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Autore: spilletta    22/10/2011    2 recensioni
Torniamo all'inizio di Breaking dawn.... Edward e Bella iniziano a scoprire una nuova intimità, per prepararsi alla fatidica prima notte. Dei brevi flash che ripercorrono le tre settimane prima del matrimonio, visti dagli occhi di Edward. La mia prima fanfiction...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
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Ho modificato la one-shot iniziale perchè mi è venuta l'spirazione per altri brevi capitoli. 

Spero vi piaceranno. Buona lettura.

INTIMITA’. Nuove sensazioni
Capitolo 2

-Edward, per favore, potresti venire?-
La voce di Esme mi bloccò quasi sulla porta di casa e, riluttante, mi fermai con un sospiro.
-Edward?-, incalzò mia madre, unendo alla voce un pensiero ben definito e inequivocabile. Aveva bisogno di me.
Tornai indietro richiudendo la porta e augurandomi di fare in fretta. Bella mi stava aspettando e quella sera sarebbe stata una sera speciale.
Seguii voce e pensieri e mi ritrovai nello studio che Esme utilizzava per i suoi progetti. La trovai seduta davanti al PC, sul grande tavolo centrale erano sparsi disegni e decine di riviste di arredamento.
-Mamma?-
Esme, voltandosi si accese in un sorriso e mi venne incontro. Sembrava felice, ed anche i suoi pensieri lo erano.
-Scusa, stavi andando da Bella? Non ti trattengo molto…-
-Non fa niente. Dimmi…-, le risposi, curioso di non capire cosa volesse.
Sono sicura che le piacerà, pensò e l’immagine di un rudere, una piccola casa diroccata immersa nella vegetazione, comparve nella sua mente. Aggrottai le sopracciglia cercando di mettere a fuoco la situazione, ma lei mi precedette.
-Non è come pensi…la conosci così, ma è da rifare. Credo che a Bella piacerà avere un posto tutto vostro. Mi è venuto in mente proprio oggi e volevo un tuo parere…-
-Cioè tu vuoi regalare a Bella…-
-Non solo a Bella, tesoro…-
-Ok, bè, a noi.. una casa?-
Esme si illuminò e annuì, stringendomi una mano tra le sue.
-Che ne dici? Guarda…- disse indicando i disegni sul tavolo ed in particolare il progetto di un piccolo cottage in pietra, circondato da fiori -… potrebbe diventare così. Non è grande, ma credo che rispecchi il gusto di Bella e poi è vicino a noi quanto basta-.
Continuavo ad osservare meravigliato quei disegni e provai ad immaginare Bella seduta lì davanti, circondata da un cespuglio di rose rampicanti, o davanti al caminetto acceso che vedevo troneggiare nella piccola sala centrale.
-Allora?-
-Mamma…è bellissimo…_
Esme sorrise ancora e cantilenò: -Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Ma a lei piacerà?-
-Ma si, certo, come potrebbe non piacerle? Hai avuto una grande idea..io non ci avevo neanche pensato..-
-E’ perché sei abituato a stare con noi.. Ma adesso ti sposerai. Bella è la prima volta che esce da casa, vorrà pure un po’ di…indipendenza e noi sappiamo essere così soffocanti a volte.... Non credi vi farà bene stare un po’ per conto vostro?-
Rimasi con la bocca aperta. Giusto. Giustissimo. Aveva ragione. Soltanto tralasciava un piccolo particolare.
-Ma…se le cose vanno come vuole lei, non ci sarà modo di sfruttare la casa… dovremo andarcene molto presto. Come posso tenerla qui da … neonata?-
Esme alzò le spalle. –Ci avevo pensato. Ma non sappiamo bene cosa succederà e se anche sarà come dici, la utilizzerete in un prossimo tempo. Comunque sarà vostra-.
Il suo ragionamento non faceva una grinza e le sorrisi di rimando.
-Certamente… Grazie mamma. E’ veramente un gran bel regalo…-.
-Adesso vai, non vorrai farla spettare…al resto penso io…e Alice-, mi disse spingendomi fuori dello studio.
Mentre salivo in macchina pensai a come Bella avrebbe accettato la casa e se l’avrebbe accettata, con la sua idiosincrasia verso ogni genere di regali. Non potei fare a meno di sorridere al pensiero della faccia che avrebbe fatto, ma il buonumore durò poco e il pensiero che di lì a poco avrei dovuto ucciderla, si, proprio ucciderla, era inutile che ci girassi intorno, mi tolse ogni ottimismo. Non ero pronto. Era una spina nel fianco che mi procurava una lenta agonia.
Scossi la testa per rigettare le ombre in arrivo. Non volevo comparire da lei con la faccia scura.
Arrivai in tempo per la fine della cena e Bella venne ad accogliermi sulla porta di casa, sorridente, gli occhi sorpresi.
-Ti aspettavo più tardi..-, fu la prima cosa che disse, guardando in sala di sfuggita.
-Ah si?-, risposi, cercando di immaginare quale possibile ragione potesse esserci. Poi ricordai: avevo detto a suo padre che sarei tornato solo l’indomani dalla gita con i miei. Una inopportuna dimenticanza.
