Ho modificato la one-shot iniziale perchè mi è venuta l'spirazione per altri brevi capitoli.
Spero vi piaceranno. Buona lettura.
INTIMITA’.
Nuove sensazioni
Capitolo 2
-Edward, per favore, potresti venire?-
La voce di Esme mi bloccò quasi sulla porta di casa e,
riluttante, mi fermai con un sospiro.
-Edward?-, incalzò mia madre, unendo alla voce un pensiero
ben definito e inequivocabile. Aveva bisogno di me.
Tornai indietro richiudendo la porta e augurandomi di fare
in fretta. Bella mi stava aspettando e quella sera sarebbe stata una
sera speciale.
Seguii voce e pensieri e mi ritrovai nello studio che Esme
utilizzava per i suoi progetti. La trovai seduta davanti al PC, sul
grande
tavolo centrale erano sparsi disegni e decine di riviste di arredamento.
-Mamma?-
Esme, voltandosi si accese in un sorriso e mi venne
incontro. Sembrava felice, ed anche i suoi pensieri lo erano.
-Scusa, stavi andando da Bella? Non ti trattengo molto…-
-Non fa niente. Dimmi…-, le risposi, curioso di non capire
cosa volesse.
Sono sicura che le
piacerà, pensò e l’immagine
di un rudere, una piccola casa diroccata
immersa nella vegetazione, comparve nella sua mente. Aggrottai le
sopracciglia
cercando di mettere a fuoco la situazione, ma lei mi precedette.
-Non è come pensi…la conosci così, ma
è da rifare. Credo che
a Bella piacerà avere un posto tutto vostro. Mi è
venuto in mente proprio oggi
e volevo un tuo parere…-
-Cioè tu vuoi regalare a Bella…-
-Non solo a Bella, tesoro…-
-Ok, bè, a noi.. una casa?-
Esme si illuminò e annuì, stringendomi una mano
tra le sue.
-Che ne dici? Guarda…- disse indicando i disegni sul tavolo
ed in particolare il progetto di un piccolo cottage in pietra,
circondato da
fiori -… potrebbe diventare così. Non
è grande, ma credo che rispecchi il gusto
di Bella e poi è vicino a noi quanto basta-.
Continuavo ad osservare meravigliato quei disegni e provai
ad immaginare Bella seduta lì davanti, circondata da un
cespuglio di rose
rampicanti, o davanti al caminetto acceso che vedevo troneggiare nella
piccola
sala centrale.
-Allora?-
-Mamma…è bellissimo…_
Esme sorrise ancora e cantilenò: -Sapevo che ti sarebbe
piaciuto. Ma a lei piacerà?-
-Ma si, certo, come potrebbe non piacerle? Hai avuto una
grande idea..io non ci avevo neanche pensato..-
-E’ perché sei abituato a stare con noi.. Ma
adesso ti
sposerai. Bella è la prima volta che esce da casa,
vorrà pure un po’
di…indipendenza e noi sappiamo essere così
soffocanti a volte.... Non credi vi
farà bene stare un po’ per conto vostro?-
Rimasi con la bocca aperta. Giusto. Giustissimo. Aveva
ragione. Soltanto tralasciava un piccolo particolare.
-Ma…se le cose vanno come vuole lei, non ci sarà
modo di
sfruttare la casa… dovremo andarcene molto presto. Come
posso tenerla qui da … neonata?-
Esme alzò le spalle. –Ci avevo pensato. Ma non
sappiamo bene
cosa succederà e se anche sarà come dici, la
utilizzerete in un prossimo tempo.
Comunque sarà vostra-.
Il suo ragionamento non faceva una grinza e le sorrisi di
rimando.
-Certamente… Grazie mamma. E’ veramente un gran
bel
regalo…-.
-Adesso vai, non vorrai farla spettare…al resto penso
io…e
Alice-, mi disse spingendomi fuori dello studio.
Mentre salivo in macchina pensai a come Bella avrebbe
accettato la casa e se l’avrebbe accettata, con la sua
idiosincrasia verso ogni
genere di regali. Non potei fare a meno di sorridere al pensiero della
faccia
che avrebbe fatto, ma il buonumore durò poco e il pensiero
che di lì a poco
avrei dovuto ucciderla, si, proprio ucciderla, era inutile che ci
girassi
intorno, mi tolse ogni ottimismo. Non ero pronto. Era una spina nel
fianco che
mi procurava una lenta agonia.
Scossi la testa per rigettare le ombre in arrivo. Non volevo
comparire da lei con la faccia scura.
Arrivai in tempo per la fine della cena e Bella venne ad
accogliermi sulla porta di casa, sorridente, gli occhi sorpresi.
-Ti aspettavo più tardi..-, fu la prima cosa che disse,
guardando in sala di sfuggita.
-Ah si?-, risposi, cercando di immaginare quale possibile
ragione potesse esserci. Poi ricordai: avevo detto a suo padre che
sarei
tornato solo l’indomani dalla gita con i miei. Una
inopportuna dimenticanza.
Charlie, infatti, si stava preparando per uscire, e a quanto
ne sapevo sarebbe stato fuori tutta la notte per la pesca notturna con
alcuni
amici del paese. Avremmo avuto la casa tutta per noi ma sapevamo che
non
avrebbe gradito questa possibilità e, anche se non poteva
cacciare di casa il
suo futuro genero, si sarebbe inutilmente preoccupato. Ero
così felice di stare
con Bella dopo due giorni di lontananza, a motivo della mia prolungata
battuta
di caccia con Emmet, che avevo completamente scordato il problema.
