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Autore: Luffies    21/10/2011    7 recensioni
Strinse il lenzuolo sotto di sé mentre le lacrime scendevano senza sosta. Non cercava di trattenere i singhiozzi. Voleva solo morire. Come Ace.
Si morse il labbro con violenza e sentì il pungente sapore del sangue stuzzicargli la lingua.
Valeva la pena continuare ad amare, se poi doveva subire un dolore così insopportabile?
Forse No. Si rispose mentre le lacrime gli offuscavano la vista.
AcexRufyxZoro
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona sera a tutti! Tutto bene? Spero di si! A me tutto bene! Sono un po stanca ma gente si tira avanti!vorrei ringraziarvi ancora una volta perché come sapete per me siete tutti importantissimi! Grazie a chi mi segue e ha messo la mia storia nelle preferite o chi la commenta! Grazie anche a quelli che la leggono!
PS. A FONDO PAGINA CE UNA NOTA CHE VORREI LEGGESTE TUTTI! GRAZIE ^^
Finalmente ritrovati.

Il sole doveva già essere sorto da un pezzo, ma del solito chiarore mattutino nemmeno l’ ombra. Forse per il temporale che imperversava su oceani e isole al momento. Sorrise. Il mare in burrasca per lui non era certo un problema. Non lo era da molto tempo. Con uno sforzo quasi nullo aumentò ancora la velocità. “Bazzecole per me.”

***

Non aveva sentito l’ aria gelida sferzargli il viso mentre cadeva giù, sempre più giù.
Non aveva sentito il suono del suo urlo.. Forse perché non aveva aperto bocca, o forse si. Non era riuscito a capirlo.
Non aveva sentito nemmeno il contraccolpo del suo corpo con il terreno umido di brina. Può darsi che il suo cervello non lo avesse registrato perché in confronto a tutto quello che era successo, un’ impatto da circa 100m, non era poi un gran ché.
Rufy non ci pensò neanche. Anzi, a dire il vero non riusciva a pensare proprio a niente. O forse ad una cosa si. Zoro, che appena sopra di lui in quel preciso istante stava andando incontro alla morte. Per colpa sua. Sempre così alla fine. Trasalì alzando lo sguardo. Per un fortuito caso del destino era caduto pancia all’ aria, come se gli dei lo volessero punire costringendolo a guardare il cielo macchiarsi di rosso. Prese un respiro tremando, se per il freddo o che per altro non avrebbe saputo dire. L’ unica cosa che voleva fare in quel preciso istante era tendere una mano verso l’ alto, alzarsi, catapultarsi su e combattere, combattere e stra-combattere fino alla più totale incoscienza. Ma sentiva di non riuscirci. Il suo corpo sembrava essere una parte del terreno che lo ospitava.
Gemette forte tentando di tendere i muscoli, ma niente. Il nulla più assoluto. Come se fosse sprovvisto di carne e ossa. Persino il dolore se ne era andato e questo poteva significare due cose:
O era guarito oppure stava peggio di quanto potesse immaginare.
Annaspando abbandonò inconsciamente la testa di lato trovando qualcosa di caldo ad inzuppargli la guancia pallida. Anzi ad inzuppare ogni parte che riuscisse ancora ad avvertire vagamente. Aveva un odore pungente e nauseabondo che gli fece girare la testa.
Si schiarì la vista un istante, una lasso di tempo più che sufficiente per capire la natura del liquido che si apriva sotto di lui come il più sontuoso dei mantelli.
E gli apparve. Acqua cremisi viva. Strinse appena gli occhi ormai vitrei e cadaverici.
“ Ma questo sangue.. E davvero tutto mio?”
Gli sembrò una domando stupida da porsi in un momento simile ma fu la prima che affiorò nella sua mente logora. A fargli compagnia solo il fantasma di un respiro che se ne stava andando per sempre e poche piccole gocce di pioggia che aprivano il temporale.

