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Autore: fiorediloto87    28/06/2006    2 recensioni
L'erede del regno di Shohoku, Kiminobu Kogure, deve unirsi in matrimonio per ragioni politiche all'arrogante e crudele Akira Sendo, erede di Ryonan. E se avesse già un altro amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino, Hisashi Mitsui, Kiminobu Kogure
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO: UN MONDO D'AMORE


Ayako Kogure Miyagi si destò di buon'ora, con la delicata pressione della mano di Ryota sul suo fianco. Sorrise alla penombra, intrecciando le dita con quelle del marito.
«Dobbiamo aprire la locanda…» sussurrò l'ex pirata, deponendole un bacio sul collo.
«E come mai tanta solerzia? Di solito devo toglierti le coperte di dosso…"»sorrise Ayako, divertita.
«Niente, solo… mi sento allegro, oggi.»
Ayako si girò, posandogli sul collo una mano irruvidita dal lavoro, ma ancora sottile e affusolata. Sfiorò l'orecchino che lui portava al lobo sinistro. «E perché?»
«Perché lo sei tu…» mormorò Miyagi, baciandole la bocca.
Ayako sorrise. Non era allegra, era felice. «Magari oggi apriamo più tardi, che dici…» mugolò, infilando le gambe tra le sue.
«Mmm… se proprio insisti, principessa…»
E che cos'era quel corpicino caldo che d'un tratto… Abbassarono gli occhi. Manco a dirlo, Kaede si era intrufolato sotto le coperte, dalla parte dei piedi, andando a ficcarsi con geometrica precisione tra di loro.
«Kaede… Mamma e papà stavano parlando…» disse Ryota, con voce già rassegnata.
Inutile, il bimbo si era già riaddormentato. Ayako lo prese in braccio. «Vai ad aprire, io lo rimetto nella culla» mormorò.
Ryota diede un bacio al bimbo e uno alla madre, e scivolò fuori dalle lenzuola. Ma come aveva fatto Kaede a uscire dalla culla, protetta da solide sbarre di legno su tutti i lati? Grattandosi la testa, raccolse i vestiti abbandonati sulla seggiola la sera prima, e li indossò sbadigliando.
Nella stanza accanto, che pomposamente amavano definire stanza degli ospiti, ma era un po' di tutto, cucina, salotto, sala da pranzo, un respiro leggero ed un russare placido si mescolavano sul divano.
Ryota si fermò a guardarli per un attimo, i loro ospiti. Erano una coppia ben strana… il principe e quel buffo capitano delle guardie. Ma lui, di coppie strane, ne sapeva anche troppo. E poi Hisashi sapeva tirare di scherma, e anche se Ryota da un anno e mezzo aveva appeso la spada al chiodo, gli piaceva esercitarsi con lui. Non aveva perso del tutto il suo tocco… ma da quando era nato Kaede dubitava che sarebbe più stato capace di uccidere qualcuno.
«Mmm?»
Naturale, si era svegliato sentendo i suoi passi. Era un vero soldato, quel Mitsui. Ryota alzò una mano in cenno di saluto, distrattamente, e si diresse verso le scale.
Di nuovo solo con il suo Kiminobu, Mitsui gli sfiorò la fronte con un bacio. Non voleva svegliarlo, ma il principe si destò subito, mugolando dolcemente. «È giorno…?» mormorò, gli occhi chiusi.
«Sì, è l'alba…»
«Presto…»
«Dormi ancora un po'… io vado ad aiutare Ryota…»
Kiminobu aprì gli occhi. «Ti stai appassionando al mestiere?»
«Mi piace il contatto con la gente…»
«Vedi di non… avere troppi contatti con le belle clienti, Hisashi Mitsui…» sussurrò Kiminobu, arrossendo. Era da quando erano arrivati, una settimana, che le damigelle non facevano altro che mangiarselo con gli occhi. E non poteva dar loro torto, ma Hisashi era suo, chiaro.
