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Autore: L_Fy    28/06/2006    5 recensioni
Un efferato delitto nel quartiere di Storyville a New Orleans... Tre persone da interrogare. Sono morte. Dov'è il problema...?
Genere: Commedia, Thriller, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Xavier è uno dei protettori più potenti nel giro della prostituzione a  New Orleans dalla notte dei tempi. Mi chiedo come faccia a rimanere così in forma dopo tutti questi anni passati a smerciare puttane e travestiti a destra e a manca…” sorrise e ammiccò mentre a Mancuso scappava uno sguardo sorpreso e schifato verso Xavier. Un pappone!! Un mafioso cajun!! Mancuso si rese conto improvvisamente della portata di quella notizia e per un attimo la fulminò il pensiero che imbattersi in lui non fosse poi stata questa gran fortuna.

“Tranquilla, dolcezza” disse la voce ironica dell’uomo, come leggendole nel pensiero “Non ho intenzione di mangiarti come l’orco cattivo…non ancora, almeno.”

Mancuso si azzardò a guardarlo sospettosa e ricevette in cambio un sorriso storto stranamente affascinante. Provava un’istintiva avversione nei suoi confronti: il suo radar da brava ragazza strillava impazzito alla vista di quegli abiti costosi e sfacciati, di quell’accento vagamente straniero con quella erre secca, di quegli occhi grigi adamantini. Pericolo!, strillavano le cellule di metà cervello. L’altra metà era ancora anestetizzata dagli eventi impossibili in cui era piombata.

“Hei, tu, non spaventarmi il cucciolo” ammonì Estrela posando un braccio sulle spalle di Mancuso “Si vede lontano un chilometro che è una persona ammodo ed è già tanto che non ci abbia sputato addosso come avrebbe fatto chiunque altro.”

“Ooooh, c’è qui una autentica, originale brava ragazza…gnam gnam.” ridacchiò Xavier puntando quei curiosi occhi di scaglie di vetro su Mancuso che non poté fare a meno di arrossire furiosamente sotto quello sguardo scaltro, prendendosela subito dopo con se stessa per la sua maledetta timidezza.

“Xavier, vergogna!” strillò Estrela ben calata nella parte di difensore della virtù “L’hai fatta arrossire. Anzi, l’hai fatta diventare viola! Oddio, povera cara…ma non è normale arrossire così, sembri a pois! Xavier, ma guarda, sembra addirittura una reazione allergica!”

Grazie tante, sibilò Mancuso dentro di sé mentre teneva lo sguardo ostinatamente puntato a terra e Xavier se ne usciva in una risata grondante scherno.

“Vedo, vedo…davvero notevole. Erano secoli che non vedevo una femmina arrossire. Non di imbarazzo, comunque.”

“Sembra quasi che nessuno ti abbia mai fatto un complimento, gioia” continuò Estrela accorata “E’ strano con quel faccino così carino che hai…a proposito, com’è che ti chiami?”

“Maria.” rispose la ragazza, odiando selvaggiamente il suo nome quando Xavier cominciò di nuovo a ridere.

“Oddio.” mormorò Estrela con sincera compassione nella voce.

“Così non c’è nemmeno gusto, è come sparare sulla croce rossa.” mormorò Xavier, ma senza acrimonia.

“Ma gioia, questa è proprio sfortuna bella e buona, insomma, se arrossisci così, con un faccino così ed un nome così spaventerai tutti gli uomini! Voglio dire chi è che si prende la briga di sporcare santa Maria, Madonna assunta in cielo , uno rischia l’anatema divino! Povera cara, i maschi scapperanno tutti a gambe levate..”

Un dubbio atroce passò fulmineo nel cervello di Estrela che fissò Mancuso con una faccia da film dell’orrore.

“Gioia, non mi dirai mica…che sei…vergine!?!?”

Xavier questa volta scoppiò a ridere rimettendosi a sedere mentre Jeanne nascose un sorriso dietro la mano.

“Estrela, stavamo parlando di Xavier. Perché non continui?” chiese Mancuso con voce pacata frenando l’impulso molto poco cristiano di dare una bastonata in testa a quel petulante travestito.

“Ah, già! Di Xavier ci sarebbe da parlare per anni se si dovessero ascoltare le voci. In realtà si sa poco e niente del signor…come hai detto che è il tuo cognome, Xavier?”