Charlie, infatti, si stava preparando per uscire, e a quanto ne sapevo sarebbe stato fuori tutta la notte per la pesca notturna con alcuni amici del paese. Avremmo avuto la casa tutta per noi ma sapevamo che non avrebbe gradito questa possibilità e, anche se non poteva cacciare di casa il suo futuro genero, si sarebbe inutilmente preoccupato. Ero così felice di stare con Bella dopo due giorni di lontananza, a motivo della mia prolungata battuta di caccia con Emmet, che avevo completamente scordato il problema.
-Non essere sciocco…non vedevo l’ora -mormorò pianissimo, prendendomi per mano-…vieni-.

Quando entrai nel soggiorno Charlie mi rivolse gentilmente un saluto, distratto dal pensiero di dove potesse essersi cacciato lo zaino che aveva preparato nel pomeriggio. Sorrisi. Sapevo che prima o poi avrebbe detto qualcosa. Era solo questione di priorità mentali. E di tempo.
Infatti.
Rientrò in sala con un sacco a pelo sotto braccio e una pesante borsa a tracolla e mise a fuoco la questione.
-Pensavo che fossi ancora via..-, disse in tono monocorde, squadrandomi con un chiarissimo sguardo indagatore. Anche se non gli avessi letto nel pensiero avrei compreso ugualmente le sue paure.
-Siamo tornati prima del previsto, ma più tardi mia madre ha bisogno di me. Rimarrò poco -, risposi educatamente, cercando di rimediare. Non mi piaceva mentire, ma ormai faceva parte del gioco ed era indubbio che neanche Charlie ci credesse fino in fondo, ma non aveva modo di controbattere, né voglia di entrare nella faccenda.
-Ah, ok-, borbottò poco convinto, continuando a raccogliere ciò che doveva portare via.
Sapevo che Charlie non ce l’aveva con me, era solo ancora incapace di accettare il fatto che Bella si sposasse e andasse via di casa. Lui non voleva perderla ed io lo capivo benissimo.
Ci sedemmo sul divano davanti alla tv, cercando tra i canali qualcosa che potesse interessarci.
Vado? Rimango ancora? Joe mi aspetta…
Detti un colpetto lieve sul braccio a Bella indicandole il padre, ritto nel mezzo della stanza in piena confusione decisionale.
-Papà? Farai tardi se non vai..-, gli disse guardandolo severa.
-Ah, certo. Bene. Allora, vado. Mi raccomando …-
-Si, ok, come vuoi. Puoi anche telefonare, va bene?-, concluse Bella dando voce ai desideri del padre.
Charlie uscì con un sospiro, sbirciando ancora dalla nostra parte prima di chiudere del tutto la porta d’ingresso.
Tanto lo so cosa faranno, fu il suo ultimo pensiero.
Sorrisi. Lo pensava continuamente. Come facevo io, del resto.
-Papà non fa altro che immaginare certe cose… mi sta facendo venire i nervi…-, disse continuando a saltellare da un canale all’altro, in modo confuso.
Le presi dolcemente la mano, togliendole il telecomando.
-Perché… tu non lo fai?-
Arrossì. –Certo. Forse anche di più. Ma non è la stessa cosa, uff..-.
-Già-, ribadii.
Mi lanciò un’occhiata improvvisa. –Tu..no?-
Sospirai, accavallando le gambe. – Cosa credi?-.
- Mm… perché lo so ti dico di si. Ma se guardo a come ti comporti, bè…-.
-Bella, per favore. Devo continuamente censurare ogni pensiero che ho su di te e non immagini neppure quanto mi prenda questa …cosa. Inoltre io sono un vampiro, se te ne fossi scordata e devo comportarmi in modo “leggermente” diverso dagli altri..-.
-Tante grazie, ogni tanto tendo a dimenticarlo …-
-E sto cercando di fare come hai detto tu… cosa vuoi ancora?-
Alzò le spalle senza replicare e senza guardarmi. L’avevo ferita?
-Bella….-, sussurrai con voce più dolce, toccandole la spalla.
Sussultò al mio tocco.
-E fai progressi? Non me ne parli mai…-.
Questa nuova domanda mi confuse e mi ritrovai a balbettare come un qualsiasi umano.
-Ma..non saprei, cosa dovrei dirti?-, chiesi incerto sulla risposta.
Alzò ancora le spalle.
- Per esempio se ti stai abituando alla.. vicinanza o se…. faccio…-
-Se fai?-, chiesi allungandomi verso di lei per guardarla in faccia.
Abbassò la testa.- Bè, se faccio qualcosa di sbagliato quando ti... tocco-.
Ah, ecco. Ecco le sue paure.
L’attirai a me, avvolgendola con le braccia. Il suo profumo mi colpì immediatamente, facendo bruciare gola e stomaco. Cercai di rilassarmi, mentre la carezzavo, attento a raffreddarla il meno possibile.
-Amore mio, tu fai sempre tutto bene. Te l’ho ripetuto centinaia di volte che sono io il problema…-.
Si scostò un poco, dandomi un colpetto con la mano a pugno sul torace.
-Non mi aiuti così..-
-Ma…perché?-
-Perché anch’io voglio imparare-
-Bella….io credo che certe cose si imparino strada facendo…-
-Ecco, appunto-
La guardai incuriosito. C’era ancora qualcosa che non capivo.
