Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Wren07    23/10/2011    3 recensioni
Abbassò gli occhi sull’orologio. Dieci e ventitre. Tirò un sospiro di sollievo. Era ancora in largo anticipo per il volo.
Nonostante la pioggia, Finn non aveva avuto ostacoli lungo il tragitto per l’aeroporto, eccezion fatta per un vecchio postino a cui aveva cautamente lasciato attraversare la strada (per assicurarsi che fosse arrivato incolume sul marciapiede si era fermato tanto a lungo da scatenare ira e clacson degli autisti dietro di lui).
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Hudson, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Solo per charlie,
mia inesauribile fonte di ispirazione, terapista  e spacciatrice di caramelle all’anice,
che mi ha trascinato di peso nel fandom di Glee e ha chiuso tutte le porte.
Auguri ammmoreh, non smetterò mai di odiarti.
 

I’ll meet you at the end


Svoltò a destra dopo la curva per trovarsi esattamente di fronte all’ingresso del vasto parcheggio.
Restò per un attimo a fissare il parabrezza su cui scorrevano incessanti le gocce di pioggia.
Diamine, aveva dimenticato l’ombrello. Pensandoci, non ne aveva neanche uno in valigia, ma se ne sarebbe preoccupato dopo.
Abbassò gli occhi sull’orologio. Dieci e ventitre. Tirò un sospiro di sollievo. Era ancora in largo anticipo per il volo.
Nonostante la pioggia, Finn non aveva avuto ostacoli lungo il  tragitto per l’aeroporto, eccezion fatta per un vecchio postino a cui aveva cautamente lasciato attraversare la strada (per assicurarsi che fosse arrivato incolume sul marciapiede si era fermato tanto a lungo da scatenare ira e clacson degli autisti dietro di lui).
Ritenendo inutile aspettare che spiovesse, scese dall’auto e scaricò l'enorme valigia gialla. Sopra era ancora attaccata con lo scotch la lista delle cose da non dimenticare scritta da sua madre, con le dovute correzioni faxate da Kurt. L’ombrello era in cima alla lista naturalmente.  
Tirò giù il bagaglio e chiuse tutte le porte dell’auto. Avrebbe dovuto chiamare Burt per dirgli dove l’aveva lasciata, così sarebbe potuto andare a riprenderla, più tardi.
Non aveva voluto che lui e la madre lo accompagnassero. Salutarsi era già stato abbastanza difficile, non voleva costringerla a restare lì ad aspettare che l’aereo decollasse. Non aveva dimenticato la faccia di Burt il giorno della partenza di Kurt, né il suo sguardo assente mentre conversava in quello che avrebbe dovuto essere un tono neutro nella sala d’attesa dello stesso aeroporto che ora gli stava di fronte.
Ma Finn era comunque sicuro che la mamma avrebbe passato la giornata da sola a casa, fingendo di riposare, a fissare invece l’orologio sul comodino. Forse si sarebbe alzata solo intorno all’ora di pranzo, mentre Burt era ancora al lavoro, ma anziché andare in cucina sarebbe salita in soffitta, in cerca dello scatolone che conteneva tutte le loro vecchie foto. E forse avrebbe anche ripreso l’urna contenente le ceneri di suo padre, gli avrebbe parlato, gli avrebbe detto quanto doveva essere fiero di Finn. Allora avrebbe notato che l’urna non era esattamente nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata meticolosamente l’ultima volta, perché prima di partire Finn non aveva potuto fare a meno di andare a riprenderla, di parlarci, di attendere una risposta.
Ma sapeva già che da lì non avrebbe mai potuto avere una risposta, non avrebbe potuto sapere dove era diretto veramente adesso, sotto la pioggia, a trascinare da solo quella valigia.
 
Corse fino all’ingresso del bar accanto all’aeroporto dove aveva appuntamento con Rachel, non curandosi delle scarpe inzuppate.
Erano le scarpe da ginnastica bianche, numero quarantotto, con una minuscola stella dorata applicata sulla suola come firma, che lei gli aveva regalato qualche settimana prima, nel tentativo di persuaderlo ad accompagnarla a fare jogging una volta al college. Una mattina ogni tanto, nei weekend, per come aveva detto, o forse tutte le mattine secondo i suoi piani. E non certo per egoismo. Era solo premura nei suoi confronti. Chi avrebbe potuto dire che il jogging non è salutare dopotutto? E poi lo dimostravano le statistiche, o quantomeno quei film in onda nei pomeriggi delle vacanze natalizie o in seconda serata, andare a fare jogging da sola equivaleva a molte possibilità di contatto con sconosciuti di sesso maschile. A New York in particolare, perfino nel parco di un college. Quindi Finn non avrebbe dovuto essere geloso?
Ma non ne aveva bisogno, glielo aveva detto, lui si fidava ciecamente di Rachel. Sia con il fiatone alle 6.30 del mattino, correndo lungo il Bow Bridge di Central Park, sia sotto le coperte, alla stessa ora. Perciò che differenza avrebbe fatto?
 
Finalmente aprì la porta del bar, per comprendere il meccanismo della quale, con l’enorme bagaglio in una mano, aveva reso vana ogni precedente precauzione per proteggersi dalla pioggia.
Appena entrato, intravide Rachel seduta in un angolo, di spalle, intenta a parlare concitatamente con i papà, che fecero un cenno a Finn, essendo rivolti verso di lui. Quando Rachel si accorse della sua presenza, gli corse incontro e lasciò che la stringesse a sé.
Inizialmente Finn non comprese quasi nessuna delle parole pronunciate da Rachel. Quello che sentiva erano le sue mani che tremavano sotto il suo tocco.
Rachel era preparata a quella partenza. Era quello che era sempre stata certa di sognare. Ed era stato naturale per lei sognare anche per Finn, fargli capire come fare lo stesso. 
Da allora Rachel era già sicura dell’appartamento che sarebbero riusciti a comprare nella 5th Avenue, del buono sconto mensile da Sardi’s e del vecchio gatto di nome Gus che avrebbero avuto.
Eppure, in quel momento le sue mani tremavano esattamente come le sue.
Ritornando alla realtà, Finn riuscì a cogliere le ultime parole di Rachel.
- Hai messo quelle scarpe allora? Sono comode, no? Vuol dire che troverai il tempo di accompagnarmi a fare jogging ogni tanto - aveva detto sorridente, mantenendo però gli occhi bassi.
- Beh, non so, ci sono tanti sport che potremmo fare insieme, il bowling ad esempio - mugugnò Finn dopo un attimo di esitazione. Poi passò le sue labbra sulla guancia di Rachel, continuando a stringerla.
- Oh, certo, riusciremo a trovare il tempo per tutto - rispose lei con un sorriso complice, aggrappandosi a Finn per arrivare a baciarlo.
- Vado alla cassa, tu avviati - fece lui un momento dopo.
- Ci vediamo all’uscita - sorrise ancora separandosi da Rachel e incontrando i suoi occhi per un istante, prima di voltarsi a recuperare la valigia decisamente troppo umida e pesante.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Wren07