“ LeDuc.” rispose Xavier, rassegnato.

“Ecco. Xavier è cajun, vero. E fin qui non ci piove. Poi, iniziano le leggende sul suo conto. Pare che abbia attraversato l’Old Man River come i vecchi pionieri.”

“Niente gommoni, ci tengo a precisarlo” borbottò la voce di Xavier che si era sdraiato di nuovo sul muretto ad occhi chiusi “Io viaggio solo rigorosamente via terra.”

“Gioia, andiamo, figurati se uno di classe come te arriva su un gommone, dai! Pare che sia arrivato dalle campagne nascosto nel retro di un camion che trasportava pecore…”

“A dire il vero erano maiali, ma ci siamo divertiti lo stesso.” rettificò Xavier con la voce ironica suo malgrado.

“Sembra che a quei tempi fosse un ragazzetto alto e secco che si limitava a rubacchiare in giro negli appartamenti di New Orleans. Ma, come tutti i ragazzacci, ha dovuto fare i conti con la concorrenza… e si è beccato una coltellata in pancia durante una discussione con i suoi compaesani.”

“Preferisco chiamarlo briefing formativo” mormorò Xavier da sotto il braccio “E la coltellata me la beccai ad un polmone. Tre mesi di ospedale, poi mi rispedirono a casa con un calcio nel culo.”

“E qui, direte voi, è finita la carriera malavitosa del nostro bel Xavier, vero? E invece no. Perché, a quanto pare, il tizio che lo aveva accoltellato è stato raccolto con un aspirapolvere dopo che il palazzone dove abitava abusivamente si è improvvisamente incendiato. Xavier era di nuovo a passeggio per New Orleans, stavolta con un body guard attaccato alla schiena e due ragazze belle da far paura attaccate alle braccia.”

“Anneke e Tanja” sospirò Xavier come perso in un bel ricordo “Le mie prime due bionde: ligie al dovere, sempre obbedienti e zelanti... Metà della mia fortuna la devo a loro. Mai più trovate dopo due stakanoviste così.”

“Già. Però, di nuovo, il successo di Xavier dà fastidio a qualcuno…cos’è stato, quest’altra volta?”

“Arma da fuoco” rispose Xavier, cortesemente “Sul fianco. Altri tre mesi di ospedale, che Dio li fulmini, e una milza in meno.”

“Ignoro il destino toccato alla guardia del corpo e alle due bionde . Però, di nuovo, è andato in fumo, per così dire,  anche chi ha tentato di farti fuori… ”

“Ma è terribile.” mormorò Mancuso e Xavier la guardò a lungo, sorpreso, mentre lei arrossiva di nuovo.

“Per chi ti dispiace? Per le bionde, per la guardia del corpo o per i miei nemici?”

Mancuso cercò di riprendersi, anche se gli occhi di Xavier erano davvero troppo fastidiosi per far finta di non averli addosso.

“Per gli edifici andati a fuoco” rispose con voce neutra “Sono favorevole al recupero degli stabili da restaurare…è un peccato che tanta storia d’America vada perduta così.”

“Oh, ma questa volta era bruciata la macchina, non la casa” sorrise Xavier e Mancuso notò che lo scintillio del suo sorriso era dovuto ad un brillante incastrato su un incisivo superiore. Un diamante grosso, sfacciato e fastidioso, proprio come il suo proprietario, pensò fuggevolmente.

“Ti stai rendendo conto che stai confessando di essere un assassino?” mormorò Jeanne, evitando il suo sguardo “Visto che siamo ad un passo dall’attraversare la Soglia, non so se questo è un bene…” “Io non ho ucciso nessuno” sentenziò Xavier, tranquillo “Non è colpa mia se la gente che mi vuole male prende fuoco. Tra parentesi, cocca, starei lontano dalle fonti di calore, fossi in te…”

“Quindi, ti sei beccato una coltellata, una revolverata e due esili e ancora hai insistito a fare il malvivente.” chiese Mancuso, dubbiosa.

“Cos’è, cominci a dubitare della mia innocenza?” domandò Xavier facendo sfavillare di nuovo il diamante sul dente “E io che credevo di aver fatto colpo su di te…”

Mancuso arrossì furiosamente s Xavier sghignazzò piano.

