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Autore: Lies_Of_My_Mind    22/10/2011    1 recensioni
Si accasciò sul tavolo di legno lasciandosi andare ad un pianto disperato e liberatorio imprecando contro quella vita schifosa e contro quel mondo ingiusto.
Odiava tutto. Odiava tutto in quel momento.
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Victorie Weasley | Coppie: Bill/Fleur
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Tempo d'amore

Di Lies_Of_My_Mind

 

 

 

 

 


 

 

 

I vetri delle finestre di Villa Conchiglia venivano accarezzati piano dal vento estivo che soffiava caldo e leggero dal mare cristallino verso la costa.

Lunghi capelli biondi ricadevano elegantemente sulle spalle di una donna che, seduta su un divano color pervinca, cullava una bambina che sonnecchiava tranquillamente tra le sue braccia. Le sussurrava amorevolmente parole rassicuranti all’orecchio, le sussurrava che il padre stava bene e che non c’era da preoccuparsi, che tutto sarebbe andato per il meglio e che tra poco lui sarebbe tornato.

L’agitazione e l’angoscia le scorrevano nelle vene scuotendola violentemente e mandandole scosse in tutto il corpo. Una lacrima le s'intrappolò tra le ciglia per qualche istante prima di scivolarle sulla guancia e poi giù per il collo.

Piangere non sarebbe servito a nulla, ma era l’unica cosa che poteva fare. La sensazione d'impotenza, il rendersi conto di non poter far nulla se non aspettare inerme, seduta su quel dannato divano, il ritorno di suo marito, la stava uccidendo.

Ma Bill sarebbe tornato, lo sentiva, n'era certa, eppure tremava come una foglia, aveva paura, una dannata paura di non vederlo mai più, di rimanere sola, di dover affrontare quella dannata vita senza il suo amato marito.

Ad un tratto una folata di vento estremamente forte spalancò la porta d’ingresso e l’aria la avvolse come un mantello gelido che la fece rabbrividire, i capelli le caddero su gli occhi e con un gesto agitato li portò dietro un orecchio.

“Bill, mon amour, où est-tu?” scoppiò a piangere disperata stringendo con tutte le sue forze quel tenero corpicino per il quale avrebbe dato la vita.

Sentire il profumo di latte della bambina parve farla star meglio anche se le lacrime continuavano a scendere copiosamente senza che lei potesse farci nulla.

“Oh, Bill, dove sei? Dove sei?”

Si alzò dal divano e con passo incerto si diresse verso la camera della neonata ed accese la luce con un colpo di bacchetta. Il lettino color rosa pallido torreggiava al centro della stanza con le coperte perfettamente piegate ed il carillon, regalo di nonna Molly, poggiato lì accanto, che sprigionava una dolce e malinconica melodia che faceva sempre addormentare con facilità quell’angelo dai crini soffici e dorati.

La fece sdraiare sotto le coperte, rimboccandole con amore, così che tutto il suo morbido corpicino fosse al riparo dal freddo. Vedendola sorridere nel sonno la donna sentì il cuore sciogliersi e sperò con tutto il cuore che Bill riuscisse a sopravvivere, anche solo qualche minuto, per vedere il sorriso della loro bambina perché, n'era certa, poi avrebbe potuto lasciare quel dannato mondo felicemente.

Il pensiero di suo marito morto le spezzò il cuore e si diede della stupida per averlo anche solo pensato. Bill, pensò, sarebbe tornato sano e salvo alla sua dimora, e avrebbero vissuto felicemente fino a che la vecchiaia non gli avrebbe disegnato dolci rughe sul viso.

“Bonne nuit, ma chérie” le baciò teneramente le guance morbide e vellutate.

Uscì dalla stanza dopo aver spento la luce e con passo strascicato arrivò fino in cucina dove iniziò a guardare fuori dalla finestra con sguardo malinconico.

All’orizzonte non si vedeva nulla. Continuava a fissare lo stesso punto con insistenza da ormai  qualche minuto sperando di vedere una fulva chioma in lontananza, ma rimanendo sempre delusa.

Si accasciò sul tavolo di legno lasciandosi andare ad un pianto disperato e liberatorio imprecando contro quella vita schifosa e contro quel mondo ingiusto.