-Non essere sciocco…non vedevo l’ora
-mormorò pianissimo,
prendendomi per mano-…vieni-.
Quando entrai nel soggiorno Charlie
mi rivolse gentilmente
un saluto, distratto dal pensiero di dove potesse essersi cacciato lo
zaino che
aveva preparato nel pomeriggio. Sorrisi. Sapevo che prima o poi avrebbe
detto
qualcosa. Era solo questione di priorità mentali. E di tempo.
Infatti.
Rientrò in sala con un sacco a pelo sotto braccio e una
pesante borsa a tracolla e mise a fuoco la questione.
-Pensavo che fossi ancora via..-, disse in tono monocorde, squadrandomi
con un chiarissimo sguardo indagatore. Anche se non gli avessi letto
nel
pensiero avrei compreso ugualmente le sue paure.
-Siamo tornati prima del previsto, ma più tardi mia madre ha
bisogno di me. Rimarrò poco -, risposi educatamente,
cercando di rimediare. Non
mi piaceva mentire, ma ormai faceva parte del gioco ed era indubbio che
neanche
Charlie ci credesse fino in fondo, ma non aveva modo di controbattere,
né
voglia di entrare nella faccenda.
-Ah, ok-, borbottò poco convinto, continuando a raccogliere
ciò che doveva portare via.
Sapevo che Charlie non ce l’aveva con me, era solo ancora
incapace di accettare il fatto che Bella si sposasse e andasse via di
casa. Lui
non voleva perderla ed io lo capivo benissimo.
Ci sedemmo sul divano davanti alla tv, cercando tra i canali
qualcosa che potesse interessarci.
Vado? Rimango ancora?
Joe mi aspetta…
Detti un colpetto lieve sul braccio a Bella indicandole il
padre, ritto nel mezzo della stanza in piena confusione decisionale.
-Papà? Farai tardi se non vai..-, gli disse guardandolo
severa.
-Ah, certo. Bene. Allora, vado. Mi raccomando …-
-Si, ok, come vuoi. Puoi anche telefonare, va bene?-,
concluse Bella dando voce ai desideri del padre.
Charlie uscì con un sospiro, sbirciando ancora dalla nostra
parte prima di chiudere del tutto la porta d’ingresso.
Tanto lo so cosa
faranno, fu il suo ultimo pensiero.
Sorrisi. Lo pensava continuamente. Come facevo io, del
resto.
-Papà non fa altro che immaginare certe cose… mi
sta facendo
venire i nervi…-, disse continuando a saltellare da un
canale all’altro, in
modo confuso.
Le presi dolcemente la mano, togliendole il telecomando.
-Perché… tu non lo fai?-
Arrossì. –Certo. Forse anche di più. Ma
non è la stessa
cosa, uff..-.
-Già-, ribadii.
Mi lanciò un’occhiata improvvisa.
–Tu..no?-
Sospirai, accavallando le gambe. – Cosa credi?-.
- Mm… perché lo so ti dico di si. Ma se guardo a
come ti
comporti, bè…-.
-Bella, per favore. Devo continuamente censurare ogni
pensiero che ho su di te e non immagini neppure quanto mi prenda questa
…cosa. Inoltre
io sono un vampiro, se te ne fossi scordata e devo comportarmi in modo
“leggermente” diverso dagli altri..-.
-Tante grazie, ogni tanto tendo a dimenticarlo …-
-E sto cercando di fare come hai detto tu… cosa vuoi
ancora?-
Alzò le spalle senza replicare e senza guardarmi.
L’avevo
ferita?
-Bella….-, sussurrai con voce più dolce,
toccandole la
spalla.
Sussultò al mio tocco.
-E fai progressi? Non me ne parli mai…-.
Questa nuova domanda mi confuse e mi ritrovai a balbettare
come un qualsiasi umano.
-Ma..non saprei, cosa dovrei dirti?-, chiesi incerto sulla
risposta.
Alzò ancora le spalle.
- Per esempio se ti stai abituando alla.. vicinanza o se….
faccio…-
-Se fai?-, chiesi allungandomi verso di lei per guardarla in
faccia.
Abbassò la testa.- Bè, se faccio qualcosa di
sbagliato
quando ti... tocco-.
Ah, ecco. Ecco le sue paure.
L’attirai a me, avvolgendola con le braccia. Il suo profumo
mi colpì immediatamente, facendo bruciare gola e stomaco.
Cercai di rilassarmi,
mentre la carezzavo, attento a raffreddarla il meno possibile.
-Amore mio, tu fai sempre tutto bene. Te l’ho ripetuto
centinaia di volte che sono io il problema…-.
Si scostò un poco, dandomi un colpetto con la mano a pugno
sul
torace.
-Non mi aiuti così..-
-Ma…perché?-
-Perché anch’io voglio imparare-
-Bella….io credo che certe cose si imparino strada
facendo…-
-Ecco, appunto-
La guardai incuriosito. C’era ancora qualcosa che non
capivo.
-Bella…che succede?-
-Mm… niente..lascia stare-
Alzai gli occhi al cielo.
