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Autore: Meme06    22/10/2011    8 recensioni
E se Ikuto fosse un vampiro ed Amu una semplice ragazza che però dentro di se nasconde un'indole oscura e sadica? Che cosa succederebbe? Ambientato nel passato. un'altra storia che ha sviluppato la mia mente malata, spero vi piaccia ^ ^
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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- Direi che è ora di cena... - si disse la ragazza dirigendosi verso la porta. Provò ad aprirla ma con sua grande soppressa non riuscì nell'intento. - Bastardi! Mi hanno chiusa dentro a chiave!

Iniziò a tempestare la porta di pugni, con il tentativo di buttarla giù. Il legno non era così pesante, la stanza in fondo era quella di una domestica. Si sorprese del fatto che possedeva una serratura.

Iniziò poi a prenderla a calci e in poco tempo riuscì a far aprire la porta. - Mmm… vediamo un po' a chi tocca per primo… - si disse mentre usciva silenziosamente dalla stanza. Da chi poteva iniziare? Beh da quello più fastidioso forse. - Andiamo a dare la buonanotte a Eiji…

Sogghignò. Ricordava bene dov'era la sua stanza, dopo tutto ci aveva passato quasi tutta la sua vita in quella casa, con Eiji. Arrivò in fondo al corridoio e aprì a porta che le stava a destra. Il moro dormiva. Mmm… ucciderlo mentre dormiva sarebbe stato più silenzioso, ma poco divertente. Gli si avvicinò e sibilò al suo orecchio:

- Io dico che faresti meglio a svegliarti…

Eiji aveva il sonno delicato e Amu lo sapeva. Dopo quelle parole trasalì come una foglia mossa dal vento e andò a specchiarsi negli occhi caramello della vampira, che mano a mano diventavano bianchi.

- A-Amu? - balbettò incredulo. Era convinto di aver chiuso la porta a chiave, come aveva fatto ad uscire? - C-come…?

- Credevi davvero che una porta mi avrebbe fermata? - domandò la ragazza in tono derisorio.

- I-io…

- T-tu c-cosa? - gli fece il verso, sempre più maligna. - Pensavi che non l'avrei vendicato? Che l'avrei dimenticato?

Eiji deglutì, era proprio arrabbiata, ma perché si voleva vendicare con lui? Non era stato lui ad uccidere Ikuto?

- No, non pensavo questo… - mormorò abbassando lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello della ragazza. - Ma non sono stato io ad uccidere il vampiro…

Ci fu una risatina da parte della ragazza.

- Oh povero, dolce, innocente pargolo. - lo prese in giro la ragazza. - Hai ragione, non sei stato tu ad ucciderlo, non eri tu a tenermi per impedirmi di aiutarlo, non eri tu quello che mi si è ripetutamente gettato addosso per permettere a quel deficiente di ucciderlo.

Eiji deglutì rumorosamente, sentiva il sudore scendere sulla fronte e le mani iniziare a tremare, così come le gambe. Ma non aveva freddo, era terrorizzato. Terrorizzato da lei.

- Non eri tu Eiji? - chiese con voce innocente Amu, ma allo stesso tempo maligna.

Il moro non riusciva a rispondere, aveva la gola secca e non riusciva a parlare. L'unica cosa che voleva in quel momento era vivere. Alzò un attimo lo sguardo andandolo a posare su Amu, poi con un gesto fulmineo scese dal letto e corse fuori dalla stanza. Il suo obbiettivo era giungere il più presto possibile dal signor Hotori. Ma purtroppo c'era qualcuno che non era d'accordo.

Un calcio alla schiena e il ragazzo si era ritrovato con la faccia premuta contro il pavimento.

- Lo sai che è maleducazione non rispondere alle domande? - gli chiese beffarda.

Dagli occhi di Eiji scesero lacrime di amara consapevolezza. Non voleva morire, non voleva affatto morire. Ma come fermarla?