Odiava tutto. Odiava tutto in quel momento. Odiava i suoi genitori per averla messa al mondo, odiava la sua sorellina e il fatto di aver perso sue notizie, odiava Beauxbatons che le aveva fatto conoscere il significato di felicità e benessere ed il fatto che ora entrambi le erano stati tolti, odiava Madame Maxime che le aveva fatto credere di poter realizzare tutti i suoi sogni, odiava l’essere per metà Veela poiché la rendeva diversa dagli altri ed odiava Bill per essere andato a combattere quella maledetta battaglia.

Odiava tutto e tutti, ma non Victoire, no lei non l’avrebbe mai e poi mai potuta odiare, la sua dolce bambina, sua figlia, il frutto del suo amore per Bill, tutto ciò che più desiderava era racchiuso in quel piccolo angelo che ora sonnecchiava tranquillo ed ingenuo nel proprio lettino.

Sentì uno schiocco, un rumore secco, che la fece ridestare. Portò una mano al fianco per afferrare la bacchetta e si erse in tutta la sua altezza pronta a difendere con le unghie e con i denti la sua dimora, la sua famiglia e la sua bambina. Chi l’avesse guardata in quel momento avrebbe visto un’alta figura bionda stagliarsi imponente e decisa d’innanzi ad un tavolo di legno che stava subendo una dolorosa tortura da parte delle sue unghie che ne stavano graffiando con agitazione la superficie liscia.

Corse fuori dalla porta con la bacchetta puntata d’innanzi a se, tra le labbra uno schiantesimo pronto ad essere pronunciato. L’adrenalina le scorreva nel corpo dandole la forza per reggere qualsiasi cosa sarebbe successa di lì a poco.

Dandole la forza per affrontare tutto, tutto tranne ciò che si ritrovò d’innanzi.

Bill le stava davanti, bianco come un cadavere, pieno di tagli sul volto e con i vestiti strappati.

Ma vivo.

Le gambe le tremarono e credette di cadere, si portò le mani al viso fino a coprirsi la bocca e poi gli occhi, incredula di vederlo davanti a se.

Lasciò che la bacchetta cadesse a terra prima di mettersi a correre verso quell’uomo per il quale fino a poco prima stava piangendo disperata ormai priva di speranze.

“Bill, mon cherì! Tesoro mio!” gli gettò le braccia al collo stingendoselo addosso ed assaporandone il profumo come per non dimenticarselo mai più.

Calde lacrime ricominciarono a scenderle dagli occhi, ma questa volta erano lacrime di felicità, pura e semplice felicità.

Lo allontanò da sé per guardarlo in viso e sorridergli radiosa come se lo vedesse per la prima volta.

“Fleur… Fleur dov’è Victoire?” gli tremava la voce e questo lei lo notò con una certa preoccupazione.

“Lei… lei… sta dormendo Bill, è ora del pisolino, ma tu, tu come stai?” gli prese il viso tra le mani scrutandolo con preoccupazione cercandovi qualche segno di malessere, ma quello che vide fu solo il volto di un uomo felice di essere a casa propria vivo e vegeto e questo la rincuorò moltissimo.

Lui la prese tra le braccia e le fece volteggiare nell’aria ridendo.

“Abbiamo vinto. È finita Fleur. E’ finita davvero! Harry ha vinto e… miseriaccia, è tutto finalmente finito!” quando  la strinse al petto lo sentì ridere sul suo collo e pensò che era la sensazione più bella che avesse mai provato.

Si tennero stretti a lungo, avvinghiati uno all’altra come a non volersi lasciare mai più, come se avessero paura che uno dei due scappasse via.

“Sono caduti in molti, Lupin e Tonks sono morti ed anche Fred ci ha lasciato” il tono era tornato nuovamente triste e addolorato.

Lei lo strinse ancora di più.

“Bill, mi spiace, mi spiace davvero”
“Non dispiacerti, abbiamo vinto e ora non morirà più nessuno”

Lo guardò con intensità, amore e dolcezza. Non si poteva esprimere il sentimento che provava per quell'uomo. Non si poteva esprimere ciò che provava in quel momento. Un amore troppo grande per essere espresso a parole.

“Bill, io… io ti amo troppo, non so esprimerlo a parole, non riesco a dirti ciò che provo… io…”

“Non c’è bisogno che tu dica proprio nulla. Io lo so già”

La guerra era finalmente finita. Il dolore era finalmente finito. Ora era tempo di felicità. Ora era tempo di amare.

Era tempo per il loro amore di trovare le parole per essere espresso.

  
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