-Che hai fatto nel pomeriggio? Sei uscita…-, dissi
preferendo cambiare discorso. Sapevo bene infatti che se volevo farmi
dire
qualcosa dovevo aggirare l’ostacolo e prenderla larga.
Tirò le gambe al petto e si avvolse le ginocchia con le
braccia.
Indossava una semplice tuta poco aderente, ma lo scollo era troppo
ampio, forse
si era allargato con l’uso e lasciava intravedere una parte
della spalla
destra, oltre che tutto il collo.
Stranamente mi venne l’acquolina in bocca.
Ricacciai il veleno giù per gola, irrigidendo i muscoli e
smisi per meno di un secondo di respirare. Bella fortunatamente
sembrò non
accorgersi di nulla.
Annuì, guardando la tv accesa.
-Non posso sapere dove sei stata? E’ un segreto?-
Finalmente si voltò. –Ma no. Ero con Angela, tutto
qui. E
tu?-
-Al solito. Partita a scacchi e due bei libri. No, anzi,
tre-, precisai raccontando in poche parole la mia giornata.
-Ah. Certo. La tua super-lettura-, commentò.
Risi del suo tono canzonatorio e mi riappropriai della sua
mano.
Arrossì. Strano, era stato un semplice gesto di vicinanza.
-Che avete fatto? Chiacchiere tra amiche immagino -.
-Mm..esatto. Niente di importante…-, disse, ma vedendo che
continuavo a guardarla con interesse, continuò, - Mi ha
chiamata a pranzo e
abbiamo fissato di vederci praticamente subito, a casa sua-.
-Angela è una bravissima ragazza, commentai.-
Già, vero-, mormorò piano, quasi imbarazzata.
La tirai nuovamente un poco verso di me, scostandole piano
una ciocca di capelli ribelli dalla fronte. Non riuscivo a capire da
dove
venisse la tensione che sentivo in lei. Che fosse successo qualcosa che
non
voleva dirmi?
-Cos’è questa nuova consuetudine di accogliere il
tuo futuro
sposo senza un bacio?- le sussurrai vicino all’orecchio
facendole venire la
pelle d’oca.
Mi scostai di poco, per guardarla in volto ed evitarle i
brividi. Avevo un enorme desiderio della sua vicinanza. Troppo, troppo
grande.
Ma non dovevo esagerare.
Bella sorrise e si voltò, alzando la testa per ricevere le
mie labbra. Mi avvicinai guardingo, sfiorandole la bocca con la mia,
con la
paura che ricomparisse la reazione che avevo avuto poco prima. Ma il
mostro
sembrava essersi nuovamente acquetato.
Le sorrisi teneramente.- Ti amo. Oggi non te lo avevo ancora
detto-
-Esatto..mi mancava…-, disse sussurrando, lo sguardo
incerto,
per poi tornare a sbirciare la tv. Decisamente qualcosa non andava.
- Bella, per favore, vuoi dirmi cosa c’è? Sei
sfuggente… è
successo qualcosa?-
I suoi occhi, scuri come gocce di cioccolato fondente, si
posarono nuovamente su di me. Poi alzò l’angolo
della bocca formando un timido
sorriso.
Scosse la testa e si gettò tra le mie braccia, dove
l’accolsi, confuso da questi repentini cambiamenti di umore.
-Che c’è…-, le mormorai fra i capelli.
-Niente, davvero. E’ solo che, bè, no..sono solo
le mie
insicurezze. Non ha a che vedere con te..-
-Ah no? Peccato…-, mormorai cercando di strapparle un
sorriso e pensando a cosa potesse riferirsi.
-Eh eh… a dire il vero ti riguarda, però a questo
giro il
problema sono io -.
La scostai un poco per osservarla, con aria interrogativa.
Poi ebbi un’idea.
-Di cosa avete parlato con…Angela?-
Mi guardò spaventata. –Sai tutto!?-
-Ma no, come potrei? Credi che passi il mio tempo a
pedinarti e a indagare su ciò che fai?-
-Un tempo lo facevi…-
-Si, ma un tempo avevo bisogno di farlo. Ora non ce ne
sarebbe motivo. No?-
Meditò qualche secondo sulle mie parole, scosse la testa,
poi tirando su le gambe si inginocchiò sul divano e,
sporgendosi, mi circondò
con le braccia, con un gesto attento e molto lento. Appoggiò
la guancia
nell’incavo del collo e cominciò a carezzarmi
l’altro lato con la mano destra.
Sentivo il suo respiro caldo sfiorarmi la pelle, mentre il suo cuore
raddoppiò
i battiti, irrorando di sangue fresco ogni sua parte. La lasciai fare,
cercando
di bloccare le sensazioni che sentivo nascere dentro.
-Ho bisogno di te…-, disse in un soffio, stringendosi un
po’
di più. – Tanto…tanto..-.
-Scimmietta…sono qui.. stringi pure..-, le sussurrai con il
poco ossigeno che avevo ancora in corpo
Con il braccio con cui la sorreggevo cercai di farla tornare
al suo posto ma lei spostò la gamba sinistra, passando sopra
di me, appoggiato
allo schienale del divano, e si trovò seduta sulle mie gambe.
Sentii il mostro sussultare.
E’ tua.
No.
Mi trasformai in pietra, le braccia conserte lungo i
fianchi. Non volevo allontanarla, ma tutto ciò era davvero
troppo per me.