-Bella…che succede?-
-Mm… niente..lascia stare-
Alzai gli occhi al cielo.
-Che hai fatto nel pomeriggio? Sei uscita…-, dissi preferendo cambiare discorso. Sapevo bene infatti che se volevo farmi dire qualcosa dovevo aggirare l’ostacolo e prenderla larga.
Tirò le gambe al petto e si avvolse le ginocchia con le braccia. Indossava una semplice tuta poco aderente, ma lo scollo era troppo ampio, forse si era allargato con l’uso e lasciava intravedere una parte della spalla destra, oltre che tutto il collo.
Stranamente mi venne l’acquolina in bocca.
Ricacciai il veleno giù per gola, irrigidendo i muscoli e smisi per meno di un secondo di respirare. Bella fortunatamente sembrò non accorgersi di nulla.
Annuì, guardando la tv accesa.
-Non posso sapere dove sei stata? E’ un segreto?-
Finalmente si voltò. –Ma no. Ero con Angela, tutto qui. E tu?-
-Al solito. Partita a scacchi e due bei libri. No, anzi, tre-, precisai raccontando in poche parole la mia giornata.
-Ah. Certo. La tua super-lettura-, commentò.
Risi del suo tono canzonatorio e mi riappropriai della sua mano.
Arrossì. Strano, era stato un semplice gesto di vicinanza.
-Che avete fatto? Chiacchiere tra amiche immagino -.
-Mm..esatto. Niente di importante…-, disse, ma vedendo che continuavo a guardarla con interesse, continuò, - Mi ha chiamata a pranzo e abbiamo fissato di vederci praticamente subito, a casa sua-.
-Angela è una bravissima ragazza, commentai.-
Già, vero-, mormorò piano, quasi imbarazzata.
La tirai nuovamente un poco verso di me, scostandole piano una ciocca di capelli ribelli dalla fronte. Non riuscivo a capire da dove venisse la tensione che sentivo in lei. Che fosse successo qualcosa che non voleva dirmi?
-Cos’è questa nuova consuetudine di accogliere il tuo futuro sposo senza un bacio?- le sussurrai vicino all’orecchio facendole venire la pelle d’oca.
Mi scostai di poco, per guardarla in volto ed evitarle i brividi. Avevo un enorme desiderio della sua vicinanza. Troppo, troppo grande. Ma non dovevo esagerare.
Bella sorrise e si voltò, alzando la testa per ricevere le mie labbra. Mi avvicinai guardingo, sfiorandole la bocca con la mia, con la paura che ricomparisse la reazione che avevo avuto poco prima. Ma il mostro sembrava essersi nuovamente acquetato.
Le sorrisi teneramente.- Ti amo. Oggi non te lo avevo ancora detto-
-Esatto..mi mancava…-, disse sussurrando, lo sguardo incerto, per poi tornare a sbirciare la tv. Decisamente qualcosa non andava.
- Bella, per favore, vuoi dirmi cosa c’è? Sei sfuggente… è successo qualcosa?-
 I suoi occhi, scuri come gocce di cioccolato fondente, si posarono nuovamente su di me. Poi alzò l’angolo della bocca formando un timido sorriso.
Scosse la testa e si gettò tra le mie braccia, dove l’accolsi, confuso da questi repentini cambiamenti di umore.
-Che c’è…-, le mormorai fra i capelli.
-Niente, davvero. E’ solo che, bè, no..sono solo le mie insicurezze. Non ha a che vedere con te..-
-Ah no? Peccato…-, mormorai cercando di strapparle un sorriso e pensando a cosa potesse riferirsi.
-Eh eh… a dire il vero ti riguarda, però a questo giro il problema sono io -.
La scostai un poco per osservarla, con aria interrogativa. Poi ebbi un’idea.
-Di cosa avete parlato con…Angela?-
Mi guardò spaventata. –Sai tutto!?-
-Ma no, come potrei? Credi che passi il mio tempo a pedinarti e a indagare su ciò che fai?-
-Un tempo lo facevi…-
-Si, ma un tempo avevo bisogno di farlo. Ora non ce ne sarebbe motivo. No?-
Meditò qualche secondo sulle mie parole, scosse la testa, poi tirando su le gambe si inginocchiò sul divano e, sporgendosi, mi circondò con le braccia, con un gesto attento e molto lento. Appoggiò la guancia nell’incavo del collo e cominciò a carezzarmi l’altro lato con la mano destra. Sentivo il suo respiro caldo sfiorarmi la pelle, mentre il suo cuore raddoppiò i battiti, irrorando di sangue fresco ogni sua parte. La lasciai fare, cercando di bloccare le sensazioni che sentivo nascere dentro.
-Ho bisogno di te…-, disse in un soffio, stringendosi un po’ di più. – Tanto…tanto..-.
-Scimmietta…sono qui.. stringi pure..-, le sussurrai con il poco ossigeno che avevo ancora in corpo
Con il braccio con cui la sorreggevo cercai di farla tornare al suo posto ma lei spostò la gamba sinistra, passando sopra di me, appoggiato allo schienale del divano, e si trovò seduta sulle mie gambe.
Sentii il mostro sussultare.