***

Ace correva a perdifiato per le gallerie con una tale foga da toccare a malapena le rocce sotto di sé. Aveva girato e rigirato ogni minimo cunicolo, buco e caverna di cui quel luogo era provvisto, ma non era bastato.
Gli bruciavano le tempie per lo sforzo e ormai sentiva di aver perso ogni traccia di fiato. Addirittura gli doleva il collo per il continuo movimento che questo compiva. Scatti frenetici ovunque, 360° gradi controllati disperatamente da un pirata dall’ aria persa.
Nella sua mente un unico nome. Rufy.
Ace si odiava per le ultime parole che aveva rivolto al fratellino. Era stato così freddo, così meschino da vergognarsi profondamente. Lo aveva lasciato andare senza preoccuparsi minimamente di quello che gli sarebbe potuto accadere. Una colpa semplicemente imperdonabile per un fratello maggiore, anche se lui era molto più di questo. E la cosa non contribuiva a farlo stare meglio.
Per la prima volta in vita sua, Portughese D. Ace si sentì seriamente perso. Così avvilito e preoccupato da farsi male. Era stato così stupido. Se solo avesse potuto si sarebbe preso a sberle. Non c’ erano parole per descrivere il suo stato d’ animo. Solo un immenso vuoto colmato fino a metà da una fastidiosa bile di angoscia. Bruciante, bolliva dentro di lui risalendogli fino in gola. Aveva già perso delle persone amate: Sabo, Satch, il Babbo. La sua esistenza era stata costellata da dolore e solitudine. Una tragedia dopo l’ altra, quella più grande? Essere venuto al mondo. Quella dannata vita di merda che avrebbe volentieri buttato nel cesso non appena fosse stato abbastanza grande per impugnare un coltello… almeno questo era quello che pensava prima di incontrare Rufy. Lui aveva cambiato ogni cosa. Per questo non poteva neanche concepire l’ idea di perderlo. La sua testa si rifiutava persino di esprimere un concetto così terribile. Ed ora che vi si trovava faccia a faccia sentiva le proprie forze venir meno. Perciò correva. Come se fosse nato per quello, perché non poteva fare altro. Non poteva fermarsi, non poteva piangere, non poteva nemmeno chiedere aiuto. Solo correre.
Aveva sempre avuto un ottimo istinto per ritrovare il fratello e a quello ora si affidava con tutto sé stesso. Esso al momento lo aveva portato nella galleria più buia e fredda in cui si era imbattuto quella notte. Senza accorgersene rallentò il passo,limitandosi ad una marcia veloce rischiarata da una debole fiammella per non sbattere contro la parete. L’ aria era pesante di umidità e del suo respiro affannoso che riempiva l’ umido silenzio. Poi un ticchettio. Ace all’ inizio quasi non se ne accorse, troppo preso dai propri pensieri, ma ad un certo punto divenne così nitido da non poter più essere ignorato.
Incuriosito si diresse verso il suono con passo malfermo. Pochi metri ed una scala improvvisata lo riportarono alla vita.
Caricò a pieno i polmoni d’ aria che in quelle ore era stata solo un miraggio. Piccole e fresche stille di purezza si infransero sul bel viso del ragazzo raffreddando quel corpo sempre caldo come il sole di mezzogiorno. Ma Ace non si concesse il tempo di godersele. Si guardò intorno immediatamente. Davanti a se si stagliava una vegetazione grassa e selvaggia. Il terreno fangoso era impregnato qua e là di toppe verde scuro. Gli alberi erano fitti e marci. Una volgare palude.
Rifletté un attimo. Aveva setacciato ogni dannata pietra di ogni dannata caverna, se lui era arrivato fin lì anche Rufy poteva esserci riuscito. Contemplò quel pensiero un’ istante sapendo che in caso di errore non avrebbe potuto tornare sui propri passi. La posta in gioco era alta, solo uno sbaglio e avrebbe rischiato di perdere il fratellino per sempre.
Tornare indietro e cercarlo meglio o provare lì fuori?
Sospirò piano, dopodichè prese ad avanzare verso l’ esterno. Correndo naturalmente.

***

Oramai stava diventando difficile persino camminare. Il fango della palude a contatto con la pioggia si era trasformato in un fastidioso ostacolo per il giovane Portughese che si faceva strada tra arbusti e sterpaglie con passo stanco. La speranza intanto se ne andava come lavata dall’ acqua. Abbattuto prese ad urlare il nome del fratello. Poco importava che potesse trovarsi ad un passo o poco più da un’ altro Ammiraglio. Tanto, con la nebbia che c’ era in quel postaccio, non ci avrebbe fatto caso comunque.
- Ruuuuuuufy!- Strillò appoggiandosi al tronco muschioso di un albero. - Ruuuuuu! Rispondi! Sei qui?!-
Si rese conto del tono disperato della sua voce ascoltandone l’ eco lontano che ricopriva quelle lande desolate come una coperta.
- Rufy!-
Un altro urlo nella tempesta. Unutile.
Ringhiò con ferocia trascinando ancora le gambe verso l’ ignoto che lo accoglieva in religioso silenzio contaminato solo dal lontano rumore d’ acqua.