«Quante sciocchezze, principe…» mormorò il capitano, baciandogli quella bocca così dolce e stupida. «Questa gelosia… immotivata… Vostra Altezza sa benissimo che io amo una persona sola…»
Kiminobu si alzò a sedere, di scatto. «Dov'è Kaede?»
Si erano addormentati, la sera prima, con il bimbo accoccolato tra le braccia. Kaede aveva dimostrato una predilezione sconfinata per Kiminobu, sin dal primo istante che l'aveva visto. E la sera prima aveva pianto così tanto, lui di solito così silenzioso, che alla fine Kiminobu l'aveva preso in braccio e portato sul divano, con loro. Ora il bimbo non c'era più.
«Tranquilli… L'ho rimesso nella culla» disse Ayako, affacciandosi sulla porta in camicia da notte e vestaglia. «Quel piccolo delinquente si era ficcato nel nostro letto…»
«Bene… mi ero spaventato» disse Kiminobu.
«Fratellino, io l'ho sempre detto che quello con l'istinto materno eri tu» ridacchiò Ayako, andando a raggiungere il marito al piano di sotto.
Hisashi depositò un ultimo bacio sulle labbra di Kiminobu. «Mi alzo. Oggi… oggi parto, Kimi» disse piano, senza sorridere.
Kiminobu annuì. «Pensi che stia bene, Sashi?»
«Hiro è un osso duro. Starà meglio di noi.»
«Vorrei poterci credere…»
«Il viaggio da Vis richiede quattro giorni. Avrà avuto inconvenienti lungo la via. In ogni caso, alla capitale saprò qualcosa. Stai tranquillo, se fosse accaduto qualcosa di veramente grave al castello lo sapremmo. Le notizie corrono.»
Poco rassicurato malgrado le sue stesse parole, Hisashi scivolò in piedi e si vestì rapidamente. Avrebbe voluto avere notizie certe sulla sorte di Hiroaki. Era una settimana che facevano congetture e stava iniziando seriamente a preoccuparsi.
Rimboccando le maniche della camicia, scese anche lui al piano di sotto.
Ryota era alle porte, intento a parlare con qualcuno ancora al di là della soglia. Un cliente, probabilmente. «… sì, sono io. Volete entrare? Stavamo aprendo.»
«Mpf. Da lady Ayako mi aspettavo un gusto migliore, ma comunque.»
«Cosa… ma chi diavolo siete?»
L'altro fece per scostarlo da parte con un braccio, ma Miyagi lo trattenne. «Chi siete?» ripeté, con voce pericolosa.
Gli occhi dello sconosciuto andarono oltre il padrone della locanda, a Mitsui che si stava avvicinando in quel momento, attirato dalla voce. «Mitsui, dici al pirata di farmi passare? Si gela, qua fuori.»
«Hiro! Lascia, Ryota, è il nostro amico!»
Il locandiere si fece da parte, comprendendo. «È quello che…»
«Sono famoso?» chiese Hiroaki, entrando nella locanda. Aveva un'aria tranquilla e sana, e abiti nuovi indosso, anche se non propriamente puliti.
«Sì, sei famoso, e anche puzzolente, se lo vuoi sapere!» esclamò Mitsui, abbracciandolo.
«Mmm… non ho avuto il tempo di cambiarmi» borbottò Hiroaki, ricambiando la stretta con minore entusiasmo, ma con gioia sincera. Alzò gli occhi sulla sala. «Lady Ayako…»
«Hiro! Ti trovo cresciuto, sai?» disse Ayako, con un sorriso.
Hiroaki arrossì fino alle orecchie, visto che i commenti sulla sua altezza non l'avevano mai deliziato troppo. Ma il più felice fu Kiminobu, che gli si gettò addosso correndo giù dalle scale.
«Amico mio!» gridò, soffocando la voce sulla sua spalla. «Dimmi come stai!»
Hiroaki sorrise, sentendo il principe sciogliersi in lacrime nel suo abbraccio. «Bene, Altezza. Ve l'assicuro. Meravigliosamente bene.»
A quelle parole ricevette un coro di sguardi stupiti… e un urlo disperato da Kaede, che, abbandonato al piano di sopra, reclamava attenzioni.
