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Autore: sterne    23/10/2011    7 recensioni
....il solo vederlo mi fa tremare il cuore... le sue sue labbra e le sue mani mi portano a fare pensieri che di casto vi assicuro non hanno un bel niente.!oh mio dio non posso, non posso pensare questo di lui...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Where were you?
 
 

Foto creata da Ily_sere_nere
 
10° Capitolo

 
 
POV MIRKO


 
Un bacio urgente, passionale, bisognoso. Un bacio che sa di appartenenza di legame, un legame che in realtà non ci appartiene… Siamo amici, nulla di più, ma non riesco a staccarmi da lei, così tramortito e preso dai suoi sospiri, da esserne succube.
Come può un essere così fragile e indifeso entrarti dentro e sconvolgere come un uragano la tua esistenza?
Geme sotto le miei mani, mi da la carica e il bisogno di spingermi oltre. Oltre il limite concesso.
Una mano ancorata al suo fianco, la stringo a me, non voglio che scappi, per nessuna ragione. Nessuno ci interromperà questa volta… L’altra mano sulla sua nuca ad imitare la sua, che, imperterrita gioca con i miei capelli.
Scendo piano accarezzo la schiena, immaginando soltanto come sarebbe bello accarezzare la sua pelle nuda, vellutata come una pesca. Continua la mia discesa fino ai fianchi adesso anche l’altra mano la trattiene e la spinge a me. Sospira e sussulta di sorpresa quando una mano si fa birichina e cerca la pelle bianca sotto la maglia.
Il contatto la fa sussultare e io sorrido sulle sue labbra, interrompendo brevemente il nostro bacio. Morde il mio labbro inferiore, e tira un po’ i miei capelli… è la giusta punizione.
Avido di contatto, sfioro la pelle calda della sua schiena. Chissà come sarebbe baciarla, saggiarla… Sospira e getta il capo all’indietro, quando inizio a baciarle il collo e  il lobo, lasciandomi più spazio… Ogni sospiro, ogni gemito è un invito a proseguire così comincio a succhiare e saggiare la sua pelle.
- “sai di pesca…” sussurro, e solo un gemito arriva come risposta.
Mi spingo sulla sabbia, trattenendola a me con il braccio per non farla cadere. Mi siedo e lei resta in ginocchio tra le mie gambe. Per un attimo rimane a fissarmi come a volere accertarsi che stia succedendo davvero, abbassa lo sguardo imbarazzata e un leggero rossore le imporpora le guance, le accarezzo…
- “sei bellissima” sussurro avvicinando di nuovo le nostre labbra, incatenandole e riprendendo da dove ci eravamo interrotti. L’attiro a me, le carezzo le braccia e lei le porta sulle mie spalle abbracciandomi, le sfioro il viso, le spalle e la schiena, di nuovo. Pian piano le sfilo la maglia, accarezzando le braccia per tutta la loro lunghezza durante la salita. Non voglio metterle fretta, né spaventarla… tutto deve essere naturale e spontaneo soprattutto per lei.
Rimane nuda davanti a me, solo il piccolo reggiseno di cotone a coprire quelle delicate rotondità. E io mi beo di quella minima visuale che già mi fa sognare… poi la bacio nuovamente per allontanare l’imbarazzo e lei mi abbraccia. Questa volta si stringe a me ed è lei a baciarmi per prima questa volta…
La spingo delicatamente giù e la sovrasto col mio corpo, per non pesare su di lei, mi tengo su un gomito tenendo libera una mano.
Le sposto una ciocca di capelli ribelli dalla fronte... e poi sposto la mano sul fianco, lo carezzo, lo massaggio e la stringo a me. Sfioro il ventre la sento sussultare sotto il mio tocco…
- “Mirko... ti prego” -salgo un po’ con la mano fino al seno. Ma il reggiseno ostacola il mio percorso. Ma non è ancora il momento di  levarlo, e sfioro quelle morbide colline da sopra la stoffa. Stringe la mia maglia tra le dita mentre io continuando ad accarezzarla, lambisco il suo collo con la lingua, sospira estasiata.
Le sue mani sul mio petto disegnano linee immaginarie, scende sullo stomaco fino alla vita, afferra la maglia e la tira su, spogliandomi.
 
