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Autore: Northern Isa    22/10/2011    5 recensioni
In "Harry Potter e i Doni della Morte", durante il matrimonio tra Bill e Fleur, Viktor Krum racconta a Harry Potter che suo nonno venne ucciso da Grindelwald. Ma chi era questo nonno? E com'era Grindelwald a scuola? La risposta a queste domande nella cornice oscura e controversa dell'Istituto per gli Studi Magici di Durmstrang.
[I capitoli 11 e 32 contengono un riepilogo degli eventi precedenti]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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"Ragazzi, venite tutti qui!“ chiamò una voce. Andra si voltò in quella direzione e si accorse che proveniva da un ragazzo alto e dai capelli biondissimi, vestito con un’uniforme rosso fuoco bordata di pelliccia. Il ragazzo continuò con voce autoritaria:
"Presto, incolonnatevi in fila per due e salite sulla passerella. Non dimenticate bauli o effetti personali. Non spingete e non accalcatevi“.
Dal tono sicuro che il giovane usava, Andra capì che doveva aver ripetuto quelle istruzioni molte volte. Altri ragazzi che sembravano avere la stessa età del biondo ripetevano qua e là le stesse frasi, aiutando i più piccoli ad ordinarsi. Andra strinse con più forza la maniglia del suo baule e la sua bacchetta e si incolonnò insieme ai suoi compagni di scuola. Di fianco a lei stava una ragazzina della stessa età con due trecce bionde che le sorrise stringendo le labbra, ma dai suoi occhi traspariva lo stesso stordimento di Andra. La streghetta bruna si sentiva spaesata in quel serpentone umano che si muoveva verso il veliero, costernata dalle indicazioni che venivano urlate da ogni parte. In tutta quella confusione che i ragazzi più grandi cercavano di ordinare, Andra si sentiva un fuscello in balia del vento, più sola che mai. Voltò il capo cercando di scorgere la signora Stable, ma di lei non c’era più traccia. Avrebbe fatto bene ad abituarsi al fatto che la direttrice del suo orfanotrofio non sarebbe più stata accanto a lei per guidare i suoi passi, pensò con amarezza. Il suo sguardo si posò nuovamente sulla ragazzina dalle trecce bionde che le stava accanto. L’aspetto dolce e nello stesso tempo smarrito di lei ispirò una certa simpatia in Andra.
"Ciao“ sussurrò timidamente,
"Ciao“ rispose l’altra.
"Anche tu primo anno?“,
"Si“ confessò Andra.
Non riuscì ad aggiungere nient’altro che i ragazzi in divisa ordinarono alla fila di muoversi più velocemente. Gli studenti salirono man mano sulla passerella di legno e furono all’interno del veliero. Quando arrivò il turno di Andra, la strega trasalì sentendo la passerella tremare sotto i suoi piedi. Avanzò con attenzione un passo dopo l’altro e non potè fare a meno di trarre un sospiro di sollievo nonappena si trovò dentro il veliero. Appena si fu guardata intorno, la sua bocca si aprì per lo stupore. Già dalla riva del lago Geheimnis l’imbarcazione era apparsa imponente e di grandi dimensioni, ma l’interno appariva molto più vasto di ciò che si aspettava. Tutto era costruito con legno scuro e grezzo. Alcuni divisori frammentavano lo spazio in decine e decine di cabine, chiuse da porte lucide con un oblò di ottone. Altri studenti del primo anno rimasero imbambolati come Andra ad osservare la grandiosità di quel luogo, ma le voci squillanti dei ragazzi in divisa li riportarono alla realtà.
"Lasciate qui i vostri bauli“ stava dicendo il ragazzo biondo, "provvederemo a spostarli nella stiva. Prendete posto nelle cabine. Presto, non intralciate il passaggio“.