«Quel delinquente…» sorrise Ayako. «Vado a prenderlo, così non si sente solo e fate conoscenza.»
Decisero che per un giorno la locanda poteva restare chiusa, e pranzarono insieme, con calma, mangiando il pasto preparato da Miyagi. Ayako aveva imparato a cucinare facendo la cambusiera sulla Tempesta, ma Miyagi, per qualche strana ragione che nessuno aveva compreso, era molto più bravo di lei. Talento naturale, forse.
Sistemarono Kaede in una strana seggiola che Ryota gli aveva fabbricato apposta, una sedia di legno imbottita di stoffa, con un piccolo vassoio agganciato sul davanti che impediva al piccolo di cadere giù, e si misero a tavola.
«Allora, com'è andata con quel bastardo di Sendo? Li hai giocati tutti, non è vero?» disse Mitsui, dando di gomito all'amico… che nel tentativo di portare il cucchiaio alla bocca si inondò la faccia di zuppa.
«Grazie, Hisashi» disse Hiroaki, ripulendosi con un tovagliolo.
«Scusami. Allora? Racconta!»
Hiroaki inspirò. «È andata bene. Se sono qui…»
«E quel "meravigliosamente"?» insistette Mitsui, caricando la parola di un tono femmineo e svenevole.
«Ho salvato la pelle, non ti sembra un buon motivo?» ribatté Hiroaki.
«Tu mi nascondi qualcosa» disse il capitano. «Ti conosco troppo bene.»
Kiminobu diede un pizzicotto al compagno sotto il tavolo, poi domandò con gentilezza: «È la fede, quella, vero?»
Hiroaki annuì, rigirandola alla base del dito con aria assorta.
Seguì un lungo silenzio, rotto solo dai versacci che Ryota faceva al piccolo nel tentativo di farlo mangiare. «Guarda cosa abbiamo qui… un vascello pirata!… che entra nella caverna… apri la caverna… apri la caverna, Kaede, sennò i pirati restano fuori… apri… ammm! È buono, sai? L'ha cucinato papà… Kaede… i pirati stanno morendo di noia…»
Hisashi non poté fare a meno di scoppiare a ridere, ancora una volta. Erano lì da una settimana, ma ogni giorno vedere il pirata Miyagi implorare il figlio di mangiare era uno spettacolo esilarante. «Il pirata del cucchiaio!» lo apostrofò, sghignazzando. «Il terrore di tutte le pappe!»
«Sashi!» sussurrò Kiminobu, severo.
Ma lo scherzo servì a distogliere l'attenzione dal discorso di Hiroaki, e il nuovo venuto ne fu contento. Non aveva voglia di parlare di ciò che gli era accaduto. Solo più tardi, Kiminobu lo prese da parte e volle accertarsi che stesse davvero bene come diceva.
«Sendo?» mormorò il principe.
«È… diverso.»
«Diverso?»
«Da come pensavamo.»
«Hiro… ti sei affezionato a lui?»
Il vice-capitano non negò né assentì. «Forse» rispose, sinceramente.
«L'ho capito quando ho visto che non toglievi la fede…»
«Altezza, vostro padre?» domandò, cambiando bruscamente argomento.
Kiminobu capì e non insistette. «Gli ho inviato una lettera. Spero… che capisca.»
«Capirà.»
«Come fai a dirlo?»
«Perché non ha scelta. Dovrà capire per forza. Voi siete felice?»
«Molto.»
«E gliel'avete scritto?»
«Quattro o cinque volte, sì.»
«Allora capirà, Altezza.»
«Kiminobu.»
«Kiminobu.»
«Tornerai da lui?»
Hiroaki sorrise, leggermente. «Domattina, appena albeggia.»

Al re Takenori quasi venne un colpo quando la lettera giunse a destinazione. Quanto al re Jun, quando Akira si degnò di dirgli la verità Hiroaki non era ancora tornato, e per quanto ne sapeva il principe, c'era la possibilità che non tornasse mai più.