-Bella…per favore scendi..-, dissi in tono di rimprovero.
Mi guardò seria. Teneva le mani sulle mie spalle per evitare
che i nostri corpi si toccassero troppo, il suo bacino premeva sulle
mie
ginocchia e le sue cosce mi stringevano.
Chiusi gli occhi. Anzi, li serrai cercando di interrompere
la scarica di piacere che mi aveva catturato.
-Edward..guardami…-, mormorò.
L’accontentai a fatica. Ma quella vista non mi
aiutò
affatto. Le labbra erano rosse come sangue e gli occhi lucidi tradivano
la sua
eccitazione che non faceva altro che aumentare a dismisura la mia.
-Scendi… ti prego -, implorai ancora. Lei non si rendeva
conto.
-Cosa ci siamo detti l’altro giorno?-
Scossi la testa. Certo, lo sapevo benissimo. Ma quella
posizione era decisamente troppo…audace.
-Non puoi trasformati in una statua non appena ti sfioro…
come posso capire cosa fare?-
Abbassai la testa. Cosa dovevo dirle? Che poco prima al
mostro era venuta l’acquolina in bocca? Oppure che avevo una
paura pazzesca a
lasciarmi andare?
-No… certo.. però, lascia fare a me.. scendi-.
Non scese, come immaginavo, anzi, strinse di più le gambe
intorno alle mie e le sue guance si imporporarono.
-Edward…-, mormorò in una supplica.
Sospirai, prendendo poca aria che racchiusi nei polmoni. Poi
sigillai nuovamente il mio senso olfattivo, per maggiore sicurezza e la
guardai
negli occhi.
Era così bella.
Ok. Un poco alla volta, mi ripetei.
Delicatamente, prendendola per la vita la riportai seduta accanto
a me e le passai il braccio destro sulle spalle. Poi allungandomi verso
di lei,
le alzai il viso con la sinistra e la baciai. Questo potevo farlo.
Sospirò di piacere.
Per diversi minuti ci scambiammo baci a fior di labbra, o
poco più. Bella era tornata giudiziosa e attendeva da me
ogni mossa, persa tra
le mie braccia. Avevo spento la tv e nel silenzio della casa vuota si
udivano
solo i nostri respiri e i battiti aritmici del suo cuore. Non era la
prima
volta che succedeva, specialmente negli ultimi tempi. Il sapore della
sua
bocca, del suo respiro possedeva per me l’aroma
più inebriante mai conosciuto,
l’unica forza al mondo quasi più potente del
sangue. Di lì a poco avrei fatto
esperienza di qualcosa di ancora più potente, ma fino a quel
momento erano le
sue labbra il tesoro più grande.
La sbirciavo con gli occhi socchiusi. Il mio amore.
Totalmente abbandonata a me, indifferente ad ogni cosa che la
circondava,
esaltava il mio desiderio fino all’inverosimile. Lei si
fidava ciecamente.
Volevo darle di più, qualcosa che non si aspettasse. Ma cosa?
Qualcosa che non avevo mai fatto.
Mi concentrai, per essere sicuro di avere il controllo di
ogni parte del mio corpo e, con le mie, le dischiusi le labbra facendo passare la lingua
nell’interno della
sua bocca. Lì incontrai la sua che mi catturò.
Mio Dio.
Era un fuoco. Calore, calore puro.
Le avevo già molte volte accarezzato le labbra con la
lingua, ma non ero mai venuto totalmente e così intimamente
a contatto con lei.
Era pericoloso.
Bella mi strinse più forte, gettandosi in quel bacio quasi
con furia. Il fuoco che mi bruciava si propagò ovunque e per
un momento persi
lucidità. Mi staccai immediatamente.
-Bella…-. mormorai a pochi centimetri da lei.
La sentii deglutire, fare un grosso respiro e trattenermi il
volto con entrambe le mani.
-Non ti allontanare…-.
-E’ troppo per me..-, risposi con la voce arrochita
dall’emozione.
-Sbagliato. Ritenta…-.
Mio malgrado, sorrisi. Ero ancora così spaventato dalle mie
reazioni che non riuscivo ad essere totalmente sereno.
La baciai sulle labbra. – Aspetta amore, dammi un minuto-.
Respirai. Ancora sbagliato. Smisi nuovamente. Dovevo
ricordarmelo.
Bella mi guardò seriamente concentrata e iniziò a
scorrere
le sue mani scendendo dal volto al collo, con lentezza, seguendo la
linea della
muscolatura, poi il contorno della camicia, sul davanti fino a dove era
aperta.
Abbassò gli occhi e aprì il primo bottone. Le sue
dita si insinuarono sotto il
tessuto, leggere come ali di farfalla, riscaldandomi la pelle. Non
riuscii a
trattenere un sordo mugolio. Si bloccò.
-Sto... sbagliando?-, chiese con un tremito nella voce. Lei
non voleva che la fermassi ma non voleva neanche farmi stare male.
Scossi la testa, sforzandomi di parlare.
- No amore, sei perfetta… mi piace da impazzire. Ma fai le
cose in modo che possa capire le tue mosse…-
-Per prepararti?-
-Si…più o meno…-
Annuì, arrossendo a dismisura prima di tornare ad occuparsi
dei bottoni della mia camicia.