POV SARA


 
Mirko è a torso nudo, su di me, abbagliata dalla sua bellezza rimango immobile. Non posso credere che stia succedendo. Dovevamo solo parlare, io dovevo allontanarmi per un po’. E ora che faccio? Sono qui seminuda, in balia delle sue carezze.
Muove lento la mano sul mio corpo… riprende a carezzare il mio ventre, e preso da una nuova frenesia, scende a baciarmi il seno,
- “oddio Mirko!” scende sul ventre,  l’ombellico, ma quando inizia a sbottonare i jeans mi irrigidisco… il mio cuore corre come un forsennato. Sta per scoppiarmi lo sento.
Le note di una canzone appena iniziata al bar, a poche centinaia di metri da noi, fa da sottofondo… sembra guidare le sue carezze e i miei sospiri che aumentano. Ma non riesco a tranquillizzarmi. Fremo sotto il suo tocco. Ma ho paura.
 
A un passo dal possibile… a un passo da te…
 
Paura di decidere… pura di me…
 
Ho paura di rovinare la nostra amicizia, ho paura di non esserne all’altezza, ho paura che andare avanti sia solo un grande errore. E lo fermo.
“Mirko, fermati!” la mia voce è irriconoscibile perfino a me stessa, roca e rotta dall’eccitazione.
 
Di tutto quello che non so, di tutto quello che non ho…
 
Mi guarda con apprensione, lo sguardo ferito. E io muoio dentro… i sensi di colpa mi invadono la mente, e presa da uno strano pudore mi copro, come se fino a pochi istanti fa, le sue mani non avessero esplorato ogni mio dettaglio.
 
Nei giorni di silenzio c’è… un senso di te.
 
Il suo respiro s’infrange sulla mia pelle, basta questo per ridestarmi dai miei pensieri. C’è lui in tutto quello che faccio, nei miei giorni di silenzio c’è lui a far baccano, c’è lui a riempire le mie giornate, c’è lui sempre.
Di slancio lo abbraccio… lo bacio… con impeto, con urgenza, con bisogno di appartenergli. Di essere sua.
Dopo un attimo di sorpresa anche lui ricambia il bacio. Famelico ricomincia la sua dolce tortura.
- “non siamo costretti a fare nulla…” soffia prima di lasciare un bacio a fior di labbra.
- “lo so…” sospiro…
- “tieni… -mi porge la mia maglia e nel frattempo rimette la sua- …abbiamo tempo…” continuo a sentirmi in colpa, perché nonostante mi fossi davvero convinta alla fine, sono sollevata, si è fermato per me.
Si distende sulla sabbia, tirandomi con sé…guardiamo il cielo ambrato, il tramonto è alle porte…
- “che stiamo combinando?” chiedo timorosa,disegnando ghirigori sul suo petto… in realtà nemmeno io so perché lo sto chiedendo. Forse in cerca di certezze, certezze che lui però non può darmi.
- “Sara…” lascia la frase in sospeso, sembra quasi infastidito dalla mia confusione… dal mio bisogno. E no, questo non posso reggerlo, lui è comunque il mio migliore amico, ‘non mi tratterà come tutte quelle sciacquette che s’è portato a letto’… a quel pensierosa gelosia mi acceca…
- “senti ho capito… messaggio ricevuto… -mi metto a sedere di colpo innervosita- …non c’è bisogno di fare tanto il misterioso. -imita il mio gesto e si siede anche lui- Basta dirlo… ‘Sara non farti troppi film. Siamo solo amici!’  ammesso che sia vero…” dico più a me stessa che a lui. Impallidisce.
- “Sara, ma che ti prende si può sapere? Posso avere anche io il diritto di essere confuso? Noi… io… te… insomma Sara noi cosa siamo?” vedo la confusione nei suoi occhi, e tutto quello che sta accadendo non mi piace affatto. Non è la prima volta che litighiamo, ma è la prima volta che mi fa male il cuore. ho una morsa allo stomaco, ho paura di perderlo e se continuiamo su questa strada succederà sul serio.
- “niente, Mirko… siamo amici e basta… dobbiamo dimenticarci di quello che è successo. Non si ripeterà più… te lo prometto” –sussurro queste ultime parole… perché mi prenderei a schiaffi per la mia vigliaccheria… ma è più facile scappare, ci dimenticheremo presto di quello è successo. Alzo lo sguardo e incrocio il suo… la delusione rende cupi i suoi occhi. Non una parola… uno sguardo deluso e amareggiato… “scusami” sussurro e scappo via, perché è quello che mi riesce meglio. E quando sono lontana ormai, ma non tanto da non sentirlo…
- “cazzo, sono un caglione. Un coglione!” impreca con se stesso. E basta questo ad intensificare la stretta allo stomaco. E finalmente lascio scorrere libere le lacrime sul mio viso. ‘Presto passerà’ diceva una vecchia canzone
 