“Fatto colpo è una parola un po’grossa” sentenziò Mancuso alzando involontariamente la voce “ In realtà, non mi piace giudicare una persona al primo sguardo e anche se da subito sembravi un perfetto esempio di stronzo ricoperto di squame di coccodrillo, volevo credere che fosse solo apparenza. In questo caso, invece, la prima opinione si sta rivelando quella giusta.”

“Gioia, che lingua!” rise Estrela deliziata “Comunque, Xavier, sembra proprio che te le meriti tutte le cosacce che ti dicono. Proseguendo con la biografia, uscito dall’ospedale iniziò il suo business. La sua escalation al successo fu fulminea. Dicono che molto sia merito del suo fascino…”

Lo guardò sbattendo le palpebre maliziosa.

“Indubbiamente” borbottò Xavier senza scomporsi .

“…molti altri dicono che i suoi metodi rozzi e duri sono molto efficaci. Altri ancora dicono che ha solo avuto la fortuna di beccare il momento dell’apertura del mercato europeo…”

“Mercato..?” domandò Mancuso dubbiosa ricevendo un paio di comprensive pacche sulla spalla.

“Bionde. Russe, polacche, ucraine, lituane, lettoni… gli americani adorano le bionde. Xavier si è fatto i miliardi con le sue ragazze. Chiaramente, questo non è piaciuto a tutti. I creoli si sono visti fregare una bella fetta di guadagno e hanno cominciato anche loro a dare un po’ fastidio a Xavier …”

“Così, ridendo e scherzando, arriviamo alla Beretta PM 12 S2 di cui parlavamo prima.” sospirò Xavier, quasi dispiaciuto, lasciando il suo pubblico vagamente interdetto.

“Detta così sembra che nemmeno con un millennio di purgatorio tu possa sperare di andare in Paradiso.” lo avvisò Mancuso, dubbiosa.

“La crocerossina ha finalmente finito di provare compassione per me?” sibilò Xavier, cattivo: guardava Mancuso negli occhi e, dietro lo scintillio di ghiaccio delle iridi lei vide solo una gelida, desolante durezza “Era ora: non sopporto le ragazzine romantiche. Io sono un delinquente e so di esserlo. Anzi, sono fiero di esserlo. Ho rubato per tutta la vita, per fame, per necessità ma anche solo per divertimento. Ho spacciato droga, ho picchiato persone più o meno innocenti, ho trattato meglio la spazzatura delle mie donne. Sguazzo nella merda da sempre e sono orgoglioso di essere uno dei pochi che ha tirato fuori la testa da quella fogna. Paradiso, Inferno? Francamente, me ne infischio. Ho visto dei posti che potrebbero sembrare l’Inferno e degli altri che potrebbero sembrare il Paradiso, e forse preferisco i primi agli ultimi. Giudicatemi come vi pare, gente, ma sia chiara una cosa: qualsiasi cosa sia questa Soglia di cui parlate, non me ne frega un cazzo di cercarla o no.”

Tutti intorno tacquero pesantemente: non si sentivano nemmeno i rumori dei loro respiri. L’unica che sembrava intenzionata a parlare era Mancuso che però fu sorprendentemente preceduta dalla vocetta esile e sottile di Jeanne.

“E’ colpa mia” disse la ragazza, senza guardare in faccia nessuno “E’ per me che tu sei qui, Xavier.”

*          *          *

Xavier alzò su Jeanne uno sguardo a metà tra il sorpreso e l’irritato; Mancuso non disse niente ma per qualche assurdo motivo si sentì triste e delusa.

“Cocca, non ci credere” disse duro Xavier all’indirizzo di Jeanne “Qualsiasi cosa io abbia fatto per te, c’era un tornaconto personale e quasi sicuramente sporco.”

“Tu sei morto per me” mormorò lei con indomita dolcezza ed  Estrela saltò su come una molla, elettrizzata, agitandosi come durante una samba infuocata.

“Oddio, oddio, oddio!!” starnazzò “Non ditemi che c’è sotto un romanzo d’amore tra la giovane e dolce creola e il pappone redento! E’ troppo bello…e io che stavo lì a guardare Beautiful!! Gli fa un baffo ‘sta storia ai Forrester!! Oh, questo è proprio amore! A come aiuto!, M come machemmeraviglia, O come…”

“Piantala, Estrela” borbottò Xavier disgustato “Non c’è niente di niente tra me e Jeanne, se non un patto di mutuo soccorso. Diglielo anche tu, altrimenti a questo pavone gli parte un embolo.”