E’ tua.
No.
Mi trasformai in pietra, le braccia conserte lungo i fianchi. Non volevo allontanarla, ma tutto ciò era davvero troppo per me.
-Bella…per favore scendi..-, dissi in tono di rimprovero.
Mi guardò seria. Teneva le mani sulle mie spalle per evitare che i nostri corpi si toccassero troppo, il suo bacino premeva sulle mie ginocchia e le sue cosce mi stringevano.
Chiusi gli occhi. Anzi, li serrai cercando di interrompere la scarica di piacere che mi aveva catturato.
-Edward..guardami…-, mormorò.
L’accontentai a fatica. Ma quella vista non mi aiutò affatto. Le labbra erano rosse come sangue e gli occhi lucidi tradivano la sua eccitazione che non faceva altro che aumentare a dismisura la mia.
-Scendi… ti prego -, implorai ancora. Lei non si rendeva conto.
-Cosa ci siamo detti l’altro giorno?-
Scossi la testa. Certo, lo sapevo benissimo. Ma quella posizione era decisamente troppo…audace.
-Non puoi trasformati in una statua non appena ti sfioro… come posso capire cosa fare?-
Abbassai la testa. Cosa dovevo dirle? Che poco prima al mostro era venuta l’acquolina in bocca? Oppure che avevo una paura pazzesca a lasciarmi andare?
-No… certo.. però, lascia fare a me.. scendi-.
Non scese, come immaginavo, anzi, strinse di più le gambe intorno alle mie e le sue guance si imporporarono.
-Edward…-, mormorò in una supplica.
Sospirai, prendendo poca aria che racchiusi nei polmoni. Poi sigillai nuovamente il mio senso olfattivo, per maggiore sicurezza e la guardai negli occhi.
Era così bella.
Ok. Un poco alla volta, mi ripetei.
Delicatamente, prendendola per la vita la riportai seduta accanto a me e le passai il braccio destro sulle spalle. Poi allungandomi verso di lei, le alzai il viso con la sinistra e la baciai. Questo potevo farlo.
Sospirò di piacere.
Per diversi minuti ci scambiammo baci a fior di labbra, o poco più. Bella era tornata giudiziosa e attendeva da me ogni mossa, persa tra le mie braccia. Avevo spento la tv e nel silenzio della casa vuota si udivano solo i nostri respiri e i battiti aritmici del suo cuore. Non era la prima volta che succedeva, specialmente negli ultimi tempi. Il sapore della sua bocca, del suo respiro possedeva per me l’aroma più inebriante mai conosciuto, l’unica forza al mondo quasi più potente del sangue. Di lì a poco avrei fatto esperienza di qualcosa di ancora più potente, ma fino a quel momento erano le sue labbra il tesoro più grande.
La sbirciavo con gli occhi socchiusi. Il mio amore. Totalmente abbandonata a me, indifferente ad ogni cosa che la circondava, esaltava il mio desiderio fino all’inverosimile. Lei si fidava ciecamente. Volevo darle di più, qualcosa che non si aspettasse. Ma cosa?
Qualcosa che non avevo mai fatto.
Mi concentrai, per essere sicuro di avere il controllo di ogni parte del mio corpo e, con le mie, le dischiusi le labbra  facendo passare la lingua nell’interno della sua bocca. Lì incontrai la sua che mi catturò.
Mio Dio.
Era un fuoco. Calore, calore puro.
Le avevo già molte volte accarezzato le labbra con la lingua, ma non ero mai venuto totalmente e così intimamente a contatto con lei. Era pericoloso.
Bella mi strinse più forte, gettandosi in quel bacio quasi con furia. Il fuoco che mi bruciava si propagò ovunque e per un momento persi lucidità. Mi staccai immediatamente.
-Bella…-. mormorai a pochi centimetri da lei.
La sentii deglutire, fare un grosso respiro e trattenermi il volto con entrambe le mani.
-Non ti allontanare…-.
-E’ troppo per me..-, risposi con la voce arrochita dall’emozione.
-Sbagliato. Ritenta…-.
Mio malgrado, sorrisi. Ero ancora così spaventato dalle mie reazioni che non riuscivo ad essere totalmente sereno.
La baciai sulle labbra. – Aspetta amore, dammi un minuto-.
Respirai. Ancora sbagliato. Smisi nuovamente. Dovevo ricordarmelo.
Bella mi guardò seriamente concentrata e iniziò a scorrere le sue mani scendendo dal volto al collo, con lentezza, seguendo la linea della muscolatura, poi il contorno della camicia, sul davanti fino a dove era aperta. Abbassò gli occhi e aprì il primo bottone. Le sue dita si insinuarono sotto il tessuto, leggere come ali di farfalla, riscaldandomi la pelle. Non riuscii a trattenere un sordo mugolio. Si bloccò.
-Sto... sbagliando?-, chiese con un tremito nella voce. Lei non voleva che la fermassi ma non voleva neanche farmi stare male.
Scossi la testa, sforzandomi di parlare.
- No amore, sei perfetta… mi piace da impazzire. Ma fai le cose in modo che possa capire le tue mosse…-
-Per prepararti?-
-Si…più o meno…-
Annuì, arrossendo a dismisura prima di tornare ad occuparsi dei bottoni della mia camicia.