-“Sara… -urla mia madre dalla cucina- … c’è Stefano tesoro…” mia madre diventa sempre mielosa quando vede Stefano. Nemmeno le rispondo… pochi secondi e qualcuno bussa alla porta della mia camera. Rimango a pancia in su, sul letto a guardare il soffitto…
- “tock- tock… posso entrare?” Stefano si affaccia nella mia stanza, aspettando un assenso. Annuisco. Entra chiudendosi la porta alla spalle e si distende a fianco a me imitandomi. Una mano sullo stomaco e un braccio sotto la testa.
- “quando sei tornato?” sussurro senza staccare lo sguardo dal soffitto.
- “poche ore fa… proprio mentre tu e ‘Antonio’ litigavate”
- “io e Antonio?” chiedo dubbiosa e nello stesso tempo ancora scombussolata per gli eventi del giorno.
- “già, mia Cleopatra” e ride… della sua idiozia. E per un attimo fa sorridere anche me.
- “quanto sei scemo… tranquillo non suiciderò…”
- “quando la smetterete di fare i bambini?”
- “io non faccio la bambina, se il tuo amico è un idiota non è mica colpa mia, ah poi vedo che non ha perso tempo a spifferare ai quattro venti quello che è successo…” sbotto sfinita.
- “non l’ha spifferato ai quattro venti… -si gira su un fianco per guardarmi meglio- …sono passato da casa sua ed era nelle tue stesse condizioni. Gli occhi cominciano a pungere, ma non piangerò.
- “è inutile che fingi di essere forte… -continua- …tanto lo so che hai pianto finora.” Nessuna parola in risposta, si becca solo un’occhiataccia.
Dopo qualche attimo.
- “senti se sei venuto per farmi la predica, quella la porta…” la indico con un cenno della mano.
- “bene… sono contento di vedere che non ti sei del tutto rammollita. -e per alleggerire la tensione da un pizzicotto al mio fianco- …comunque sono venuto per invitarti alla festa che ci sarà tra qualche ora in spiaggia… -a quella parola il mio cuore sussulta- …non si accetta un ‘no’ come risposta, ah e prima che me lo chieda tu, si ci sarà anche lui. Muoviti, non hai diritto di replica. Ti aspetto in cucina. Andiamo insieme.”
Mi lascia ancora a letto, basita e senza parole… o meglio senza parole da poter dire a lui.
Borbottando e imprecando contro il mio guardaroba, contro il mio aspetto e i miei capelli… dopo tre quarti d’ora sono finalmente pronta.
 