“E’ vero, Estrela” annuì Jeanne, placidamente “Xavier mi ha solo aiutato. No…ha provato ad aiutarmi.”

“Ragazzi, se non raccontate com’è tutta la storia potrei morire di nuovo” boccheggiò Estrela sedendosi di fianco a Jeanne e dimenandosi come un serpente egiziano “Forza, cocca: sputa il rospo!”

Jeanne sembrò vagamente intimidita dalla carica esplosiva di Estrela: la guardò di sotto in su, inspirando profondamente.

“Ecco, io…non so dove cominciare…”

“Ma dall’inizio, no?” berciò con sicurezza il travestito.

“Estrela, falla continuare.” la rimproverò Mancuso attenta e seria.

“Allora, io…sono nata a New Orleans” continuò Jeanne guardandosi intorno “E’ tutta la vita che abito proprio qui, nel cuore del vieux carré. Certo, per una bambina non è il massimo vivere qui…c’è tanta delinquenza, tanti pericoli dietro ogni angolo.”

“Eppure tu sei riuscita a rimanerne fuori” decretò Estrela , pacifica “Dovresti essere fiera di te.”

“E tu come fai a dirlo?” la punzecchiò Xavier a bassa voce.

“Tesoro, ho l’occhio clinico, io. Ti dirò di più: nonostante l’abbigliamento equivoco e la gente con cui bazzicava, non è affatto una puttana. O, almeno, non ancora. Magari qualcuno voleva che lo diventasse…?”

Jeanne e Xavier si scambiarono uno sguardo sorpreso.

“Sì, più o meno è così che è andata” disse Xavier incoraggiando Jeanne con un cenno del capo.

“Ho conosciuto un ragazzo, l’anno scorso” disse Jeanne lentamente “Un amico di mio cugino. Mamma non voleva che lo frequentassi, ovviamente: ero troppo giovane e lui non era proprio uno stinco di santo. Anzi: andava in giro con della gente parecchio brutta. Ma io ero così innamorata…”

“Ragazzine.” sospirò Xavier, così piano che solo Mancuso lo sentì.

“Una sera mamma ci scoprì insieme e andò fuori di testa dalla rabbia. Marcel, allora, mi disse che dovevamo scappare via insieme…Per sposarci. Così ha detto…mio padre sarebbe stato quasi contento, ci avrei scommesso: ha quattro figlie femmine ed è senza lavoro… vuol dire problemi qui a New Orleans, sapete. Così, sono scappata con Marcel. Lui mi nascose qui vicino e mi disse che, visto che sarei presto stata sua moglie, potevamo anche cominciare a conoscerci meglio e abitare insieme. Nella sua casa c’era già una ragazza, Mina, credo che si chiamasse, che però sparì dopo qualche giorno. Così, mi ritrovai chiusa in casa giorno e notte con Marcel che non mi faceva uscire nemmeno per fare la spesa, ad aspettare che fosse tutto pronto per il matrimonio.”

La ragazza si interruppe e deglutì penosamente.

“Rimasi incinta” proseguì ad occhi bassi e con un filo di voce “Credevo che a quel punto Marcel mi avrebbe sposata alla svelta, e invece chiamò un dottore e in pochi minuti il bambino non c’era più. Io non capivo…proprio non capivo perché Marcel facesse così. Si cominciò a comportare male, mi offendeva, mi picchiava. E se gli chiedevo perché lui diceva: mi annoi. Poi, un bel giorno, arrivò con una nuova ragazza, un’altra “cugina”. Ancora più giovane di me e molto, molto bella. Allora mi ricordai di Mina al mio arrivo, ma era troppo tardi, ormai. Avrei voluto tornare a casa, dalla mia mamma, ero sicura che mi avrebbe ripreso con sé. Ma Marcel e i suoi amici mi portarono in casa di un certo Jospin che non fece nemmeno finta di volermi sposare. Allora, come se uscissi da un sogno, cominciai a guardarmi in giro, vidi le ragazze…e capii. Quando anche Jospin si stuferà di me, mi dissi,  so cosa mi succederà. Non avevo più tempo da perdere, dovevo trovare qualcuno che mi facesse uscire da quel giro . Alla fine seppi da chi andare a chiedere aiuto.”