Uno dopo l’altro, dolcemente, passando un dito sulla pelle appena scoperta, uno dopo l’altro si aprirono mentre Bella sembrava estasiata, gli occhi lucidi sotto le ciglia scure. Amavo vederla così.
A palme aperte posò le sue piccole mani sul mio petto cominciando a muoverle verso le spalle, raccogliendo la camicia e facendola scivolare via da me. L’aiutai e rimasi ben presto a torso nudo.
Catturò i miei occhi e ci guardammo a lungo, immobili. Poi sentii ancora le sue dita calde sul dorso della mano che risalivano sul braccio, verso la spalla. Continuava a guardarmi, forse per assicurarsi che andasse tutto bene.
Respirare non potevo, parlare neanche. Desideravo farle capire quanto mi piacessero le sue carezze, ma non riuscivo che a rimare immobile e aspettare.
Arrivò alle spalle, sfiorò la base del collo e qui si fermò.
-Chiudi gli occhi…-, mi disse, con la voce appena incerta.
Lo feci, appoggiando la testa sullo schienale del divano.
Sentii un calore sempre maggiore, un fuoco che mi avrebbe presto raggiunto ed ecco, un tocco soffice come una piuma mi sfiorò la clavicola, esitante.
Mio Dio.
Erano le sue labbra.
Mi stava baciando la pelle nuda.
Pazzesco.
No, no.
Il mostro ruggì ancora dentro di me e si impossessò del mio ventre. La presi fra le braccia, incapace di resisterle e in un istante la distesi sul divano gettandomi avido sulle sue labbra.
No.
Con il respiro affannato mi rialzai, prendendomi la testa tra le mani.
Cosa stavo facendo?
-Edward..-, disse, passandomi una mano tra i capelli. – va tutto bene..-
-No che non va bene. Hai visto come ho reagito-, mugolai pieno di vergogna.
-Che problema c’è? Mi sembra normalissimo…-.
Scossi la testa.
Lei non poteva sentire il mostro sussultare, non si accorgeva della lotta che vivevo. Fortunatamente non era la brama del suo sangue che lo faceva ruggire, quanto il desiderio enorme, potente, strabordante che avevo del suo corpo. Un desiderio inumano. Il desiderio di un vampiro. E non era certo meno pericoloso.
-Edward..-, insistette.
La guardai. Con gli occhi supplicanti e preoccupati sembrava proprio piccola. La mia piccola donna.
Le carezzai il viso, sorridendo un po’. – Scusami, ti ho spaventata..-
-Neanche un po’…-
-Bugiarda..-
-Ma no! Dico la verità, anzi… mi piacevi..-, disse abbassando il tono di voce, imbarazzata.
Avrei dovuto immaginarlo. Le dovevo di più.
Respirai forte. Il suo odore era ovunque, saturava l’aria, stava attaccato alla mia pelle, ne ero imbevuto e come filo invisibile mi legava strettamente a lei, alla mia fonte. Un legame stretto, un aroma indispensabile che mi procurava da sempre tormenti e delizie e mi eccitava all’inverosimile.
Mi eccitava. E quel tipo di eccitazione era nuovo per me.
Le ripresi la mano e la riportai sul mio petto.
-Toccami..-, le sussurrai.- ..ancora..-
Sorrise, abbassò gli occhi. – Ok…dimmi se devo fermarmi-.
La lasciai percorrere tutto ciò che voleva e lei disegnò con le mani i contorni dei muscoli, saggiò la consistenza della pelle, ne respirò il profumo. Quando il suo naso mi sfiorava non potevo fare a meno di gemere, senza ritegno, ma non era niente al confronto della reazione che avevo sentito crescere in me poco prima. Il mostro che la voleva adesso era controllato. Incatenato.
Rabbrividii e le fermai la mano quando la sentii arrivare sulla pancia.
Era il limite. Io ero al limite.
-Oh… scusa…-, disse arrossendo.
La strinsi forte a me.
-Ho l’impressione che sarà una lunga notte…-
-Mm..esatto, come hai indovinato?-
Il cuore le batteva forte, cantava un canto delizioso, un canto a me così caro. Con la faccia immersa nei suoi capelli cercavo di riprendere un ritmo più regolare del respiro, stupendomi di come il desiderio mi facesse reagire in modo molto simile a lei. Anche se io il cuore non l’avevo più.
-Ho l’impressione che il cuore batta anche a me e che tu possa sentirlo. Mi piacerebbe che fosse così…-.
-Tu ce l’hai il cuore, anche se non batte...-.
-No, non batte da più di novant’anni…ma con te…Tu non sai quanto mi hai cambiato-
Alzò gli occhi, toccandomi prima il naso, poi le labbra con un dito.
-Ti ho solo aiutato a ritrovarti –
Annuii, commosso.
-Tu non sai come mi sento adesso, qui con te, abbracciato a te, cercando un equilibrio tra ciò che posso e non posso fare, trattenendo una parte di me che vorrebbe… averti e l’altra che vuole imparare, che vuole fare la cosa giusta-.
Mi osservò perplessa. – La decisone di aspettare l’hai presa tu. Per caso vuoi cambiare idea?-.