Immediatamente centinaia di studenti iniziarono a brulicare intorno ad Andra dirigendosi verso le cabine, le cui porte iniziarono ad aprirsi e a chiudersi ad intermittenza. Confusa e spaesata, Andra stava riflettendo sul da farsi quando notò la biondina con le trecce dirigersi verso una cabina. Decise allora di seguirla, ma quando entrò nel vano, scoprì che era al completo e a malincuore dovette allontanarsi. Tentò allora la porta successiva: gli occhi le sorrisero quando notò tre o quattro posti liberi. Andra entrò e si sedette in un angolino tranquillo, di fianco ad un oblò che guardava le sponde del lago, lontana da altri studenti che chiacchieravano e scherzavano tra di loro, commentando le loro vacanze di quell’estate. Passò un’altra mezz’ora, poi Andra capì che tutti gli studenti di Durmstrang avevano trovato posto nelle cabine dato che il ritmico aprirsi e chiudersi delle porte era cessato. Andra tese l’orecchio, in attesa di qualcosa. Poi un pensiero le balenò nella mente: come avrebbero fatto a raggiungere Durmstrang se il veliero si trovava in un lago? Agitata, iniziò a riflettere febbrilmente su una possibile risposta, quando d’improvviso il legno sotto i suoi piedi tremò violentemente. Per la sorpresa e la paura, la ragazzina crollò a terra, ma il pavimento non accennava a smettere di tremare. Poi accadde qualcos altro. Il tavolato sprofondò, come risucchiato da una forza più vigorosa di quella di gravità; contemporaneamente lo stomaco di Andra le balzò in gola, seguendo un moto contrario a quello del legno che sprofondava. Un muro d’acqua apparve all’oblò mentre un fragore tremendo accompagava il precipitare della nave, e allora Andra non si trattenne più: serrò le palpebre e urlò con quanto fiato aveva in gola tutta il suo terrore. Poi non udì più nulla all’infuori della sua voce che aveva toccato l’apice della paura. Quando Andra tacque e l’eco del suo grido iniziò a scomparire, udì delle risate. Aprì gli occhi e si accorse di essere riversa sul pavimento della cabina, che era integro e aveva smesso di tremare. Faticosamente si alzò in piedi, e quando il suo sguardo colse i volti dei suoi compagni, si accorse con orrore che stavano ridendo di lei.
"Ma ti sei vista?“ diceva uno con le lacrime agli occhi per le risate, "hai urlato come una poppante. Che ti aspettavi, che la nave stesse affondando?“.
Gli altri ululavano in modo beffardo, qualcuno addirittura faceva l’imitazione di lei che strillava in preda al panico. Alcune lacrime pizzicarono le palpebre di Andra per fuoriuscire, brucianti nel loro carico di vergogna, quando una voce alle sue spalle si elevò sopra le risate degli studenti.
"Adesso basta“.
Andra si voltò stupita, e vide un ragazzo alto e dai capelli nerissimi, che indossava la divisa della scuola e un’espressione estremamente seria. Notando il suo sguardo di pietra, gli altri studenti smisero di ridere.
"D’accordo, d’accordo“ fece un ragazzo asciugandosi le lacrime dagli occhi e inviando uno sguardo d’intesa agli altri. Lo studente che aveva preso le difese di Andra si affiancò a lei:
"Tutto bene?“, la pietra con cui aveva fissato gli altri si era dissolta, lasciando il posto a due iridi profondi e nerissimi.
"Sto bene, grazie“ balbettò Andra. Le labbra del giovane si piegarono appena, abbozzando un sorriso, Andra rispose nello stesso modo, sentendosi rincuorata.
"Non devi avere paura, il veliero di Durmstrang si sposta utilizzando le vie d’acqua, il funzionamento è simile a quello della Metropolvere“. La ragazzina non aveva la più pallida idea di cosa fosse la Metropolvere, ma non fece domande: sentiva che per quel giorno aveva fatto abbastanza figuracce. Il giovane continuò, rivolgendosi anche agli altri occupanti della cabina:
"Presto, è il caso di cambiarvi: manca poco all’arrivo“.
 
Un altro boato e altre scosse accompagnarono il movimento dei muri d’acqua che si ritirarono lungo le pareti del veliero. Quando Andra guardò attraverso l’oblò e scorse un cielo terso, sbavato solo da un paio di nuvole, capì che dovevano essere arrivati a Durmstrang. Una forte eccitazione la percorse mentre, seguendo le istruzioni degli studenti più grandi, scendeva lungo la passerella e ritornava a mettere piede sulla terra ferma. Voltò la testa a destra e a sinistra per riuscire ad abbracciare con lo sguardo l’immenso parco che circondava la scuola: era tanto grande da fare quasi paura. In lontananza si scorgeva un castello con alcune torri merlate che si stagliavano verso il cielo. L’edificio sembrava relativamente piccolo, ma forse il suo interno era stato allargato dalla magia, come Andra aveva intuito fosse successo al veliero. Lo studente che l’aveva difesa giunse accanto a lei:
"Coraggio, è ora di andare! Seguiamo i prefetti verso il castello!“,
"Cosa?“ domandò Andra sbalordita, "Ma tu non sei uno di loro?“,
"Io, cosa?“ domandò il giovane visibilmente perplesso, poi proruppe in una risata. Per un attimo Andra rivisse i momenti in cui gli altri studenti si erano presi gioco di lei nella cabina e un rivolo di sudore freddo le percorse la schiena. Il ragazzo riprese:
"No, io non sono un prefetto! Sono solo al primo anno! Ma mi lusinga che tu mi abbia dato qualche anno in più“. Colpita da quella rivelazione, Andra lo osservò meglio. I capelli erano cortissimi e neri come gli occhi, il viso pallido e affilato che, ad un’analisi più approfondita, era effettivamente quello di un’undicenne. L’altezza del mago e i suoi modi di fare austeri e severi l’avevano indotta a credere che fosse più grande.