“Xavier?” domandò Mancuso ispirata e Jeanne annuì, senza alzare gli occhi da terra.

“Poteva mandarmi via a calci. Poteva obbligarmi a lavorare per lui. Poteva dire tutto a Marcel e Jospin.”

Lanciò uno sguardo all’uomo pieno di una luce indescrivibile.

“Ma non l’ha fatto.” aggiunse sottovoce, in tono definitivo.

“Ah, per favore” si disgustò Xavier, irritato “Detta così sembro il buon samaritano. Volevo solo rispedirla da sua madre per togliere un po’ di forza lavoro alla concorrenza.”

“Ha detto che mi avrebbe aiutato” proseguì Jeanne, imperterrita “Mi ha dato i soldi e un giorno mi è venuto a prendere e mi ha portato in una casa con tante ragazze bionde che mi hanno tenuta nascosta.”

“Il paradiso dell’americano medio” borbottò Estrela, poco convinta “E poi, che è successo, querida?”

“Marcel…mi ha trovata.” rispose Jeanne, distogliendo lo sguardo: con l’ultima frase recuperò la sua originale espressione impaurita che si era progressivamente ammorbidita man mano che parlava e si irrigidì di colpo.

“Mi è venuto a prendere ieri sera e ha detto che se non andavo con lui faceva del male alle ragazze. Sono andata. L’ho supplicato di lasciarmi andare, che non gli avrei dato noia…l’ho pregato anche di riprendermi con lui. Ero disperata. Ma Marcel mi ha vestita così e mi ha detto che da stasera ero una puttana.”

Gli occhi dolenti le si riempirono improvvisamente di lacrime: sia Estrela che Mancuso le si avvicinarono silenziosamente e la abbracciarono titubanti.

Jeanne sembrò stranamente più rilassata: lanciò uno sguardo verso Xavier prima di fare un sorriso stentato verso Mancuso “Xavier non doveva venire all’incontro stasera. E’ venuto per me perché sa cosa fanno alle ragazze che vogliono scappare.”

“Perché, cosa fanno?” domandò Mancuso senza volerlo sapere, in realtà.

Jeanne attese a lungo prima di parlare: stava a capo chino e persino Xavier la guardava con compassione.

“Fanno male” mormorò infine la giovane “Infatti, mi hanno portato dietro il vicolo di quei palazzoni, Marcel, Jospin e i suoi amici. Hanno detto che dovevano “iniziarmi” al mestiere. Ho gridato tanto, ma nessuno sente…nessuno ascolta.”

La sua voce era così flebile e dolce che sembrava un alito di vento. Mancuso sentiva il magone che le cresceva nel petto e, alzando gli occhi, trovò lo sguardo di Xavier posato su di lei, duro e insondabile come cemento armato.

“Non so perché sono morta. Forse non volevano uccidermi. Io invece alla fine quasi lo speravo” continuò Jeanne “Però sapevo che c’era Xavier dalla mia parte e che tutto sarebbe andato a posto.”

Sorrise di nuovo e di nuovo con una dolcezza da spezzare il cuore.

“E invece non ho messo a posto niente” ribatté Xavier con una voce insolitamente amara “Sono solo riuscito a farmi ammazzare come un pivello qualsiasi. Che roba. Ecco cosa ci si guadagna a fare il buon samaritano.”

“Non dire così. Tu mi hai salvato.”

“Cocca, svegliati: a causa mia ti hanno ammazzato. Se non avessi tentato di fare l’eroe presuntuoso magari a quest’ora saresti ancora viva.”

“Viva…e nelle mani di Marcel. No, grazie.”

Jeanne abbassò il capo, segnalando chiaramente che riteneva conclusa la conversazione. Estrela la teneva per le spalle senza avere il coraggio di aprire bocca, una volta tanto.

“Comunque, adesso sei qui ed è qui anche Xavier” mormorò incerta Mancuso, dopo un bel po’ di silenziosa riflessione “Quello dove vivevate è un ben strano ambiente dove ci sta di tutto: dall’aberrazione più raccapricciante al più commovente atto di eroismo. O, forse, gli atti di eroismo, seppure piccolissimi, valgono tanto come quelli più grossi, perché sono molto più sofferti e rari?”