Ridacchiai. –Ti piacerebbe, eh? No..non mi rimangio niente, volevo solo farti sapere cosa provo, come mi hai chiesto. Scusami se non l’ho mai fatto, ma le sensazioni fisiche, queste sensazioni, per me sono così dirompenti, così…nuove, che mi sconvolgono…difficili da spiegare-
-Ma mi hai già baciata tante di quelle volte…-
Sospirai. – L’ho fatto tante volte come stasera?-
-No, in effetti…no-, precisò arrossendo ancora.
-In certi momenti è come se il cervello si scollegasse…ma io non posso permettermelo con te, è troppo pericoloso…-
Bella si voltò, mi prese il viso tra le mai e mi baciò sulla fronte, poi sul naso e infine sulle labbra.
-Ti capisco… ma non avere paura, ti prego, non averla…-
-Bella…-, dissi con un filo di voce, mentre poggiava la testa sulla spalla, appena sotto il mento.
-Che ne diresti di trasferirci in camera? Tu no, ma io di sicuro starei più comoda-.
Con un sorriso la presi in braccio e neanche un secondo dopo l’avevo deposta sul letto.
Ci baciammo dolcemente. Mi teneva stretto per il collo, le mani tra i miei capelli.
-Mm…non vorrei ma dovrei fare l’umana per cinque minuti …. Posso?-, disse con una smorfia di dispiacere, staccandosi da me.
-Mm… me lo chiedi?-
-Dicevo per dire…Torno subito-, ribadì decisa, prendendo alcune cosa da sopra il cassettone e avviandosi in bagno.
Mi distesi sul piccolo letto, gli occhi al soffitto.
Conoscevo quella stanza ormai meglio di Bella. I miei occhi notavano ogni cosa con attenzione, gli oggetti fuori posto, le piccole crepe nell’intonaco, la tinta un po’ scolorita negli angoli, una ragnatela ripetutamente tessuta dopo ogni pulizia, le ombre degli oggetti prodotte dalla piccola luce del comodino, i libri che si accumulavano sulla scrivania. Tutto era oggetto della mia ammirazione perché tutto parlava di lei.
Mi ricordai del regalo che stava per farci mia madre, una casa tutta per noi. Avrei voluto pensarci io, ma ero troppo occupato con altre… cose, per concentrarmi sui dettagli. Di sicuro Bella avrebbe apprezzato, perché non credo avesse seriamente riflettuto su cosa volesse dire abitare con la mia famiglia, dove la privacy era del tutto inesistente.
Sorrisi. Una casa tutta per noi. Era un’idea allettante. Un’idea che mi piaceva ogni momento di più, specialmente quando pensavo a cosa ci sarebbe servita, e non certo per mangiare o dormire. O forse si? Forse sarei riuscito a strapparle ancora altro tempo prima di trasformarla? Era un pensiero rilassante, anche se non facilmente realizzabile.
Il rumore dell’acqua che scorreva si interruppe. Fra poco sarebbe tornata, coi capelli umidi e un pigiama mezzo bucato.
Bella.
La mia piccola e meravigliosa scimmietta.
Immaginai le sue gambe dentro i pantaloni larghi della tuta e la perfetta curva delle spalle, nascosta sotto i lunghi capelli.
No. Era meglio pensare ad altro.
Mi alzai, sedendomi sul bordo del letto. Mi passai lentamente una mano tra i capelli, sospirando.
Accidenti. Aver allentato le corde che legavano da sempre tutti miei i desideri fisici mi stava cambiando, trasformando ancora. E sapevo che era solo l’inizio.
Bastava pensare a lei, alla sua pelle, alle sue carezze perché mi catturasse una frenesia poco controllabile. E molto poco …. educata, direi, almeno dal punto di vista di Edward Masen Cullen. In certe situazioni mi sentivo veramente portato a riconsiderare la decisione presa, ma sapevo che erano momenti particolari, dove i sensi prendevano il sopravvento su tutto il resto e che dovevo solo tenere duro. No, non avrei cambiato la mia decisione. Ormai non ce n’era motivo. E mancava così poco.
Eccola.
Socchiusi gli occhi per la sorpresa.
Oh. Dov’era finito il pigiama sbrindellato?
Si avvicinò con un mezzo sorriso, il viso rosso, i capelli sparsi sulle spalle e un completo da notte che non avevo mai visto. Un completo che di completo non aveva niente e che lasciava poco spazio alla fantasia. Deglutii, improvvisamente e tremendamente umano.
-Eccomi qua… Ti ho fatto aspettare molto?-
Distolsi lo sguardo con difficoltà dalle sue forme, per annegare nei suoi occhi.
-E questo da dove viene?-, chiesi, indicando il pigiama bianco a pantaloncini corti e canottiera.
Alzò le spalle.- Nuovo acquisto. Ti piace?-
Sospirai rumorosamente. – Certo che mi piace. Però avrei preferito la tua solita tuta -.
-Perché?-, chiese, non troppo candidamente.
-Lo sai bene il perchè. E poi ti fredderai ancora di più. Non vorrai ammalarti proprio adesso…-, replicai, brontolando un po’.