La spiaggia e piena di gente, la musica assordante se non altro riempie le mie orecchie cacciando via i miei pensieri.
Guardo intorno, cercando di vedere qualcuno che conosco. Ma niente, c’è troppa gente…
- “non è ancora arrivato…” sobbalzo mentre Stefano mi porge un cocktail.
- “non stavo cercando lui…” rispondo e una smorfia dispettosa mi si dipinge sul viso.
- “ah già è vero cercavi la fata turchina…” sorride, mentre incassa un colpo alla pancia, che non lo scalfisce nemmeno un po’. E tutto d’un fiato mando giù il liquido trasparente del bicchiere.
- “vado a prenderne un altro.” Mi blocca, trattenendomi per il polso.
- “Sara vacci piano, so come diventi quando sei ubriaca.” Mi guarda preoccupato.
- “lo so, tranquillo… so quello che faccio!”. E lo lascio solo… per dirigermi al bar.
Dopo il secondo bicchiere, la musica arriva ovattata alle mie orecchie, la gente sembra essersi moltiplicata, e un stupido sorriso giace sul mio viso da un quarto d’ora. Un ragazzo si avvicina a me. Sembra alto, è biondo e non riesco a capire che dice. Mi accarezza il viso… ha un sorriso malizioso. Mi guardo intorno nella speranza di vedere Stefano. Ma nulla. Vedo solo tanti scemi che si dimenano cercando di ballare.
- “bambolina, posso offrirti qualcosa da bere?” la sua voce irritante risulta stridula e fastidiosa alle mie orecchie. E il fatto che sia così vicino e che i tocchi il viso e i capelli ma sta infastidendo non poco.
- “no, grazie. Sto apposto così” biascico. Non so nemmeno io come sono riuscita a pronunciare una frase di senso compiuto. Mi allontano. Ma pochi passi e perdo l’equilibrio. Il ragazzo fastidioso, prontamente mi prende e mi attira a sé.
- “grazie, adesso puoi lasciarmi.” Lo guardo impaurita… Stefano non c’è mai quando serve.
- “ti accompagno a casa.” Non demorde… il suo sguardo m’inquieta.
- “no. Ti ho detto di lasciarmi.” Strattono il braccio, facendomi male al polso.
- “Sbaglio o la signorina ti ha chiesto di lasciarla?” una voce familiare, mi ridesta. Il mio cuore inizia a battere all’impazzata. Perché deve farmi sempre quest’effetto. Il ragazzo si allontana velocemente da me. E io mi fiondo tra le braccia di Mirko
- “tutto bene?... -Soffia tra i miei capelli, massaggiandomi la schiena. Annuisco… e dimentico perfino di quello che è successo questo pomeriggio, di quello che è appena accaduto. L’unica cosa che vedo e lui. Nient’altro- …andiamo a casa.”
 