Si voltò sdraiandosi di schiena sul pavimento.

- A-Amu… - balbettò mentre le gocce salate gli inumidivano gli occhi e gli scendevano lungo le gote. La ragazza lo guardò inclinando la testa di un lato, sorridendo sadica.

- Si? - domandò divertita.

- I-io sono tuo amico… - disse, tentando di farla ragionare. - Io e te s-siamo s-sempre stati a-amici… ricordi? Vero?

Lei si mise a ridere, ma la sua risata si spense con uno sguardo severo rivolto al ragazzo.

- A-amici hai detto? - gli domandò, gli occhi ricolmi d'odio. - E un amico farebbe quello che hai fatto tu?

- I-io… l'ho fatto per te. - gli disse tremante.

La vampira si abbassò alla sua altezza e lo guardò dritto negli occhi.

- Per me? Oh ma grazie Eiji! - esclamò derisoria. - Non vedevo l'ora che la mia vita venisse rovinata da te! Sei stato davvero così coraggioso a trattenermi per impedirmi di aiutare Ikuto! Ah… non so che cosa avrei fatto senza di te.

Eiji la guardava sempre più terrorizzato. Sapeva che per lui non sarebbe finita bene, ma non sapere come era anche peggio. Avrebbe sofferto? Sarebbe stata così atroce la sua fine per mano della sua migliore amica?

- A-Amu… per favore… non farlo… - la pregò. Le lacrime ormai gli offuscavano la vista e non faceva altro che piangere e singhiozzare.

La rosa d'altro canto non poteva far altro che guardarlo con disprezzo. Lo avrebbe ucciso certo, ma lo avrebbe fatto lentamente.

Prese per il collo il ragazzo, tanto veloce che il moro si rese conto della situazione solo quando la ragazza gli si mise sopra a cavalcioni. - A-Amu…

- Senti un po' ma è l'unica parola che conosci? - gli domandò maligna.

Eiji deglutì. La vampira tirò fuori dalla manica del vestito un pugnale e lo poggiò sulla guancia del moro. Lui rabbrividì a contatto con la lama, ma rimase fermo, paralizzato dalla paura.

- Vediamo cosa si può fare per darli una lezione che non scorderai neanche nella tomba… - mormorò la ragazza.

La lama raggiunse l'orecchio destro e con un movimento rapido della mano volò via facendo gridare il ragazzo di dolore.

- Shh… non è finita… - sussurrò la vampira.

Il pugnale strisciò lungo il viso arrivando alla fronte e partendo dal lato destro iniziò a tagliargli via la pelle, mentre il ragazzo si agitava gridando come un pazzo e tentando di resistere al dolore.

- Stai zitto! - gridò la ragazza conficcandogli il pugnale nella guancia. - E questo non è ancora niente!

In un attimo il pugnale venne conficcato nel petto, ma non raggiunse il cuore. La ragazza si limitò ad aprirgli il torace con un colpo secco e deciso, facendo giungere la lama fino all'ombelico.

Un ultimo respiro , un ultimo urlo stentato di dolore e il ragazzo morì miseramente, come aveva trascorso tutta la sua vita del resto.

- Patetico… - disse Amu prima di avvicinare i denti al suo collo e mordere il ragazzo, godendo appieno del suo sangue. Era dolce e davvero molto buono. Per un attimo pensò che lei non aveva mai avuto l'onore di provare il sangue di Ikuto e questo la rattristò. Il sangue è la cosa più preziosa che si possiede e per un vampiro avere l'onore di assaggiare il sangue di un altro era una cosa fantastica, ma lei non aveva fatto in tempo.

Dopo aver succhiato abbastanza sangue dal corpo del ragazzo si pulì la bocca e si alzò da terra.

- Ho ancora fame e poi… posso permettermelo un dessert… - si disse sogghignando e dirigendosi verso la carena di Hotori.