-Non mi ammalo così facilmente io… e poi devo…abituarmi no?-
-A che?-, chiesi senza capire. Certe volte sembrava avere moto più acume e finezza di me nei ragionamenti, anche se io avevo una novantina di anni più di lei. Forse avrei fatto meglio a dire… maliziosità. Bella seduceva in modo del tutto inconsapevole, ma non era stupida.
Si sedette accanto a me, mettendomi una mano sulla gamba. Un gesto che mi fece tremare.
- Alla tua temperatura… Non potrò certo tenermi i..vestiti..-
Certo, giusto. Immaginare il suo corpo nudo mi fece impazzire.
Mi alzai.
-Dove vai?-, chiese preoccupata.
-Da nessuna parte. Ma devo…. -, non terminai la frase, sedendomi sulla sedia a dondolo che mi aveva ospitato per molte notti.
-Vieni qui..-
-Dammi un attimo…-, precisai con un filo di voce.
Bella si sporse sul letto raccogliendo una piccola coperta in pile. Poi entrò sotto le lenzuola, come aveva sempre fatto. Ma ormai la mia fantasia correva a briglia sciolta e non c’era modo di epurarla da tutte quelle immagini e pensieri che mi eccitavano a dismisura.
-Sei preoccupato per qualcosa..o che?-
-Dimmi un po’, avete parlato di…me con Angela, vero?-
-Mm… ci hai quasi dato-., rispose con un sorriso smorzato.
-Perché quasi?-
-Siamo entrati nell’argomento per caso, parlando di Ben e…-
-E?-, insistetti, impaziente.
Bella sembrava incerta ed io ero sempre più curioso.
-E……-, le sussurrai piano, salendo sul letto come un gatto e andandomi a sistemare accanto a lei, sopra le coperte.
Arrossì. – Ma dai, uff..devo proprio dirtelo?-
Oh. Non voleva.
-Oh, bè se non vuoi.. se ti imbarazza così tanto non farlo. Però ricordati che tu puoi parlarmi di tutto… E tra poco saremo sposati…-, dissi cercando di non far trapelare il dispiacere.
-Grazie tanto. Lo ricordavo...-.
-Signora Cullen….-mormorai con un sorriso, sottolineando il cognome, ben sapendo che la imbarazzava moltissimo e le infilai una mano tra i capelli, avvicinandomi piano alla sua bocca.
-Non…-, iniziò a controbattere senza riuscire a terminare la frase e con un sospiro accettò le mie labbra.
-Non vale…. non posso brontolarti se ti comporti così…-
Ridacchiai, carezzandole i capelli.
- Ok. Ti perdono se entri sotto le coperte-, sentenziò.
Sotto le coperte?
-Non mi sembra una buona idea-.
-Buonissima idea invece-, replicò cercando invano di spostarmi per alzare il lenzuolo.
L’accontentai, alzando gli occhi al cielo e cercando comunque di avvolgerla nella coperta di pile, per tenerla almeno al riparo dai brividi. Non sarei mai riuscito a capire come potesse trovare attraente il mio corpo freddo. Ma Bella era così diversa da tutti gli umani che avevo conosciuto e l’attrazione era così variamente sfaccettata e misteriosa che sapevo quanto fosse inutile porsi una simile domanda.
Come avrei potuto immaginare, una gamba uscì dal piccolo bozzolo caldo per finire sopra le mie. Si strinse forte, aggrappandosi al mio petto nudo. Il suo calore mi avvolse. Un calore prepotente, impossibile da escludere con i sensi. La circondai con un braccio, incapace di allontanarla.
-Abbiamo parlato di sesso -, ammise infine, gli occhi socchiusi.- O almeno, lei ne ha parlato…-
Finalmente. Fui felice che avesse deciso di dirmelo; meno di sapere che avevo avuto ragione. I suoi ragionamenti sulla questione “sesso” mi sconvolgevano sempre moltissimo.
-Lo avevo pensato. E cosa ti ha preoccupato così tanto?-, dissi cercando di apparire tranquillo, mentre fremevo nel conoscere la sua risposta.
-Oh, bè, preoccupato.. niente, a dire il vero… Mi sono solo resa conto di , che…insomma Edward – disse alzandosi un poco e appoggiandosi ai cuscini-…io sono un’imbranata totale. Ecco. L’ho detto-.
Trattenni a stento una risata. Bella non capiva l’effetto che aveva su di me, ma sapevo che le sue paure erano vere e non volevo ignorarle.
-E temi di esserlo anche in….quello?-
Annuì, la bocca all’ingiù si era piegata in una piccola smorfia.
Le presi il volto tra le mani, cercando di essere più sincero possibile.
-Amore mio, come posso farti capire che non è di questo che devi preoccuparti? E poi tu non sei come pensi di essere…-
-Lo dici solo per farmi stare meglio-.
-Accidenti Bella, mi vuoi ascoltare?-
Mi guardò, le guance in fiamme.
-Qualsiasi cosa tu fai va bene. Qualsiasi. Tu non ti rendi conto di come sono potenti le tue…  carezze, anche la tua sola vicinanza…-
-Ok-, disse senza guardarmi in faccia.
-Ci credi?-
-Ok-
-Bella!-
-Si, ok, ci credo! Ci credo…-, concluse alzando la voce e mandandomi un veloce sguardo imbarazzato prima di abbassare nuovamente la testa, le braccia intrecciate sul petto.