La strada verso casa sua mi sembra più breve del solito. Magari mi sono addormentata in macchina. Arrivati sotto casa sua… apre il mio sportello e mi aiuta a scendere. Nessuno dei due apre bocca finché non siamo dentro casa. Mi siedo sul divano. Pian piano l’effetto dell’alcool inizia a svanire.
- “grazie per prima” non alzo lo sguardo. Ho paura di leggere nei suoi occhi qualcosa che mi faccia soffrire.
- “Sara.. mi dispiace per oggi. E mi maledico… perché se non mi fossi comportato da coglione, questa sera… quel invertebrato  non ti avrebbe importunata.” Sospira, torturandosi le mani.
- “Mirko… è colpa mia, Stefano mi aveva detto di non bere.”
- “Sara + che io non ci ho visto più… -mi interrompe- …quando ho visto quel cretino vicino a te, che ti toccava. Io avrei voluto prenderlo a sberle.” Finalmente incrocio il suo sguardo… è dispiaciuto, e combattuto. Lo sento che si sta trattenendo. Accarezzo le sue mani. Per rassicurarlo… a quel contatto un brivido percorre la mia schiene. Si mi è mancato.
- “Sara sono geloso, va bene. Io non riesco a pensare che qualcuno possa guardarti, toccarti, desiderarti. Io non voglio... -stringe le mie mani- …io non voglio essere tuo amico Sara…ti voglio per me. Solo per me…”
Sospiro, mai mi sarei aspettata qualcosa del genere. Era quello che aspettavo da non so quanto…  e l’unica cosa che riesco a fare e guardarlo…  spinta da chissà quale impeto. Lo abbraccio e lo bacio. Probabilmente domani me ne pentirò. Ma staserà non mi importa.
Lo spingo sul divano e mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe. Il vestino che indosso si alza fino a metà coscia, lasciandogli più spazio da esplorare. Lo stringo a me spasmodicamente, le mie braccia allacciate al suo collo e mani tra i suoi capelli. Mentre lui lascia scie di baci infuocati sul mio collo e sui lembi di pelle lasciati scoperti dalla scollatura del vestito. Sospiro estasiata quando lambisce con la lingua quello che prima bacia. Le sue mani sulle mie cosce si fanno intraprendenti. Gemo sotto il suo tocco.
- “ti voglio Mirko!”  una mano è sul mio seno… lo libera dalla costrizione dei miei abiti… avvampo di imbarazzo. Ma quando i nostri sguardi si incatenano mi convinco che è quello che voglio. È lui che voglio. Dopo un veloce bacio a fior di labbra scende nuovamente per dedicare attenzione al mio collo e al mio seno scoperto. I capezzoli già turgidi, sono la prova del mio trasporto e della mia eccitazione. Quando inizia a giocarci con le labbra è impossibile per me trattenere un gemito più acuto. Mi inarco avvicinando di più l’oggetto delle sue attenzioni alla sua bocca. Una mano birichina si fa spazio sotto il mio vestito. Arriva al mio intimo. Fremo di sorpresa e di aspettativa. Una fitta al basso ventre e uno strano formicolio s’irradia nelle mia membra. E sento che se anche volessi non riuscirei a fermarlo… sfiora la mia intimità da sopra la stoffa. Un altro sospiro scappa dal mio controllo, e quando scansa il mio intimo per toccare la mia pelle nuda. Gemo… prontamente le sue labbra sulle mie, come per inghiottire ogni mio sussurro o ogni sospiro. Lo sento farsi spazio tra le miei pieghe e gemere quando si rende conto di quanto sia eccitata. Sale e scende con le dita, delicato. Disegna piccoli cerchi immaginari nel mio punto più sensibile… e mi contorco sotto le sue carezze. Scende un po’ più giù senza mai violarmi. Aspetta che io sia pronta. E lo sento finalmente, sento le sue dita farsi strada dentro me, piano con calma e delicatezza. Una fitta mi fa irrigidire e lui si ferma. L’altra mano sulla mia schiena cerca di rilassarmi. Mentre riprende di nuovo a muoversi dentro di me. Esce di nuovo per poi rientrare. Questa volta più affondo il bruciore è sempre presente. Forse un po’ meno, perché mi sta calmando con i suoi baci e le sue carezze sulla schiena. Le dita dentro di me si muovono prima lente poi più veloci. E con il pollice inizia a stimolare di nuovo quel punto sensibile. La testa inizia a girarmi, non riesco a stare ferma, uno strano piacere inizia ad invadermi. Sento le gambe tremare e  non riesco e smettere di baciarlo e di tirare i suoi capelli. Ma non si lamenta anzi.
Spinge dentro di me senza smettere di stimolarmi. I miei muscoli cominciano a contrarsi e il respiro sempre più accelerato mi impedisce di baciarlo ancora. Un calore nuovo si espande tra le mie gambe e gemo sulle sue labbra quando il piacere è troppo forte per essere contenuto. Lo sento uscire da me e abbracciarmi… mi bacia delicatamente. E tenendomi stretta a sé ci distendiamo sul divano.
Mi accoccolo addosso a lui, che non ha smesso un attimo di accarezzarmi  e lo sento genere. Qualcosa spinge sulla mia coscia guardo in basso e mi rendo conto solo allora di quanto sia eccitato. Avvampo di imbarazzo. E lo guardo come per scusarmi, di essere stata una stupida egoista…
- “dormi piccola, non ho intenzione di approfittarmi di te, sei ancora un po’ ubriaca…” sorride quando metto un finto broncio, si avvicina e lo cancella con un bacio. Uno di mille dolci baci…
 
 
SPAZIO PER ME
 
Eccomi qua fanciulle mie… le note saranno brevissime. Il capitolo parla fin troppo e da sé… ;)
Non riesco a credere di aver scritto una sozzeria del genere. Chiedo umilmente perdono per avere scombussolato o fatto “schifare” qualcuno data la mia inadeguatezza in questo tipo di scrittura.
Devo ringraziare Annyna per avermi aiutata parecchio per questo capitolo, per i suggerimenti e le dritte che mi ha dato e per avere sopportato le mie paranoie.
Ringrazio con tutto il le meravigliose persone che seguono e recensiscono questa follia. È davvero importante per me, sapere il vostro parere.
Ringrazio anche chi l’ha inserita tra le preferite/seguite/da ricordare e tutti i lettori silenziosi. Grazie di cuore.
Spero di aggiornare presto.
Vado a nascondermi sotto il letto, mentre aspetto i vostri giudizi.
Clara
 
Ah dimenticavo: sono state citate “eppure sentire” di Elisa e riferimento a “Antony and Cleopatra” di W. Shakespeare.
 

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Grazie ancora al prossimo capitolo.

   
 
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