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Autore: Nephtian    22/10/2011    3 recensioni
Signore e signori, fangirls e yaoiste, ecco a voi la mia nuova trovata, una raccolta di 100 one-shot su coppie a caso di Hetalia!! *Le nazioni dietro le quinte rabbrividiscono*
Allora, com’è nata quest’idea? Ad un tavolo del G4, mentre Russia e Lituania stavano facendo altro, America e Grecia (che finivano di mangiare) hanno avuto la brillante idea di fare delle seguenti riunioni Cene o pranzi a tema; così hanno scritto tutte le nazioni su dei bigliettini e hanno estratto a turno da un barattolo di marmellata (vuoto).
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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N° 94

PAROLA CHIAVE: Parola

PAIRING: Polonia x Cina

LUOGO: Cimitero

AVVERTIMENTI: A.U. , OOC

NOTE: ehm…questi…beh…sono i personaggi di Hetalia che odio (Gli unici e in particolar modo Cina) quindi…ehm…

*Vocina interiore: beh, in realtà Pollonia non lo odio…su, su…è Cina che... (partono cori angelici) Aruuu AAAruuu  AAAAAru (ali mena Cina con l’ascia bipenne di Den)* beh…che si può dire..non so come è venuta…io Cina non lo reggo… Oo *autrice canticchia* AAru ArUUU AAAruuuu.

Devo dire che l’A.U. è assolutamente ... A.U. U_U cioè, nel senso...tipo più alternativo di così non c’era verso...ok...forse si..ma voi non siete malate di mente come me U_U. (o per lo meno QUANTO me )

RATING: Verde

 

Quella era la più bella giornata dell’anno, il cielo era grigio, come ricoperto da un fitto strato di zucchero filato alla cenere, piovevano dall’alto goccioline fini, ma talmente fini che nemmeno l’incerata riusciva a fermarle e Polonia sgambettava allegro in una pozza di fango.

Ok..poteva essere la giornata più bella dell’anno per Arthur, ma visto che fino a prova contraria non viviamo nell’allevamento di rane di Francis diciamo che il tempo faceva proprio schifo, e Polonia era bagnato fino al midollo, ma era felice.

Immensamente felice.

Finalmente era arrivato il giorno di Complemorte e lui avrebbe ricevuto tanti regali dai suoi subordinati: Russia aveva promesso che gli avrebbe regalato un set da tortura cromato nero e che avrebbe potuto testarlo sul primo deficiente che passava.

Fatto sta che Polonia, vestito in un elegante frac nero, si aggirasse indisturbato fra quelle allegre dimore nel cimitero di Montmartre, dove risiedevano tutti i paesi che aveva conquistato.

Il primo ad uscire da una cripta malamente arredata per venire ad accoglierlo fu Francia, gli si inchinò come pretendeva il protocollo; Feliks gli prese una mano e se lo avvicinò, sussurrando poche parole che fecero arrossire immediatamente il francese, poi si allontanò, dirigendosi verso casa sua: il mausoleo più grande del camposanto, in marmo nero e decorazioni in argento che svettava esattamente al centro, così da risaltare prima di ogni altra cosa.

Sulla via altre insignificanti nazioni arrancarono dietro il suo passo fiero per porgergli i suoi omaggi: America, personaggio intelligente ma completamente al verde, spendeva tutti i suoi soldi in cure dimagranti e alimenti biologici; Lituania, il suo giocattolino sessuale che lo odiava con tutto se stesso e persino Russia, quella stupida nazione fissata con i cuoricini e i fiori e il colore rosa –Dio, che colore osceno- che –Sapeva benissimo- aveva una relazione interamente platonica con Lituania.

Tutti lo osannavano, lo amavano o lo temevano.

Entrò dalla porta principale, mentre i servi, tre nazioni inutili che non sapevano fare nulla: Prussia, Austria e Ungheria –il primo odiava la violenza, il secondo invece era un ninfomane senza speranza e l’ultima era una vecchietta zitella omofoba e acida che non poteva vedere nessuno degli altri due- prendevano il suo cappotto e la tuba per riporli in un armadio della sua nuova linea di pratici mobili da mausoleo.

All’improvviso tutte le candele si accesero all’unisono e Polonia sentì distintamente una voce che cantava: ripeteva sempre la solita parola, in una lingua che non rientrava tra le 394(*) da lui conosciute alla perfezione.

“AAAAruuuu, aaaru, aruuuuuuuuuu...”

Feliks diede ordine di spegnere tutte le musiche presenti, perchè, diciamolo, quella melodia stonata era anche piuttosto fastidiosa.

Nulla, non smetteva.

“aruu, aaaaruuuuu, aaaaaaru”

Quella parola risuonò per tutto il giorno nel mausoleo polacco, non permettendo al suo occupante di dormire.

Finalmente il povero Feliks decise di esplorare l’abitazione per riuscire a capire da dove la strana cantilena esasperante provenisse.

Girò per tutto il castello ma niente, non riusciva a capirlo; alla fine gli venne suggerita dal suo paggetto personale di andare a controllare nella soffitta.

Quando aprì la botola mancò poco che non finisse accecato: la stanza riluceva di giallo e trenta lampade erano puntate su una strana figura, che canticchiava allegramente la nenia che lo aveva ossessionato tutto il giorno.

“Chi diamine sei tu? E che cosa ci fai nel mio mausoleo?”
Lo strano tizio si voltò, e Polonia quasi svenne: aveva davanti la più bella ragazza che avesse mai visto; più bella persino di Ucraina.

“Io sono Cina, ARU!” disse con voce maschile la ragazza. Polonia era sempre più confuso.

“E sono qui perché questa da oggi è casa mia! Non senti l’odore di fritto, aru?”
Effettivamente, annuì il polacco, c’era una discreta puzza di fritto “Ma questa è la mia casa!”

“Non più da quando ho cominciato a conquistare il mondo friggendolo, aru!”

Polonia non ci capiva più niente.

“Ma…”

Non fece in tempo a ribattere che Cina, il Friggitore Folle, ricominciò a cantare e in un batter d’occhio Polonia fu avvolto dalla pastella e fatto levitare fino ad un enorme pentola piena d’olio.

“Nooooooooo!!!! Oggi è il mio Complemorte! Non puoi farlo, aspetta domani!”

“Non avrò pietà di te, aaaaaruuuuuuuu, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaruuu, arrruuuuuuu”

Polonia si svegliò di soprassalto, era nel suo letto e il suo stomaco gli dava fitte di dolore lancinanti.

Non avrebbe dovuto mangiare così tanto da Yao la sera prima, anzi, non sarebbe dovuto andare alla cena di Yao, pensò preoccupato mentre rimetteva l’anima in bagno, consolandosi che nella realtà la sua casina adorata fosse tornata interamente rosa com’era giusto.

Nelle seguenti settimane, Feliks evitò Cina come la peste.

Fine.

(*) se riconoscete la citazione vi amerò fino alla morte!! x°°D 

   
 
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