Anche al re Jun era venuto un colpo. Si era comportato esattamente come aveva previsto il figlio: era andato su tutte le furie, aveva chiesto la testa dei responsabili su un vassoio d'argento, minacciato punizioni indicibili per il figlio che aveva taciuto una settimana intera, e infine promesso vendetta contro lo Shohoku.
Poi si era calmato.
Akira Sendo gli aveva esposto con calma la sua idea, condendola di buoni argomenti e forza di persuasione, e gli aveva suggerito di recarsi a Honor, la capitale dello Shohoku, per discuterne con il re Takenori. Il re Jun, dopo lunga titubanza, aveva accettato.
E Akira era rimasto solo con la madre, a gestire il regno e ad attendere l'arrivo di Hiroaki, che forse non sarebbe avvenuto mai. E in quel caso anche il suo piano sarebbe andato in fumo.
Fu la prima e unica volta che pregò gli dèi di qualcosa.
E gli dèi lo ascoltarono.

«Mio signore… è tornato.» Gli occhi di Fukuda erano spalancati, nel dirlo.
Akira abbandonò tutte le carte che stava consultando, nella foga gettò sul pavimento metà del contenuto della scrivania e vi versò sopra l'intera boccetta di inchiostro.
Corse fuori, dove un Hiroaki più splendido che mai varcava con flemma, e circospezione forse, i cancelli da cui era uscito galoppando con la morte alle calcagna.
«Hiroaki!»
«Sendo!» La voce di Hiroaki sembrava… adirata?
«Lo sapevo! Non potevi resistere al mio fascino…» Un calcio in faccia da parte del suo amore gli ricordò che Hiroaki era molto permaloso.
«Idiota!» esclamò Hiroaki, smontando da cavallo. «Perché sei in piedi? Non dovresti essere a letto? Una settimana fa avevi uno squarcio nel fianco…!»
Akira si tamponò il naso sanguinante con una mano. «È l'amore che fa miracoli…» sorrise, dolorante. «E tu… ci sei riuscito, alla fine!»
«A far che?»
«A mettere in fila così tante parole senza insultarmi…» Si fece avanti per baciarlo, ma Hiroaki si ritrasse. «Non ricominciamo, eh…»
Il vice-capitano scrollò le spalle. «Abitudine.»
«Vieni qui, guerriero…»
Quando sentì le braccia di Hiroaki chiudersi intorno al suo collo, gli parve che l'attesa, così lungamente trascorsa, si fosse annullata in un attimo. E l'avrebbe preso in braccio e portato di peso a letto, quel letto rimasto gelido senza di lui, se ne avesse avuto la forza, ma davvero rischiava di strappare i punti e ritrovarsi dissanguato… e non poteva permettere che il suo amore rimanesse vedovo così presto.
A letto ci andarono, ma con calma, e ognuno coi suoi piedi. Non che avesse importanza: l'importante era arrivarci. Akira diede due scatti alla serratura, e stavolta lasciò la chiave al suo posto. Non c'era più timore che lo sposo scappasse…
«Tuo padre sa tutto?» gli chiese Hiroaki, dopo. Una mano vagava sul torace liscio di Akira, accarezzandolo.
«Sì. Adesso è a Honor, per parlare con il vostro re.»
«Di cosa? Milord non ha altri figli…»
«… no. Teoricamente no, però…»
«Però?»
«Hiroaki, non ti adirare, d'accordo? L'ho fatto perché era l'unica possibilità che ci rimaneva…»
«Che cosa hai fatto, Akira?» domandò Hiroaki, con voce pericolosamente bassa.
«Io… ho detto a mio padre di… proporre a lord Takenori…»
«… cosa, Akira?»
«Ecco, visto che il nostro matrimonio è già stato celebrato, e… insomma, io speravo che tu saresti rimasto con me... perché tu rimarrai, non è vero, Hiro?» chiese Akira, guardandolo con aria talmente innocente e preoccupata che Hiroaki non riuscì a restare adirato.
«Stupido» borbottò. «Ma cosa hai detto a tuo padre?»
