. “Anche un kishido ha
qualche difetto”, disse.
“E’ una
buona notizia”, Nami gli assicurò mentre camminava verso di lui,
accarezzandogli la spalla. Comunque prima che potesse uscire dalla cucina, fu
costretta a fermarsi quando Sanji disse qualcosa che fece battere il suo cuore
sorprendentemente più veloce.
“Ma,
Nami-san, non ho mai avuto l’impulso
di schiaffeggiare te”.
La donna
dai capelli arancio si voltò, un’aria basita sul viso, le guance tinte della
più leggera sfumatura di rosa. Dopo un istante di silenzio a fissare la schiena
di Sanji senza parole, sentì la sua voce domandare, più calma che poté “E-e perché no?”. Il suo sguardo si gettò sul terreno.
“Voglio dire, sto continuamente a lagnarmi in giro e cose del genere. Zoro mi
dice ogni giorno di andare al
diavolo. E sono sicura che addirittura a Rufy
piacerebbe colpirmi qualche volta”.
“Te l’ho
già detto”, disse Sanji e si voltò verso di lei con un largo sorriso. “Tu sei Nami-san. Non potrò mai arrabbiarmi per
le cose di te che amo cosi tanto.”
Nami sentì
le guance infiammarsi e si voltò rapidamente in modo che il cuoco non notasse
che credeva veramente a ciò che aveva
detto. “Era troppo per il tuo kishido avere qualche difetto. Era troppo bello
per essere vero, comunque” disse rapidamente col suo solito tono burbero ma
amichevole.
“Oh, ha dei difetti”, ridacchiò Sanji.
“Semplicemente non quando si parla di te. Quando si parla della mia Nami-san
senza difetti, anche il mio kishido lo è”.
“Di che
stai parlando, Sanji-kun?” domandò Nami quando si voltò nuovamente. “Io non
sono di certo senza difetti. Nessuno lo è”.
Il cuoco
scrollò le spalle, sorridendole. “Questo può essere vero quando sono gli amici
e la famiglia a giudicarti”, disse. “Ma per l’uomo che ti ama, tu sarai sempre senza difetti. Perché i tuoi
difetti sono il motivo per cui ti ama”. Il suo sorriso si allargò in una risata
quando le disse, ardentemente, “E per me,
tu sei senza difetti”.
A quel
punto, Nami arrossì tanto da divenire scarlatta, gli occhi dilatati per lo
shock. Stava davvero tentando di dirle ciò che lei pensava che fosse? Non
sapeva cosa fare, per non parlare di cosa rispondere, perciò optò per ciò che
faceva di solito mormorando, “Sei davvero un idiota, Sanji-kun”. E con ciò si
voltò ed afferrò il pomello della porta, mentre il cuoco si domandava se avesse
detto qualcosa di sbagliato.
Ma,
d’improvviso, il kishido di Sanji non le pareva più tanto stupido. Non del
tutto. In verità, adesso lo ammirava soltanto di più. La mano si arrestò sul
pomello, si morse il labbro inferiore tentando di calmare il rapido battito del
cuore. A dire il vero, il suo kishido era piuttosto straordinario dopotutto. A
dire il vero, Sanji era piuttosto
straordinario dopotutto. Straordinario per lei abbastanza da…
Sorrise
con un sospiro. In realtà, lei era
stata la vera idiota per tutto quel
tempo. “Grazie, Sanji-kun”, mormorò.
Sanji
drizzò le orecchie, confuse. “Huh? Per cosa?”
Nami gli
sorrise da oltre le spalle. “Per quel tuo stupido kishido”.
A dire il
vero, il più grande difetto di Sanji era ciò che lo rendeva cosi impeccabile ai
suoi occhi.
Owari
Note
di traduzione:
*: Idioma che significa letteralmente “assolutamente
sicuro”, “certezza assoluta” eccetera XD.
**: Kishido vuol dire “Cavalleria” in giapponese.
Avrei potuto tradurlo in italiano, ma ho preferito rispettare il volere
dell’autrice originale e lasciarlo cosi <3.
Note di
Kaori-chan2:
E’ venuta fuori meglio di come pensavo. In verità mi piace questa one-shot O.o E anche parecchio. E’ spaventoso. No, aspetta, non dovrebbe essere cosi. xD
Uhm, ad
ogni modo, mi è piaciuto davvero il modo in cui ho presentato Sanji e Nami.
Potete arrabbiarvi con me per come ho rappresentato Sanji e gli ho fatto dire
di aver sentito il bisogno di colpire Robin quando ha affermato di voler
morire, ma è in questo modo che io vedo lui ed il suo kishido.
E
semplicemente non ho potuto resistere dal dare a questa fanfic
una fine fluffosa. xD Ho
davvero, davvero provato, ma ho fallito cosi miseramente. E’ solo che, ARGH,
questa coppia è cosi adorabile e tutto il resto, lo sapete? -.-
Perciò in
ogni caso spero che vi sia piaciuta e se l’ha fatto, sentitevi liberi di
lasciare qualche commento. :)