La osservai bene, piegandomi per trovarle gli occhi.
-Bella?-
-Scusami…sono una cretina-.
La presi tra le braccia, cullandola lentamente.
-No che non lo sei. Sei solo una ragazzina umana un po’ troppo insicura…ma adorabile. Sai che questo tuo imbarazzo mi manda in estasi?-
Corrugò la fronte in un’espressione sorpresa. –Davvero?-
Risi. - Già. Ma non te ne approfittare-.
-Di sicuro-.
Rimanemmo per un po’ abbracciati, scambiandoci qualche carezza, innocua per lei anche se meno per me, sempre in tensione come sul filo di una lama. Bella continuò l’esplorazione della mia pelle nuda con le mani delicate, ogni tanto l’attiravo e la baciavo sulle labbra.
-E’ tardi…non vorresti dormire?-
Scosse il capo.- Quanti giorni mancano?-
Capii a cosa si riferiva. –Sedici. Perché?-
Si alzò, puntellandosi su di un gomito.
-Da una parte non vedo l’ora…-
-E dall’altra ne sei terrorizzata, lo so-, risposi ridendo.
Sorrise e si sporse per baciarmi. La lasciai fare.
-Edward.. faresti una cosa per me?-, chiese. Il suo cuore iniziò a battere furiosamente.
-Dimmi…-, risposi circospetto. I suoi desideri non erano mai stati facili da esaudire, ma adoravo come poneva le questioni e come cercasse di fare di tutto per avermi. Per avere me. Era un pensiero che mi riempiva di orgoglio e che mi faceva sentire leggero.
-Ho bisogno di te…-.
Aggrottai la fronte. Cosa significava?
-Amore..cosa vuoi che faccia?-
Mi sfiorò la guancia con una carezza.
-Non, non credi che sia meglio per te se… mi conosci meglio?-
Mi fu tutto chiaro.
Certo che l’attrazione, la passione era qualcosa di veramente inesorabile e dirompente. Portava a desiderare soltanto di bruciare e bruciare sempre di più. Bruciare insieme. Era un fuoco che ci sconvolgeva. E lei voleva provarlo, ne voleva un assaggio.
-Meglio per me, o per te?-
-Mm… per te di sicuro…ma…-
-Ne abbiamo parlato Bella, non è il caso, non saprei fermarmi. Aspettiamo, ormai…-
Si rannicchiò ancora di più contro di me, affondando la testa nell’incavo del mio braccio.
-Ok…-, rispose senza replicare.
Mi faceva morire quando si arrendeva in quel modo, eccitando ancora di più la mia fantasia.
Strinsi forte le mani a pugno, combattuto. Ce l’avevo con me stesso perché, come sempre, non avrei potuto darle ciò che voleva, ciò di cui aveva bisogno.
Lei se ne accorse e mi circondò i fianchi con le braccia, stringendo forte.
-Non volevo renderti triste. Non importa, lo capisco.. Ti ho solo detto quello che provo, ho sbagliato?-
-No amore, hai fatto bene. Mi dispiace non poter…-
-Shhhh...- disse mettendomi un dito sulle labbra- Ho detto che non importa-.
Ma io la feci scivolare distesa, prendendola per la vita. La sovrastavo, appoggiato su un fianco, deciso a fare un altro passo. La canottiera aderente lasciava vedere le forme dei suoi seni, qualcosa su cui avevo sempre evitato di posare lo sguardo. Quella volta li fissai, per mettermi alla prova. Bella avvampò immediatamente, consapevole dei miei occhi sul suo corpo. Cercò di attirarmi verso di lei, ma non mi feci smuovere, tranquillizzandola con un mezzo sorriso.
Chiuse gli occhi. Il suo petto si alzava e si abbassava ad un ritmo esagerato. Il candore della pelle si era trasformato in un pallido ocra, alla luce arancione della lampada del comodino, il profumo arrivava ad ondate indescrivibili. La volevo. Quanto la volevo. Ma dovevo fare un passo, soltanto uno. Mi abbassai sfiorandole il dorso della mano con le labbra. Rabbrividì, non so se di piacere o per il freddo, ma quando continuai baciandole tutto il braccio ed arrivando fino al collo, non cessò di ansimare e rabbrividire. Forse era piacere.
L’odore del suo collo era delizioso. Mi ci fermai a torturalo con i baci.
-Edward…-, gemette. Sapevo bene cosa stava provando perché lo provavo anch’io. L’eccitazione era ormai una costante quando ero con lei, ma più che mi permettevo gesti come quello, più si faceva presente e dolorosa.
Mi allontanai di poco e la guardai. Rossa in viso, gli occhi lucidi tra le palpebre socchiuse. Era bellissima ed io ero al limite. Se avessi continuato, se solo le avessi sfiorato il seno, non mi sarei più fermato.
Bella mi avrebbe fatto impazzire. Si. Sarei impazzito di piacere insieme a lei.
-Di più non posso fare…mi perdoni?-.
-Vedrò cosa posso fare…-, mormorò ad occhi ancora semichiusi.
Risi, cercando di smorzare la tensione.
La notte era ancora lunga ed era tutta nostra.

  
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