Uno dopo l’altro, dolcemente, passando un dito sulla pelle
appena scoperta, uno dopo l’altro si aprirono mentre Bella
sembrava estasiata,
gli occhi lucidi sotto le ciglia scure. Amavo vederla così.
A palme aperte posò le sue piccole mani sul mio petto
cominciando a muoverle verso le spalle, raccogliendo la camicia e
facendola
scivolare via da me. L’aiutai e rimasi ben presto a torso
nudo.
Catturò i miei occhi e ci guardammo a lungo, immobili. Poi
sentii ancora le sue dita calde sul dorso della mano che risalivano sul
braccio, verso la spalla. Continuava a guardarmi, forse per assicurarsi
che
andasse tutto bene.
Respirare non potevo, parlare neanche. Desideravo farle
capire quanto mi piacessero le sue carezze, ma non riuscivo che a
rimare
immobile e aspettare.
Arrivò alle spalle, sfiorò la base del collo e
qui si fermò.
-Chiudi gli occhi…-, mi disse, con la voce appena incerta.
Lo feci, appoggiando la testa sullo schienale del divano.
Sentii un calore sempre maggiore, un fuoco che mi avrebbe
presto raggiunto ed ecco, un tocco soffice come una piuma mi
sfiorò la
clavicola, esitante.
Mio Dio.
Erano le sue labbra.
Mi stava baciando la pelle nuda.
Pazzesco.
No, no.
Il mostro ruggì ancora dentro di me e si
impossessò del mio
ventre. La presi fra le braccia, incapace di resisterle e in un istante
la
distesi sul divano gettandomi avido sulle sue labbra.
No.
Con il respiro affannato mi rialzai, prendendomi la testa
tra le mani.
Cosa stavo facendo?
-Edward..-, disse, passandomi una mano tra i capelli. – va
tutto bene..-
-No che non va bene. Hai visto come ho reagito-, mugolai
pieno di vergogna.
-Che problema c’è? Mi sembra
normalissimo…-.
Scossi la testa.
Lei non poteva sentire il mostro sussultare, non si
accorgeva della lotta che vivevo. Fortunatamente non era la brama del
suo
sangue che lo faceva ruggire, quanto il desiderio enorme, potente,
strabordante
che avevo del suo corpo. Un desiderio inumano. Il desiderio di un
vampiro. E
non era certo meno pericoloso.
-Edward..-, insistette.
La guardai. Con gli occhi supplicanti e preoccupati sembrava
proprio piccola. La mia piccola donna.
Le carezzai il viso, sorridendo un po’. – Scusami,
ti ho spaventata..-
-Neanche un po’…-
-Bugiarda..-
-Ma no! Dico la verità, anzi… mi piacevi..-,
disse
abbassando il tono di voce, imbarazzata.
Avrei dovuto immaginarlo. Le dovevo di più.
Respirai forte. Il suo odore era ovunque, saturava l’aria,
stava
attaccato alla mia pelle, ne ero imbevuto e come filo invisibile mi
legava
strettamente a lei, alla mia fonte. Un legame stretto, un aroma
indispensabile
che mi procurava da sempre tormenti e delizie e mi eccitava
all’inverosimile.
Mi eccitava. E quel tipo di eccitazione era nuovo per me.
Le ripresi la mano e la riportai sul mio petto.
-Toccami..-, le sussurrai.- ..ancora..-
Sorrise, abbassò gli occhi. – Ok…dimmi
se devo fermarmi-.
La lasciai percorrere tutto ciò che voleva e lei
disegnò con
le mani i contorni dei muscoli, saggiò la consistenza della
pelle, ne respirò
il profumo. Quando il suo naso mi sfiorava non potevo fare a meno di
gemere,
senza ritegno, ma non era niente al confronto della reazione che avevo
sentito
crescere in me poco prima. Il mostro che la voleva adesso era
controllato.
Incatenato.
Rabbrividii e le fermai la mano quando la sentii arrivare
sulla pancia.
Era il limite. Io ero al limite.
-Oh… scusa…-, disse arrossendo.
La strinsi forte a me.
-Ho l’impressione che sarà una lunga
notte…-
-Mm..esatto, come hai indovinato?-
Il cuore le batteva forte, cantava un canto delizioso, un
canto a me così caro. Con la faccia immersa nei suoi capelli
cercavo di
riprendere un ritmo più regolare del respiro, stupendomi di
come il desiderio
mi facesse reagire in modo molto simile a lei. Anche se io il cuore non
l’avevo
più.
-Ho l’impressione che il cuore batta anche a me e che tu
possa sentirlo. Mi piacerebbe che fosse così…-.
-Tu ce l’hai il cuore, anche se non batte...-.
-No, non batte da più di novant’anni…ma
con te…Tu non sai
quanto mi hai cambiato-
Alzò gli occhi, toccandomi prima il naso, poi le labbra con
un dito.
-Ti ho solo aiutato a ritrovarti –
Annuii, commosso.
-Tu non sai come mi sento adesso, qui con te, abbracciato a
te, cercando un equilibrio tra ciò che posso e non posso
fare, trattenendo una
parte di me che vorrebbe… averti e l’altra che
vuole imparare, che vuole fare
la cosa giusta-.
Mi osservò perplessa. – La decisone di aspettare
l’hai presa
tu. Per caso vuoi cambiare idea?-.