***

Se c’ era una cosa di cui Monkey D. Rufy aveva paura era restare da solo. Fin da bambino la solitudine lo uccideva più che il dolore fisico ed ora, dopo anni e anni le cose non erano cambiate.
Chissà dov’erano i suoi compagni? Ed Ace, Che fine aveva fatto? Cosa stava facendo Zoro in quel momento? All’ ultima domanda preferì non rispondere.
Le lacrime che aveva versato poco prima si confondevano con le gocce di pioggia che gli detergevano il viso. Rantolò con rabbia. Non poteva finire così. No, non lo avrebbe permesso.
Tentò uno scatto con il proprio corpo e scoprì con amarezza che il dolore non lo aveva abbandonato del tutto. Ricompariva ad ogni movimento che compiva. Strinse i denti soffocando un urlò. Batté la testa sul terreno per farsi forza. Lo doveva a tutte le persone che si erano sacrificate affinché lui vivesse. Aveva il preciso compito di reagire e fare qualcosa.
Tese gli addominali premendo sulla parte sinistra del corpo che sembrò quasi cigolare come una macchina rotta. Con un immenso sforzo si voltò trovandosi con il viso premuto sul fango. Sentiva un debole scrosciare a poca di stanza da sè, era un suono leggero coperto dal ticchettio della pioggia. Doveva trovarsi a pochi passi da un torrente. Si aggrappò al terreno con le dita deboli tentando di raggiungerlo. Non seppe dove trovò la forza per trascinarsi ancora fin lì, ma non gli importò.
Non riusciva a vedere la propria immagine riflessa nell’ acqua per quanto questa fosse burrascosa e in un attimo gli balneò in testa un idea.
La corrente avrebbe potuto trasportarlo ovunque più velocemente.. Anche se la cosa lo avrebbe di certo indebolito più di quanto non fosse già.. Era un rischio, ma era pronto a correrlo. Prese un bel respiro e con un ultimo ed inumano sforzo, riuscì finalmente a toccare l’ acqua fino ad immergervisi completamente. Era fredda da fargli male. Come se mille spilli lo trapassassero da parte a parte, per un attimo restò attaccato al bordo infine si lasciò andare. Si chiese se quello a cui aveva veramente aspirato nell’ gettarsi così imprudentemente in quel fiumiciattolo fosse la morte.
La corrente intanto andava e andava ed il suo corpo con essa. Non seppe per quanto tempo continuò così, nella sua mente solo la certezza che non avrebbe potuto resistere ancora a lungo con il respiro bloccato. Ogni pensiero sembrava sfocarsi pian piano ed abbandonarlo a sé stesso. Si sentiva stranamente calmo, ormai certo di essere morto. L’ incoscienza accarezzò piano il viso di Cappello di paglia. Un ultimo bacio alla ciurma, a Zoro e a Ace. La quale non sarebbe riuscito a dire addio. E poi giù, verso l’ inferno che sembrava trascinarlo a sé.
Buio, dolore, incoscienza.. Ed una mano che lo afferrava per un polso?

***

La mente di Ace si era scollegata nel momento esatto in cui aveva visto il corpo del suo fratellino vagare come morto in un torrente che aveva notato per caso. Non c’erano parole degne di esprimere un angoscia tanto insopportabile e potente. La bocca non era riuscita emettere suono mentre le pupille si erano dilatate dentro agli occhi spalancati e il cuore era esploso dal terrore.
Le sue gambe si erano mosse da sole dimenticando per un istante il dolore e la fatica, cercando di raggiungere la velocità della corrente.
Non c’ era tempo per pensare, ma solo per agire. Si sporse fino allo spasmo dal bordo della riva e quando riuscì ad afferrarlo sentì una parte d’ anima tornare ad invadergli i polmoni.
Tirò con tutte le sue forze aggrappandosi ad un ramo per non farsi sopraffare dalla forza opposta. E finalmente lo trascinò fuori dall’ acqua.
Prese il viso gelato di Rufy tra le mani tremanti accovacciandosi su di lui. Risplendeva di una pallida luce che mai gli aveva visto addosso prima di allora. Le labbra erano viola ed immobili, prive di ogni cenno di respiro. Che fine aveva fatto il ragazzino sorridente che amava con tutto se stesso? “L’ ho ucciso..”
Ace imprecò.
- Ru, guardami!- Urlò rauco per il groppo che gli si era formato in gola. - Respira!-
Batté una mano sul petto del fratello, disperato per quello che aveva fatto. - Non puoi morire, respira dannazione!- Batté di nuovo mentre le guance gli si rigavano di un liquido ben diverso dalla pioggia. Era colpa sua se ora stava così. - Respira, idiota!- Anche se non aveva mai creduto in quel Dio che lo aveva messo al mondo cominciò a pregare, mosso da una paura dolorosa ed infinita. Ma niente. Sferrò poi ancora un colpo, l’ ultimo.
Rufy sussultò tossendo un paio di volte, lasciando Ace interdetto ma tremendamente sollevato.
Il minore schiuse appena gli occhi annebbiati e stranamente spenti che lo guardarono senza realmente vederlo perchè troppo confuso e stravolto, quindi li richiuse.
Pugnò di fuoco singhiozzò stringendolo forte. Lui era vivo. Solo questo lo rese l’ uomo più felice del mondo.
- Rufy..- Lo chiamò per fargli sentire che non era solo, che non lo avrebbe più lasciato. - Perdonami.-
Aspettò per un istante la reazione del fratellino che non arrivò. Si scostò per guardarlo in faccia. Aveva riperso i sensi ed ora giaceva di nuovo immobile tra le sue braccia. Ace fremette preoccupato. Quando l’ occhio gli cadde sulla ferita sul collo capì che c‘ era ben poco da stare tranquilli.
Trattenne il fiato mentre quello di Rufy procedeva fievole e sconnesso. Era un brutto taglio, profondo; lungo e probabilmente infetto. Andava curato al più presto. Cercò di mantenere la calma.
Si alzò e se lo mise in spalla con delicatezza. Come quando erano bambini e lo portava in spalle fino a casa. A volte per gioco, altre perché Rufy si faceva male ed Ace doveva portarlo a farlo a curare con urgenza da Magra. Ora le cose erano diverse.
Punto primo: Erano cresciuti.
Punto secondo: Con una sola occhiata Pugno di fuoco aveva capito che tutte le ferite che il fratellino si era procurato fino a quel momento non si avvicinavano nemmeno lontanamente a quella. Istinto? Decisamente si.
- Ora ce ne andiamo di qui, Ru.-
Una frase espressa per rassicurare più sé stesso che Rufy.
Guardò davanti a sé prendendo a seguire il torrente. Non sapeva come sarebbe riuscito ad andarsene da lì ma tanto valeva provare a raggiungere il mare.