"Scusami, mi sono sbagliata“ ammise Andra con un sorriso, che lui ricambiò dolcemente. I prefetti ordinarono di nuovo gli studenti in fila per due, poi il serpentone umano partì alla volta del castello. Quando si furono sufficientemente avvicinati, Andra notò che era costruito totalmente in pietra ed era dotato di quattro file di finestre. Sulle torri sventolavano delle bandiere recanti il simbolo di Durmstrang: un’aquila a due teste. L’immenso portone di quercia si aprì cigolando all’ingresso degli studenti, che si trovarono in un’ampio salone in pietra sulle cui pareti troneggiavano delle fiaccole. Alcune decine di grandi tavoli di legno erano disposti ordinatamente nella sala. Da uno di essi si alzò un mago alto e sottile dai radi capelli neri legati in una coda di cavallo:
"Benvenuti studenti!“ esclamò con la voce amplificata dalla magia, "Benvenuti o bentornati all’Istituto per gli studi magici di Durmstrang! Per chi non mi conoscesse già, io sono il preside Dekan“.
Ad un gesto della bacchetta, la pietra del pavimento scomparve e al suo posto apparve una mappa. Il preside continuò:
"Questa è la mappa del castello. Come potete notare si tratta di quattro piani: al primo troverete il salone principale e le cucine, al secondo le aule e la biblioteca, al terzo altre aule e sale professori, infine il quarto è occupato dai dormitori. Vi prego di leggere e rispettare il regolamento della scuola“, con un altro gesto del preside, al posto della mappa apparve sul pavimento l’elenco delle norme che gli studenti dovevano osservare.
"Sarete stanchi“ riprese il preside Dekan, "seguite i prefetti che vi accompagneranno nei dormitori, presso cui sono stati portati i vostri bagagli. Tra un’ora la cena sarà servita, vi aspetto puntuali di nuovo qui, nel salone principale“.
Gli studenti ripresero a sciamare dietro i prefetti che li condussero fino al quarto piano. Mentre camminava, Andra si guardava intorno rapita. I saloni e i corridoi del castello erano costruiti in pietra, molte torce si affacciavano dalle pareti mentre rari tappeti coprivano i pavimenti. Era tutto molto semplice, fatta eccezione per alcuni bassorilievi che percorrevano alcuni muri. Quando Andra passò di fianco ad uno di questi, si accorse che le figurine scolpite nella pietra erano animate e salutavano il passaggio degli studenti. Il giovane bruno camminava a fianco a lei, Andra notò che non era stupito come lei nell’esplorare con gli occhi la scuola.
"Sembra che tu conosca un mucchio di cose di questo posto, come fai, visto che questo è il primo anno anche per te?“,
"Perchè tutti i maghi conoscono Durmstrang“ rispose con tono affabile, "tu devi essere cresciuta tra i babbani. Ma i tuoi genitori non potevano essere babbani, altrimenti non saresti stata ammessa a questa scuola. Sai, sono iscritti solo i purosangue“.
"Sono orfana“ rispose con un filo di voce Andra, "sono stata cresciuta in un orfanotrofio“. L’argomento era delicato, ma il ragazzino non parve a disagio, anzi le sorrise con maggiore affabilità. Il suo sorriso aveva qualcosa di strano, di magnetico, pensò Andra, dava l’idea di appartenere ad una persona affidabile.
"A proposito“ fece la ragazzina, colta da improvvisa ispirazione, "non ci siamo ancora presentati! Il mio nome è Andromeda Belinsor, ma chiamami Andra!“.
"Piacere Andra“ fece il mago stringendole la mano che lei gli porgeva, "il mio nome è Krum. Igor Krum“.
   
 
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