Ridacchiai. –Ti piacerebbe, eh? No..non mi rimangio niente,
volevo solo farti sapere cosa provo, come mi hai chiesto. Scusami se
non l’ho
mai fatto, ma le sensazioni fisiche, queste sensazioni, per me sono
così
dirompenti, così…nuove, che mi
sconvolgono…difficili da spiegare-
-Ma mi hai già baciata tante di quelle volte…-
Sospirai. – L’ho fatto tante volte come stasera?-
-No, in effetti…no-, precisò arrossendo ancora.
-In certi momenti è come se il cervello si
scollegasse…ma io
non posso permettermelo con te, è troppo
pericoloso…-
Bella si voltò, mi prese il viso tra le mai e mi
baciò sulla
fronte, poi sul naso e infine sulle labbra.
-Ti capisco… ma non avere paura, ti prego, non
averla…-
-Bella…-, dissi con un filo di voce, mentre poggiava la
testa sulla spalla, appena sotto il mento.
-Che ne diresti di trasferirci in camera? Tu no, ma io di
sicuro starei più comoda-.
Con un sorriso la presi in braccio e neanche un secondo dopo
l’avevo deposta sul letto.
Ci baciammo dolcemente. Mi teneva stretto per il collo, le
mani tra i miei capelli.
-Mm…non vorrei ma dovrei fare l’umana per cinque
minuti ….
Posso?-, disse con una smorfia di dispiacere, staccandosi da me.
-Mm… me lo chiedi?-
-Dicevo per dire…Torno subito-, ribadì decisa,
prendendo
alcune cosa da sopra il cassettone e avviandosi in bagno.
Mi distesi sul piccolo letto, gli occhi al soffitto.
Conoscevo quella stanza ormai meglio di Bella. I miei occhi
notavano ogni cosa con attenzione, gli oggetti fuori posto, le piccole
crepe
nell’intonaco, la tinta un po’ scolorita negli
angoli, una ragnatela
ripetutamente tessuta dopo ogni pulizia, le ombre degli oggetti
prodotte dalla
piccola luce del comodino, i libri che si accumulavano sulla scrivania.
Tutto
era oggetto della mia ammirazione perché tutto parlava di
lei.
Mi ricordai del regalo che stava per farci mia madre, una
casa tutta per noi. Avrei voluto pensarci io, ma ero troppo occupato
con altre…
cose, per concentrarmi sui dettagli. Di sicuro Bella avrebbe
apprezzato, perché
non credo avesse seriamente riflettuto su cosa volesse dire abitare con
la mia
famiglia, dove la privacy era del tutto inesistente.
Sorrisi. Una casa tutta per noi. Era un’idea allettante.
Un’idea che mi piaceva ogni momento di più,
specialmente quando pensavo a cosa
ci sarebbe servita, e non certo per mangiare o dormire. O forse si?
Forse sarei
riuscito a strapparle ancora altro tempo prima di trasformarla? Era un
pensiero
rilassante, anche se non facilmente realizzabile.
Il rumore dell’acqua che scorreva si interruppe. Fra poco
sarebbe tornata, coi capelli umidi e un pigiama mezzo bucato.
Bella.
La mia piccola e meravigliosa scimmietta.
Immaginai le sue gambe dentro i pantaloni larghi della tuta
e la perfetta curva delle spalle, nascosta sotto i lunghi capelli.
No. Era meglio pensare ad altro.
Mi alzai, sedendomi sul bordo del letto. Mi passai
lentamente una mano tra i capelli, sospirando.
Accidenti. Aver allentato le corde che legavano da sempre
tutti miei i desideri fisici mi stava cambiando, trasformando ancora. E
sapevo
che era solo l’inizio.
Bastava pensare a lei, alla sua pelle, alle sue carezze
perché mi catturasse una frenesia poco controllabile. E
molto poco …. educata,
direi, almeno dal punto di vista di Edward Masen Cullen. In certe
situazioni mi
sentivo veramente portato a riconsiderare la decisione presa, ma sapevo
che
erano momenti particolari, dove i sensi prendevano il sopravvento su
tutto il
resto e che dovevo solo tenere duro. No, non avrei cambiato la mia
decisione.
Ormai non ce n’era motivo. E mancava così poco.
Eccola.
Socchiusi gli occhi per la sorpresa.
Oh. Dov’era finito il pigiama sbrindellato?
Si avvicinò con un mezzo sorriso, il viso rosso, i capelli
sparsi sulle spalle e un completo da notte che non avevo mai visto. Un
completo
che di completo non aveva niente e che lasciava poco spazio alla
fantasia.
Deglutii, improvvisamente e tremendamente umano.
-Eccomi qua… Ti ho fatto aspettare molto?-
Distolsi lo sguardo con difficoltà dalle sue forme, per
annegare nei suoi occhi.
-E questo da dove viene?-, chiesi, indicando il pigiama
bianco a pantaloncini corti e canottiera.
Alzò le spalle.- Nuovo acquisto. Ti piace?-
Sospirai rumorosamente. – Certo che mi piace. Però
avrei
preferito la tua solita tuta -.
-Perché?-, chiese, non troppo candidamente.
-Lo sai bene il perchè. E poi ti fredderai ancora di
più.
Non vorrai ammalarti proprio adesso…-, replicai, brontolando
un po’.
-Non mi ammalo così facilmente io… e poi
devo…abituarmi no?-
-A che?-, chiesi senza capire. Certe volte sembrava avere
moto più acume e finezza di me nei ragionamenti, anche se io
avevo una
novantina di anni più di lei. Forse avrei fatto meglio a
dire… maliziosità.
