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Autore: Esprit    21/10/2011    0 recensioni
Priscilla...ancora giovane e già la sua vita viene distrutta da una ragazzata.. la voglia di crescere troppo velocemente la blocca impedendole così nuove avventure e conducendola a una vita rinchiusa in se stessa e nel suo corpo
Personaggi: Priscilla-Gasper
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo faccia a faccia , non sapevo come spiegare in quel momento l’ondata di pensieri e sentimenti che sovrastavano le mie parole. Dalle mie labbra non usciva altro che un flebile respiro, che si spese. Si spense nelle sue labbra, un calore devastò il mio corpo, ci fu un distacco che fece incominciare le mie paure, uno sguardo e io mi ero già persa nei suoi occhi, non volevo smettere di sprofondare in quel blu perché infondo era un gioco di specchi che non mi andava di perdere. In quel momento capi che era lui quello che se avrebbe detto ai miei fiori di fiorire loro sarebbero fioriti , lui quello che avrebbe fatto brillare le mie stelle con uno schiocco di dita , lui che avrebbe riacceso il mio sorriso con uno sguardo.
Ma ero piccola, a 15 anni non si sa ancora cos’è l’amore, e mi sbagliavo , ma questo lo capi solo 2 mesi dopo.
Ero, pensavo, la persona più felice del mondo, avevo trovato l’uomo della mia vita già a quella giovane età.
Stavo passeggiando per le oscure strade di Toronto circondata da una luce che solo io potevo vedere, non percepivo quell’oscurità, non capivo come mai tutte quelle raccomandazioni da parte di mia madre a proposito dell’avere un ragazzo a quest’età, ma soprattutto dell’andare a casa sua di sera.
Percorsi quelle strade buie fino ad arrivare al portone , al suo portone, quello che varcandolo mi avrebbe cambiato la vita. Arrivai al nono piano, l’ultimo.
Bussai alla porta una, due tre volte poi la mano contrassi e una voce calda e famigliare rispose “Arrivo arrivo” dopo meno di tre minuti Lui aprì la porta di mogano..
Era  a petto nudo, su quel torace di diciassettenne vi erano pochi peli castani e dei visibili pettorali, aveva quei suoi capelli corvini legati in una piccola coda, le iridi blu fisse nelle mie, e di nuovo quel gioco di specchi. Le labbra accennavano un lieve sorriso e di fianco a esse le due goto erano accompagnate da due fossette . Portava un paio di jeans e si intravedevano le dita dei piedi scalzi da sotto i pantaloni. Non l’avevo mai visto così, mai, mi vergognai ed il mio viso arrossi, lui sogghigno. Il pensiero di scappare mi sfiorò per poco, strinsi i pugni e tirai su col naso . Avevo freddo, ma era estate. Mi tese la mano , la guardai per poco , poi con un gesto fulmineo l’afferrai e mi feci tirar dentro, all’interno di quella cosa a me estranea. Mi fece sedere sul divano e mi chiese se avevo fame, esitai e poi con un lieve cenno del capo dissi di no, ma me ne pentii subiti perché il mio stomaco incominciò a gorgogliare. Fissai Gasper allontanarsi e sparire in una stanza, nuovamente la voglia di scappare mi assali , stinsi i pungi e resistetti alla voglia. In quel’istante tornò da me, mi si sedette accanto, mi prese la mano e mi sorrise, me la lasciò. Io la chiusi a pugno , sentì qualcosa all’interno e l’apri, c’era una collana, era di piccole perle e in mezzo ce n’erano tre più grandi rispetto alle altre. Sulla prima c’era inciso - io – sulla seconda - te -  e sulla terza - noi - .
Un brivido mi percosse la schiena e una lacrima rigò le mie rosee gote . mi stinse forte a se e con una voce forte ma rassicurante mi disse “Se non ti piace non importa” scossi il capo allacciandomela al collo, poi gli sorrisi. Lui mi afferro per una mano e mi porto nella sua camera , era tutta bianca tranne il soffitto, esso era blu con piccoli puntini che luccicavano come stelle. C’era uno scaffale che girava tutta la stanza era piano di libri, i muri erano ricoperti da poster e poi c’era il letto,mi ci fece sedere, io iniziai a tremare, avevo nuovamente freddo, una sensazione di insicurezza mi passo per la mentre decisi di andarmene, ero sicura. Mi alzi ma mi trattenne mi baciò e mi appoggiò sul letto, mi guardò fisso negli occhi e mi disse “Ora basta giocare” iniziò ad accarezzarmi , mi riempiva di baci dappertutto mi sentivo desiderata e mi piaceva, rimasi la senza accorgermi di quello che stava accadendo. Si fermò , io avevo gli occhi chiusi e rimasi così sul letto come se fossi morta. Poi ad un tratto sentì freddo, ma sta volta vero freddo prima sulle gambe , poi sul petto aprì gli occhi, ero là sul letto, nuda, non avevo vestiti, lui in piedi davanti a me che mi fissava anche lui spoglio senza nulla addosso.
Ebbi paura , in quel attimo mi parve di non aver vie di scampo oltre che accontentare le sue voglie… ormai mi pareva di non conoscere più quel ragazzo.
Restai , immobile, si avvicinò , un passo dopo l’altro e me lo ritrovai sopra, era su di me che mi sorrideva, ma quel sorriso era nuovo, non l’avevo mai visto  e mi spaventò. Intanto lo lasciai fare, il freddo era sparito ora avevo caldo e mi piaceva quella sensazione come se saziasse un mio bisogno ormai insoddisfatto.
Dopo qualche minuto ripensai alle parole di mia madre e attraversata da rabbia e paura iniziai ad urlare mi scostai di dosso quel peso troppo pesante da sopportare ancora. Presi i vestiti e il poco coraggio che mi rimaneva e corsi via di la, correvo sempre più forte e intanto cercavo di ricoprimi con quel che riuscivo, corsi via, per quelle strade buie, deserte.
Ero stata una stupida dovevo pensare bene alle parole di mia madre, ma perché non mi aveva trattenuta lei che sapeva?! La mia mente venne pervasa da domande , pensieri e paure. Arrivai a casa , entrai e sbattei la porta correndo in camera mia spaventata . Mi chiusi dentro a chiave sdraiandomi poi sul letto, mi sentivo debole e impotente. Mi sollevai nuovamente mi tolsi la gonna scozzese e la canottiera mi misi innanzi allo specchio  iniziai a scrutare quel mio esile corpo che ormai portava le invisibili tracce del dolore e del pentimento. Iniziai a ripercorrere con e dita la mia pelle, ormai non più solo mia, ormai non la conoscevo solo io, le mie piccole imperfezioni segrete, un seno più piccolo dell’altro le fossette sulla schiena ed ogni singolo neo non erano più segreti.
Mi infilai pigramente il pigiama e andai sotto le coperte.
Ripensai a quella serata e mi riproposi che non sarebbe più successo una cosa simile…
Ma le voglie erano troppe, ormai il peccato mi aveva abbracciata ed era difficile resistere alle tentazioni del piacere…
Ultimamente ho parlato con molte delle mie sorelle del convento e ho scoperto che molte di loro hanno deciso di seguire questa strada poiché si erano fatte una promessa proprio come me. 
  
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