Aprì la porta. Nel grande letto matrimoniale non c'era nessuno. L'uomo doveva essere scappato dopo aver sentito le grida di Eiji. Maledetto ragazzino per colpa sua adesso non poteva finire di cenare! Si guardò intorno credendo davvero che se la fosse data a gambe, ma con sua grande felicità non fu così. Nella stanza notò che dall'armadio spuntava, purché leggermente, la manica di una giacca e Hotori era fin troppo preciso per permetterlo quindi non poteva che essere lì dentro.

Si avvicinò lentamente e aprì all'istante le due ante del grande armadio in legno.

Ma anche lì era vuoto.

- Dove diavolo è quel… - non finì in tempo la frase che un'asse di legno la colpì alla schiena facendola cadere a terra. Si girò di scatto trovando il biondo con la trave in mano sospesa a mezz'aria.

- Lo ammetto… - iniziò a dire. - Non volevo crederci che tu eri davvero diventata un demone, non ho mai voluto ammettere niente su di te. Né quando la gente del villaggio ti giudicava strana perché non piangevi o ridevi, né quando ho saputo di come erano morti i tuoi genitori. Ma adesso basta, smettila Amu, te ne prego, non puoi continuare così!

Un sorriso beffardo si accese sul volto di Amu che andò a puntare il suo sguardo miele sugli occhi impauriti e tristi del signor Hotori.

- Oh per favore, mi risparmi la predica! Lo sa meglio di me che questa banale scusa è solo un modo per dirmi guarda che in realtà non ti voglio uccidere. E che è solo una messa in scena per mascherare le sue intenzioni. Quindi la prego, me lo risparmi…

Detto questo la ragazza si alzò.

- Per favore… - provò a dire l'uomo. - Non farmelo fare…

Amu non lo fece nemmeno finire che gli lanciò un calcio al ginocchio facendolo sbilanciare. Il biondo si rialzò subito, sfruttando di una sua distrazione per colpirla alla gamba provocandole un brutto taglio. Amu non se ne curò e si gettò su Hotori graffiandogli il viso e leccandosi le dita.

- Non male… - commentò la ragazza passandosi la lingua fra le labbra.

L'uomo la guardò con disgusto.

- Se io ti devo risparmiare la predica almeno tu risparmiami questo… - le disse.

Amu fece spallucce.

- Non era una richiesta la mia, ma un ordine… - gli disse ripartendo all'attacco.

Tirò fuori nuovamente il pugnale, precedentemente rimesso a posto. E provò a ferire il biondo, che schivò il colpo colpendo la ragazza alla testa e facendola cadere carponi. La rosa si alzò subito da terra e girandosi velocemente verso l'uomo gli procurò un taglio al torace, facendogli emettere un gemito di dolore.

Amu sogghignò soddisfatta.

- Sono una vampira Hotori… - mormorò prima di affondare il pugnale nel petto dell'uomo ed estrarlo subito dopo, permettendo al sangue di scendere. - Non mi puoi uccidere…

Il biondo alzò lo sguardo, facendo un mezzo sorriso.

- Già… - disse in tono strozzato. - E purtroppo per te resterà sempre così…

- Che vuoi dire? - chiese confusa la rosa. Lui sorrise solo irritando la ragazza che presa da uno scatto d'ira gli tagliò la gola ponendo fine alla sua vita per sempre. - Che vuoi saperne tu stupido essere umano…

Lasciò cadere il pugnale e si avvicinò al corpo, leccandone il sangue che ancora fuoriusciva dal petto e dalla gola.

Dopo aver finito di mangiare anche Hotori uscì dalla stanza e successivamente aver percorso tutto il corridoio e le scale che portavano al piano inferiore, uscì dalla casa, con la promessa di non farci mai più ritorno.

In un qualche modo sentiva che le parole del biondo l'avevano turbata, ma non sapeva perché. Decise di non pensarci più a quell'inutile essere umano, ma invece di concentrarsi su qualcosa di ben più importante.

  
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