Bella seduceva in modo del tutto inconsapevole, ma non era stupida.
Si sedette accanto a me, mettendomi una mano sulla gamba. Un
gesto che mi fece tremare.
- Alla tua temperatura… Non potrò certo tenermi
i..vestiti..-
Certo, giusto. Immaginare il suo corpo nudo mi fece impazzire.
Mi alzai.
-Dove vai?-, chiese preoccupata.
-Da nessuna parte. Ma devo…. -, non terminai la frase,
sedendomi sulla sedia a dondolo che mi aveva ospitato per molte notti.
-Vieni qui..-
-Dammi un attimo…-, precisai con un filo di voce.
Bella si sporse sul letto raccogliendo una piccola coperta
in pile. Poi entrò sotto le lenzuola, come aveva sempre
fatto. Ma ormai la mia
fantasia correva a briglia sciolta e non c’era modo di
epurarla da tutte quelle
immagini e pensieri che mi eccitavano a dismisura.
-Sei preoccupato per qualcosa..o che?-
-Dimmi un po’, avete parlato di…me con Angela,
vero?-
-Mm… ci hai quasi dato-., rispose con un sorriso smorzato.
-Perché quasi?-
-Siamo entrati nell’argomento per caso, parlando di Ben
e…-
-E?-, insistetti, impaziente.
Bella sembrava incerta ed io ero sempre più curioso.
-E……-, le sussurrai piano, salendo sul letto come
un gatto e
andandomi a sistemare accanto a lei, sopra le coperte.
Arrossì. – Ma dai, uff..devo proprio dirtelo?-
Oh. Non voleva.
-Oh, bè se non vuoi.. se ti imbarazza così tanto
non farlo.
Però ricordati che tu puoi parlarmi di tutto… E
tra poco saremo sposati…-,
dissi cercando di non far trapelare il dispiacere.
-Grazie tanto. Lo ricordavo...-.
-Signora Cullen….-mormorai con un sorriso, sottolineando il
cognome, ben sapendo che la imbarazzava moltissimo e le infilai una
mano tra i
capelli, avvicinandomi piano alla sua bocca.
-Non…-, iniziò a controbattere senza riuscire a
terminare la
frase e con un sospiro accettò le mie labbra.
-Non vale…. non posso brontolarti se ti comporti
così…-
Ridacchiai, carezzandole i capelli.
- Ok. Ti perdono se entri sotto le coperte-, sentenziò.
Sotto le coperte?
-Non mi sembra una buona idea-.
-Buonissima idea invece-, replicò cercando invano di
spostarmi per alzare il lenzuolo.
L’accontentai, alzando gli occhi al cielo e cercando comunque
di avvolgerla nella coperta di pile, per tenerla almeno al riparo dai
brividi.
Non sarei mai riuscito a capire come potesse trovare attraente il mio
corpo
freddo. Ma Bella era così diversa da tutti gli umani che
avevo conosciuto e
l’attrazione era così variamente sfaccettata e
misteriosa che sapevo quanto
fosse inutile porsi una simile domanda.
Come avrei potuto immaginare, una gamba uscì dal piccolo
bozzolo caldo per finire sopra le mie. Si strinse forte, aggrappandosi
al mio
petto nudo. Il suo calore mi avvolse. Un calore prepotente, impossibile
da
escludere con i sensi. La circondai con un braccio, incapace di
allontanarla.
-Abbiamo parlato di sesso -, ammise infine, gli occhi
socchiusi.- O almeno, lei ne ha parlato…-
Finalmente. Fui felice che avesse deciso di dirmelo; meno di
sapere che avevo avuto ragione. I suoi ragionamenti sulla questione
“sesso” mi
sconvolgevano sempre moltissimo.
-Lo avevo pensato. E cosa ti ha preoccupato così tanto?-,
dissi cercando di apparire tranquillo, mentre fremevo nel conoscere la
sua risposta.
-Oh, bè, preoccupato.. niente, a dire il vero… Mi
sono solo
resa conto di , che…insomma Edward – disse
alzandosi un poco e appoggiandosi ai
cuscini-…io sono un’imbranata totale. Ecco.
L’ho detto-.
Trattenni a stento una risata. Bella non capiva l’effetto
che aveva su di me, ma sapevo che le sue paure erano vere e non volevo
ignorarle.
-E temi di esserlo anche in….quello?-
Annuì, la bocca all’ingiù si era
piegata in una piccola
smorfia.
Le presi il volto tra le mani, cercando di essere più
sincero possibile.
-Amore mio, come posso farti capire che non è di questo che
devi preoccuparti? E poi tu non sei come pensi di essere…-
-Lo dici solo per farmi stare meglio-.
-Accidenti Bella, mi vuoi ascoltare?-
Mi guardò, le guance in fiamme.
-Qualsiasi cosa tu fai va bene. Qualsiasi. Tu non ti rendi
conto di come sono potenti le tue…
carezze, anche la tua sola vicinanza…-
-Ok-, disse senza guardarmi in faccia.
-Ci credi?-
-Ok-
-Bella!-
-Si, ok, ci credo! Ci credo…-, concluse alzando la voce e
mandandomi un veloce sguardo imbarazzato prima di abbassare nuovamente
la
testa, le braccia intrecciate sul petto.