“Stai per caso dicendo che tutti e tre potremmo varcare la Soglia e andare in Paradiso?” scherzò Estrela con una faccia insolitamente seria.

Mancuso sollevò su di lei uno sguardo limpido e fermo.

“Esattamente. Io non sono un’esperta in teologia e francamente non mi raccapezzo proprio in questa storia assurda. Ma, se proprio lo devo fare, ammetto che per me vi meritate tutti il Paradiso. Qualsiasi cosa esso sia.”

“Com’è che siamo ancora qui, allora?” sorrise acidamente Xavier con un sorriso storto “Se quello che dici è vero, perché non stiamo facendo un bel coro gospel accompagnati dall’arpa, svolazzando con le nostre alucce nuove di zecca?”

La rivelazione arrivò come un sospiro di vento che la attraversò tutta con gentile fermezza. Mancuso chiuse la bocca e la risposta le arrivò immediatamente, così semplice e palese che non si prese nemmeno la briga di tradurla a parole. Girò semplicemente lo sguardo verso Jeanne, che era rimasta ad ansimare con gli occhi sgranati dietro le spalle di Estrela. Le sorrise, incoraggiante, ed allungò una mano. Gli sguardi di Estrela e Xavier si posarono su di lei, ancora incapaci di capire.

“Jeanne” sospirò Mancuso con fermezza “Tu lo sai perché non avete ancora varcato la Soglia. Sei …sicura di non avere niente da dirmi?”

*          *          *

Jeanne era rimasta come radicata al suolo, la faccia spaventata e le mani strette forte in mezzo al petto come una improbabile illustrazione di Cappuccetto Rosso in mezzo al bosco. Xavier ed Estrela la fissarono a lungo, a metà tra l’incuriosito e il corrucciato.

“Bè?” si spazientì Estrela, sbuffando “Qualcuno ci spiega che sta succedendo?”

Mancuso si rivolse solo a Jeanne con voce franca e diretta.

“Mama Dubois dice che è stato un baka, uno spirito maligno, a provocare la vostra morte. E’ molto, molto preoccupata, perchè pensa che questo spirito sia ancora in giro e che vi impedisca di varcare la Soglia. E’ per questo che mi ha mandato qui: perché era convinta che io potessi aiutarvi.”

“Certo!” grugnì Xavier, decisamente ironico “Questo spiegherebbe un sacco di cose: un bello spirito maligno e troviamo le risposte a tutte le domande! Gesù, che stronzate mi tocca sentire anche da morto.”

“E tu puoi davvero aiutarci?” domandò poco convinta Estrela.

Mancuso meditò a lungo sulla risposta.

“Io credo di sì” rispose infine, abbassando il capo “Sono un poliziotto e capire la dinamica degli avvenimenti è il mio mestiere.”

“Un poliziotto che farnetica di spiriti maligni” ringhiò Xavier, cattivo “Oh, sì, davvero rassicurante!”

“Io non credo che ci sia un baka da queste parti” proseguì Mancuso imperterrita “Anzi, non credo che ci sia mai stato un baka.”

“E allora…?” provò Estrela, ma Mancuso la interruppe.

“E allora, non è negli spiriti maligni che dobbiamo riporre la nostra fiducia, ma nelle persone.”

“Diamine, non sapevo che gli adepti hare krishna venissero a rompere i coglioni anche nell’aldilà.” berciò annoiato Xavier.

“Quello che c’è stato, e che c’è ancora, è una ragazza tanto infelice, tanto arrabbiata, tanto spaventata… E tanto forte, a modo suo.”

Jeanne smise quasi di respirare, i grandi occhi scuri spalancati e atterriti.

“Da qualche parte, qui intorno, oltre il velo della vita reale, c’è una madre che piange la sua bambina” disse sottovoce Mancuso, scegliendo con cura le parole “La ragazza è morta nella più tragica delle maniere, da vittima innocente, senza poter dire a nessuno che la colpa non è sua…”

“E che le dispiace.” sfiatò Jeanne, con gli occhi pieni di lacrime.

“E che le dispiace” sorrise Mancuso, col cuore stretto in una morsa penosa “Ma la ragazza non sa che la sua mamma tutte queste cose le sa già.”

Jeanne non riuscì a parlare: continuava a fissare Mancuso con una faccetta supplice che spezzava il cuore. Con gesti molto tranquilli, la poliziotta si avvicinò alla giovane per poi posarle con delicatezza la mani sulle spalle.