***

Il torrente poco a poco si era ingrandito, prima formando un fiume ed infine un ampia foce a delta che terminava in mare aperto.
Le ginocchia di Ace cedettero a pochi passi dall’ acqua salata che pareva muoversi a scatti nervosi.
C’ era un solo aggettivo per descrivere il suo stato attuale: spossato.
Si sentiva talmente esaurito di energie da non avere nemmeno più la forza di pensare. E Rufy dietro di lui non pareva in condizioni migliori.
Guardò l’ orizzonte, come in attesa di un miracolo. Era arrivato fino a lì per morire?
Appoggiò una mano a terra sorreggendosi e abbassando lo sguardo. E ora? Sapeva che gli Ammiragli erano ancora in vita e che probabilmente li stavano cercando e questo non contribuiva a renderlo più tranquillo, anzi.
L’ ultima goccia di speranza gli scivolò via sul collo sotto forma di pioggia. Non avevano più scampo.
Fu a quel punto che udì un rumore alla sua destra, un rumore di passi ed il respiro di una nuova creatura.
Ace gemette cercando di assumere uno aria minacciosa.
- Chi.. Chi va là!?- Sbraitò.
La risata che gli arrivò alle orecchie gli sembrò quasi famigliare.
- Si salutano così i vecchi amici che corrono a salvarti il culo anche i piena notte!?-
Portughese rimase a bocca aperta voltandosi verso la voce. Sorrise. Erano salvi.




Angolo dell’ autrice(?): questo capitolo l’ ho iniziato alle 2 di pomeriggio dopo una settimana di ispirazione 0 e finito alle 8 spaccate quindi perdonate gli errorracci e le viste-_-”! È stata dura ma sono abbastanza soddisfatta! Ora non resta che sentire le vostre opinioni! SOLO UN PICCOLO APPUNTO DAVVERO IMPORTANTE: VORREI PROPORVI NUOVAMENTE IL SOLITO SONDAGGIO! LA STORIA SI CONCLUDERA’ UN GIORNO E PER ALLORA HO BISOGNO DI PIU PER FARLA FINIRE DI PIU COME PIACE A VOI! NON VI CHIEDO DI COMMENTARE SE NON NE AVETE VOGLI (NACHE SE LA COSA MI FAREBBE DAVVERO FELICE MA ANCHE DI FARMI SAPERE LA VOSTRA PREFERENZA TRA ZOLU O ACELU TRAMITE POSTA! PERCIO DATEVI DA FARE SE POTETE! MI BASTA ANCHE UN MESSAGGIO CON SCRITTO SOLO IL NOME DELLA COPPIE E BASTA^^ LO DICO PER VOI^^
Detto questo vi auguro la buonanotte<3
Continuo: Venerdì 28 ottobre 2011.







  
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