La osservai bene, piegandomi per trovarle gli occhi.
-Bella?-
-Scusami…sono una cretina-.
La presi tra le braccia, cullandola lentamente.
-No che non lo sei. Sei solo una ragazzina umana un po’
troppo insicura…ma adorabile. Sai che questo tuo imbarazzo
mi manda in estasi?-
Corrugò la fronte in un’espressione sorpresa.
–Davvero?-
Risi. - Già. Ma non te ne approfittare-.
-Di sicuro-.
Rimanemmo per un po’ abbracciati, scambiandoci qualche
carezza, innocua per lei anche se meno per me, sempre in tensione come
sul filo
di una lama. Bella continuò l’esplorazione della
mia pelle nuda con le mani
delicate, ogni tanto l’attiravo e la baciavo sulle labbra.
-E’ tardi…non vorresti dormire?-
Scosse il capo.- Quanti giorni mancano?-
Capii a cosa si riferiva. –Sedici. Perché?-
Si alzò, puntellandosi su di un gomito.
-Da una parte non vedo l’ora…-
-E dall’altra ne sei terrorizzata, lo so-, risposi ridendo.
Sorrise e si sporse per baciarmi. La lasciai fare.
-Edward.. faresti una cosa per me?-, chiese. Il suo cuore
iniziò a battere furiosamente.
-Dimmi…-, risposi circospetto. I suoi desideri non erano mai
stati facili da esaudire, ma adoravo come poneva le questioni e come
cercasse
di fare di tutto per avermi. Per avere me. Era un pensiero che mi
riempiva di
orgoglio e che mi faceva sentire leggero.
-Ho bisogno di te…-.
Aggrottai la fronte. Cosa significava?
-Amore..cosa vuoi che faccia?-
Mi sfiorò la guancia con una carezza.
-Non, non credi che sia meglio per te se… mi conosci
meglio?-
Mi fu tutto chiaro.
Certo che l’attrazione, la passione era qualcosa di
veramente inesorabile e dirompente. Portava a desiderare soltanto di
bruciare e
bruciare sempre di più. Bruciare insieme. Era un fuoco che
ci sconvolgeva. E
lei voleva provarlo, ne voleva un assaggio.
-Meglio per me, o per te?-
-Mm… per te di sicuro…ma…-
-Ne abbiamo parlato Bella, non è il caso, non saprei
fermarmi. Aspettiamo, ormai…-
Si rannicchiò ancora di più contro di me,
affondando la
testa nell’incavo del mio braccio.
-Ok…-, rispose senza replicare.
Mi faceva morire quando si arrendeva in quel modo, eccitando
ancora di più la mia fantasia.
Strinsi forte le mani a pugno, combattuto. Ce l’avevo con me
stesso perché, come sempre, non avrei potuto darle
ciò che voleva, ciò di cui
aveva bisogno.
Lei se ne accorse e mi circondò i fianchi con le braccia,
stringendo forte.
-Non volevo renderti triste. Non importa, lo capisco.. Ti ho
solo detto quello che provo, ho sbagliato?-
-No amore, hai fatto bene. Mi dispiace non poter…-
-Shhhh...- disse mettendomi un dito sulle labbra- Ho detto
che non importa-.
Ma io la feci scivolare distesa, prendendola per la vita. La
sovrastavo, appoggiato su un fianco, deciso a fare un altro passo. La
canottiera
aderente lasciava vedere le forme dei suoi seni, qualcosa su cui avevo
sempre
evitato di posare lo sguardo. Quella volta li fissai, per mettermi alla
prova.
Bella avvampò immediatamente, consapevole dei miei occhi sul
suo corpo. Cercò
di attirarmi verso di lei, ma non mi feci smuovere, tranquillizzandola
con un
mezzo sorriso.
Chiuse gli occhi. Il suo petto si alzava e si abbassava ad
un ritmo esagerato. Il candore della pelle si era trasformato in un
pallido
ocra, alla luce arancione della lampada del comodino, il profumo
arrivava ad
ondate indescrivibili. La volevo. Quanto la volevo. Ma dovevo fare un
passo,
soltanto uno. Mi abbassai sfiorandole il dorso della mano con le
labbra.
Rabbrividì, non so se di piacere o per il freddo, ma quando
continuai
baciandole tutto il braccio ed arrivando fino al collo, non
cessò di ansimare e
rabbrividire. Forse era piacere.
L’odore del suo collo era delizioso. Mi ci fermai a
torturalo con i baci.
-Edward…-, gemette. Sapevo bene cosa stava provando
perché
lo provavo anch’io. L’eccitazione era ormai una
costante quando ero con lei, ma
più che mi permettevo gesti come quello, più si
faceva presente e dolorosa.
Mi allontanai di poco e la guardai. Rossa in viso, gli occhi
lucidi tra le palpebre socchiuse. Era bellissima ed io ero al limite.
Se avessi
continuato, se solo le avessi sfiorato il seno, non mi sarei
più fermato.
Bella mi avrebbe fatto impazzire. Si. Sarei impazzito di
piacere insieme a lei.
-Di più non posso fare…mi perdoni?-.
-Vedrò cosa posso fare…-, mormorò ad
occhi ancora
semichiusi.
Risi, cercando di smorzare la tensione.
La notte era ancora lunga ed era tutta nostra.