“La ragazza deve lasciare andare l’odio che le bolle dentro” mormorò sottovoce “La ragazza deve lasciare che le cose vadano come devono andare. La vendetta, la rabbia, la disperazione…ora non hanno più senso. Lei deve pensare solo a varcare quella Soglia. Il resto non è più sua competenza. Ora che so tutto, a queste cose ci penserò io.”

Nel silenzio ovattato che seguì quelle parole, tutti poterono udire il singhiozzo spezzato che uscì dalla gola di Jeanne, doloroso e profondo come se le si stesse spezzando il cuore in quel momento stesso. Lucenti e tiepide lacrime cominciarono a scorrere sul suo visetto da bambina.

“Me lo prometti?” mormorò con voce rotta e sottile.

“Te lo prometto” rispose Mancuso solennemente: Jeanne iniziò a piangere con forza affondando il viso sulla spalla di Mancuso che la strinse con delicatezza, come se temesse di spezzarla. La ragazza pianse a lungo, immersa nel silenzio irreale di quel marciapiede notturno, sotto lo sguardo attento e pieno di compassione di Estrela e quello duro e insondabile di Xavier. Un leggero accenno di brezza, timido e tiepido, prese a soffiare dolcemente: profumava di foglie e di sassi bagnati ed era avvolgente come una calda coperta invernale. Lo sguardo di Xavier si spostò su Mancuso e la ragazza, nonostante la confusione, lo shock e la pena che provava,  non poté fare a meno di pensare che era proprio una fortuna che quel tizio così strano, così pericoloso e così seccamente disilluso fosse fuori dalla sua portata. Fortuna per il suo cuore, ovviamente: quel dannato pappone cajun vestito come un modello e dagli occhi seri come il tempo, con nemmeno tanto impegno,  sarebbe riuscito a spezzarlo in almeno mille maniere diverse, avendone la possibilità. Qualcosa di quel pensiero dovette trasparire dagli occhi di Mancuso, perché a Xavier sfuggì un debole sorriso, così debole che increspò appena le sue labbra pallide, ma che illuminò di una luce fragile e struggente i suoi occhi di scaglie di vetro. Oh, sì, pensò Mancuso con un brivido: quel sorriso avrebbe decisamente frantumato il suo cuore, sicuro al cento per cento. O forse no…?

Diamine, pensò Mancuso mentre qualcosa di affilato e freddo penetrava di prepotenza sotto al sua salda e coriacea corazza, era da dire che la mia famosa calamita per uomini sbagliati funzionasse anche sui morti!

La brezza divenne vento, un vento caldo che agitava i capelli e incollava gli abiti addosso. Jeanne si staccò da Mancuso e la guardò in faccia: aveva gli occhi pesti e la faccia congestionata, ma sorrise.

“Grazie.” disse semplicemente mentre il vento iniziava ad ululare con rabbia.

Mancuso avrebbe voluto dire qualcosa, ma il vento era troppo forte: le chiuse la bocca e le sferzò negli occhi, facendoli lacrimare…la spinse con decisione all’indietro e Mancuso riuscì a malapena a vedere Estrela che si allontanava, svolazzante come una farfalla nel suo vestito giallo.

“Hei, Maria!” la sentì strillare, ma da lontano, da lontanissimo…

Sollevò una mano per salutarla e incontrò, per ultimo, lo sguardo di Xavier. Ma solo per un attimo, prima che il vento la portasse via, definitivamente.

Oh, bè…

Un altro tempo, un altro luogo, pensò con una punta di malinconia, mentre veniva trascinata con forza all’indietro e riportata nel mondo reale.

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Romina, mon amour...ho corretto il nome dello stilista, cospargendomi il capo di cenere e pentendomi amaramente della mia dabbenaggine. Spero che, con questo, tu riesca a perdonarmi, o mia meravigliosa musa!! Tornando a noi...Estrela è estremamente deliziata dal tuo commento e ti manda a dire che "gioia, quando vuoi bere una tequila in compagnia, chiamami!". Stessa cosa dice Mendez, ma lui accompagna il tutto con un sorrisetto satanico che mi convince poco...Vedi tu! Intanto, beccati un centinaio di bacini e bacetti dalla sottoscritta!

 

  
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