«Be', io… ho pensato che sarebbe stata una buona idea se… lord Takenori ti avesse… adottato, ecco.»
«A… adottato?» ripeté Hiroaki, trasecolando.
«Sì… Tu sei il mio sposo, quindi…»
«È… è folle» disse Hiroaki, abbandonandosi tra le coperte.
Akira lo guardò, senza capire la ragione di tanto sconvolgimento. «A me è sembrata una buona idea, e anche a mio padre. Se tu diventassi principe non ci sarebbero problemi… sarebbe come se avessi sposato Kiminobu Kogure… però avrei te» concluse, baciandogli dolcemente una spalla. «Così saremmo tutti contenti… Kogure figlio e il suo soldato, Kogure padre, mio padre, io e te…»
Hiroaki si voltò, prendendogli il viso tra le mani. «Allora c'è qualcosa, in quella testa… oltre alle radici ramificate dei tuoi capelli…»
«Cos'hai da ridire sui miei capelli!» proruppe Akira, offeso.
«Niente. Proprio niente» sorrise Hiroaki, tranquillo.
«Te l'ho detto che sei bellissimo quando sorridi?»
«E io ti ho detto che se mi tradisci sei morto?»
Akira lo baciò, deliziato. «Un paio di volte, sì. Ed io alla vita ci tengo…»
«Ecco… continua a tenerci…»
Una mano di Akira scivolò dove non doveva, facendolo sussultare e arrossire di colpo.
«Questa mania di arrossire…» blaterò Akira, prendendolo in giro, «vediamo se riesco a fartela passare…»
«Akira, stai attento… alla ferita…»
«Non ho ferite in bocca» sussurrò Akira Sendo, con un sorriso sibillino.



Fiorediloto: AAAAAAHHH!!! Finalmente finita!!! Mi stavo friggendo il cervello... O.O Allora, truppa: a rapporto!! Vi è piaciuta o no???
Kimi: *__*
Hisa: *__*
Aki: *__*
Hiro: Insomma...
Fiorediloto: AAAAAAAAHHHHHHH!! INGRATOOOOOO!!! NON TI AZZARDARE SAIIIII??? MA IO TI SQUARTOOOOOOOOOOOO.....!!!!!!!!!!
Hiro: Insomma... meno peggio del solito...
Fiorediloto: Ma... ma... è solo... la seconda... ç____ç ... Nessuno mi ama...
Kimi: Su, su... non fare così...
Fiorediloto: Sniff... tu almeno mi ami, Kimikimi??? Eh? Eh? Eh? ç_ç
Kimi: Massì...
Fiorediloto: E tu, Sashisashi??? ç_ç
Hisa: Ehm... sì... sì, certo!
Fiorediloto: *__* D'ora in poi scriverò solo di voi due!!! Ecco!!!
Aki: Ma... ma... ma...
Fiorediloto: Mi dispiace, Aki, parla con il tuo koi! Non è colpa mia se lui mi odia!!! ç___ç
Aki (spingendo Hiro sotto minaccia di atroci torture): Eccolo qui!! Ha detto che ti ama immensamente!!!
Fiorediloto: Nonono!! Deve dirlo lui PERSONALMENTE!!! Altrimenti il mio cuore ferito non potrà risanarsi... ecco... ç__ç
Hiro: Pure questa... e va bene...
tivogliobene
Fiorediloto: Non ho sentito!!
Hiro: ...
tivogliobene
Fiorediloto: Non ho sentito!!
Hiro: uffa...
tivogliobene
Fiorediloto: Hai problemi alla voce, caro? Non ho sentito!!!
Hiro: TI VOGLIO BENE!!!
Fiorediloto: ^O^ Che bello!! Queste manifestazioni di affetto spontaneo mi riempiono sempre di amore!! E adesso sapete che vi dico, a tutti e quattro??
Kimi, Hisa, Aki & Hiro: Cosa?
Fiorediloto: Andate a quel paese! Nel seguito farete solo le comparse!!! Buahuahuhauha!!!
Kimi, Hisa, Aki & Hiro: ^^'

  
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